Gli allievi dell’istituto Casagrande di Pieve di Soligo presentano uno studio La tappa di Follina nel cammino verso Gerusalemme.
Circa i Templari, che secondo la tradizione furono fondati dal francese Hugo de Payens, esiste un’altra versione che vorrebbe italiano il primo Gran Maestro.
I Templari erano grandi maestri nell'arte della crittografia, un alfabeto segreto che avrebbero dovuto utilizzare nelle loro transazioni commerciali e nei documenti segreti, anche se ovviamente l'uso dell'alfabeto era limitato alle alte cariche, e la maggior parte dei Templari non seppe mai della loro esistenza. È stato attribuito al XII secolo circa.
I Templari, come altri ordini cavalleresco-militari operanti in Europa ed in Terrasanta, ebbero i loro colori distintivi e le loro insegne. I cavalieri indossavano il mantello e la veste da casa, di colore bianco, simbolo di purezza. Per quanto riguarda la croce, simbolo di tutti i crociati in generale, ma particolarmente utilizzata dagli ordini cavalleresco-militari, per i templari fu di forma patente.
Un’immagine della Madonna dei debitori, secondo qualcuno, ma la questione non ha serie fondamenta, venerata dai Cavalieri Templari. Anche perché è la prima volta che veniamo a conoscenza di questa devozione della Vergine riferita ai debitori e all'Ordine. Curiosa comunque nell'immagine la croce, che si vede nell’aureola del Cristo bambino.
I Templari si aprirono alla cultura religiosa in lingua volgare e ad altre esperienze religiose, come testimonia l’amicizia che li legò al principe musulmano Osama ibn Munqid, figlio dell’emiro di Shaizar, o il pellegrinaggio al celebre santuario mariano di Saydnaya, presso Damasco, che da più di mille anni accoglie cristiani d’Oriente, cristiani d’Occidente e musulmani. Questa tendenza fu condivisa più tardi da san Francesco d’Assisi, che incontrando nel 1219 il sultano Al-Malik al-Kamil, nipote di Saladino, sul campo di Damietta diede il via a un nuovo modo di pensare i rapporti con l’islam.
IL FIORE DI LYS, LA TRIADE, è il simbolo templare dopo la croce che caratterizzò come una firma, i Templari. Il giglio a tre petali, noto in Francia come il fiore di Lys, è onnipresente sia nellaCappella templare di Montsaunès sia nelle cattedrali gotiche. È classificato abitualmente tra le figure naturali, tra i simboli mariani per eccellenza e anche attributo di san Giuseppe. Diventerà il giglio della famiglia Medici. Da ricordare che Lorenzo il Magnifico era il consuocero di papa Innocenzo VIII, il papa genovese di Colombo, contribuendo con una banca anche al finanziamento del viaggio del 1492. Curioso, come abbiamo già visto nel post precedente su Ormelle, che il giglio compaia in cima al bastone del San Cristoforo dipinto nel chiostro della chiesa templare in quella località. L’ immagine del santo gigante risale a tempi successivi alla condanna dell’ Ordine, quando il tempio passò ai giovanniti, nel quale erano confluiti molti fuoriusciti dalla “fratellanza” templare. Curiosa anche l’ immagine di un pittore, a cavallo fra Cinquecento e Seicento, frate cappuccino, che ritrae ancora sulle spalle del martire gigante il Gesù Bambino con il mondo perfettamente sferico nelle mani. Così come aveva fatto in precedenza, a distanza di circa un secolo, il Pinturicchio, “pictor papalis” di Innocenzo VIII, il papa che aveva finanziato per intero l’ avventura colombiana. Non a caso Colombo venne visto come l’ incarnazione del Santo Cristoforo. Un cavaliere con evidenti eredità templari come abbiamo sempre sostenuto. Basta guardare otre a tutto il resto, le croci sulle sue vele.
