Mai vista un cerimonia d’apertura delle Olimpiadi per molti versi così sgangherata e supponente. La smania di grandezza, la cosiddetta “grandeur”, ha finito per sbrodolarsi addosso in una serie di quadri che si sovrapponevano, nel culto del kitch, creando un imbuto confusionario nel quale veniva infilato di tutto e di più, ma svaniva ogni sorta di emozione.
Ho assistito a volte perplesso e basito al Festival europeo della canzone. Un iperspettacolo da playstation, più che un concorso canoro. Dove la musica è ormai un optional: prevalgono i travestimenti, il look, la scenografia, la coreografia, le urla ...
Sono tornato al cinema dopo oltre 10 anni.
Gli ebrei sono vittime e martiri da secoli e hanno pieno diritto ad avere un loro stato nelle terre, che risalgono alla loro esistenza. Ma la l’invasione e la distruzione di Gaza che non si arresta è una risposta criminale.
Siamo sempre in attesa della Gerusalemme celeste. Per ora dobbiamo convivere con la Gerusalemme infernale.
No, non è possibile! Anche il Dalai Lama è "fluido".
La guerra in Ucraina dura ormai da un anno. Doveva essere un’“operazione speciale lampo”. Con il tempo trascorso l’angoscia che si provava nei primi giorni è in parte svanita. C’è assuefazione anche all’idiozia umana e all’orrore. Nella continua altalena di informazione e controinformazione più che a un’angoscia solidale siamo arrivati a due schieramenti contrapposti, direi purtroppo due tifoserie.
Avanzano le macchine, indietreggia l’umano. L’algoretica con le sue intelligenze artificiali sempre più sofisticate potrebbe cominciare a soppiantare anche il pensiero?
Ricordo le previsioni di alcuni economisti qualche anno prima dello scadere del 2000. Si parlava di un nuovo tempo futuribile dell’oro. A distanza di qualche decennio possiamo solo rimpiangere il tempo del benessere e della pace che ci siamo lasciati alle spalle.
La guerra che era vicinissima si è fatta lontanissima. Sono bastati poco più di 100 giorni, perché scattasse l’assuefazione pari al bombardamento mediatico in assoluta retromarcia, con le notizie del conflitto sempre meno in evidenza. Eppure i morti innocenti continuano a marcire, le scoperte delle fosse comuni, delle torture, degli stupri sono all’ordine del giorno, ma hanno perduto l’effetto emozionale dei primi momenti.
Sarò inesorabilmente datato, ma mi pare di vivere in un mondo alla rovescia nel cretinismo e nell’idiozia imperanti. Basta guardare un poco la tv, leggere le notizie e a volte gli osanna sui giornali. Come per il preambolo dell’Eurofestival. Un capolavoro di scempiaggini per uno spettacolo a tratti anche ben confezionato. A parte la “malgioglite” acuta di cui soffre da tempo la nostra televisione. Passi per i mascheramenti (compreso il Mika vestito da limone e al quale avanza sempre un pezzo di stoffa da mettere al collo). Ma possibile che si debba pagare il canone per sentire, oltre ai giudizi sulle canzoni, che sono il suo mestiere, il campionario di sdilinquimenti di Malgioglio sui suoi fatti privati e i suoi infiniti “fidanzamenti”? Possibile che molti cantanti ci debbano deliziare con le loro mossettine? Questo pur non avendo nulla contro i gay, ma solo contro il loro, a volte, esasperato esibizionismo. Al punto che il cantante della Polonia, in pantaloni e giacca all’antica, è sembrato un alieno. E pur apprezzando, tolte le solite superflue provocazioni, l’interpretazione di Achille Lauro. Ma in questi casi siamo nel mondo della spettacolo, che qualche “licenza” può e se la deve concedere.
Credevamo di conoscere la guerra. Ma, a parte quanti l’avevano subita di persona in precedenza, ci si accorge che non ne sapevamo niente. Non bastano i documentari in bianco e nero sui conflitti mondiali per farsene un’idea. Non bastano i film a colori, per quanto efferati, a ricostruirne l’orrore. Sempre finzione sono. Mentre questa è la prima guerra che ci entra in casa, attraverso la televisione, minuto per minuto. Mentre i giornali ne fanno un diario quotidiano nel quale non viene eluso il minimo particolare.
Ho fatto un sogno, più che un sogno un incubo. Ho sognato che era in corso una guerra, orrida, disgustosa, brutale come tutte le guerre. Era inoltre una guerra tra fratelli, fratelli che si odiavano.
Dopo settanta anni di “pace” non c’è guerra più guerra di quella alla quale stiamo assistendo. Con il corollario completo di atrocità e di orrori che credevamo di avere ricacciato per sempre nella memoria. Non è bastato il ricordo ricorrente dell’olocausto, delle bombe demoniache di Hiroshima a preservarci da questa rinnovata tragedia: genocidi, fosse comuni, torture, stupri che credevamo relegati nei filmati o nelle foto in bianco e nero. Per la verità le guerre in questi 70 anni ci sono sempre state, ma erano lontane, riguardavano quasi sempre altri continenti, riguardavano altre razze. L’informazione le ignorava. Anche le guerre soffrono di razzismo. Ora invece i media, sia pure tra le fakenews reciproche, non ci lesinano niente, ricostruiscono nei minimi particolari storie da brividi, i cui protagonisti ci assomigliano, sono poco distanti dalle nostre case in una tranquillità violata, in un presente peraltro difficile per la “guerra” alla pandemia, che era, fra l’altro, già divisiva a sufficienza. Si aggiungano i problemi dei profughi, che non riguardano solo quelle latitudini e che ci coinvolgono in prima linea. E ora lo spettro delle minacciate carestie, mentre l’inflazione lievita e la natura si ribella all’incoscienza e all’indifferenza dell’uomo di fronte al problema ambientale. Ritornano le inquietanti preoccupazioni circa il terzo segreto di Fatima. Quanto sembrano lontane le scritte “andrà tutto bene” e le bandiere arcobaleno. Viviamo un presente simile a un parabrezza incrinato. Che deflagri in mille pezzi o meno dipende da noi. A meno che non si faccia avanti una generazione in grado di sostituire il cristallo. L’esistenza che ci è stata donata non è infrangibile.
C’è qualcosa di surreale in questa guerra, che è dietro l’angolo, ma è ormai distantissima dalla mentalità che abbiamo acquisito nei lunghi anni di pace. Come la resurrezione di una mostruosità che credevamo di avere seppellito da tempo, di una mostruosità fuori del tempo, anacronistica. Come la variante di un virus che credevamo di avere debellato per il futuro. Siamo ormai talmente abituati alle finzioni virtuali, alla violenza cinematografica da avere difficoltà a riconoscere la realtà: questa realtà. C’è qualcosa di surreale nei protagonisti che parlano in televisione, si mandano messaggi, mentre alcuni addirittura trattano. In un incomprensibile, a quanto pare inutile e strano rituale. Per poi verificare che gli ordigni continuano a spargere il terrore, il sangue, la devastazione. C’è qualcosa di surreale in questo quotidiano palleggiarsi di fakenews, di informazione e controinformazione, di letture a volte opposte, di interpretazioni frutto ancora una volta di un conflitto, il conflitto di interessi. C’è qualcosa di surreale, di vampiresco nell’immagine di uno zar che arringa folle da stadio, nel ricordo di altre piazze che sono state il preludio alla sconfitta dell’umanità. C’è qualcosa di surreale nella vocazione al sacrificio di chi cerca di difendersi, ma che a sua volta offende nel Donbass. Guerra di cui fino a ieri non sapevamo niente e di cui praticamente nessuno ci informava. C’è qualcosa di surreale in questa mattanza degli innocenti che fra le tante morti deve contare anche la morte della verità.
Nell’aria tersa, gelida di marzo
il cielo è azzurro
sventola una bandiera
è gialla e azzurra.
Mai la guerra è tornata ad essere quel delirio di mattanza come in questi giorni. Era rimasta nel ricordo dei più vecchi. La ignoravano completamente i giovani. Il pianeta è pieno di guerre, come un sanguinolento fuoco d’artificio senza confini. Ma sono ed erano stati conflitti lontani, questioni spesso da terzo mondo, a volte “fraterni” a volte tribali. Di cui i media, quasi sempre, non si occupano, per cui gli eccidi rimangono senza tam tam. Ma ora la guerra è in casa, alle porte, è scoppiata nella “civilissima” Europa, ha risvolti internazionali, mondiali, nucleari (solo le parole mettono paura) e ci aggredisce quotidianamente minuto per minuto. Non è un film, è la brutale realtà. Non sono un esperto di geopolitica. Ma non c’è dubbio che si tratta di un’invasione, di una resa dei conti a lungo meditata e in parte, specie negli ultimi tempi, preventivabile. A dispetto di chi farfugliava fino alla vigilia di “isterismo collettivo”. Ha scatenato la guerra Vladimir Putin (Ras-putin, citazione) un uomo dal viso di ghiaccio, uno zar “democratico”, anche se con il senno di poi si riconosce che nei confronti della Russia si è usato un metodo diplomaticamente del tutto sbagliato fin dal 2014. Senza contare gli interessi economici, che annacquano qualsiasi serena e lucida visione di chi dovrebbe alzare la guardia di fronte a fatti accaduti sotto gli occhi di tutti. Come gli assassinii al polonio o meno o il carcere per chi rifiuta l’inchino al principe del Cremlino. Come l’arricchimento vergognoso dei “compagni di merenda”. I giochi di potere lo impedivano. Ma oggi l’Europa dei popoli e delle piazze insorge, protesta con una unica bocca. Quello che sta accadendo in Ucraina, un complicato paese con peccati e fakenews alternate e dalle anime dimezzate fra Europa e Russia, è il risultato di un continente senza una visione univoca, dilaniata dalle convenienze nazionalistiche, dagli interessi di parte. Più o meno quello che potrebbe accadere, sia pure in scala molto minore, con la Turchia e un dittatore arrogante e visionario come Erdogan (Draghi fu chiaro), che fa morire in carcere i suoi oppositori. Purtroppo con l’euro abbiamo creduto di unire i portafogli, non siamo mai stati capaci di fare combaciare valori ed ideali. A cominciare, credenti o meno, dalle radici cristiane.
Il gioco dell’oca è finito. Dopo le giravolte siamo tornati al punto di partenza. Si cercano vincitori e sconfitti. Gli unici vincitori sono quelli che rimarranno attaccati alla greppia e che temevano di dover rinunciare al furto della pensione. L’unico sconfitto è il popolo italiano. Preso in giro per intere giornate. Deve essere un “patriota”, deve essere “super partes”, un nome “condiviso”. “Stanotte tenete accesi i telefonini”. Il tutto alla faccia delle faide interne nei partiti e delle faide fra partito e partito; agli interessi degli eletti, mai degli elettori. Nomi gettati al vento come le figurine. Per un risultato che si conosceva da tempo, nonostante la pantomima del padre della patria, che faceva gli scatoloni e affittava appartamenti. Che diceva di no per tornare a grande richiesta col sorrisino mellifluo. In un mistero per l’amore e gli applausi della Scala verso un Presidente della Repubblica, che davanti allo sfacelo del Consiglio Superiore della Magistratura non ha battuto praticamente ciglio. Che pareva rispettoso dell’ineleggibilità del capo dello stato, ma che si presta, fintamente rammaricato, al “rieccolo” con una capriola. In un Parlamento in cui la mentalità del Razzi-Crozza è quella ormai dominante. Con un Salvini che fa l’ingenuo trottolino ed un infido Letta che lo aspetta al varco per fargli quello che era stato fatto a lui: “Matteo stai sereno”. Poi lo sconquasso, la notte dei lunghi coltelli, la vergogna. Tremonti profetizza “sorci verdi”. Non bastavano i pipistrelli.
Continuo a cercare di fare qualche ragionamento sulla pandemia, che tale ormai è riconosciuta da tutti, e le posizioni contrapposte riguardo al vaccino. Certo il virus non è così letale, come invece sembrerebbe dalla grancassa mediatica, ormai ossessionata da un argomento che a quanto pare tira, garantisce audience. Ci troviamo di fronte a una civiltà presuntuosa e tecnologica, che ha fatto i conti senza l’ oste. Che si è dimostrata del tutto impreparata ad un evento, che era prevedibile e che in più di un caso, persino al cinema, era stato perfettamente previsto. E’ bastato che un pipistrello battesse le ali ed ecco crollare il castello di carte. Si è cominciato ad andare a mosca cieca, fra dinieghi, errori di valutazione e lo spettacolo osceno di scienziati, uno contro l’ altro armati, che più che pensare al bene della loro collettività pensavano solo alla loro visibilità. Si è cominciato con i pannicelli caldi, poi qualcosa si è andato affinando fino all’ arrivo, alla Speedy Gonzales, del dio vaccino. Anzi a un vero Olimpo affollatissimo di vaccini. E nessuno ci toglie il dubbio che stiamo facendo anche da cavie, visto che la scienza non ha ancora trovato molte certezze, anzi Ma questo “arrivano i nostri” è clamorosamente osteggiato, con un livore degno di miglior causa, dal plotone incallito dei “no vax”. Per loro il vaccino è solo il perfezionamento del complotto mondiale, che porterà allo sfoltimento della popolazione della terra. Un’ opinione come un’ altra? Se la dovessimo prendere in considerazione saremmo autorizzati a pensare anche all’ opposto. E cioè se fossero i “no vax”, quelli che non vogliono il vaccino, quanti hanno in mente un disegno diabolico per evitare che l’ umanità possa salvarsi? Surreale? Non tanto quanto l’ ipotesi che il mondo intero e che tutti i governi della terra siano complici di uno sterminio programmato. Fermo restando che i vaccini, ora come ora, sembrano solo l’ ultima spiaggia dell’ impreparazione e dell’ incoscienza dopo gli anni perduti a guardarsi alla specchio di una civiltà malata..
Ho fatto la prima vaccinazione. Pur non essendo affatto convinto che sia una panacea. Ma ho un’ età avanzata. Fra prendere il virus e tentare di evitarlo, ho pensato di scegliere il male minore. Più che la morte mi fa paura la sofferenza, la solitudine. Certo il vaccino ha avuto un’ incubazione, quanto mai accelerata, certo mi pare strano che spuntino come funghi (velenosi?) tanti tipi di vaccino. Il dover firmare un foglio dove si dice di essere a conoscenza che non se ne conoscono gli effetti a lungo termine, una certa inquietudine la suscita. Ma cerco di esaminare anche il ragionamento dei no vax, che non sentono ragioni. Per loro tutto sarebbe il frutto di un piano diabolico per instaurare il nuovo ordine mondiale. Bill Gates e compagnia nei panni di Belzebù, papa compreso, per uno sterminio programmato. Ma se di variante in variante il virus colpisse la famiglia di Bill Gates che succederebbe? Il magnate avrebbe fatto autogol? E ancora se lo sterminio, grazie al covid moltiplicato dal vaccino, andasse avanti chi lo fermerebbe più? Chi rimarrebbe alla fine? Bill Gates e pochi altri. Ancora un autogol in un mondo troppo grande riservato a pochi eletti rimasti tragicamente soli. La peste non portò a un passo avanti. Fu una tragica regressione per l’umanità.
Viviamo in una società di ipernarcisi, di ego smisurati, che sfociano nell’ offesa, nell’ arroganza, spesso nella maleducazione, a volte nella prevaricazione. Esseri umani che quando si guardano allo specchio si innamorano di se stessi, si compiacciono della loro infallibilità quasi divina con spocchia sovrumana. Fino all’ idolatria di se stessi. Purtroppo vi appartengono personalità di indubbia cultura e spesso di indubbio talento e capacità. Con una particolare diffusione fra i giornalisti ed oggi fra i virologi (non faccio nomi perché non li seguo). Aveva cominciato Berlusconi con il “ghe pensi mi”. Ne è seguito un diluvio. Come definire altrimenti i Travaglio (l’autosorriso), gli Scanzi (l’autovaccinato), i Cruciani e i Parenzo (una coppia da gogna), le Gruber (l’autocompiaciuta), le Lucarelli (la volpina spiritosa), le Boldrini (sua altezza dei migranti), le Cirinnà (l’ erinni), le Murgia (penna e fiuto) o, purtroppo, anche quel rabbioso caprigno di Sgarbi (quanto meno eccelso per altri versi) ? E ancora i Vauro (vignettista impareggiabile tanto da aver fatto di se stesso una barzelletta), i Renzi (due?), i Morelli (lo spiegologo onnisciente), i Corona (sono due, agli opposti), le Argento (la violata a sua insaputa) , i Palomara (professione ingiustizia) , i De Magistris e gli Ingroia (i magistrati all’ arrembaggio), gli Strada, (commendevole per altri versi) , i Grillo e molti grillini (qua per la verità l’ incompetenza la fa da sovrana) … e via così in un virus sempre più contagioso, certo non letale, ma altrettanto pericoloso per una deriva dei costumi già alla frutta. E’ l’ Italia del guardate quanto sono bello, quanto sono bravo, quanto sono intelligente, come vi insegno io … a differenza di voi che sgobbate per due briciole. Andazzo in sintonia col mondo alla rovescia.
