Fin quasi dagli albori del Cristianesimo la colomba, animale dalla natura dolce e mite, è stato un simbolo di purezza e innocenza, che ha poi rappresentato l’intervento divino in alcuni episodi. Come simbolo di mitezza è usata in vari episodi biblici. Per gli ebrei Giona (Yohnàh, “colombo”) era ed è un nome maschile comune. Nel Cantico dei Cantici, “Mia colomba” è un appellativo affettuoso rivolto alla Sulamita dal pastore innamorato e gli occhi dolci di una ragazza sono paragonati a occhi di colomba. Come simbolo di volontà divina è pure citata in alcuni passi della Bibbia. Nella Genesi (8, 11) è una colomba a portare a Noè il rametto d’ulivo che annuncia la fine del Diluvio universale e l’inizio della salvezza e di una nuova era di pace tra Dio e gli uomini. In Matteo 3,16 la colomba viene vista scendere dal cielo da Giovanni Battista durante il Battesimo di Cristo. Per questo inizialmente l’animale venne associato al battesimo (come in Tertulliano o in rappresentazioni artistiche del IV secolo).Nei codici miniati del V e VI secolo la colomba si era però già slegata dal significato unicamente legato al battesimo, per assumere il ruolo di simbolo dello Spirito Santo, in episodi come l’Annunciazione o le raffigurazioni della Trinità.
- Nella Genesi (8, 11) è una colomba a portare a Noè il rametto d'ulivo, mostrandogli così la fine del Diluvio universale e l'inizio di una nuova era di pace tra Dio e gli uomini. L'immagine, quindi, della colomba con un ramo d'ulivo in bocca è diventata il simbolo della pace.
- Nel Cantico dei Cantici (5,2 e 6,9) “mia colomba” è un appellativo affettuoso rivolto alla Sulamita dal pastore innamorato e in Ca 1,15 e 4,1 gli occhi dolci della ragazza sono paragonati a occhi di colomba perché messaggeri d'amore (metafora funzionale).
- In un testo del profeta Osea (Os 7,11) Israele è paragonato a un'ingenua colomba e nel salmo 68 (67 nella LXX e nell'uso liturgico cattolico; cfr. Sal 67,14), la colomba dalle ali argentee e dorate è simbolo del popolo di Israele
- Anche il nome del profeta Giona è legato alle colombe: esso è in ebraico יונה, Yonàh, sostantivo sia maschile sia femminile che significa "colombo" o "colomba". Egli, infatti, è latore di un messaggio divino per gli Assiri.
Nei Vangeli (Mt 3,16-17; Mc 1,10-11; Lc 3,22;Gv 1,32) lo Spirito Santo viene visto scendere dal cielo in forma di colomba durante il Battesimo di Cristo. Si osservi che in ebraico "spirito" si dice "ruach", un sostantivo femminile, e perciò la scelta del genere femminile anche per l'animale. L'immagine comunque illustra simbolicamente lo speciale amore divino per Gesù, dichiarato nei testi. Analogamente l'animale è stato molto spesso rappresentato in contesti battesimali (come in Tertulliano o in rappresentazioni artistiche del IV secolo).
Nei codici miniati del V e VI secolo la colomba non è più univocamente collegata al battesimo e assume il ruolo di simbolo dello Spirito Santo in altri episodi, come l'Annunciazione o le raffigurazioni della Trinità (come fece dipingere san Paolino a Nola nel V secolo).
In seguito la colomba ebbe un significato ancora più ampio, arrivando a contraddistinguere ogni ispirazione divina. Ad esempio nel IX secolo si trova san Gregorio comunemente affiancato da una colomba che rappresentava l'ispirazione divina che lo assisteva. Nel XV secolo una miniatura mostra una colomba accanto a Daniele tra i leoni. Il simbolo della Chiesa evangelica della riconciliazione raffigura una colomba (simbolo dello Spirito) davanti alla croce. Il cerchio che delimita il disegno reca il nome del gruppo e il motto “Riconciliare servendo”.
Anche nell'ebraismo la colomba è simbolo dello "Spirito Santo", che per gli ebrei non è una persona divina, ma solo l'ispirazione divina (cfr, Ruach haQodesh).
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