bacio Fedez Rosa Chemical
bacio Fedez Rosa Chemical

Se Sanremo è in qualche modo lo specchio del Paese, a quanto pare siamo messi male. Una volta le musiche erano o orecchiabili o melodiche, si parlava di melodia all’italiana, oggi non ci si capisce niente e la musica pare un optional. Più che cantare si urla, anche il venerato Mengoni. Basterebbe guardare ai Depeche Mode, che pure sono rock metallico.

Quanto alle mises la moda mostra una tendenza all’extralargo squinternato per gli uomini, la coscia in primo piano per le donne. Mentre la patente di cantante, oltre ai tatuaggi, la danno le capigliature cervelloticamente scarmigliate. Io francamente non ricordo un refrain, a parte l’interpretazione della Oxa vestita da cavernicola, ma che purtroppo non ti fa capire una parola. La lezione è venuta dai dinosauri, i grandi vecchi della canzone italiana, Vanoni compresa, nonostante la faccia le stia per scoppiare. Mentre l’esibizione del trio Morandi (se la cava anche più che bene come spalla del conduttore, anzi lo supera) Albano e Ranieri vale tutto il tempo speso per il Festival. Amadeus è il re dell’iperbole, mi sembra Zadi Awass, l’archeologo che spaccia ogni pietra per una scoperta sensazionale. Per “Ama” tutto è fantastico, incredibile, emozione unica, prima volta al mondo … Per il resto, lo ripeto, batte Ponzio Pilato. Di tutto quello che accade se ne lava le mani: è il bello della diretta. Delle donne una chicca la Francini: bella, donna, bravissima: li ha annientati. Recupera anche la Ferragni: non ha un fisico perfetto, ma ha un viso che spacca e due-occhi-due-fari. In stile Tutankhamon, nell’ultima serata, è stata ultraspigliata e arcisicura. Come può esserlo una persona che si è tramutata in un moderno Creso. Tutto quello che tocca diventa oro. Tutto tranne il marito, Fedez. Come una persona di gusto possa averlo scelto resta un giallo alla Hitchcock. Lui stuprato in platea e sul palco da Rosa Chemical. Coglionamente, come sempre, prestandosi a quella che rimane la scena più vergognosa del Festival, con tanto di bacio omosex e lingua in bocca. Facendo scomparire il ricordo dell’idiotino Blanco, che si era divertito distruggendo la scenografia dei fiori. E il Gotha Rai? Come sempre assisteva compiaciuto in prima fila. Mentre Fiorello lanciava la battuta migliore delle quattro serate: “Dopo Rosa Chemical c’era Achille Lauro. Sembrava Cristina d’Avena.” Nel caravanserraglio svanisce il ricordo del sempre geniale, anche se al solito schierato, Benigni e resta il dubbio, a questo punto, se sia stata ben soppesata la presenza di Mattarella. Mentre ha finito con lo sparire anche il contorno ruffiano dei comizietti sul sociale. E persino Zelenski. Di questo contraltare stonato non rimarrà niente. Al contrario l’andamento antisociale di parecchi momenti del Festival, come esempio per i giovani che guardano, purtroppo potrà fare scuola.

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