P.S. Facciamo un gioco aggiungete gli altri, il mio è solo un elenco di invito.
Le persone omosessuali – HA DETTO PAPA FRANCESCO - hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia.
Negli Usa oltre ad avere eletto una persona molto eccentrica e bugiarda come presidente hanno anche una festività immorale. Nel Columbus Day festeggiano l’anniversario della scoperta dell’America.
FATTI E VOLTI DELL'AMERICA DI OGGI: L'IDIOTA E IL PATRIOTA
Ieri sera su “Cielo” ho visto un film che ha vinto la “Palma d’ oro” a Cannes nel 2013. E ho scoperto di essere un bacchettone retrogrado. Si tratta de “La vita di Adele” del regista tunisino, naturalizzato francese, Abdellatif Kechiche, autore pluripremiato anche con altre sue opere. E’ la storia di due giovani donne, una dai capelli blu dichiaratamente lesbica, l’ altra prevalentemente, ma che si concede anche a relazioni occasionali con giovani dell’ altro sesso.
L’Italia non è un paese rivoluzionario, fa piccole rivoluzioni, rivoluzioni dimezzate, rivoluzioncine. Che si risolvono nel fallimento totale.
Ma Ma le avete viste le “sgrillettate”? Dalla metamorfosi rapidissima. Erano fino a ieri scarmigliate alla erinni, vestite stile bancarella di paese. Ora tutte azzimate, tutte imparrucchierate, tutte griffate, perfino profumate. Si distinguevano, dicevano, per non essere delle professioniste politiche. Lo sono diventate in un battibaleno. In un camaleontismo che investe l’ intero movimento, che oggi dice domani si rimangia tutto il detto anche in prospettiva futura.
Niente da fare. Almeno al momento. Non c’è speranza, non c’è orizzonte. Ogni tanto qualcuno se ne esce coniando una nuova definizione per la società in cui viviamo. Ci provo anche io: viviamo in piena “SOCIETA’ TRIBALE”, nella “SOCIETA’ SELVAGGIA”. L’ uccisione del ragazzo capoverdiano ventenne, martoriato a calci e pugni a Colleferro, ne è l’ennesima estrema, dimostrazione. Come disumano e selvaggio è stato qualche commento: “Era solo un immigrato”. Come se si fosse trattato del sacrificio di un capretto. Come ne è una ulteriore riprova la strumentalizzazione politica di quella tragedia. Perché qua, commentatori accecati e selvaggi, non si tratta di ideologie, è da idioti parlare di fascismo (basta, non se ne può più di questa parola ricattatoria, spesso travisata e abusata), ma di una svolta teppistica del costume, della vita quotidiana, per cui la ragione è oggi dalla parte dei prepotenti, dei prevaricatori, degli assassini. Basta vedere le foto dei due fratelli accusati, campioni di selvaggeria. Non c’ è più spazio per dialogare, la legge della nuova giungla urbana o meno è sopraffare. Come accade anche in quella isola dorata che era lo sport, ormai regno della chimica e degli intrugli pur di prevalere. E’ tribale l’ uso dei tatuaggi, che ormai sono una mascherata del corpo, è tribale la colorazione dei capelli, degli spilloni del piercing, delle acconciature. E’ frutto del concetto di tribù il bullismo imperante, anche femminile. E’ tribale purtroppo anche la politica fatta ormai prevalentemente da ignoranti e sprovveduti spesso senza arte né parte. Una politica in cui non c’ è più chi governa ed una opposizione, ma solo contrapposizione, una contrapposizione feroce, belluina. Secondo la quale ognuno mette sotto il tappeto la propria sporcizia, pronto a denunciare la pagliuzza nell’ occhio dell’ altro. Un altro che non è più, come dovrebbe essere, un avversario da abbattere lealmente, ma un nemico da abbattere in ogni modo, anche il più sleale. Un nemico al quale si augura persino la morte. Avere un avversario sul quale prevalere, nella reciproca cavalleria, moltiplica il valore della vittoria. Mentre si assiste ad un gioco delle tre carte continuo, all’ insulto, all’ anatema. Non sono che alcuni esempio della “SOCIETA’ TRIBALE E SELVAGGIA”. Con una differenza, che nelle società autenticamente tribali e selvagge il costume ha un suo fondamento, una sua ragion d’ essere atavica. Nel nostro caso no. Inutile scavare alla ricerca di un perché. Per quanto si scavi al fondo c’è solamente il NIENTE. Delle idee, dei cervelli, dell’ essenza dell’ UOMO.
È un passo importante, almeno sul piano simbolico, per il movimento dei diritti civili Lgbt: nella città di Elizabeth, in New Jersey, sarà eretta la prima statua al mondo dedicata a una persona transgender. Si tratta di Marsha P. Johnson, una delle prime attiviste a combattere contro la discriminazione degli omosessuali e morta in circostanze non ancora chiare. Un traguardo raggiunto sulla scia delle battaglie iconoclaste scatenate dal recente movimento Black Lives Matter: la decisione è stata infatti presa a seguito di una petizione online firmata da 166mila persone. La statua di Johnson andrà a sostituire quella in memoria dell'esploratore Cristoforo Colombo, ritenuto da molti non meritevole di celebrazione a causa delle sue imprese colonialiste.
Così commenta Arcigay Italia. "È sicuramente un messaggio positivo. Penso che dovremmo seguire l'esempio.", ha commentato Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay Italia. "Il nostro Paese ha una storia di attivismo Lgbt molto diffusa ma poco nota. A quali figure italiane dedicherei una statua? Sicuramente a Marcella Di Folco, attrice, presidentessa del Mit (Movimento Identità Transessuale) e prima donna transgender al mondo a ricoprire una carica pubblica (è stata Consigliere comunale). Oppure a Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola, due ragazzi che si amavano nella Sicilia degli anni '80, a Giarre, e che, per questo motivo, furono uccisi. Il loro brutale omicidio diede la spinta per la fondazione del primo circolo Arcigay in Italia, quello di Palermo. Ma ce ne sono tanti altri. Come gli attivisti che furono vittime dall'Aids e, non solo dovettero sopportare le sofferenze della malattia, ma anche lo stigma che la società gli aveva cucito addosso: quello di untori e unici diffusori del virus Hiv. Penso che in Italia, purtroppo, occorrerà ancora un po' di tempo per ereggere la statua della nostra Marsha P. Johnson. Una società fa sempre molta fatica a condannare atteggiamenti di violenza e discriminazione socialmente approvati per decenni."
È ormai assodato, viviamo in un mondo alla rovescia senza nulla togliere ai diritti dei gay. Togliere la statua di Colombo per lasciare il posto a quella di una “drag queen” è in insulto alla storia, alla storia dell’ umanità, alla storia del progresso e della civiltà. Anche se ogni passo in avanti non è mai solo adamantino. Ci sarebbero tanti mondi per ricordare anche Marta P. Johnson, nella città di Elisabeth hanno scelto il peggiore. E non fa certo onore ad Arcigay Italia che non si rilevi l’ enormità e ci accodi all’ idiozia montante negli Stati Uniti. E non si condanni le iniziative dissennate di un movimento come il Black Lives Matter.
Io non so come fate voi. Se solo che se avessi qualche anno di meno scapperei da questo paese (minuscolo d’obbligo). Ma in che mani siamo? Salvini va a processo, ma il governo, che allora era complice, ora lo imita, sia pure in ritardo, per fare fronte al colabrodo dei confini. Con Lampedusa al solito allo stremo. Zingaretti non contento rivolto al leghista gli dà dello “scellerato” e Boccia in un’intervista smentisce praticamente quanto sta facendo il governo per arginare gli sbarchi. Il Matteo versione spiaggia si becca anche le offese di una ridanciana sindachessa da strapazzo che se ne va in bikini a testa alta fiera della sua coglionaggine maleducata. Ora ci si mette persino una docente di religione e lettere, Paola Pessina, “impegnata attivamente nella pastorale, con particolare riguardo alla formazione dei giovani, all’impegno civico e sociale e alla divulgazione della riflessione su testi biblici" "Giorgia Meloni – ha avuto il coraggio di dire - sta diventando calva. L'eccesso di testosterone, oltre che cattivi, fa diventare brutti". Un attacco da donna a donna, una fotocopia a livello Asia Argento, che non a nulla a che vedere con la politica, aldilà di un comportamento becero da parte di una persona che si ispirerebbe al verbo cristiano. Salvo tradirlo in parole e azioni. Giorgia Meloni ha risposto: "Non mi interessano gli insulti sul piano fisico, anche perché quando mi attaccano su quel lato significa che non hanno nulla da dire su quello politico. Tuttavia leggere frasi del genere da figure che dovrebbero essere d'esempio e che magari dicono di essere in prima linea contro fenomeni come il sessismo o il body shaming, lascia un po' delusi e perplessi.” E poi ci lamentiamo del bullismo e della deriva di tanta gioventù? Se gli esempio sono questi. A sinistra non ci piove, militano anche fior di intellettuali. Possibile che non si dissocino da questi trogloditi che fanno parte delle loro fila? Possibile che vendano anche l’anima per una prebenda? Possibile che l’ ideologia possa distorcere così le coscienze? Possibile che si possano dare voti e consenso a “minus habens” di questa specie? Mi diletto di aforismi questo è di tanti fa, ma è sempre attuale: “Il comunismo è un fondamentalismo mascherato da democrazia.”
Lo schifo di questa classe politica è senza fondo. Una melma maleodorante e vischiosa nella quale la sinistra si muove a meraviglia, visto che è nel suo elemento. Non me ne frega niente di Salvini e Meloni, ma come, mai visto che la loro audience popolare sale, solo contro di loro e mai contro chi si appropria del potere senza consenso si continuano a riversare condanne, minacce, offese, fango, anatemi e addirittura condanne a morte? E quel fratello di Montalbano, autentico attentato all’ intelligenza, che si permette pure di parlare? Come quel principe della filibusta giornalistica dal nome che è un programma: Travaglio? O come quella delusione di Pierino Renzi, voltagabbana e trasformista più disinvolto di un Fregoli? Senza contare una magistratura mafiosa peggio delle cosche, al punto che prima o poi dovremo, se non altro come vittima di una vera e propria persecuzione, rivalutare Berlusconi. Una magistratura capace di un giustizialismo ad orologeria e in vena di autentici colpi di stato. In grado di ribaltare a proprio uso e consumo le sentenze. Di fare della giustizia un’ arma ideologica. Con un capo dello stato che quando parla scopre l’ acqua calda, ma non si indigna mai. Ma che paese è diventato questo? Dove si dà spazio ad ultimi venuti arrivisti e incapaci, buoni solo a blaterare a memoria come pappagalli? Che scende in piazza con un ragazzetto che si inventa niente niente che le sardine? Ahi serva Italia di dolore ostello? Ha detto secoli fa qualcuno. Ne è passato di tempo. E’ cambiato qualcosa? Se sì, solo in peggio.
C’è una cosa che mi ha sorpreso in questo strambo e surreale periodo di convivenza con il virus. La presenza di forze dello stato per i controlli praticamente ovunque. Zelanti come mai. Ma dove erano fino ad ora? In un paese dove la microcriminalità regna indisturbata nel corso dell’ intera giornata, dove le città e le strade sono una discarica a cielo aperto, dove l’ ambiente viene stuprato quotidianamente, dove l’ illegalità è carta bianca? Non si diceva che non c’era nemmeno la benzina per le auto della polizia? Ora per il Covid sono tutti scesi in campo, materializzati come per miracolo. Come usciti dalla lampada di Aladino. O forse fuoriusciti dagli uffici. Benvenuti. Ma la domanda rimane senza risposta come un tarlo. Ma fino ad ora dov’erano?
L’Italia è alla frutta, un paese alla rovina, in agonia. L’ italiano rischia di scomparire. Siamo costretti a seguire direttive, che spesso vengono smentite anche da scienziati autorevoli. Sarebbe il male minore se in compenso non fossimo un colabrodo di cui tutti dai paesi, anche da parte di chi la fame non la fa (parecchi arrivano griffati, con i telefonini o dall’Europa), entra senza nessun tipo di controllo. Cerchiamo di difenderci dal virus, ma non poniamo nessun argine a chi sbarca o da chi varca da ogni parte i confini. Persino se è già infestato e non solo di Covid. Per di più con la complicità di scriteriate forze politiche, che mirano a nuovi voti. E di imbecilli, definiti impropriamente “buonisti”, che fanno paragoni con la nostra migrazione, che era tutta un’altra cosa, con tutto un altro tipo di accoglienza. Sempre da guadagnare. Qua non si fanno più figli. In compenso i figli li importiamo. Secondo i dati Istat riferiti al 2018, sono ben 816mila gli italiani che si sono trasferiti negli ultimi 10 anni. Due anni fa il 53% delle persone partite era in possesso di un titolo di studio medio-alto: 29mila laureati e 33mila diplomati. Il 73% degli emigrati ha circa 25 anni, con un leggero aumento fra le donne. Per quanti rimangono il livello di conoscenza dell’ idioma e delle parole si sta abbassando vertiginosamente, in una forma di analfabetismo arrembante. Pare che sia arrivato all’ uso di 300 parole. Quelle più in voga sono volgarità e talvolta la bestemmia. Mentre gli italiani migliori se ne vanno, a raggiungere il Paese sono i cittadini stranieri. Quasi tutti senza arte né parte. A volte l’ unico mestiere è quello del crimine. I flussi non si sono fermati neppure durante l'emergenza sanitaria. Dall'inizio dell'anno sono oltre 10.000 gli immigrati arrivati in Italia. Numeri moltiplicati rispetto al periodo precedente. Solo uno straniero su 20 lascia l'Italia una volta raggiunte le nostre coste. Siamo anche il paradiso dei badanti, lavoro purtroppo rifiutato e di cui si ha sempre più bisogno per una popolazione sempre più vecchia. Guadagnano più di un nostro laureato, che fra l’ altro non trova lavoro, quasi sempre preferiscono il nero, per cui non pagano tasse e i soldi se ne vanno all’ estero. Sono in ogni caso superdifesi dai sindacati e lo sanno bene. Non rimane che il Paese più ricco del mondo per cultura e bellezze artistiche in mano alla barbarie dilagante. Come dire le perle ai porci. Chissà quando cominceremo anche qua a distruggere le statue. Un panorama fosco? Indubbiamente. Ma non del tutto improbabile, se non si cambia presto registro.
Leggo solo ora questa notizia. L’ennesima riguardante un missionario sacrificato in Africa. Non sono un gran cristiano nella pratica cerco, per quel che posso, di esserlo negli atti. E mi domando quanti nel mondo si sono inginocchiati per lei uccisa da neri in un paese africano. Con questo non si vuole minimamente giustificare l’ assassinio di un George Floyd ad opera di un poliziotto criminale negli Stati Uniti. Con una piccola differenza, Suor Ives si batteva per donne diseredate, George Floyd qualche peccatuccio pare lo avesse. Ripeto, quanti si sono inginocchiati per lei? La verità è che nemmeno la morte di questi tempi, come scrive Totò, è “una livella”. Quando di un crimine si appropria la politica l’ evento diventa un caso planetario e tutti a farsi belli piegando le ginocchia. Ipocriti! Nomi famosi in testa. Opportunisti! Boldrini genuflessa cosa non si farebbe per un voto in più? Ed è tutto dire visto che per Suor Ines persino quel distratto di papa Bergoglio, che guarda solo a quanto avviene nel Mediterraneo e sempre in difesa dei diseredati (non sempre) di colore, per una volta ha speso una parola. Non sono sicuro che ci sia un cielo. In caso affermativo suor Ines verrà accolta in ginocchio almeno là.
