DA “SGRILLETTATA” TAVERNA ALLE ALTE CARICHE DELLO STATO

Ma Ma le avete viste le “sgrillettate”? Dalla metamorfosi rapidissima. Erano fino a ieri scarmigliate alla erinni, vestite stile bancarella di paese. Ora tutte azzimate, tutte imparrucchierate, tutte griffate, perfino profumate. Si distinguevano, dicevano, per non essere delle professioniste politiche. Lo sono diventate in un battibaleno. In un camaleontismo che investe l’ intero movimento, che oggi dice domani si rimangia tutto il detto anche in prospettiva futura. La chiamano “evoluzione”. Ritengono gli italiani tutti “micchi”. D’ altronde chi sono questi parvenues? questi ennesimi miracolati della im-politica italiana, quali sono i loro precedenti per salire sui cadreghini dei rappresentanti del popolo italiano? Non che chi li ha preceduti di recente, lungo tutto l’ arco costituzionale, fossero migliori, ma mai si era caduti così in basso in quanto a cultura, preparazione, competenza, senso del ruolo. E’ che ormai la politica è il regno dell’ insulto, dell’ accusa, chi sa farlo meglio, chi sa gridarlo meglio, chi ha la sfrontatezza di gettare fango a priori, in un paese disperato e per molti versi alla frutta, raccoglie consensi. E chi meglio di un movimento nato sull’ onda di un vaffa. Chi meglio di una Taverna (homen nomen) addirittura investita della vicepresidenza del senato. Ma vi rendete conto? Ve la ricordate tutta grinta coatta? “Ahooo, io nun so’ un politicooo”. O per difendere la Raggi. “Ma va a morì ammazzato, potevi fa la metro e ora rompi li cojoni perché volemo fa la funivia?”. Mentre per il governo Gentiloni, futuro alleato, coniava la definizione «una torta di letame», mentre accolse la permanenza di Maria Elena Boschi e altri renziani al potere con parole immortali: «Si prevede l’innalzamento del livello di sicurezza dei fiumi per inondazione di vomito da chi con un NO pensava di esserseli levati dalle palle». Ai posteri il “Si tte sputo, te mprofumo”; per insistere, rivolta a Berlusconi, “un giorno de questi je sputo” e a uno del Pd «sputatte allo specchio alla mattina». E’ la politica salivare. Salva Bernini e Casellati: «Fa bene Berlusconi, così dimostra che non frequenta solo mignotte». A Renzi: «Sta fuori come un balcone» e «dice solo minchiate». Non le manca nemmeno la poesia: «Proponi accordi strani e vedi prospettive / Mentre io guardo ’ste mmerde e genero invettive». Pasquino era un gentleman al confronto. Come se non bastasse si annuncia una sorella Annalisa, che rivolta alla Raggi chiosa gentile: «Hai rotto il cazzo, smettila di fare la bambina deficiente altrimenti te appendemo pe le orecchie sui fili dei panni». Che bella come è signorile la politica italiana.

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