Giorgia Meloni è l’unica leader donna. E’ la leader di Fratelli d’Italia, che non è il mio partito. Etichettata come fascista, secondo l’abusato e disgustoso costume italiota per cui tutto ciò che non è gradito alla sinistra (che usurpa la parola “democratica”) è automaticamente fascista. Consunto passepartout parolaio di chi non ha argomenti da contrapporre, ma si limita, purtroppo riuscendoci quasi sempre, a demonizzare l’avversario, che poi tale non è, perché è considerato soprattutto un nemico. Come tale da censurare, da far tacere e se possibile da annientare. Come si è tentato di fare con il Family day, evocando addirittura climi medioevali da caccia alle streghe e concetti da oscurantismo. Solo per il fatto di battersi per la famiglia naturale, ovvero quell’ “inconcepibile” (per molti, per troppi) nucleo composto da padre, madre, figlio/a. E’ dell’ altro ieri il cartello di quella ciribiricoccola-riccio-capriccio benestante che, con un sorriso beota, mostrava il cartello “Dio, patria, famiglia, che vita de merda”. E’ di tutti gli anni la pagliacciata della giornata dell’ “orgoglio gay”, alla quale molti personaggi pubblici partecipano compiaciuti, mentre al Congresso di Rimini il governo ha ritenuto di rifiutare l’ adesione, per non contaminarsi con una manifestazione che difende l’embrione (anche quello nella pancia) della società naturale; che condanna l’utero in affitto, eclatante e lampante forma di schiavitù, considerata invece un traguardo d’ avanguardia.
Come il matrimonio e la paternità fra gay. In quella sorta di grottesca imitazione di un sacramento e di surrogato-simil-familiare. Che gli omosessuali si sposino pure, ma si inventino una cerimonia tutta loro, senza scopiazzature da carnevale; che se proprio non possono fare a meno di “consumare” e di “sbandierare” una egoistica paternità, raggiunta a suon di capitale, la cerchino fra i tanti bambini in attesa di adozione senza ricorrere a pratiche, queste sì da medioevo, come quando il padrone faceva tutti i figli che voleva con le serve e rivendicava lo “ius primae noctis”. Di questo e d’altro ha parlato la fascista Meloni. Ha parlato in un consesso giudicato in definitiva fascista. In un momento dunque della “convention” da fascismo al cubo. Per scoprire che anche io, liberale da sempre, sono fascista, visto che condivido quasi tutte le parole espresse con foga dalla Meloni. Che anche io, che mi sono sempre considerato un figlio del mio tempo, sono rimasto ancorato al Medioevo. Me ne farò una ragione. Ma si guardino bene dal farmene pentire. Perché ne sono fiero.