È partita Silvia, è ritornata Aisha. Con il nome della sposa bambina di Maometto. Intabarrata in una veste somala, convertita pare spontaneamente all’Islam. Vanno credendo di salvare il mondo, rientrano, grazie al pagamento di un esoso riscatto, che servirà unicamente a finanziare la guerra, a fare morti, ad alimentare il terrorismo. È evidente che una vita salvata rende felici, ma francamente non riesco a capire l’esibizione, l’esaltazione che ne segue. Capisco anche la gioia senza fine dei genitori, dei parenti, degli amici. Non ne capisco l’orgoglio. Orgoglio di che cosa? Di quella frase incosciente: “Sono stata forte”? Posso capire persino la soddisfazione politica, non capisco la corsa vergognosa ad arraffarne i meriti. Come se si trattasse di alzare una coppa sportiva. Ci si racconta che “è stata trattata bene” , nemmeno la minima condanna per quanto accaduto, come se rapire una persona rientrasse nella normalità, nelle buone azioni. Ci si racconta che ha chiesto di leggere il Corano. Ho letto il Corano, non l’ho trovato particolarmente edificante, fra quel testo sacro e gli insegnamenti evangelici c’è un abisso di umanità. Aisha sarebbe stata donata al Profeta all’età di 6 anni, il matrimonio sarebbe stato consumato quando ne aveva 9. Orgoglio di che cosa? Viviamo in un tempo in cui nel paese c’è chi muore di fame, c’è chi si toglie la vita, chi è costretto a sacrificarla per gli altri. In cui ci si proibisce ogni elementare libertà. Non sarebbe ora di proibire a queste giovani scriteriate, ignoranti di troppe cose, dei costumi diversi e prive di esperienza, di andare a razzolare per il mondo a coltivare sogni che sogni non sono? Ma solo incentivi alle lotte fratricide e al dispendio di risorse non solo di intelligence, con l’impegno per anni di personale prezioso, ma anche enormemente economiche. Dimmi Aisha, mentre fai il segno di vittoria, mentre giustamente sorridi felice, hai mai pensato, quante scuole, quanti ospedali, si sarebbero potuti fare con il soldi spesi per il tuo giulivo vagabondare? Se riflettessi ti accorgeresti tu, come tanti, che non c’è da essere troppo orgogliosi.
L’INAFFERRABILE VIRUS E GLI SPARI SUL PIANISTA
NON SONO MAI STATO UN FAUTORE DEL GOVERNO 5 STELLE-PD, QUINDI NEMMENO DI UN CAPO FAI-DA-TE E IMPROVVISATO COME GIUSEPPE CONTE. ABILE NEL RESISTERE SUL TORO MECCANICO, INDIPENDENTEMENTE DA CHI LO METTE IN AZIONE. E SEMPRE A DISPETTO DELLE MAGGIORANZE. CREDO COMUNQUE CONTE NON SIA DA INVIDIARE IN QUESTA IMPREVISTA, MA PREVEDIBILE SITUAZIONE. QUALUNQUE COSA DECIDA E’ PASSIBILE DI CRITICHE FEROCI. COME NESSUN LEADER, AL SUO POSTO, POTREBBE SALVARSI DALLE CRITICHE PIU’ FEROCI. PERCHé CON IL CORONA-VIRUS, PUR INVERTENDO I FATTORI, IL PRODOTTO NON CAMBIEREBBE. NON SAREBBE SEMPLICE, PER QUALSIASI PERSONA, FRONTEGGIARE SENZA ERRORI UN NEMICO INVISIBILE, INAFFERRABILE, VOLUBILE E CHE NON HA PRECEDENTI NELLA STORIA DELL’ UMANITà. SOPARATTUTTO IN UN MOMENTO IN CUI I COSIDDETTI SCIENZIATI HANNO DATO VITA AD UNA FOTOCOPIA DELL’ ARMONIA POLITICA E PARLAMENTARE. ECCO PERCHé NON ME LA SENTO IN QUESTO MOMENTO DI SPARARE SUL PIANISTA. FARLO E CONTINUARE A FARLO E QUIVALE A SPARARE SULLA CROCE ROSSA. VERRà IL MOMENTO PER LA RESA DEI .. CONTE.
IL CORONA VIRUS E LA CAPORETTO DELL’IDOLATRIA DELLA SCIENZA
IL CORON VIRUS SEGNA LA CAPORETTO DELL’ IDOLATRIA DELLA SCIENZA, DELL’ ARROGANZA DEGLI ARCHIMEDI PITAGORICI, CHE FINO A POCHI GIORNI FA SI SENTIVANO PADRONI ASSOLUTI DEI NOSTRI DESTINI. PROSSIMI A CREARE LA VITA IN LABORATORIO, SENTENDOSI PRATICAMENTE DEI NOVELLI PADRETERNI. ED E’ A QUESTI SUPPONENTI ALCHIMISTI DEL 2000 CHE I POLITICI, INCAPACI DI ASSUMERSI IN PROPRIO LE RESPONSABILITà, STANNO CONSEGNANDO IL NOSTRO IMMEDIATO FUTURO. ANCHE SE E’ DI TUTTI I SANTI GIORNI LA DISFIDA FATTA DI OPINIONI COMPLETAMENTE DIVERGENTI SULLA PANDEMIA. IN UN CORO DI GALLI TUTTI PRONTI A CANTARE. MA NON QUANDO SI TRATTAVA DI PREVENIRE E PREVEDERE DI QUANTO STA ACCADENDO. CHE ERA POSSIBILE PREVEDERE E PREVENIRE CON “SCIENTIFICA” CERTEZZA..
COME è NATO LO SFACELO, COME SI PROPAGA, QUANTO DURERA’, COME SI PUO’ COMBATTERE?
OGNUNO HA LA SUA RICETTA, A DIMOSTRAZIONE CHE NESSUNO HA LA RICETTA. ORMAI DA SECOLI ABBIAMO ABBANDONATO IL MONDO INTERIORE PER AFFIDARCI AL MONDO ESTERIORE. IERI PALESTRATI I CERVELLI, OGGI PALESTRATI I CORPI. PENSIAMO DI AVERE RAGGIUNTO LA STADIO DI UOMO SAPIENS. SIAMO TUTT’ AL PIU’ ALL’ UOMO INSIPIENS. IERI L’ UOMO IMPREGANTO DI SPIRITO E DI SACRO OGGI L’ UOMO UBRIACATO DALLA MATERIA E DALLE MACCHINE. IN UN MONDO A RISCHIO DI TILT TECNOLOGICO, SE APPENA APPENA LA NATURA DECIDE DI FARE UNA STARNUTO.
IERI L’ ASTEROIDE PIOVUTO DAL CIELO CANCELLò I DINOSAURI. OGGI I DINOSAURI DEL SECONDO MILLENNIO RISCHIANO DI CREARE DA SOLI UN PSEUDO-ASTEROIDE PER L’ AUTOESTINZIONE DELLA SPECIE.
SIA CHIARO, QUA NON SI TRATTA DI UN ELOGIO DEL BUON TEMPO ANTICO, DI UNA NOSTALGIA DI SECOLI, CHE POI BUI NON ERANO AFFATTO. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA, LA MODERNITA’ HANNO PORTATO UN SALTO IN AVANTI DELLA CIVILTA’, UN INVIDIABILE PROGRESSO, MA COME TUTTE LE RIVOLUZIONI HA FINITO PER AVVITARSI SU SE STESSA. L’ ILLUMINISMO, IL POSITIVISMO SONO STATI PREZIOSI, MA HANNO SEGNATO ANCHE UN OLOCAUSTO SPIRITUALE E INTELLETTUALE. CANCELLANDO TANTE FORME DI CONOSCENZE SEDIMENTATE ATTRAVERSO LE EPOCHE E BASATE SU UNA FORMA DI ISTINTUALITà, CHE SFUGGE ALLA SCIENZA E CHE LA SCIENZA RIFIUTA. FORSE IL CORONA VIRUS POTREBBE SERVIRE A FARE UN UMILE PASSO INDIETRO. NE ABBIAMO BISOGNO PER RITROVARE LA STRADA MAESTRA E ANDARE MEGLIO AVANTI.
MARCIA CAPTAIN TOM
Marcia captain Tom, marcia
È lontana la guerra
laggiù nella giungla
fra tigri ed oranghi
in Birmania e Sumatra.
Captain Tom ha cent’anni
ora è lui che combatte
per medici e infermieri
già sconfitto il tumore:
al posto del bazooka
ha il deambulatore;
non indossa più la divisa
ma mostrine e medaglie
sono ancora sul petto
della giacca elegante.
Marcia captain Tom, marcia
ora la guerra è al virus
con i fondi raccolti
per gli angeli custodi.
Sta facendo, farà
100 giri in giardino
ma la somma prevista
si moltiplica in breve
e lui sempre impettito
continua a marciare
raddoppiando la sfida.
Forza captain Tom,
marcia captain Tom, marcia
la tua giungla è il giardino.
Appoggiato al manubrio
lo sguardo in avanti
due parole soltanto:
“Domani sarà a good day.”
E noi sull’ attenti a fare il saluto.
Thank you captain Tom.
ANDRÀ TUTTO BENE? SARÀ
DICONO CHE NE POTREBBE NASCERE UN'UMANITÀ MIGLIORE. INTANTO SE HO CAPITO BENE GLI OVER 65 COME ME DOVREBBERO TOGLIERE IL DISTURBO...
Si muore soli
senza un conforto
senza una parola.
Non è più vita
solo una tortura.
Dio se ci sei
dacci almeno un perché.
Con il corona virus
toglietemi tutto
ma non toglietemi il sole.
IL POPOLO DELLE MASCHERINE
E’ l’umanità della mascherina
mascherina ogni mattina
mascherina fino a notte
mascherina per mignotte
mascherina e palle rotte.
E’ finito il carnevale
ora è il virus che ci assale
l’ ha creato un pipistrello
vola ovunque come uccello
basta niente ed il contagio
è il preludio al gran disagio
si finisce all’ ospedale
per uscirne con le bare.
E se vuoi andare avanti
tutti in fila come fanti
uno dietro e l’ altro avanti
con la maschera ed i guanti
ad un metro di distanza
altrimenti è una iattanza
e se vuoi fare l’amore
trova al caz … un bel vettore.
MA CHI SONO QUELLI CHE CI FANNO LA PREDICA?
E’ vero, noi oggi come oggi non ci meritiamo molto, siamo troppo spesso cialtroneschi, indisciplinati, inaffidabili. Abbiamo troppi difetti, ma li compensiamo con molte virtù. E se ci guardiamo indietro possiamo essere fieri almeno degli antenati. Eppure, per quanto autocritici, restiamo sotto il tiro incrociato di mezza Europa, la più satolla. Che si rifiuta di fare quella che loro considerano un’ elemosina per accattoni. Ma andiamo a esaminare senza astio da che pulpito viene la predica. Il più duro è il piacione olandese, Mark Rutte: pare uscito da una puntata di Dallas. Ma non è l’ Olanda la strozzina dell’ Europa, quella che specula sui paradisi fiscali, invogliando a convogliare fra i mulini e i tulipani i soldi altrui? Compresi quelli di molta nostra imprenditoria evita-tasse? Soldi nostri scippati. E non è la culona Merkel, quella dalle giacchette eterne, la papessa di un carro armato economico in pianta stabile, che ieri non ha pagato quello che doveva, dopo una guerra assassina e dopo avere fatto all’ umanità il dono del nazismo e di Hitler? E che ora fa il bello e il cattivo tempo in Europa a suo uso e consumo? E quegli altezzosi degli inglesi, che rifiutano l’ Europa e si sdilinquiscono ancora per le altezze reali, oltre ad avere sudditi morti di fame o meno in tutto il mondo? E sempre pronti quando c’è da menare qualcuno. E i cuginetti transalpini che si riempiono la bocca di grandeur” e sfruttano l’ Africa come ai tempi dello schiavismo? E che ci trattano con sussiego come “cuginetti Giamburrasca”, ai quali dare un buffetto sulla guancia per incoraggiamento. Sarebbero questi i nostri censori? Chi non ha peccato, ha detto qualcuno, scagli la prima pietra. Questi, nonostante le travi nell’ occhio, non fanno che lapidare. Ma noi almeno ci siamo consentiti, nel corso della storia, di essere o Cesare o nessuno. E come già è stato detto alzatevi in piedi e sciacquatevi la bocca quando parlate dell’ Italia. Anche per la vostra dignità. Meglio muti che stronzi.
L’Australia è in fiamme, poco prima di Natale erano in fiamme la Siberia e l’Amazzonia. Il pianeta blu diventa rosso e va a fuoco. In precedenza era accaduto a Hollywood, nei parchi americani ... Se si aggiungono la progressiva deforestazione e la conseguente desertificazione forse si comprenderà meglio l’escalation del clima sempre più rovente della terra. I vulcani e le guerre che scoppiano ovunque fanno il resto, per non parlare della anidride carbonica CO2, dei combustibili che si perdono dell’aria, formando una specie di cortina con conseguente effetto serra e surriscaldamento globale Come non rendersene conto? Avete un giardino? Tagliate le piante, togliete il prato e sostituitelo con il cemento. La temperatura cambierà repentinamente. È quello che sta accadendo a livello mondiale nella quasi totale cecità e incoscienza dei paesi dalla popolazione maggiore, Cina e India in primis. Inoltre bisognerebbe considerare patrimonio universale le foreste amazzoniche e africane che sono considerate il polmone verde del globo, una ricchezza a disposizione dell’umanità: si tratta di paesi poveri disposti al saccheggio e a farsi saccheggiare delle loro ricchezze. Non sarebbe il caso di creare, con contribuzioni mondiali, un fondo per la difesa di quelle riserve di ossigeno? Gli esempi non mancano per verificare come si potrebbe finire. Dall’ isola di Pasqua resa brulla, visto che gli alberi sono scomparsi o come Marte, ridotto a una landa desolata. La terra è un cetaceo che gira nello spazio, ogni ferita prima di diventare una cicatrice la dissangua lentamente. Fino allo sfinimento e all’ estinzione. Già 40 anni fa si gridava “abbiamo una sola terra”. Nulla è cambiato, anzi. Certo il pianeta ha capacità incredibili di recupero. Ma fino a quando? Forse sarebbe bene non approfittarsi della generosità della prima Madre. E andare a scuola dalle ultime popolazioni selvagge rimaste. Che hanno un rispetto sacrale e mistico della natura.
Ma vi rendete conto? Ha parlato l’Accademia della crusca. Questo signore, che avrebbe bisogno di un corso accelerato del CEPU, si permette una squallida battuta razzista sul voto che ha visto il trionfo della destra in Inghilterra. Perché gli avversari per loro, specie se vincono e li relegano al ruolo di comparse, sono sempre “rozzi e ignoranti” quando non sono fascisti e nazisti. Non c’è niente da fare: l’ inveterato dna della sinistra rimane quello di chi non ha mai compreso il significato della parola democrazia anche se lo adotta nel nome tanto per darsi un’ infarinata di presentabilità. Ma da un po’ di tempo pare che non abbocchi più nessuno, nemmeno quello zoccolo duro (anche di testa, nel senso di cocciuto) che li ha gratificati di fiducia (malriposta) per decenni. Invece di fare una doverosa autocritica i sinistri (nel senso anche di sciagure) perseverano nella altezzosità di credersi i migliori (uno lo hanno avuto) in tutti i sensi. A cominciare dall’etica per finire alla supremazia della presunta onestà. Mentre affondano nella calunnia, nell’ omertà e nell’ ipocrisia. Doti che contribuirono alla condanna di Craxi. Perché sia chiaro il cinghialone non era un santo, ma nell’arco dell’ intero parlamento non era certo attorniato da cherubini. E i comunisti che in qualche modo misteriosamente si salvarono da “Mani pulite” o sapevano e tacevano ed erano quindi complici o non sapevano ed erano quindi idioti. Quanto ai rozzi e ignoranti come la mettiamo con quel fighetto stagionato di Bertinotti che collaborò con la Meloni e la sdogana solo ora dicendo che fu corretta e leale?