La chiesa di San Cristoforo a Ormelle, in provincia di Treviso, fu edificata probabilmente nel XII secolo dall'Ordine monastico-militare dei Cavalieri del Tempio, con successivi ampliamenti e nuove costruzioni tra il XIV e il XVIII secolo, allorché ai Templari subentrò l'Ordine dei Giovanniti, attualmente noto come Sovrano Ordine Militare di Malta. Anticamente inserita in una ben delineata unità architettonica e amministrativa chiamata Masòn, concepita come luogo di sosta per i pellegrini diretti in Terra Santa, la Chiesa racchiude in sé il fascino equilibrato dell'architettura romanica, essenziale e semplice, a cui il tempo e la storia hanno da un lato sottratto, ma dall'altro concesso e aggiunto, in una successione di fasi più o meno felici, interventi edilizi e testimonianze pittoriche diverse. La denominazione "Tempio" (Templo de Campanea) appare in documenti del 1178 e del 1304, mentre il topònimo "Masòn" (Mansionis Templi) nel 1184, ad indicare questo tipico insediamento religioso posto lungo la via terrestre dei pellegrinaggi verso Gerusalemme.
I Templari si insediarono in questo luogo dove si snodava uno degli antichi percorsi romani: la Via Opitergium-Tridentum (Oderzo-Trento), vicinissima alla Via Postumia che collegava Genova ad Aquileia. Quando l'Ordine dei Templari fu soppresso nel 1312, con false accuse e persecuzioni, a Tempio arrivarono i Cavalieri di Malta, che vi rimasero per circa 400 anni, trasformando il complesso da ospizio per i pellegrini ad azienda agricola. Essa era costituita da un borgo recintato posto al centro di un'estesissima proprietà terriera (dotata di case e mulini) e dall'attuale paese. In questo periodo, la località nota come "Villa del Tempio" forse già dal 1600, cambiò denominazione divenendo "San Giovanni del Tempio di Oderzo".
Di tutto il complesso architettonico templare-giovannita, posto entro il borgo recintato, rimase solamente la chiesa; gli altri edifici documentati tra il XVII e XVIII secolo (il torricino dell'ingresso ovest, il muro di cinta, la casa del parroco, la stalla e l'ingresso principale ad est) furono sistematicamente demoliti poco dopo il 1810.
In Umbria si trova Cibottola. Si tratta di un piccolo castello, costruito prima del X secolo, adagiato sulla cima di una collinetta a 471 mt di altitudine. A proposito dell'origine del suo particolare nome vi sono diverse ipotesi: secondo alcuni discenderebbe da “Cibonia“, antica località etrusca, sulle cui rovine sorse poi il castello; secondo altri deriverebbe dal perugino “Cibizio” Lucumone; secondo altri, invece, il castello sarebbe stato in origine un convento dedicato a San Bartolomeo, il cui nome venne però cambiato in onore di Maurizio Cybo, fratello di papa Innocenzo VIII e governatore di Perugia. Dell’antico insediamento fortificato conserva la porta d’ingresso con il battente del ponte levatoio ed una torre eptagonale (a sette lati) alta circa 20 metri, al cui interno vi è posta una grande campana di cinque quintali, donata da Pietro Tocchi, rettore dell’Università di Perugia nell'anno 1850. Conserva, inoltre, gran parte delle mura, nonché un cunicolo sotterraneo, lungo 500 metri, che anticamente collegava l’abitazione del castellano fino al pendio del colle. Sfortunatamente oggi versa in stato di abbandono e di degrado. Tuttavia si tratta di un luogo di notevole fascino, che offre un'ampia e suggestiva visuale sul circondario, spaziando dal Monte Subasio a Perugia, fino al Trasimeno ed al territorio del ternano. Secondo una leggenda, avvalorata anche dallo storico perugino Annibale Mariotti, l'origine storica del nucleo abitativo di Cibottola sarebbe riconducibile "all’anno 1330 della fondazione del mondo", antica datazione di origine bizantina, che farebbe risalire l’inizio del mondo all’anno 5508 avanti Cristo. Questo tipo di datazione rimase in vigore in Italia fino al XVII secolo.
Da notare sul portale di pietra la croce ad otto punte ed il fiore a 4 petali che si ritrovano nella simbologia templare come nella foto di una chiesa spagnola.
Due immagini di simboli, fotografati su una chiesa di Ferentillo da Giovanni Tomassini. È evidente la derivazione templare. Il primo e del 1500 e l’altro del 1532. Notorio che il borgo divenne feudo della famiglia Cybo, successivamente al pontificato di Innocenzo VIII (1484-1492), di cui sono inequivocabili le commistioni con gli ordini cavallereschi. In molti dei quali erano confluiti i Templari, costretti ad entrare “in sonno”, dopo la condanna papale e la persecuzione di Filippo il Bello. Se per la prima data abbiamo qualche dubbio per la seconda non ce ne sono e a questo proposito così ci è stato spiegato dall’ amico Tomassini: “Ferentillo dal 1304, con bolla di Bonifacio VIII era sotto il controllo diretto del Papa, e tutti i papi mandavano appena eletti un loro rappresentante a governarlo ... i Cybo non fecero eccezione !!! Per poi comperarlo definitivamente attraverso Leone X !!! Sul fatto che i papi mandassero un loro rappresentante mi rimetto alla certezze di Tomassini.
Il “Nodo di Salomone”, simbolo misterico, è rappresentato da due o più anelli ovali che si intrecciano tra loro in maniera inscindibile. La più antica raffigurazione si trova in un fondo di piatto della cultura di Karanovo VI, area del basso corso del Danubio (metà del V millennio a.C.). Usato anche dai Celti, furono i romani in età augustea (I sec. d.C.) a introdurre questo simbolo in Italia (il “nodo” è raffigurato nei mosaici pavimentali di poco successivi di Pompei, Ostia e Stabia). Il Medioevo è comunque il periodo della massima diffusione in cui il simbolo, da decorazione pagana, appare nelle chiese e nelle raffigurazioni cristiane: monaci cistercensi, Templari che lo usano anche in battaglia per la sua valenza simbolica ed esoterica. Ne troviamo 260 esemplari semplici (a due anelli) e complessi (due anelli più un quadrato), nei mosaici della basilica di Aquileia (UD) del IV secolo, portati alla luce dagli archeologi negli anni 1909-12. Potremmo continuare all’infinito perché il “Nodo di Salomone” è diffuso in tutto il mondo.
Per restare in Provincia di Messina, nella Chiesa Madre di San Filippo e Giacomo a Naso la cappella dedicata alla Vergine del Rosario costituisce un palinsesto ricchissimo di simboli religiosi ed esoterici che, in una sorta di iniziatico viaggio misterico, attraverso lo spirito conduce alla fine alla rivelazione della Verità. La cappella era stata fondata nel 1615 nella chiesa di san Pietro che venne distrutta nel 1874, quindi trasferita e ricostruita nel 1934 all’interno del Duomo di Naso. Detta anche “dei marmi” per la notevole profusione di materiali lapidei policromi, venne realizzata da Bartolomeo Travaglia. Sulle pareti, come in una sorta di erbario o bestiario medievale, conchiglie aperte e chiuse, melagrane, pigne, labirinti, croce, stella a otto punte, corvo del diluvio, pellicano-Cristo, fenice, pavone, leone, serpente ma anche simboli sumeri, babilonesi, egizi, romani, dell’ebraismo e del cristianesimo. E, naturalmente, non poteva mancare il “Nodo di Salomone”. La più antica raffigurazione del “Nodo di Salomone” nel messinese è nella villa di età romana tardo imperiale degli inizi del IV sec. d.C. a Patti Marina.
Quale il significato di questo antichissimo simbolo? Salomone, terzo re d’Israele e successore e figlio di Davide, colui che aveva ricevuto da Dio la capacità di distinguere il bene dal male, fu il costruttore del Primo Tempio nel X secolo a.C. e cioè, l’unione tra il divino e l’umano sulla terra. Nella sua valenza originaria, quindi, il “Nodo di Salomone” rappresenta appunto l’unione profonda dell’Uomo con la sfera del divino. E’ un legame che non può essere sciolto perché nessuno può sfuggire al disegno del Creatore e al tempo stesso Egli non può abbandonare i suoi figli. E’ un nodo d’amore, è un legame sacro, indissolubile: due anelli legati tra loro sono liberi di muoversi ma non possono essere completamente indipendenti e quindi, dove inizia la volontà divina e dove finisce il libero arbitrio?
Tutto è energia nel “Nodo di Salomone”, tutto è Armonia, tutto è dimensione ultraterrena quando ritorniamo in collegamento col divino e con la parte più intima del nostro essere.