La politica si fa con i vaffa, l’arte con la presa per il cul. . I tempi sono questi, di un mondo alla rovescia. Non ci prendono in giro solo i politici. Lo fanno alla grande anche i “grandi” artisti. Le chiamano installazioni, provocazioni se le fanno pagare a suon di milioni. Un creativo e un geniale pubblicitario come Maurizio Cattelan riesce a spuntare cifre da capogiro. L’ultima trovata è stata venduta ad una mostra a Miami per la cifra di 120.000dollari. In cosa consiste? In una banana attaccata con un skotch argenteo sulla tela. Una banana vera, con tanto di macchie scure sulla buccia. Quando si ammuffirà la si può anche sostituire. Il concetto consiste in un’opera d’arte rinnovabile, si paga l’ idea. Ieri un altro artista in cerca di visibilità un certo Datuna, l’ ha staccata e se l’ è mangiata. Nessun problema. Basterà andare dal fruttivendolo più vicino. Provocazioni nemmeno tanto originali. A meno che non si tratti di una citazione della banana di Wharol, altro personaggio le cui creazioni si vendono a cifre da capogiro. Ma che almeno è stato un innovatore. Rammento di essere andato alla Quadriennale di Venezia, l’ ultima del secolo scorso. Alla vista di tante bizzarrie, che con l’ arte non avevano nulla a che vedere, pensai: ma sei io in una grande stanza appendessi una serie di manichini impiccati con una fune sono sicuro che farei scalpore come un grande artista. Dopo un po’ su tutti i giornali comparve la foto di un’ altra opera di Cattelan. Una serie di fantocci di bambini impiccati ad un albero. Forse sono un genio.
Sinceramente non ne so molto di Greta, quella ragazzina con le treccine e incazzosetta, diventata in un battibaleno l’icona della battaglia ambientalista e venuta dal nord a impartirci la lezione di come si deve stare al mondo. Chi ne muove i fili, chi la indottrina, chi ne fa uno strumento a suo uso e consumo? Compreso il business di un libro che ha il suo volto sulla copertina? Da una parte una Giovannina d’ Arco, che si batte per salvare il pianeta, dall’ altra un fenomeno mediatico costruito a tavolino. E come tale capace di rastrellare anche odi e antipatie. Anche perché il faccino di Greta tanto simpatico non è. Greta usa toni stentorei, accusa, piange, quasi maledice, poiché l’ inquinamento, di cui la nostra generazione è colpevole, le sta rubando il futuro. Ora premesso che le teorie scientifiche dicono di tutto e il contrario di tutto a proposito dell’ effetto serra e del riscaldamento globale, nessuno però penso potrà negare che la natura è alquanto incazzata e che da qualche decennio a questa parte gli sconvolgimenti climatici si susseguono ad una velocità impressionante. Siamo troppi e saremo sempre di più. Siamo ineducati e trattiamo la natura come i cosiddetti selvaggi non hanno fatto mai. Giorni fa ardevano la Groenlandia, l’Amazzonia e le Canarie in maniera devastante. Ogni albero che si perde è una boccata di ossigeno e di frescura in meno. Il cemento o l’ agricoltura intensiva che li sostituiscono è uno zolfanello in più acceso su una temperatura crescente. Gli oceani si surriscaldano, i ghiacciai si sciolgono. Ci dicono che i mutamenti sono sempre avvenuti. Sì, ma mai così in fretta. E’ solo l’inizio di una valanga. Riusciremo a fermarla? Ma il tanto criminalizzato Occidente a quanto pare ha la colpe minori, gli ultimi dati danno la Cina e l’ India a seguire come i maggiori avvelenatori del pianeta. E’ l’ accusa che si muove a Greta. Perché non va in quei paesi a sciorinare le sue litanie da petulante bimba-rompiballe? Vero anche questo. Ma è vero pure che le parole di Greta stanno smuovendo intere nuove generazioni, quelle bollate troppo superficialmente come “gretini”. Ecco perché non ce la sentiamo di rifiutare d’ emblai gli ultimatum e i diktat di Greta. Il suo maggior merito è quello di risvegliare nei giovani che saranno il domani un diverso atteggiamento e un maggior rispetto per la vita della terra. Forse quello che non riescono a fare i bunker del potere potrebbe farlo una pupazzetta irosa con le treccine. Per questo ci sentiamo in qualche modo grati a Greta.
Il visetto da pupo di Roberto Speranza, che appartiene a Liberi e Uguali, ha annunciato di essere pronto a denunciare Salvini (prigioniero e diseguale) per istigazione all’odio razziale. Nientemeno che un caporedattore Rai (giornalisti miracolati), Fabio Sanfilippo, ha scritto che Salvini dovrebbe suicidarsi, aggiungendo che la figlia andrebbe rieducata (alla stregua dei campi cinesi). Sono le ultime sul terreno dell’odio nei confronti del leader della Lega. Si aggiungono alle minacce di morte e a una sequenza di offese di ogni genere. Questa è la democrazia di quanti usurpano il titolo di democratici.
È incredibile come lo squallore di questa classe politica sia senza fondo. Salvini, che puntava a guidare il Paese, si spupazzava nell’attesa fra ragazze cubo panterate facendo dell’ inno di Mameli un tormentone da spiaggia. Per non parlare del linguaggio: “La mando a cagare …, devono alzare il culo .., mi sono rotto i coglioni ..!”. Era diventato la copia nordica del Grillo del “vaffa”. Come le parole si concilino con il rosario e le immaginette della Vergine è un mistero di questa Italia buffa. Un personaggio della Lega di successo e che sembrava una persona seria come Zaia si scandalizzava per i soldi concessi “ai sassi” (questa la definizione) di Pompei . I grillettini dal canto loro dopo avere lanciato fino a ieri offese continue nei confronti dell’ alleato di governo, una volta abbandonati, alzano il tiro in una grandinata di improperi per quello che fino a ieri era il loro partner. Come nei divorzi in piena regola non si capisce perché mai si siano “sposati”. La sinistra, che non ha mai argomenti e si autodefinisce democratica, fa di Salvini la controfigura di Hitler e un giorno sì e un giorno no gli augura una pallottola in fronte. Ma senza un “uomo nero” da creare e bistrattare non riesce a fare altro che innescare faide imperiture al suo interno. Mentre alcuni suoi esponenti ritengono di poter impunemente andare contro le leggi dello stato. Il Presidente del Consiglio Conte, che pure per preparazione è un gigante rispetto ai due vicepremier, fa un discorso di addio facendo una mappina di uno dei suoi due partners. L’ avvocato degli italiani ha collaborato per più di un anno con un mentecatto. Se Salvini non avesse fatto harakiri se ne sarebbe accorto? Il suo discorso è incentrato (per fatto personale?) esclusivamente sulle “malefatte” dell’ex amico. Capitan Rodomonte invece di alzarsi subisce gli schiaffi facendo le faccette alla Crozza. Si è già pentito dell’ atto di coraggio e impetra il perdono. Arriva persino a proporre di Maio come Presidente del consiglio. Si accontenta di fare il partner- coniglio. Circola anche il nome di Fico. L’ Italia vota a destra, l’ eventuale governo nascerebbe a sinistra. Non rimane che pregare? Non resta nemmeno quello. Un padre, tal Zanotelli impreca: “Chi vota Lega non può dirsi cristiano”. Evidentemente l’ Italia è sempre più eretica. Come se non bastasse ci si mette anche il papa. Anche lui evoca Hitler e condanna la politica del sovranismo. Predica di aprire le porte ai migranti tranne quelle delle proprietà del Vaticano. Forse si confonde, più che a San Pietro ora che la poltrona è vuota pensa di essere a Palazzo Chigi.
Una immigrazione seria, controllata e volesse il cielo in qualche caso qualificata, non potrebbe che fare bene ad un paese invischiato nella spirale per ora irreversibile del “non facciamo più figli in compenso prendiamoci un canetto che ci esime da grandi responsabilità”. Ma l’ afflusso senza soste di cui è vittima, sì vittima, l’ Italia avviene in maniera diversa da ogni precedente e fuori da ogni regola. E’ questo il problema di fondo che angoscia gli italiani e che gonfia l’ elettorato di Salvini. In un fenomeno che ha il sapore, purtroppo, di un’ invasione. Non basta dire “non possiamo accoglierli tutti”. Questo è solo un aspetto che nasconde il vero pericolo di fondo. Che consiste nel fatto che questo afflusso indiscriminato avviene, diversamente da altre migrazioni passate, da parte di povera gente (nella maggioranza) che ha un unico comun denominatore: la fede islamica. In questo senso ci troviamo di fronte a un arrembaggio di persone che rifiutano il modello di vita occidentale, che sono quasi sempre restie ad integrarsi e che in più di un caso vorrebbero integrare noi ai loro costumi. E’ lapilissiano che si sarebbe costretti a vivere in una conflittualità permanente, grazie anche al lassismo di cui sta dando prova la Chiesa, baluardo nei secoli ai disegni dell’ Islam. E’ su questo punto che dovrebbero riflettere i buonisti senza se e senza ma. Nessuno vuole che la gente soffra, tanto meno che affoghi nel Mediterraneo. Salvare vite è imprescindibile. E’ nobile. Ma strano che di questa nobiltà l’ Europa non si curi e ci faccia anche la reprimenda. L’ Italia è in economia il fanalino di coda dell’ Europa. Gravarla di un ulteriore handicap significa volerle far fare la fine della Grecia. Forse è la punizione per chi vorrebbe, sia pure in modi a volte sgangherati, rialzare la testa, mentre dovrebbe restarsene sull’ attenti ai margini, lasciando il potere come sempre nelle mani di Germania e Francia.
Questi hanno decisamente smarrito la testa senza possibilità di recupero. Linguaggi ed atti vanno al di là di ogni decenza. Non si tratta più di opposizione, ma di sabotatori dell’ Italia. Al panzarotto siculo Leoluca Orlando si è ancora una volta accesa la lampadina e ha dato la cittadinanza onoraria allo staff e alla ciurma della Sea watch, dove una ragazza tedesca si diverte a prendere per i fondelli un intero paese e a fregarsene delle nostre leggi. Sofri, che fra l’altro saprebbe anche scrivere, si limita a dare del coglione, del brutto stronzo e del vigliacco al vicepresidente del consiglio Salvini. Il santone Saviano naturalmente lo benedice e lo omaggia citandolocome il miglior scritto mai apparso. il click isterico di Oliviero Toscani definisce la lega un partito-diarrea (la maggioranza degli italiani per lui sono solo mer…. Per la, immarcescibile Boldrini Carola è “u’ eroina” e il nostro governo è “sadico”. I pid-ioti saliti a bordo dell’ imbarcazione stendono materassi e lenzuola pulitissime per passare a bordo la notte. Sembrano che vadano alla gita scolastica, basta guardare i loro sorrisi divertiti. E’ scattata una gara di solidarietà per fare fronte ad eventuali spese legali alle quali va incontro Carola. In poche ore raccolti 180.000 euro. E i terremotati? Loro all’ estremo ci sono da mesi, ma ormai non fanno più notizia. E mentre un pensionato italiano settantenne, sfrattato di casa, non sapendo dove andare, si impicca. Tutto questo imbandito mentre il leader Conte va in giro per il mondo a chiedere clemenza per i conti italiani. Con quale faccia visto l’ immagine di un paese dilaniato dove dignità e vergogna sono parole desuete? E dove i primi a darsi la zappa sui piedi sono gli italiani? Sempre che si possa ancora chiamarli tali.
Ne ero certo, ma ora ne ho la conferma assoluta con il clamoroso e vergognoso scandalo della magistratura. Ho capito perché ho perso una causa che non si poteva perdere contro Marco Travaglio, Peter Gomez e Marco Lillo accusati di diffamazione. Giornalisti che riescono a vincere anche affermando un falso facilmente verificabile. Ovvero che avrei avuto un contratto in Rai togliendo il lavoro ad un altro collega che, fra l’altro, si fa capire essere più bravo di me. MAI AVUTO UN CONTRATTO IN RAI. MAI TOLTO IL LAVORO A NESSUNO. ANZI RIFIUTAI UN’ OFFERTA CHE MI PARVE UNA REGALIA. Eppure ho perso e sono stato condannato a pagare le spese. Una sentenza politica avulsa dai fatti. Un giornalismo che vorrebbe fare le bucce a tutti, ma che evidentemente sa di potersi fare forte anche con i falsi. Questa è l’ Italia. Questi sono i giudici. Questo è il tipo di giornalismo che va per la maggiore.
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha preso parte alla fine del ramadan osservato dai musulmani della sua città, partecipando ai loro riti. Come giudicare l’iniziativa personale del primo cittadino? Come un sincero, solidale momento di integrazione o piuttosto come l’ ennesimo episodio della deriva pericolosa di un buonismo cieco e sordo di fronte alla cronaca quotidiana? Per quanto ci riguarda vorremmo e pretenderemmo una impossibile reciprocità. Convinca Orlando un musulmano che sia uno, ce ne basta uno, ad inginocchiarsi in una Chiesa insieme a lui. Sempre che lui sia in grado di farlo.
Sarà pure Fico, ma ogni volta che parla perde l’ ennesima occasione per stare zitto. E’ il Presidente grullino-grillino della Camera che in occasione della festa della Repubblica si presenta con il pugno alzato, ormai sotterrato dalla storia, e non contento aggiunge che è “ anche la festa dei migranti, dei sinti e dei rom”. Il contrario esatto di quanto espresso dalla urne solo pochi giorni fa. Ma questi ci sono o ci fanno? Al punto che non solo Salvini, ma perfino Di Maio si dissocia. Ma chi è Fico laureatosi in “Identità sociale e linguistica della musica neomelodica napoletana”? Si sa che ha studiato per un anno presso l'Università di Helsinki, grazie ad una borsa di studio; ha lavorato nel settore della comunicazione, uffici stampa compresi, ma anche come manager in un hotel, dirigente per un tour operator internazionale, importatore di tessuti(dal Marocco) e come impiegato (per circa un anno) in un call-center . Praticamente un venditore di tappeti e un rompiballe telefonico. Un curriculum tipico di quella genia che anche Gino Paoli, amico intimo di Grillo e da sempre di sinistra, definisce “dilettanti allo sbaraglio”. Solo che ad andarci di mezzo sono l’ Italia e la sua immagine. Una sorta di pollaio in cui sono troppi i galli a cantare. Spesso stonando. E riducendo la festa degli italiani ad un’ occasione di scontro.
Dalla vittoria a Sanremo di Mahmood ho notato che le radio trasmettono sempre più melodie arabeggianti. Cavalcano chiaramente e inconsapevolmente la moda. La canzoni peraltro sono anche gradevoli. Come nel racconto del pifferaio magico: tutti dietro incantati per sparire nell’ abisso. Ma se si riflette la musica è un altro indizio dell’ invasione, in questo caso per fortuna incruenta, dell’ Islam. Le civiltà sono sempre cadute così, affondando nel benessere, nell’ indifferenza, nella superficialità, nella rilassatezza dei costumi, incapaci di pensare di poter essere lentamente fagocitate. Accadde così a Costantinopoli nel 1453, d’altronde i musulmani hanno sempre pervicacemente tentato di invadere l’ Europa e di arrivare a Roma. Pare che ci stiano riuscendo. Una volta a fare da argine era la Chiesa. Ora non più. Anzi in molti casi, come nell’articolo sottostante, ne sta diventando complice.
L'inizio del Ramadan lo scorso 5 maggio ha visto diocesi, parrocchie, ordini religiosi cattolici scatenarsi in una gara di amicizia e solidarietà con i musulmani. In nome di quella fraternità umana evocata da papa Francesco in tanti discorsi e documenti. L'iniziativa più gettonata è il messaggio di auguri per il Ramadan, il mese in cui Maometto avrebbe ricevuto la rivelazione del Corano. Il saluto in lingua lo ha fatto anche l'Ordine dei Frati Minori. La diocesi di Sassari oltre al saluto in arabo introduce anche il calendario islamico. L'altro grande momento di fraternità catto-musulmana riguarda il pasto che interrompe il digiuno, il quotidiano iftar che scatta al tramonto. La Caritas di Catania così ha organizzato per l'inizio del Ramadan una raccolta speciale di beni alimentari che ha poi donato alla locale moschea della Misericordia.
E se questo accade durante il mese del digiuno, possiamo immaginarci cosa accadrà dopo il 4 giugno, con la fine del Ramadan e la festa di Id al-fitr. Per non sbagliare, la diocesi di Mileto, in Calabria, ha già prenotato per una grande cena fraterna tra cattolici e musulmani. Ma non basta: in questo tempo imam e predicatori vari sono invitati a spiegare l'islam ai cattolici. A Torino: nel, giorno in cui la Chiesa ricorda la prima apparizione della Madonna a Fatima, nella Basilica della Consolata il vice-presidente del Coreis, Yusuf Abd Al-Hakim Carrara, ha spiegato perché «I musulmani onorano Maria madre di Gesù». Certamente non come madre di Dio, né come Immacolata Concezione.