Nino Principato
Pierre d'Aubusson (1423-1503) venne eletto "Gran Priore" della "Langue d'Auvergne" all'inizio del 1476. Nel giugno del 1476, venne eletto Gran Maestro dell'Ordine degli Ospitalieri di Rodi (oggi Malta), dopo essersi legato strettamente alla figura del Gran Maestro predecessore, Pietro Raimondo Zacosta, e dopo essere stato il responsabile delle riparazioni e delle modernizzazioni delle fortificazioni della città di Rodi, e di altri castelli posti sulle isole del Dodecaneso, compreso lo "Château Saint Pierre" ad Alicarnasso (attuale Bodrum, in Turchia). Nel 1486 fu da papa Innocenzo VIII creato cardinale, caso unico nella storia dell’ ordine, e dal 1489 alla morte fu titolare della diaconia di Sant'Adriano al Foro.
Si afferma che gli indonesiani sulle loro piccole canoe e sotto la guida delle stelle andassero in America ben prima di Colombo. Una teoria suffragata da tanti indizi, talmente tanti che fanno già una prova. Ora probabilmente Taiwan, come in questa carrellata di foto, che mostrano copricapo molto simili a quelli degli amerindi e degli indiani del nordamerica e che richiamano ancora una volta, quelli delle facce incise sulle tombe dei Geraldini di Amelia, nella chiesa di San Francesco. Anche le stoffe degli indumenti hanno molte analogie con quelle del Guatemala. In America si andava dalle vie del nord come attraverso gli oceani, il Pacifico come l’ Atlantico. Ma questo non cambio l’ importanza definitiva del viaggio di Cristoforo Colombo. L’ UNICO per via del quale il mondo è veramente cambiato aprendosi per la prima volta alla globalizzazione.
Jacques de Molay è considerato, almeno secondo la storia ufficiale, l’ ultimo grande Maestro (o capo, come si direbbe oggi impropriamente) dell’Ordine Mistico-Esoterico dei Templari, o “Combattenti poveri di Cristo”. Quest’ordine, che é rimasto in gran parte nel mistero e nella leggenda, finì per essere inquisito e sospeso dalla chiesa Romana in seguito alle pressioni di Filippo il bello di Francia che scagliò l’anatema e iniziò la persecuzione contro i cavalieri nella notte di un venerdì 12-13 ottobre (la data della cosiddetta scoperta dell’ America). I suoi Militi furono in gran parte arrestati e torturati, costretti ad ammettere colpe per lo più mai commesse con le pesanti accuse di eresia e blasfemia. De Molay non fu risparmiato e anzi venne condotto a morte sul rogo a Parigi. Forse ad assistere al supplizio vi fu anche Dante, mentre indubbiamente anche Cristoforo Colombo può essere considerato in parte un erede del sogno templare. Da rammentare che una lettera inviata al navigatore da un misterioso personaggio si conclude con il motti dei Templari “Non nobis, Domine, sed nomini tuo da gloriam”.
L'ultima crociata è stata combattuta 750 anni fa, loro sono stati sciolti quarant'anni dopo dal Papa sotto il peso di accuse infamanti. I sette secoli successivi, più che ricordarne il valore, ne hanno fatto un misto di esoterismo, ambizioni araldiche, voglia di riconquista, ricchezze nascoste, contiguità con la massoneria.
Essere monaci e andare in guerra non sono più un tutt'uno e la Terrasanta è presidiata da tutt'altre milizie. Eppure, oggi i templari cercano di riemergere dal fiume carsico della storia, i cavalieri del tempio di Gerusalemme tolgono dagli armadi croci e mantelli e provano a rilanciare gli ideali che non vogliono consegnare al passato.
Templare è un marchio privo di copyright. La Chiesa, che li ha creati con San Bonaventura e cancellati con papa Clemente V, non li ha riabilitati. Chiunque può utilizzare la griffe, celebrare investiture, fondare priorati sfruttando le leggende sulla sopravvivenza segreta dell'ordine: le diffuse la massoneria inglese che fece propri i gradi templari, a partire da quello di gran maestro. A cavallo della Rivoluzione francese prese corpo una corrente di «neotemplari» affine alle obbedienze massoniche che si ramificò in numerose sigle, tutte originate da microscissioni spesso difficili da ricostruire e in concorrenza tra loro. Ognuna rivendica un pedigree adeguato e contribuisce ad alimentare misteri e curiosità sui templari, che fanno la fortuna di libri come il Codice da Vinci e saghe cinematografiche come quelle di Indiana Jones.
In Italia sono presenti addentellati di organizzazioni internazionali come l'Osmtj (Ordre souverain et militaire du temple de Jérusalem, Ordine sovrano e militare del tempio di Gerusalemme) e l'Osmth (Ordo supremus militaris templi Hierosolymitani) per promuovere ricerche storiche e attività filantropiche. Sigle molto simili, organizzate in precettorie o priorati: la seconda, in particolare, vanta diffusione in cinquanta Stati e un riconoscimento dell'Onu come Ong. Ma è bastato rimescolare le lettere e a Roma anni fa è spuntato lo Smtho (Supremus militaris templi Hierosolymitani ordo) di filiazione brasiliana il cui leader italiano, Rocco Zingaro, sosteneva di possedere il Graal.
Il grande sigillo del Maestro dei Cavalieri Templari aveva una doppia faccia. Da un lato vi era l'immagine della Cupola della Roccia (alcuni studiosi ritengono che l'immagine rappresenti la cupola circolare della Chiesa del Santo Sepolcro), dall’altro lato vi è il simbolo dell'Ordine con due cavalieri su un unico cavallo (forse Hugues de Payns e di Godefroy de Saint-Omer).
Gli storici contemporanei ritengono che il simbolo rappresenta la povertà iniziale dell’Ordine, che potevano permettersi solo un cavallo per ogni due uomini.
Al fine di evitare abusi, venivano adottate misure particolari per la conservazione dei sigilli. Questi erano tenuti in un locale custodito ed erano necessarie tre chiavi per aprirlo. Il Maestro dell’Ordine teneva una di queste chiavi, e due dei suoi alti funzionari detenevano le altre. Ogni funzionario dell’Ordine aveva il suo sigillo per convalidare i suoi documenti in quanto il sigillo era l'equivalente della moderna firma e confermava l’autenticità del documento, dal momento in cui la maggioranza delle persone era analfabeta.
Ci sono molti altri sigilli Templari conosciuti. Essi appartenevano ai Maestri, alti funzionari, comandanti o Cavalieri e le immagini rappresentate sono differenti da quelle sul sigillo del Maestro dell’Ordine. Il loro diametro varia da 50 a 15 millimetri.
Abbiamo raccolto alcuni articoli, che si trovano in internet, sulla controversa origine dei Templari. In una serie di interpretazioni differenti in modo da offrire molteplici spunti alla ricerca. Il fatto più nuovo e discusso riguarda la figura del fondatore. Per la tradizione si tratterebbe di un cavaliere francese, Hugue de Payens, per altri di un italiano, Hugo de Paganis. Ci limitiamo ad offrire le due versioni senza entrare nel merito.
Enrico di Aviz, detto Enrico il Navigatore o principe di Sagres (in portoghese: Infante Dom Henrique o Infante de Sagres ou Navegador, Henricus in latino; Porto, 4 marzo 1394 – Sagres, 13 novembre 1460), fu Infante del Portogallo, principe della casa reale portoghese e Primo Duca di Viseu. Fu una figura molto importante degli inizi dell'era delle esplorazioni geografiche.
La città templare si trova in Liguria, nella provincia di Imperia, sperduta nel verde delle montagne. Misura appena 4 chilometri quadrati e conta poche centinaia di abitanti. Eppure, rivendicando gli antichi privilegi, alla metà degli anni Novanta del secolo scorso Seborga è diventata principato. La cittadina è pittoresca e molto curata, vanta una tradizione templare di tutto rispetto, suffragata da ampia documentazione. E non solo questo: si dice depositaria di un grande segreto.