In ogni caso è difficile non notare che per la Chiesa in Italia quest'anno maggio sembra essere più il mese del Ramadan che il mese dedicato alla Madonna- Qualcuno la chiama «sottomissione dolce» ma in queste modalità di avvicinamento all'islam avanza il relativismo religioso; proprio ciò che l'allora cardinale Joseph Ratzinger voleva contrastare quando nel 2000 firmò la Dichiarazione dottrinale Dominus Iesus, «circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa».
Se una carrozza viene trainata da due cavalli ed uno tira da una parte ed uno dall’ altra non si va lontano. E’ quello che accade in questo momento ad un’ Italia nei decenni sfortunata. In genere quando si firma un contratto vuol dire che si è raggiunto un ACCORDO fra le parti. Non sono soci ma quasi. Per cui uno dovrebbe fare gli interessi dell’ altro e viceversa. Si dovrebbero concertare le mosse, consultarsi sul da fare, procedere quanto più possibile all’ unisono. Sinceramente non so quale è la parola che possa dare l’ idea del contrario di contratto, ma so che è il patto nascosto che hanno stretto Salvini e Di Maio. Non passa giorno che non siano su sponde completamente opposte, che non si lancino offese urticanti più o meno esplicite. Non passa giorno che non pensino soprattutto al tornaconto elettorale. E l’ Italia, e noi? Un “optional”. In un panorama talmente desolato con Salvini la mano nella mano con una ragazzina e che ricorre alla coroncina del Rosario e adesso a Padre Pio e Di Maio che sparla dell’ “uomo forte” e si dichiara forte-mente innamorato con annesso servizio fotografico. In un privato che deborda e si fa pubblico per catturare voti, ma che se ne frega del pubblico. Né d’altronde c’è speranza in un’ opposizione inesistente.
Berlusconi, benché fidanzatissimo, passa da un’ operazione all’ altra ed è in età da Matusalemme, Taiani ne è una scialba controfigura, Zingaretti è noto più come fratello di Montalbano che per il suo inesistente carisma, mentre l’ intera sinistra starnazza sprovvedutamente al fascismo non avendo altri argomenti. Con il rischio di rivitalizzarlo a forza di evocarlo. Oggi è toccato alla belloccia Conchita de Gregorio al salone del libro. Una giornalista che se non fosse di sinistra non sarebbe mai stata presa in considerazione. Conte è un pseudo-leader, se mai lo sarà, ancora in fasce. Mattarella sarà una brava persona, ma è uno zombie che cammina. E ci meravigliamo che l’ Europa ne approfitta per cazziarci un giorno sì e uno no? Dove è il giardino d’ Europa che ha visto Roma e il Rinascimento? Smarrito nell’ incultura di chi ci sgoverna. Mentre l’orizzonte è buio.
Alessandra Moretti è finita nella bufera per l‘idea del sindaco Pd di Pieve di Cento (Bologna), nata per non imbarazzare i devoti delle altre religioni e gli atei, che prevedeva l’istallazione di un sistema di tendine a scomparsa nei cimiteri, per coprire all’occorrenza le croci sulle tombe. La Moretti ha preso le parti del sindaco difendendone l’ iniziativa in Tv pubblicamente. Quindi il fatto doveva essere vero nonostante le susseguenti smentite del primo cittadino. Così come, dopo la valanga mediatica che le si è rivoltata contro, l’aspirante eurodeputata ha replicato sul suo profilo Fb: “I nostri monumenti, così come i simboli religiosi vanno salvaguardati, non coperti”.
“Anche oggi voglio rivolgere un pensiero alle vittime di quanto accaduto in Sri Lanka, vi sono vicino. Auspico che tutti condannino questi atti terroristici". “Uniamoci anche oggi in preghiera con la comunità cristiana dello Sri Lanka colpita da una violenza cieca nel giorno di Pasqua. Affidiamo al Signore risorto le vittime, i feriti e la sofferenza di tutti.” Con poche, asettiche parole, nei giorni di Pasqua e pasquetta, papa Bergoglio ha liquidato la pratica strage di Sri Lanka: quasi 300 morti, circa 500 feriti. Una autentica carneficina. “Un fiume di sangue”, ha detto un testimone sopravvissuto. Per il resto la solita omelia, come per le stazioni della via crucis: migranti, migranti, migranti … il. vero pensiero ossessivo di Francesco. I migranti sono per la maggior parte musulmani, vero che non tutti musulmani sono terroristi, ma è anche vero che quasi tutti gli attentati terroristici sono compiuti da musulmani. Matrice che il pontefice non ha mai pronunciato.
Così come solo al secondo giorno, forse sollecitato, ha ricordato che le vittime appartengono alla fede cristiana, culto di cui Bergoglio è il massimo rappresentante e il vicario di Cristo in terra. Non sono particolari da poco. Io non sono praticante e tanto meno un bigotto, ma è evidente che la Chiesa è sotto attacco fin da quando non si sono volute riconoscere le “radici cristiane” dell’Europa. Radici che sulla cattedra di Pietro sono equiparate ad un “optional”. Come se non bastasse personaggi di alta caratura internazionale come Obama e Hillary Clinton hanno precisato che le vittime erano “adoratori della Pasqua”. Quasi dei pagani. Attentati nelle chiese in varie parti del mondo, sacerdoti decollati, nuovi martiri sui quali cala il silenzio. Soprattutto per le minoranze cristiane nei paesi a prevalenza islamica. Mentre l’ Islam avanza ora surrettiziamente ora con la spada. Più che nell’ indifferenza nella complicità. Conscia od inconscia?
Ho amici che stimo e ai quali voglio bene, che spesso non condividono le mie idee. Sono persone intelligenti, persone che pensano con la loro testa e sono di sinistra. Probabilmente ai loro occhi io sono un inguaribile reazionario, anche se così non è. Ma è la cronaca di tutti i giorni ad offrire motivi di reiterata indignazione per un motivo o per l’altro. Prendiamo il matrimonio gay fra Rosa Maria e Lorella, due aggraziate donne con la divisa della marina. L’hanno indossata anche per le loro nozze. E questo non ci scandalizza, molto meglio delle mascherate grottesche alle quali siamo abituati in simili circostanze. Quello che lascia pensare è il picchetto d’onore con le sciabole incrociate, che le ha accolte dopo la cerimonia. Si può sorvolare anche su questo, benché la marina sia prima di tutto un corpo militare con una disciplina che richiederebbe maggiore rigore? Ma quello che proprio suona agghiacciante è l’augurio della ministra della difesa tale Elisabetta Trenta (senza lode) appartenente alla serie infinita delle gaffes grilline. La ministressa (forse stressata) ha scritto: “Volevo rivolgere i miei più sinceri auguri a Lorella e Rosy – (si rivolge a Lorella e Rosy come se fossero sue parenti) ho saputo che i vostri amici vi chiamano così – i nostri due marinai che il 31 marzo hanno celebrato la loro unione. Sono stata davvero felice di vedere le immagini del vostro giorno più bello, con le famiglie riunite e tanta gioia nei vostri sguardi. Lorella e Rosy sono l’esempio di una importante evoluzione culturale, nelle Forze Armate e nel nostro Paese. Auguri ragazze!”. FELICE! L’ESEMPIO! “Una rivoluzione CULTURALE!”? Mi pare di vivere ai confini del surreale. Sembrerebbe di sentire le parole-viral di Laura Boldrini: “La globalizzazione porta maggiore opportunità di circolazione anche di persone e non solo per turismo. I migranti sono oggi l‘avanguardia di questa globalizzazione, ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso fra tutti noi.” STILE DI VITA: praticamente un altro ESEMPIO. Io mi domando e dico: “Ma cavoletti di Bruxelles è possibile un reiterato corto circuito fra la favella e il cervello? Ma non si rendono conto delle minchiate che pronunciano? Ma è questo l’apporto tanto auspicato, anche dal sottoscritto, delle quote rosa (per non parlare della Raggi)? Ma perché un cittadino italiano deve sentirsi preso in giro e offeso da chi dovrebbe proteggerlo? Perché? Amici della sinistra datemi un perché. Io non ci riesco. Berlinguer auspicava un paese “normale”. Più andiamo avanti più l’anormale impera.
Giorgia Meloni è l’unica leader donna. E’ la leader di Fratelli d’Italia, che non è il mio partito. Etichettata come fascista, secondo l’abusato e disgustoso costume italiota per cui tutto ciò che non è gradito alla sinistra (che usurpa la parola “democratica”) è automaticamente fascista. Consunto passepartout parolaio di chi non ha argomenti da contrapporre, ma si limita, purtroppo riuscendoci quasi sempre, a demonizzare l’avversario, che poi tale non è, perché è considerato soprattutto un nemico. Come tale da censurare, da far tacere e se possibile da annientare. Come si è tentato di fare con il Family day, evocando addirittura climi medioevali da caccia alle streghe e concetti da oscurantismo. Solo per il fatto di battersi per la famiglia naturale, ovvero quell’ “inconcepibile” (per molti, per troppi) nucleo composto da padre, madre, figlio/a. E’ dell’ altro ieri il cartello di quella ciribiricoccola-riccio-capriccio benestante che, con un sorriso beota, mostrava il cartello “Dio, patria, famiglia, che vita de merda”. E’ di tutti gli anni la pagliacciata della giornata dell’ “orgoglio gay”, alla quale molti personaggi pubblici partecipano compiaciuti, mentre al Congresso di Rimini il governo ha ritenuto di rifiutare l’ adesione, per non contaminarsi con una manifestazione che difende l’embrione (anche quello nella pancia) della società naturale; che condanna l’utero in affitto, eclatante e lampante forma di schiavitù, considerata invece un traguardo d’ avanguardia.
Come il matrimonio e la paternità fra gay. In quella sorta di grottesca imitazione di un sacramento e di surrogato-simil-familiare. Che gli omosessuali si sposino pure, ma si inventino una cerimonia tutta loro, senza scopiazzature da carnevale; che se proprio non possono fare a meno di “consumare” e di “sbandierare” una egoistica paternità, raggiunta a suon di capitale, la cerchino fra i tanti bambini in attesa di adozione senza ricorrere a pratiche, queste sì da medioevo, come quando il padrone faceva tutti i figli che voleva con le serve e rivendicava lo “ius primae noctis”. Di questo e d’altro ha parlato la fascista Meloni. Ha parlato in un consesso giudicato in definitiva fascista. In un momento dunque della “convention” da fascismo al cubo. Per scoprire che anche io, liberale da sempre, sono fascista, visto che condivido quasi tutte le parole espresse con foga dalla Meloni. Che anche io, che mi sono sempre considerato un figlio del mio tempo, sono rimasto ancorato al Medioevo. Me ne farò una ragione. Ma si guardino bene dal farmene pentire. Perché ne sono fiero.
Lilli e Ornella, amici miei, non mi dite che riuscite a giustificare anche queste dichiarazioni.
Gad Lerner: “La follia criminale del cittadino italiano Ousseynou Sy è l’esito di una contrapposizione isterica che manifesta ostilità agli immigrati additandoli come privilegiati, negando le loro sofferenze e la loro umanità. Impersonata dai carabinieri e dai bambini di San Donato Milanese». In molti attribuiscono a queste parole un tentativo di giustificare il gesto dell’uomo. Controverse anche le dichiarazioni dell’ex ministra del centrosinistra Livia Turco, che alla trasmissione Agorà su Rai3 ha detto «questi gesti vanno capiti ma condannati».
Io non credo che il popolo del Pd possa avallare interpretazioni distorte e farneticanti come queste, anzi. credo che sarebbero i primi a chiedere condanne pesantissime a differenza di questi radical chic che mi domando cosa bevano o cosa si iniettino di prima mattina. Lerner dal sorriso mefistofelico (penso che quando lo accenna da qualche parte del mondo venga fulminato un bambino) straparla di “sofferenze e di umanità”, come se il problema fosse quello di disconoscerle. Ma da parte di chi? Il problema non è questo, bellimbusto. La Turco poi arriva all’apice dell’ ovvio, quasi però forzosamente concedendo che certi gesti vanno “condannati”. Ma va? Ma che vanno anche “capiti”. Mi domando cosa avrebbe detto se i circa 50 ragazzi fossero finiti abbrustoliti come su una graticola della festa dell’ Unità. Purtroppo non saremo mai una paese “normale”, come auspicava Berlinguer, se personaggi del genere figurano fra quelli dotati di “cervelli” migliori. E diventa difficile perdonarli perché non sanno quello che fanno. O forse lo sanno troppo bene. Perché un domani un incarico o una trasmissione televisiva non gliela negherà nessuno, grazie alle loro “coraggiose” prese di posizione. Povera Italia.
Gli italiani sono un popolo di idioti. Gli italiani sono un popolo di recidivi, che non hanno imparato nulla dalla storia recente, gli italiani sono un popolo che diabolicamente persevera nell’ errore. Gli italiani sono un popolo che non si accorge di affondare nuovamente nelle sabbie mobili del ventennio. E’ questo che si sente ripetere in coro da sinistra, con gli avamposti dei sempre presenti Saviano, Santoro, Lerner, De Masi … e compagnia bella ciao. In una cerchia di arcangeli illuminati, che si contrappone al popolo bue per salvarlo dalla deriva indovinate quale? Eh sì, non è difficile, visto che è il passepartout ripetuto da decenni come un mantra salvifico o come l’aglio contro Dracula. La deriva FASCISTA. Una deriva sempre uguale attraverso gli anni e che ha visto protagonisti tutti quelli andati al potere, ma invisi alla sinistra. Craxi? aveva le braccia conserte e gli stivali. Berlusconi? Idem? Renzi? Idem. Prodi nel massimo dei casi era una paciosa, rassicurante mortadella. E chi sarebbe oggi il bersaglio degli eredi inconfessati di “’a da venì baffone”? Il Matteo della felpa, quello che ha così tanto potere da riuscire a creare un regime da solo, ma non tale da sottrarlo ad accuse che rischiavano di mandarlo a giudizio. E’ la forza della propaganda infamante di cui la sinistra è stata sempre maestra, fedele al dettato che le menzogne ripetute all’ infinito possono trasformarsi nel tempo in una verità. E’ la forza dei seguaci del pensiero unico, dei fedeli nei secoli a dispetto delle negative controprove storiche in giro per il mondo, dei clan omertosi, di chi fa a gara a mettersi medaglie che sono una garanzia per il presente e prima poi potrebbero rivelarsi un investimento per il futuro.
Come se non bastasse gli italiani sono e debbono restare un popolo di coglioni. l’ Europa chiude ogni porta agli immigrati o pretende di selezionarli? L’ Italia, unica, li deve accogliere tutti indiscriminatamente. Gli italiani vengono condannati per avere salvato banche? I tedeschi che lo hanno fatto in maniera molto più pesante restano immuni da critiche. Alcuni paesi sforano circa gli accordi economici? Se capita a noi veniamo puntualmente bacchettati. Molti paesi stringono accordi con la Cina? Se lo fa l’ Italia va richiamata subito all’ ordine. E oggi arriva Xi Jinping. I tempi di Marco Polo e del gesuita Matteo Ricci sono lontani. Chissà se Matteo Salvini e Luigino di Maio, che non parlano mai di cultura, ne sanno qualcosa? Allora l’ Italia non era ancora una nazione. Ma il mondo intero ci guardava con ammirazione.
La arci-gay-boccoluta Cirinnà trasformatasi in free-climbing sugli specchi cerca di dare una giustificazione implausibile al suo cartello con la scritta. “Dio, patria, famiglia che vita di merda”. Non rinnega anzi raddoppia e poiché il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi finisce per cadere dalla padella alla brace. Queste le sue incaute parole:
“Non dimentichiamoci che 'Dio Patria Famiglia' era uno slogan usato dal regime fascista. Non ho il dono della fede, ma rispetto profondamente tutti i credenti, senza mai averli blanditi con rosario e Vangelo per poi tradirne gli insegnamenti. Sono una rappresentante del popolo italiano e credo che patria sia la comunità delle persone libere ed eguali, inclusiva accogliente solidale. Riconosco la bellezza della famiglia, tanto da aver lavorato per riconoscere tutte le famiglie di questo Paese.”