I Geraldini (antica famiglia di “milites” in Umbria) Antonio e Alessandro sono i due fratelli di Amelia, che accolsero Colombo in Spagna e sempre lo appoggiarono a corte. Alessandro, che diventerà poi il primo vescovo delle Americhe, fu addirittura quello che convinse Isabella a farlo partire: la spesa era poca in caso di successo, l’investimento sarebbe stato moltiplicato all’infinito consigliò. I padri della Chiesa, disse, che negavano la vita agli antipodi, non erano “padri” della geografia. Antonio “padre delle stelle” e poeta sarebbe morto qualche anno prima della partenza. Tutti e due umanisti eccellenti, chiamati a corte anche come istruttori dei figli della regina. Tutti e due avevano preso gli ordini religiosi, sia pure in tempi diversi. Nelle storie spagnole figurano come uomini dei reali iberici. Si nasconde il fatto che erano rispettivamente il logotheta (portatore di parola) del papa di Roma e l’ambasciatore della Santa Sede. Dunque uomini di quell’Innocenzo VIII, che fu il vero “sponsor” di Cristoforo Colombo. Tre personaggi, che prima dei miei libri, erano trascurati e a volte totalmente oscurati, persino e soprattutto dagli accademici italiani, la cosiddetta “scuola di Genova” compresa. Da notare (vedere in altra parte del sito) che ad Amelia, nella chiesa di San Francesco, nelle tombe di famiglia dei loro antenati risalenti al Trecento, figurano volti scolpiti con piumaggi sulla testa, che sono inequivocabilmente degli indios. Milites-cavalieri di quale ordine? Ancora una volta sono da chiamare in causa i Templari? Fra le curiosità ricordiamo che John Fitzgerald Kennedy dichiarò di essere un loro discendente.
Ad Amelia, nella Chiesa di San Francesco, il santo che fa in qualche modo anche lui da sfondo alla “scoperta dell’America” ed il cui saio fu indossato da Colombo quando fu messo in catene e quando morì, si possono vedere le tombe della famiglia Geraldini. Da rammentare che i francescani si erano spinti più volte ai limiti orientali dell’ecumene, il mondo conosciuto, riportando preziose informazioni. Alcune incisioni che arricchiscono i feretri nel tempio della cittadina umbra sono rivelatrici ai fini di una prescoperta dell’America. Sono mausolei di antenati cavalieri (di quale ordine? Forse templari?) del XIV e XV secolo, dove si possono scorgere teste di indios contrassegnate dai copricapo piumati, come venivano rappresentati gli indigeni. Sempre nel palazzo della famiglia Geraldini si può vedere una raffigurazione dell’America con in testa un ornamento di piume, che affianchiamo ad un altro dorato, esposto in una grande mostra sui nativi precolombiani. Una delle teste raffigurate sui mausolei è straordinariamente somigliante agli indios comparsi di recente, dopo un restauro, in un quadro del Pinturicchio. Sono i primi ad essere stati dipinti in Europa. Nelle stessa Chiesa c’è inoltre una lapide: ricorda Jmerio Cjbo, discendente di papa Innocenzo VIII, stranamente somigliante al Colombo giovane e recante una scritta criptica (per queste questioni vedi altri link del sito). Va ricordato che i Geraldini erano due prestigiosi umanisti presenti alla corte di Ferdinando e Isabella in Spagna. Uno loghotheta (portatore di parola), l’altro ambasciatore di Giovanni Battista Cybo, Innocenzo VIII. Furono i due fratelli, Antonio e Alessandro a introdurre Colombo a corte. Il secondo per di più fu colui che convinse le regina a varare la spedizione del navigatore. Tutto rinvia ad una cerchia di illuminati, che faceva capo alla Chiesa di Roma e che perfezionarono, in un disegno a lungo preparato, la “rivelazione” del quarto continente. Secondo i presagi che Colombò raccolse da vari testi sacri nella sua opera misconosciuta dal titolo appunto “Il libro delle profezie”.
Il 13 ottobre 1307 re Filippo il Bello, con una spettacolare azione poliziesca, fece arrestare tutti i Templari di Francia. Da tempo il suo occhio ingordo aveva preso di mira le ricchezze dell’Ordine. Il rifiuto di una somma di denaro in prestito, acuì la sua acredine nei confronti dei cosiddetti banchieri d’Europa. Troppo potenti, questi Cavalieri dai bianchi mantelli, troppo influenti per un re ambizioso. E poi c’era il sospetto di eresia, e Filippo odiava tutto ciò che puzzava di pratiche poco ortodosse. Infine, il fantasma forse più grande, la realizzazione dell’Ordine del Tempio di uno Stato Europeo che spazzasse via re, papi e principi.