Innanzi tutto la frase, come precisano vari professori, è di Mazzini. Monica (ironia del nome) studia, studia prima di lanciarti nel solito diabolicamente perseverante ricorso al fascismo per legittimare le tue castronerie. Non contenta la ciribiricoccola insiste:
“La mia critica non va nè alla Chiesa, nè alla patria, nè alla famiglia: con quella foto ho denunciato la ripresa di uno slogan fascista, criticando chi di quei tre concetti si fa scudo per creare un clima di discriminazione, oscurantismo e regressione culturale. E chi ancora oggi propugna un concetto di famiglia che non riconosce l'autonomia femminile e anzi opprime le donne. Sono convinta che chi tiene davvero a quei tre concetti sia il primo a volerli difendere da ogni strumentalizzazione medievale, e dunque abbia perfettamente compreso il messaggio, senza sentirsene offeso. Ne rivendico il senso autentico, cioè la denuncia della strumentalizzazione di quei tre concetti da parte di chi vuole riportarci al Medioevo.”
Qua siamo all’ apoteosi del politichese e dell’ ipocrisia sinistra-style in una enciclopedia di sottintesi che avrebbero ispirato la frase incriminata. Con il ricorso a concetti che, in proposito, non stanno né in cielo né in terra e tanto meno nel cartello. Rivalutando il trinomio ripudiato, che avrebbe valore poiché lo sottintende lei, non lo avrebbe avuto invece quando a farsene pubblicamente portavoce era il fascismo. In un perfetto e contraddittorio triplo salto mortale senza rete condito di parole in libertà come regressione culturale, oppressione delle donne, ritorno al Medioevo. Tutto questo e non altro sarebbe il sottofondo della parola “merda”. Prodotto di chi sta tentando ancora una volta di prenderci per il c …
Considero Vauro un vero talento sia per quanto riguarda il disegno sia per quanto riguarda le battute. Credo che in Italia nel suo genere non abbia rivali. Rammento una sua vignetta di quando gli americani tentarono la liberazione di loro compatrioti presi prigionieri in Iran. Nel corso del blitz,se non ricordo male, due elicotteri si scontrarono precipitando. Il disegno raffigurava quelli finiti a terra con il paracadute stralunati, con gli occhi strabuzzati e la testa che girava come le pale dei velivoli in fumo. Uno di loro si interrogava: “Ma come cazzo faceva John Wayne?”. La trovai superba. Detto questo però ad onore delle sue capacità, c’è da mettere in conto un altro macroscopico PERO’. Che ci porta a scindere l’ artista (concediamoglielo) dalla persona. Poiché spinto dalla sua rincorsa ad una satira al vetriolo Vauro finisce spesso per farla fuori del vaso. Come nel caso della sua ultima vignetta contro un rincoglionito Salvini che, confondendo il telefonino con la pistola, finisce per farsi un buco in testa con un presunto selfie. Un desiderio latente? Sicuramente un incitamento subliminale alla violenza e un umorismo necroforo pericoloso per deboli menti. Per non parlare dei suoi interventi da opinionista, dove il trinariciuto da tempi andati prende puntualmente il sopravvento sulla normale dialettica. Dove la pancia prende puntualmente il sopravvento sulla razionalità. Portando alla ribalta un personaggio odioso, maleducato, bavosamente rabbioso, un fondamentalista per il quale il contraddittore non è un avversario, ma un nemico da abbattere e se possibile da estinguere. E’ il concetto di democrazia di un altro benestante da bandiera rossa e pugno alzato. La satira è vero deve essere libera, ma c’è un codice etico al quale nemmeno la satira può sottrarsi. Laddove può incidere sulla libertà e sull’ incolumità dell’ altro. Un comandamento irrinunciabile nemmeno alla luce di chi si sente appartenente ad una casta intellettuale superiore, alla quale tutto è permesso, poiché avrebbe in esclusiva il dono dell’ infallibilità.
Sono queste le donne del Duemila? Sono queste l’ esempio delle tanto auspicate quote rosa? Da una parte una senatrice, naturalmente di sinistra, che offende la maggioranza delle donne italiane, quelle che conducono un’ esistenza, ora costrette ora per scelta, all’insegna del trinomio Dio, patria, famiglia che, per l’ineffabile e arciboccoluta Monica Cirinnà, equivarrebbe a “una vita di merda”. Probabilmente per lei, abituata al lauto stipendio e alla lunga carriera in politica, con l’ aggiunta di un marito sindaco di Fiumicino e ai proventi di una tenuta agricolo-biologica, di oltre cento ettari, in quel di Capalbio. Prestigiosa residenza di vacanza di molti vip, preferibilmente di sinistra, quelli che in teoria si batterebbero per i più deboli, solo però avendo in banca un conto forte. Sempre ad onore della signora c’ è da ricordare che è stata madrina dell’ arcigay e che è una intrepida “letterata” con tre libri sui gatti e uno sui cani. Una specie di replicante della Brambilla. Donne agiate, che si battono più per gli animali di compagnia che per gli umani.
Non parliamo poi di questa giovane dai baffetti rossi e squinternata che inalbera un cartello che è una bestemmia oltremodo offensiva per chi ha fede. Il corpo è suo e nessuno glielo nega tanto meno Dio. Che non c’ entra niente. Sono questi i cortei che la sinistra sponsorizza quando non fasciano le vetrine o minacciano di mandare a morte (per questa volta Salvini si deve accontentare di un’offesa al pisellino) qualcuno o non lo fanno fuori davvero. Cosa abbia a che fare tutto questo con la democrazia Zingaretti e soci dovrebbero spiegarcielo visto che sono sempre dalla parte dei “compagni che sbagliano” proteggendoli anche nel caso di crimini acclarati. E’ l’ omertà di un partito che si maschera nell’aggettivo “democratico”, che sbandiera in ogni occasione l’accusa di fascismo, ma che resta nella sostanza il vero ed ipocrita erede del fascismo di un tempo. Mutando solo di colore. Da nero a rosso. In quell’ eterna roulette che è il cancro dell’Italia.
Il reddito di cittadinanza, nelle intenzioni, dovrebbe smuovere l’economia italiana ingessata da tempo e, sempre nelle intenzioni, cancellare le sacche di povertà endemiche e quelle nuove. Ottime intenzioni anche dal punto di vista del ritorno elettorale ormai alle porte. Il reddito di cittadinanza è già attuato in molte nazioni. E qua sta il busillis. Perché siamo in Italia e ancora una volta si corre il pericolo di favorire i disonesti rispetto agli onesti. Ovvero quelli che da decenni mantengono il paese attraverso tasse versate fino in all’ultimo centesimo con il prelievo alla fonte. Quelli che hanno sempre sudato rispetto a quelli che hanno fatto sempre i furbi, con la complicità dei governi e dei sofismi legali. E’ il ribaltamento esatto della favola sulla cicala e la formica. Che potrebbe vedere la cicala continuare a cantare imperterrita. Sì perché in un Paese dove l’evasione fiscale raggiunge la cifra di oltre 100 miliardi, dove il lavoro nero è una consuetudine, il reddito di cittadinanza rischia seriamente di andare a ingrassare i tanti falsi nullatenenti tutto sommato agiati che divorziano persino, ma solo apparentemente, per non risultare percepitori di un reddito. Senza contare i possibili giochini societari. Non siamo la Svizzera, non siamo la Svezia, abbiamo un rapporto conflittuale con le leggi e lo Stato, convinti che è meglio fregare che essere fregati. Non siamo giapponesi, in grado persino di fare harakiri se accusati di slealtà, non ci sentiamo cittadini di uno Stato, ma cani sciolti dediti da sempre all’ arte di arrangiarsi e di riempire il più possibile la pancia e le tasche a scapito del vicino. D’ altronde l’esempio è quello che è. Non passa giorno che non ci sia uno scandalo di spezzoni della spina dorsale del Paese che non venga coinvolto in accuse di arraffamento, malversazioni, mazzette, imbrogli … Non si salvano i politici, non si salvano i sindacalisti, non si salvano i grandi e piccoli imprenditori, non si salvano i magistrati, non si salvano i sindaci, non si salvano i preti, non si salvano i professori … Ecco perché di fronte al reddito di cittadinanza mi sento assalito da dubbi più che fondati. Dicono che si perderà se si rifiuta più volte il possibile lavoro. Nel frattempo passeranno anni di pacchia a spese della comunità. Al momento impazza il Festival di Sanremo. Sembra proprio l’eterna stagione delle cicale. Cicale, cicale, cicale
Il livello sgangherato dell’ attuale classe politica dà la misura di come l’ Italia sia caduta in basso. Purtroppo la speranza è l’ ultima a morire, per cui ormai ad ogni tornata elettorale si creano fenomeni che alla luce della parola “rottamazione” o “cambiamento” finiscono per catalizzare la disperazione e la rabbia dei cittadini. I quali ad occhi chiusi si gettano nelle braccia degli imbonitori di turno, per pentirsene poi di fronte alla ricorrenti delusioni. E’ quello che sta accadendo con i 5 stelle, movimento nel quale molti avevano riposto, e i più pervicaci ripongono ancora, paradisiache attese. VORREI SINCERAMENTE CHE AVESSERO RAGIONE. Ma mi attengo ai fatti. Roma con la Raggi è quello che tutti vedono tranne lei, una vecchia nobile signora che ha perso ogni dignità. Da lady a lavandaia. Il Gigino di Maio, che pure si presenta azzimato, è la versione umana delle banderuole segnavento. Non contento e benché imberbe ed ex bibitaro da stadio ha cazziato Mattarella, il papa, Macron e non solo. E non si accorge delle marachelle del padre. Alessandro di Battista, il globetrotter delle Americhe, un po’ Che Guevara un po’ paraculo, ex intrattenitore di villaggi di vacanza con il soprannome di battaglia “cuore di panna”, all’ alleato di governo Salvini gli suggerisce di “non rompere i coglioni”. Anche lui non si avvede delle marachelle di papà. C’è poi il barbuto Roberto Fico del bigoncio che, come al governo propongono qualcosa lui dice il contrario. Un triumvirato di fighetti disattenti non fanno una leadership, ma un clima da supercazzola . C’è il Toninelli-gaffe-continua (anche ieri), c’è il ministro della difesa che annuncia e smentisce il ritiro dall’ Afganistan e si guarda bene dall’avvertire il ministro degli esteri, e via così con tanti altri comprimari venuti dal nulla e portati alla ribalta come l’ isterico e con ricco portafoglio Rocco Casalino, portavoce del Presidente del Consiglio Conte, dal prestigioso curriculum di ex “Grande Fratello”. C’ è la prof di buone maniere Taverna che ha sempre un “vaffa”più di Grillo che pure sul “vaffa” ha acceso le speranze … E ancora c’è il mancato riconoscimento di accordi già firmati … e via così. Non parliamo poi dell’ eloquio, anche se bisogna riconoscere che il cambiamento in questo caso c’ è stato e l’ italiano è stato rottamato. Pare che nell’accordo di governo ci sia l’ abolizione del congiuntivo e della grammatica in generale. Compito nel quale si è distinta la vispa Teresa Manzo (la carne di bue non c’entra) con gli inediti : “E’ tutto un pupularsi di opinioni” o “il jobs act ha precariato milioni di giovani”. Come con questa “task force” da corte dei miracoli si possa riuscire ad avere audience in Europa resta un mistero. Perché prenderci sul serio sarebbe masochismo. Purché dagli e dagli non finiscano per farci vedere le stelle.
(Nella foto Teresa Manzo)
Chi è contro l’accoglienza senza se e senza ma dei disperati che arrivano via mare a rischio della vita (ma molti non ne sono nemmeno informati) è DISUMANO. Questo è il giudizio senza appello della “sinistra all’italiana”. Questo è il fiore all’ occhiello che si vorrebbero mettere i “buonisti” in nome dell’ umanità. E se fossero invece i maggiori complici degli schiavisti e gli incoscienti e indiretti responsabili dei morti in mare? A me di Salvini non me ne frega niente, ma a volte i suoi discorsi mi paiono più logici e più lucidi di quelli dei suoi detrattori. Perché andiamo a vedere cosa si potrebbe nascondere sotto la “carità pelosa” delle porte aperte indiscriminatamente. E facciamo un esempio: in caso di elezioni per chi dovrebbero votare fra quanti, stranieri e già inseriti, potrebbero farlo? E’ chiaro che scatterebbe un senso di solidarietà nei confronti di chi ripercorre lo stesso doloroso cammino, senza contare i parenti per il ricongiungimento. E per chi dovrebbero votare i capibastone e i caporali, che trovano una vigna in una umanità (in questo caso sì) costretta all’ esodo e protagonista di un moderno schiavismo come mano d’ opera a costi irrisori e in nero? E per chi dovrebbero votare i delinquenti d’ importazione o meno, che non si dovrebbero toccare anche se entrano in casa non certo per farti una visita di cortesia? E per chi voterebbero, anche se non possono più farlo, i morti nel mare? Per una sinistra allo sbando ed elettoralmente in picchiata il serbatoio immigrati diventa una boccata di ossigeno ed una manna preziosa. In nome naturalmente dell’ “umanità”. La loro, che moltiplica e si basa sugli schiavi e i cadaveri. Oltretutto, in una popolazione dove la povertà aumenta e per tanti diventa difficile sbarcare il lunario, la cosiddetta “umanità” non può che istigare al razzismo. Salvo poi gridare ipocritamente al “dalli all’untore”. Sono decenni che la sinistra sconfessa il buon senso per sposare tutte le cause indifendibili. Rovinando l’Italia.
Forse è presto per giudicare questo governo sul quale piovono critiche feroci da tutte le parti, ma che continua ad avere i consensi degli italiani per quanto riguarda i due partiti maggiori. Certa invece è la latitanza, l’inesistenza e il tafazzismo dell’ opposizione. Che si ostina a perseverare su temi distanti dalla realtà e dalle richieste del Paese. Fossilizzando la sua azione soprattutto sul tema degli immigrati. Mentre una nave con 47 persone a bordo diventa per giorni e giorni l’ombelico del mondo. E dove l’ultimo segretario del Pd arriva perfino secondo, dietro la botticelliana Prestigiacomo, colta da un raptus da madre Teresa. Il buon Maurizio sempre più simile ad un filiforme don Chisciotte, non contento di assomigliare sempre più ad Alì Agca, una volta a bordo ha deciso di fare concorrenza al mago Othelma dichiarando: “Ho visto nei loro occhi che sono minorenni”. La palla di vetro gli fa un baffo. L’ accusa della sinistra naturalmente è quella di fascismo, di razzismo alla quale si è aggiunta quella di mancanza di umanità. Ora sia chiaro nessuno vuole la sofferenza dei disperati che si affidano alle carrette del mare. Ma i discorsi, pur veri, che in Italia ci siano meno stranieri rispetto alle altre nazioni, che a nostra volta siamo stati un popolo di emigranti, sbandierati come alibi per l’accoglienza indiscriminata, non stanno in piedi e sono frutto di un’abissale ignoranza se non di malafede. I tempi sono cambiati, le situazioni sono completamente differenti. Gli emigranti italiani lasciavano dopo la guerra il paese con la famiglia unicamente per trovare lavoro, andavano in regioni che necessitavano di mano d’opera, per cui il loro inserimento era automatico. I costumi non erano uguali, la religione sì. Una comunione fondamentale ai fini di un innesto. Ma soprattutto il terrorismo non esisteva, fra Oriente ed Occidente non si era ancora instaurata una corrente di incomprensione e di odio. Inoltre i flussi erano regolamentati. Adesso i natanti arrivano stracolmi come se andassero all’ arrembaggio. La maggior parte sono di religione musulmana che non accetta “par condicio”. Sbarcano in un paese super popolato e in piena crisi economica dove il lavoro non c’è. Debbono in qualche modo sopravvivere. Con qualsiasi mezzo che significa spesso delinquere. Non hanno famiglia, sono uomini come gli altri, per cui hanno bisogno di sfogo anche sessuale. Per molti di loro la donna non conta niente. In mancanza di soldi non rimane che lo stupro. Senza contare quelli che vengono solo per farsi mantenere. E’ evidente che tutto questo l’ hanno ben compreso in quella Europa che si rifiuta di accoglierli, lo hanno capito tutti meno Martina e compagni. Tanto meno i Vauro e i Gino Strada facendo. Per fortuna l’hanno capito finalmente anche gli italiani. Che hanno cominciato a presentargli il conto della dabbenaggine e delle parole in libertà.