Considerata da questo punto di vista, la mossa del re è più che comprensibile. Ma se Filippo pensò di mettere finalmente le mani sul tesoro del Tempio e sulla sua flotta, si sbagliò. Entrambi si erano volatilizzati. Scomparsi. Anche l’archivio dell’Ordine era sparito. Probabilmente il tesoro dormiva nascosto in qualche luogo segreto e non lasciò mai la Francia, perché era un importante legato della tradizione templare, un testimone essenziale nel momento in cui la confraternita eretica all’interno del Tempio fosse riuscita a riorganizzarsi in una nuova società segreta. Ma dov’era la flotta? Le 18 galere?
Nel museo del Messico si trovano alcune ceramiche ed un'immagine nelle quali sono facilmente riconoscibili alcune croci simili a quelli dei templari ed il sigillo di Salomone o stella di David, che si trova applicato all'orecchio di un personaggio. (per gentile concessione di Mariana Hernandez S.)
In Massachusetts è stata scoperta una lapide posta dalla famiglia Sinclair, earl of Orkney, e un'incisione su di un sasso di quello che sembra evidentemente un cavaliere templare datato 1370 circa.
Fondato attorno al 1180 per fornire assistenza a pellegrini e crociati che si recavano o tornavano dalla Terrasanta, l’Ospitale della Commenda di San Giovanni de Prè è ora la sede museale genovese che, fino al 2 giugno prossimo, farà da sfondo all’allestimento di «Templari: storia e leggenda dei Cavalieri del Tempio», la mostra curata da Cosimo Damiano Fonseca, Giancarlo Andenna e Hubert Houben. Il percorso – realizzato dalla Fondazione DNArt – si articola in otto sezioni tematiche, che prendono in esame i diversi aspetti di uno dei più appassionanti casi storiografici del Medioevo. Grande importanza è assegnata, in particolare, al rapporto fra Oriente ed Europa cristiana, oltre che alla ricostruzione del celebre processo. Info: www.museidigenova.it.
Una interessante raccolta di immagini di cavalieri templari.
This song was taken from a manuscript originally located in the basilica of the Holy Sepulchre. It was used by the Order of the Temple of Solomon (The Knights Templar). The opening sequence was filmed in Canterbury Cathedral. The bronze effigy is the tomb of Edward The Black Prince (1330-1376). The tomb is situated in Canterbury Cathedral. The Doom Painting is situated in the Holy Trinity Church Coventry. The Round Table, is situated in the Great Hall in Winchester Castle. The Most Noble Order of the Garter was filmed in St.George's Chapel, Windsor Castle. The 'Crown of an English Queen' is locked in a vault at the Residenz Palace in Munich. The crown is the only object in Richard II's inventory which survives today and is the oldest surviving crown of England c. 1380. The 'Wilton Diptych' was painted as a portable altarpiece for the private devotion of King Richard II who ruled England from 1377 to 1399. Now displayed at the National Gallery London. Richard II is presented by three saints to the Virgin and Child and a company of eleven angels. Nearest to Richard is his patron saint John the Baptist. Behind are Saint Edward the Confessor and Saint Edmund, earlier English kings who came to be venerated as saints. Antiphona: Salve Regina the "Medieval Chant of the Templars" : I do not own the rights to this song. All credits are shown at the conclusion. English: Hail, holy Queen, Mother of Mercy, our life, our sweetness and our hope. To thee do we cry, poor banished children of Eve; to thee do we send up our sighs, mourning and weeping in this valley of tears. Turn then, most gracious advocate, thine eyes of mercy toward us; and after this our exile, show unto us the blessed fruit of thy womb, Jesus. O clement, O loving, O sweet Virgin Mary. Pray for us O holy Mother of God, that we may be made worthy promises of Christ. Latin: Salve, Regina, mater misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra, salve. Ad te clamamus, exules filii Hevae. Ad te suspiramus gementes et flentes in hac lacrimarum valle. Eia ergo, advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte. Et Jesum, benedictum fructum ventris tui, nobis post hoc exsilium ostende. O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.