Non c’è niente da fare. Non riusciamo ad essere un paese normale. Se qualche tentativo lo si fa è solo in occasione di qualche evento anormale. Mai in maniera preventiva. Un treno che deraglia compiendo una strage, un ponte che crolla con una scia di morti, una discoteca dove in seguito ad un gesto scriteriato i
giovani rimangono schiacciati. In una disgrazia dalla quale scaturiscono ulteriori argomenti per la china irreversibile di questo Paese. Senza nemmeno dover tenere in conto il crimine di un gestore fuorilegge che nel suo locale aveva triplicato le presenze possibili, infischiandosene delle regole per la sicurezza per pura avidità. Un concerto di Sfera ebbasta (cantante dal look non proprio consigliabilee dalle volgarità a gogo) si tramuta così in una mattanza. Ma è ciò che ha provocato la tragedia a lasciare trasecolati. Uno dei tanti ragazzi e ragazzini, in quella calca paurosa si è lasciato andare allo svuotamento di una bomboletta di gas al peperoncino, provocando un improvviso sbandamento e un incontrollato movimento con relativo crollo di una balaustra fra corpi che cadono accavallandosi l’uno sull’ altro. Goliardata, scherzo? Assolutamente no.
Incoscienza? Assolutamente no. Qua siamo di fronte alla nullità del pensiero, all’imbecillità assoluta, alla tabula rasa dell’encefalogramma. In linea con un “virus” che ormai attanaglia molta gioventù. Pietre gettate dai cavalcavia, tuffi dal balconi nella piscine, bullismo contro i deboli e gli insegnanti .. Ai miei tempi si parlava di “gioventù bruciata. E di “cani perduti senza collare”. Oggi di gioventù tatuata: nel corpo, ma soprattutto nel cervello. Allora rischiavano con la propria pelle. Ora si è aggiunta un dose di cinismo e di vigliaccheria e ci si diverte mettendo in pericolo la pelle degli altri. Cresce una generazione ignorante e analfabeta alla quale sono ormai sconosciute ed invise alcune caratteristiche positive che caratterizzano il genere umano e che dovrebbero essere normali: educazione, cortesia, rispetto, gentilezza, sacrificio, linguaggio …. All’origine del fenomeno la deriva di certe ideologie permissiviste, la prevalenza del corpo
sullo spirito e soprattutto la caduta del sacro. Senza il quale, qualunque esso sia, l’uomo si avvicina alla bestia. Senza offese per le bestie.
Forse i genitori dovrebbero dare un’ occhiata alle parole prima di portare ultraminorenni al concerto.
"I...nostri istinti naturali sono docili e socievoli, ma le buone abitudini richiedono buoni esempi e buone leggi. Se i prìncipi sono corrotti, la popolazione degenererà presto. La corruzione ha causato il disastro italiano, non Dio, la Fortuna o le stelle. La folle ambizione dei nostri prìncipi ha chiamato per prima gli stranieri in Italia, scatenando la guerra e i tumulti che hanno distrutto le onorevoli abitudini ..."
Di chi sono queste parole di 500 anni fa? Potrebbero valere perfettamente per i nostri giorni. Da cinquecento anni l'Italia non cambia. Nella foto Paolo Giovio
Provo un senso di estraniazione per questa nuova classe dirigente italiana. Guardo Conte: una presenza gradevole, capello sbarazzino, distinto, anche troppo sorridente. Ma mi chiedo chi sia, da dove viene e perché e come è spuntato dal nulla. Mi sorprende vederlo a parlare con i grandi della terra. Guardo il manichino della Rinascente di Di Maio, che sbaglia i congiuntivi, ma bacchetta Mattarella, Draghi e tutto il cocuzzaro. Manca il papa, ma a quello ci pensa Salvini. Giggino-Giggetto lo hanno messo allo sviluppo e lavoro. Dal curriculum si ricava che non ha lavorato mai. Guardo i compagni di merenda degli stellati e mi chiedo chi ha messo nella pista del circo Barnum-Italia i vari Toninelli, quello di gaffe-continua, Bonafede un avvocatino di non grandi pretese. Chi ha promosso a Presidente della camera uno come Fico, che non va più a piedi, ma in compenso rema contro. Mentre dai Caraibi si attende il ritorno di Di Battista versione il Che Guevara della motocicletta. Senza contare gli incidenti sul fronte della decantata onestà. La mamma di quella gran lady della Taverna (nomen homen) occupa edifici pubblici, benchè proprietaria di appartamenti all’ insaputa della figlia, il papà di Giggino Di Maio impiega nella sua azienda operai in nero all’ insaputa del figlio. Almeno così si dice: né più né meno come il vituperato Scajola. E via così in una sequenza di volti e di competenze tutte da definire. Al punto tale che in questo coacervo di contraddizioni, di approssimazione, di dichiarazioni estemporanee che rasentano La corrida di Corrado, Matteo Salvini appare un gigante. Ed è tutto dire. Un bestione politico non c’è dubbio, ma non va dimenticato che se quelli vengono dal “vaffa” lui viene dai cori antinapoletani e dalla felpa. Ce l’hanno in molti con lui, accusandolo di una deriva autoritaria che ricorda il fascio. Cazzate. Sia pure, a volte rozzamente, dice cose elementari, quelle che pensa l’uomo della strada intercettando la voce subliminale delle maggioranze silenziose. Non c’è da meravigliarsi se il grafico delle preferenze a sua favore non fa che impennarsi. A dimostrazione dell’ usura e della pochezza degli avversari. Non è grande Salvini sono nani i suoi oppositori. E in tutto questo a soffrirne è il Paese e la cultura, la cultura di un Paese che, caso forse unico nella storia dell’ umanità, è stato per due volte il faro della civiltà occidentale. Con i Romani prima con il Rinascimento dopo. Quando il bello e l’ armonia erano in procinto di salvare il mondo. Per degradare nel “giardino d’ Europa” lentamente fino ai nostri giorni: i giorni dell’incompetenza, della maleducazione, della volgarità, dell’ incultura e del ripascimento.
Cecile Kienge, una delle miracolate dalla sinistra alla corte dei miracoli dell’Italietta dei nostri giorni, ha deciso di fondare un suo partito: “i tempi sono maturi”. L’ex ministro, sì proprio ministro, ed europarlamentare piddina ha annunciato di voler gettare le fondamenta dell' “Afroitalian power iniziative”. È lei stessa a lanciare l'annuncio roboante sui social: "È tempo di farsi valere. È tempo di dimostrare che ci siamo. Contro i soprusi e la discriminazione, per un futuro (e un presente) di rispetto, coesione, benessere e pace sociale". Fra le sue frasi celebri: “L'immigrazione è una ricchezza.” e “L'Italia non ha avuto una buona guida in grado di accompagnare il passaggio da Paese di emigrati a Paese di immigrazione. Abbiamo avuto per anni al potere la destra che ha portato avanti una cultura dell'odio.” La signora congolese non esita a fare di tutta l’erba un fascio in un paese dalle mille sfaccettature, identificandolo tout cour con il Sudafrica in linea con l’“apartheid”. Pronta a insegnarci come si deve guidare un paese. Men che meno si sogna di usare un minimo di “par condicio”, stigmatizzando l’operato di molti neri nelle nostre città. D’altronde la confusione e l’arroganza della signora in questione, alla quale anche il marito, che vota Lega e 5 stelle, ha
consigliato di contare fino a cinque prima di parlare, è dimostrata dallo stesso nome dato al movimento ideato dalla pulzella di colore. Prima, da autentica snob, con il conio in lingua inglese, secondo con la parola potere, che non ha una connotazione decisamente democratica, ma ultimamente sa quasi sempre di sopraffazione. Terzo parlando di potere afro-italiano e non italo-africano, come se il paese fosse loro. Vero è che esiste una manovalanza nera sfruttata come al tempo delle piantagioni di cotone americane e non solo, ma è vero anche che non tutti i neri venuti in questo paese sono stinchi di santo e che esistono delle vere e proprie mafie a cominciare da quella nigeriana, che getta le donne sul marciapiede. Da brava suffragetta cresciuta alla scuola piddina la Kienge denuncia, accusa, ma non fa il minimo di mea culpa e se nessuno si può permettere di offenderla come donna con indecorosi paragoni, a sua volta dovrebbe smettere di offendere il paese che le ha dato una esagerata notorietà. Mentre di lei ho un solo ricordo: una foto che la vedeva su un veloce motoscafo con le due figlie per andare a presenziare a Venezia al Festival del cinema. A quale titolo? Perché certa sinistra si batte per i poveri, ma cerca di non perdersi mai niente di quello che fanno i ricchi. Bertinotti docet.
Siamo la società-del-tutto-in-piazza. Pudore, riserbo, eleganza, finezza, sensibilità … si gettano alle ortiche, come orpelli superati. Addirittura fastidiosi. Roba da dinosauri. L’ ultima paladina dell’ Italietta guardona, orecchie appizzate e occhio al buco della serratura, è la starlette televisiva Elisa Isoardi, quella dagli occhi da cerbiatto e coscia lunga, che fino ad poco tempo fa era la pupa del bullo. Ovvero la fidanzata di Matteo Salvini: foto di effusioni, la mano nella mano, lei che stira da brava geisha le camicie, poi come in molte storie tutto finisce e lei per annunciarlo al paese, avido di pettegolezzi, lancia un mieloso post con le parole di un poeta-cantante. Il che non sarebbe originale, ma nemmeno così riprovevole. Il fatto è che l’accompagna con una foto. Lui e lei a letto, lui senza nemmeno la felpa e ad occhi chiusi, all’ apparenza sfinito, lei in accappatoio e un pezzetto di coscia scoperto, che guarda la camera come per dire guardate
come l’ ho ridotto. Sembrano l’alter ego della “riservata” Asia Argento con il pulcino americano nella loro faida fra le lenzuola. Il guaio è che il Matteo in questione non è un protagonista delle spettacolo (Crozza avrebbe di che dire), ma un uomo delle istituzioni, un ministro e un vicepresidente del Consiglio.
Impegnato più che mai in questi giorni sul palcoscenico internazionale in questioni quanto mai vitali per un Paese a rischio di sopravvivenza. Presentare così il “re nudo” alle ganasce dei Moscovici e degli Juncker, offrirlo all’ ironia corrosiva del virtuale, con le scontate ironie sullo spread che sale e che scende, più che un atto d’amore sembra un atto di perfidia. E un attentato alle istituzioni. Ma ormai l’andazzo è questo, ci si lascia con un selfie, si va in televisione a strombazzare le proprie abitudini fra le coperte o meno, non c’è intervista che non preveda le domande: e con il sesso come la mettiamo, quante volte, nel posto più strano, quanto dura se è duro? E tutti felici di rispondere come se si trattasse della ginnastica in palestra. Non è un caso se abbiamo avuto Cicciolina in Parlamento, se Lussuria fa l’ opinionista, se l’ orgoglio gay sfila in perizoma e se Rocco Siffredi viene ammirato alla stregua di un eroe nazionale. E’ il bel paese che ha ribaltato il vecchio detto che i panni sporchi si lavano in famiglia. adeguandosi alla famiglia allargatissima. E il tutto-in-piazza impazza.
In Italia abbiamo mafia, ndrangheta, camorra: siamo quindi un paese che ha poco da predicare in fatto di criminalità. Detto questo non si può non constatare che, in rapporto alla popolazione, gli immigrati sono di gran lunga all’ avanguardia in fatto di delinquenza. E che le carceri ospitano malviventi stranieri in rapporto da uno (33 per cento) a due rispetto agli italiani. A dirlo sono le statistiche, i numeri. A fronte dei quali si avrebbe il dovere di affrontare il problema con mente onesta. Purtroppo nella infinita faida politica la verità viene pericolosamente distorta. A cominciare dal refrain stantio che anche noi siamo stati e purtroppo siamo ancora, a causa della crisi, un popolo di emigranti. Un raffronto frutto di ipocrisia e di ignoranza per due fenomeni completamente diversi. I tempi erano differenti, morale, onestà, sacrificio erano ancora valori fondanti anche per la povera gente. Si andava verso paesi bisognosi di forza lavoro. Si cercava il lavoro in un’ aspirazione, che apparteneva al Dna di quelle generazioni. Oggi è tutta un’ altra storia. L’ Italia è una paese sovrapopolato, siamo il fanalino di coda dell’ Europa e tiriamo a campare in un’ economia malsana. Molti dei nostri giovani per trovare lavoro sono costretti ad e espatriare. L’ umanità non basta a fare fronte al flusso senza sosta delle carrette del mare. Non diciamo a questo punto che molti dei disperati vengono per delinquere, ma molti una volta sbarcati o superata da qualche parte la frontiera non hanno altra risorsa che quella di delinquere (droga, prostituzione, furti …). Senza contare quanti, a causa di leggi sfilacciate, che rendono la galera un optional a fronte del delitto, vengono da noi proprio per questo.
Basterebbe ricordare la rampogna del ministro rumeno che ci accusò di essere incapaci di detenere i delinquenti. Non si comprende a questo punto la posizione di una minoranza della popolazione cosiddetta buonista, stimolata dalla cecità della sinistra, che grida al fascista, al razzista, all’ untore eternamente “ista”
non appena si cerca di fare aprire gli occhi su una situazione sempre più insostenibile. Non rendendosi conto così di foraggiare solo la Lega.
Il guaio è che il nostro panorama politico è quanto mai sconfortante, con punte di autentico delirio, come nelle parole nientemeno che della Presidente Della Camera Laura Boldrini. Che tempo fa arrivò a dire: “I migranti oggi sono l'elemento umano, l'avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per tutti noi". Ci vuole veramente una faccia di bronzo da parte di una signora snob il cui stile di vita è mille volte lontano da quello dei migranti. Alla Boldrini recentemente si è aggiunto quel bel faccino di Alessandra Moretti. Ha suggerito agli anziani di aprire le porte delle loro case per ospitare i migranti. Per non parlare di quel bellimbusto, che ha giustificato l’assassinio di Desirée attribuendolo alla malaccoglienza. E’ evidente che non si può andare avanti con una classe politica così proditoriamente alienata dalla realtà e che pare uscita da una fumeria di oppio e per la quale, più che per i disperati, sarebbero necessarie le ruspe. L’ Italia ha salvato tante vite e continuerà a salvarle, esempio unico in un’ Europa tarata dall’ egoismo. Ma non potrà sfamarle. Perché mai come in questo caso vale il “fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Quello che i disperati con i loro bambini attraversano. Spesso a rischio della vita. Andando verso un “paradiso” che non esiste e che non è mai esistito. Trovando solo un inferno.
Le morti sbagliate, e purtroppo ideologicamente strumentalizzate, producono eroi sbagliati. E’ accaduto a Genova con la morte di Carlo Giuliani, è accaduto a Roma con la morte di Stefano Cucchi. Due vittime della violenza da parte di rappresentanti dello stato, una violenza ingiustificabile e colpevole. Due morti da condannare senza se e senza ma. Non si trattava però di due santi. Giuliani era un esaltato anarcoide, Stefano uno spacciatore di droga. Hanno pagato con la vita in modo sbagliato, per una reazione incontrollata il primo da parte di un giovane e inesperto difensore dell’ordine pubblico, per un vero e proprio incosciente disegno punitivo di mele marce dell’arma dei carabinieri il secondo. Però da qui a fare di questi due sfortunati giovani una sorta di “eroi” per le nuove generazioni ce ne corre. Giuliani che a sua volta, maneggiando un estintore, rischiava di diventare un assassino, ha addirittura una strada intitolata al suo nome. Ilaria, la sorella di Cucchi, per certi versi ammirevole, è diventata una icona delle televisioni e sicuramente avrà un futuro in politica. Perché spesso sulle morti sbagliate si costruiscono carriere. Ilaria ha rivendicato legittimamente per anni giustizia puntando l’indice accusatorio, ma non ha mai indugiato più di tanto sulla personalità del fratello, che era stato cacciato persino di casa. Questo non giustifica minimamente la condanna per chi, indossando una divisa, è stato capace di un simile delitto. Ma non giustifica nemmeno la beatificazione delle vittime. Carlo e Stefano erano due sbandati, due ragazzi che non riuscivano ad incanalare la propria gioventù nella società in cui vivevano, una società che indubbiamente ha tanti difetti. Ma che rimane ad oggi l’unica in cui convivere nella comune libertà. Libertà che è un privilegio al quale i due attentavano con il loro comportamento fuori dalle regole del vivere civile. Che implica delle costrizioni alle quali sottostare. Per cui chi si ribella esce automaticamente dal contesto sociale per entrare nel vasto campo dell’inciviltà. Diventando, nonostante tutto, bandiere sporche di spregevoli calcoli politico-ideologici.
Confesso che non ho mai avuto simpatia per Asia Argento, non l’ho mai considerata un donna sensuale nonostante le sue foto discinte. Non ho nemmeno simpatia per quel finto passerotto tutto pelo tinto, stoppaccioso e cotonato di Jimmy Bennet. E dopo averli ascoltati attentamente tutti e due mi sono fatte delle idee. Da giornalista premetto che Giletti è stato abile è ha fatto un grande scoop, in linea purtroppo con i tempi che viviamo. Per cui se si parla di lenzuola tutti drizzano gli orecchi e gli occhi . Siamo diventati un popolo di voyeurs e di tenutarie di bordelli. Però Giletti non è stato equanime, si vedeva lontano un miglio per chi parteggiava e ha fatto di tutto per riabilitare la pupilla, che gli ha concesso l’esclusiva. Abbracciandola a lungo alla fine. Ma nonostante tutto il confronto è terminato in un salomonico pareggio. Perché per quanto mi riguarda si tratta di due sfacciati mentitori, che recitavano ciascuno la parte della verità di parte. Chi è Asia? Una normale attrice, che vuole fare anche la regia, ma che soprattutto ha un concetto troppo alto di sé. Figlia d’arte (padre regista, madre attrice) dovrebbe conoscere tutte le trappole del mondo della spettacolo. Non è così. Più o meno ventenne entra nella suite del più grande produttore di Hollywood, riconosciuto e famoso porco seriale. Lui le chiede un massaggio, che a lei fa anche un po’ schifo (però esegue), ma l’orco Weinstein le zompa addosso e la “stupra”. In questo caso lei non si è “congelata” (termine che userà per Jimmy). Da stuprata continua a frequentare e a fare foto tenere e sorridenti con Harvey-toro-seriale. Non lo fa per interesse professionale. “Normalizza” la situazione.
Poi gli capita un ragazzino di sette anni a cui fa da balia, finché lui diventa grande, ma non maggiorenne. E va a letto anche con il minorenne a sua doppia insaputa: primo perché lo ritiene maggiorenne (e qua mente spudoratamente perché lo conosce da quando aveva sette anni), la seconda perché Jimmy le salta addosso infoiato, la spoglia (non è semplice), la gira sul letto e la possiede (ancora meno semplice se lei non vuole).
E Asia che fa? “Si congela”. E qui non mancano i particolari che si poteva anche risparmiare. Anche se l’”attrezzo” è difficile da portare ad erezione con un ghiacciolo il mandrillo la “penetra”, “senza nemmeno il preservativo” e per la durata di “appena due minuti” (li ha contati, le è parso poco, è rimasta delusa?). E aggiunge “come un coniglio” ed in sala il pubblico ormai arazzato e rincoglionito ride. Finita la violenza Asia che fa? “Normalizza” (dice proprio così). Come se niente fosse ritorna al progetto del film da fare insieme con Jimmy. Infine insieme vanno tranquillamente a pranzo. I due carnefici o le due vittime? Sempre per “normalizzare”. Naturalmente la versione del finto bambino, accalappiato o meno, è tutta diversa. Lui la chiamava “mamma”, mamma gli avrebbe fatto a sua insaputa anche lei il servizietto, prima lo bacia e poi lo strapazza. Il ritroso era uno dei tanti pupattoli promettenti della mecca del cinema. A causa del trauma subito sarebbe rimasto choccato per sempre di qui, come precisa un avvocato sor Pampurio che l’accompagna, non avrebbe più lavorato. Il leguleo però aggiunge che Asia avrebbe già dato tre versioni dell’accaduto contro l’unica di Jimmy. Si fanno inoltre obiezioni sul fatto che violentare un maschietto controvoglia non è facile. Ma non sarebbe il primo caso: una cosa è la volontà una cosa la volontà del caz … Passano gli anni, Asia si scongela e diventa la leader, quanto meno europea, del movimento “Me too” contro le molestie alle donne. Ricavandone una pubblicità incredibile. A questo punto Jimmy, che si sente trascurato da “mamma”, non ci sta e bussa a soldi.
E’ il momento di fare entrare in scena un altro personaggio, il più innocente in tutta questa storia: Anthony Bourdin. Un personaggio conosciuto internazionalmente, un grande chef, un grande personaggio televisivo, uno scrittore. E’ il fidanzato di Asia Argento in una relazione “aperta”. Ha più di venti anni di lei, che è sui quaranta. La stessa differenza che c’è fra Asia e Jimmy. Di fronte alle richieste prosaiche di Jymmy che bussa a tre milioni e mezzo di dollari anticipa un primo versamento di circa 400.000 dollari. Mi domando quale è la verità che conosce Bourdin? Che Asia è stata violentata o che Asia ha violentato? Fatto sta che paga per spegnere l’ incendio. Ma il tam tam sui giornali non si placa. Escono altre storie, biglietti, confessioni, ritrattamenti, verità e controverità, intervengono altri personaggi di primo piano, che accusano Asia, come la compagna della leader del movimento americano di “Me too” e un attore stanco di ricevere foto di Asia a torso nudo. Non molto si sa invece dei trascorsi di Jimmy nel frattempo. Due sbandati, due disturbati. Due da psichiatri, Asia è in analisi. O due paraculi?
Il colmo è che la strana coppia al termine del loro incontro-scontro si sono fatti anche dei selfie a letto. E a questo punto non credo più a niente di quanto hanno detto. Hanno i visi beati di due che, prima che la storia degenerasse in una faida tra “mamma e figlio”, si sono concessi una reciproca consenziente bottarella, più che un incesto insopportabile per entrambi.
Bourdin ha pagato, ma paga ancora di persona. Lo trovano impiccato in un albergo ai primi di giugno. Forse la coppia era aperta, ma all’apertura delle gambe c’era un limite? Forse Bourdin non ha retto il confronto con un ragazzetto più giovane di 40 anni? O forse i motivi li sa solo Bourdin, che non ha lasciato scritto niente. Asia confessa di sentirsi in colpa per non avere mai compreso la sofferenza che ha portato il compagno al gesto estremo. Dunque lui prima non aveva mai dato segni di avere in mente di farla finita. Dice ancora Asia: “Mi hanno chiamato pedofila, assassina, prostituta, ninfomane”. Forse a Jimmy lo hanno chiamato “toy boy”, mentre Asia lo apostrofa come un ricattatore. Io se fossi in loro qualche domanda me la farei. C’è chi ipotizza una macchinazione, una vendetta di Winstein: baggianate. Ho netta l’ impressione che il vero clou di questa desolazione a puntate sia una prosaica e beata scopata. Con conseguenze inimmaginabili. O immaginabili? Anche se forse non dall’ inizio? Vista l’esplosione mediatica e internazionale della vicenda. Non è difficile supporre che ai due arriveranno una valanga di offerte di lavoro. In tutto questo disastro morale cosa ha detto Asia al termine della sua lunga “verità” contrassegnata da lacrime, mentre non ha battuto ciglio, come se fosse acqua, alle parole accusatorie di Jimmy: “L’Italia è con me”(???). “Voglio tornare a X Factor”. Ovvero, da narcisista e viziata e forse viziosa, datemi ancora le caramelle invece di sparire per un po’ e di fare calare una pietoso velo di silenzio su tanto squallore. E di portare fiori sulla tomba di Bourdin.
Purtroppo non finirà qui.
Dunque pare assodato. Asia Argento la grande artista, che slinguazza con i cani, che solleva elegantemente l’indice della mano, che della lardosa fascista alla Meloni neomamma, che alza in pugno per avere la protezione della sinistra … che si presenta, dopo venti anni e cinque di fidanzamento con l’orco Weinstein, come vittima della violenza del superproduttore hollywoodiano, è pressoché una pedofila. Ha abusato di un diciassettenne che aveva venti anni meno di lei. Il ragazzino, per quanto “arrapato”, ne è rimasto disgustato, preferendo dimenticare l’esperienza, ma non al punto da rimuoverla, ma ricordandola per farsi risarcire con 380.000 dollari. Pagati dal compagno dell’ attrice, finito suicida. Ora l’ Asia-minore nega, ma foto, messaggini e particolari vari non fanno che confermare l’ ipocrisia abissale di quella che è passata per una delle paladine del movimento “me-too” in difesa delle donne. Confesso che non voglio pensare che quello che ha fatto lo ha fatto unicamente per rispolverare un’ immagine, che stava sbiadendo in fretta dopo le numerose prestazioni artistiche non certo memorabili. Sarebbe troppo cinico e troppo perfidamente lucido per quella che appare una povera sbandata. Preferiamo credere che l’ “argentina de noantri” sia psicologicamente instabile e non abbia mai risolto i pesanti complessi che evidentemente l’ attanagliano fin dall’ infanzia. O che sia rimasta traumatizzata dai film di papà Dario. E che lei sia la prima vittima di se stessa e di quanti l’ hanno circondata. Come possa, dopo quanto ha sbandierato negli ultimi tempi, essere stata eletta a paladina del femminismo rimane uno dei tanti misteri buffi di questo sconcertante paese e dello stesso movimento. Persino la squinternata ex Presidente della camera, la zarina Boldrini, l’ aveva eletta a icona dei diritti femminili, invitandola a non abbandonare l’ Italia; zelante nel reagire in suo favore quando l’ Argento minacciò (?) di andare a vivere oltre frontiera. Proposito sfortunatamente solo ventilato, ma mai attuato. A quel punto le quotazioni dell’ Asia violata sono salite vertiginosamente. Calcolo? Come detto, non voglio pensarlo. Nel frattempo sfilava per le vie alla testa delle manifestazioni anti-mandrilli e veniva contattata per partecipare a trasmissioni ed eventi. Persino sul palco del Festival di Cannes. Ma quando meno te lo aspetti eco spuntare un folletto, ex minorenne, che la ridimensiona nei panni di un raccatta-amori-da-sveltina forte del suo ruolo di regista. Una Weinstein in gonnella senza avere il talento dello stupratore seriale. Sono di queste ore inoltre le lamentele di un amico dell’ attrice stufo di ricevere via Internet le foto della M-Asia desnuda. Ne è scaturito fin dall’ inizio un bailamme che ha portato la poverina alla ribalta delle cronache di tutto il pianeta. Prima, a parte qualche cinefilo italiano, non la conosceva nessuno. Ora il suo nome è diventato noto nel mondo intero. Calcolo? Non voglio pensarlo, ripeto. Ma ho l’ impressione che in questa società alla deriva l’ Argento-troppo-vivo possa trarne ancora qualche utile per rilanciarsi in carriera. Se ci fosse ancora Tinto Brass una proposta l’ avrebbe già ricevuta. Asia sognava l’ oscar? Forse potrebbe accontentarsi di Rocco Siffredi.
Questa sinistra all’italiana rischia di dissolversi nel niente. Ormai il suono magico dei pifferai non incanta più. E da qualche tempo il PD si è trasformato in una riedizione infernale del conte Ugolino. Si diceva per iperbole che i comunisti mangiavano i bambini. Non era vero naturalmente. Ma è vero che i comunisti mangiano i loro figli. Confesso che mi sento un “liberal” all’americana, ma non mi sono mai minimamente riconosciuto nel fanatismo ideologico e nell’altezzosa presunzione morale della nostra sinistra. Che non è saputa andare per decenni oltre gli slogan dell’antifascismo e dell’anti berlusconismo. Eppure quando alla ribalta è comparso Matteo Renzi, quando l’ho sentito parlare, quando l’ho visto agire ero convinto che finalmente la sinistra avesse trovato un suo leader in grado di farla decollare più che sull’arte e sull’arma della diffamazione, del doppiopesismo e dell’arroganza, sulla politica del fare. E non del solo blaterare. Certo il giovinastro aveva un’andatura da bullo di quartiere, le sue parole erano spesso condite di maleducazione e della solita arroganza, aveva un che di berluschino d’altra sponda. Certo l’idea di rottamare tutto e tutti, anche all’interno soprattutto del suo partito, è stata una trovata mediatica vincente, ma anche una forma ingenua di harakiri. E’ stato l’unico comunque della sua fazione a comprendere da che parte tirava il vento, cercando di dare una strambata nella bonaccia imperitura dei “compagni”. Senza contare che molti, in Italia e non, hanno affermato e continuano ad affermare che quello che ha fatto lui in poco tempo non era stato fatto nell’arco di decenni.
Ma è a questo punto che è scattata l’invidia e il desiderio di vendetta dei “compagni di merenda” trascurati. Non è abbastanza di sinistra, non dice cose di sinistra, non fa cose di sinistra … Al punto che i duri e puri l’hanno puntato a dito, aspettandolo sinistramente al varco del referendum sul quale il Matteo- innamorato-di-Matteo aveva puntato tutto. Mettendo la sua testa sul ceppo del boia. Il conte Ugolino, targato PD, non aspettava altro. Gliela hanno mozzata di netto. Come se non bastasse è arrivata anche la scissione (addebitandogliene la colpa) e in seguito l’irrimediabile china elettorale del partito (addebitandogliene la colpa). Confesso che a questo punto non so se l’affabulatore-battutista fosse il leader capace come mi era sembrato al suo arrivo al proscenio nazionale. Ho l’impressione però che il fuoco amico non gli ha dato il tempo della verifica sul campo. Certo è che con lui, sia pure in maniera blanda, l’inamovibile economia italiana ha cominciato a muoversi. Certo è che gli 80 euro e i 500 ai giovani per la cultura hanno fatto scuola. Certo è che il rinnovamento tanto atteso e il cui testimone è passato alla lega ed ai grillini, era iniziato con lui. Troppo nuovo però per un partito autoplagiato dai soliti slogan, dalle consunte tiritere. Sparito Renzi cosa resta alla sinistra? Uno stuolo di personaggi imbalsamati o di comprimari alla ribalta. Ma i Martina, i Del Rio e tutto il cucuzzaro, come la “rosa” Serracchiani,che evoca scenari da Norimberga, continuano a fare terrorismo a parole, a non avere compreso nulla, incarnando un’opposizione fine a se stessa e completamente estranea al laboratorio Italia. Che coinvolge ormai la stragrande maggioranza del paese. Quella maggioranza che si continua ad offendere solo perché ha avuto il torto di non credere più alle sirene dei pifferai magici distintisi soprattutto per le faide fratricide e anni luce lontani dalla realtà del paese. Al quale non basta più il buonismo di facciata e l’eterna difesa dell’indifendibile. E in primis il killeraggio dei propri esponenti. Dovevano smacchiare il giaguaro. Hanno macchiato il più promettente dei loro.
C’è una mattanza in corso, 170 morti in due mesi, di cui nessuno parla. Eppure riguarda uno dei paesi salito alla ribalta per una rivoluzione presentata al proscenio mediatico come diversa da tutte le altre e sulla quale si appuntavano speranzosi gli auspici della sinistra e del comunismo internazionale. Si tratta del Nicaragua, uno dei paesi più infelici dell’ istmo centroamericano. Conosciuto fino ad allora solo per l’uccellaccio “scarpantibus” delle esilaranti trasmissioni della banda Arbore. Il Nicaragua era stato per decenni feudo della famiglia Somoza, un caudillo appoggiato dagli Stati Uniti. Quando qualcuno fece presente che era un “figlio di puttana” si dice che la risposta a stelle e strisce fu “sì ma è il nostro figlio di puttana”.
Come molti dittatori Somoza finì ucciso a revolverate da un poeta durante una festa e dopo di lui stessa sorte ebbe il figlio Tachito, anche se si era rifugiato in Paraguay. Ad eliminare la sanguinaria dittatura dei padri-padroni fu la rivoluzione sandinista che si ispirava ad Augusto Sandino, il primo che si oppose con le armi alla presenza militare statunitense. Assassinato a sua volta in un agguato, si dice proprio su istigazione di Somoza. Nel suo nome il Paese sembrò trovare un’ unione e una volontà che sfiorava l’utopia, anche con l’ appoggio di parte del clero. Rimarrà nella storia l’ immagine di Giovanni Paolo II, che redarguiva il ministro della cultura presbitero e famoso poeta Ernesto Cardenal, inginocchiato e rimproverato per essere un teologo della liberazione oltre che fondatore di “Solentiname”, una comunità nel lago del Nicaragua, che predicava la pace, pur aderendo al Fronte sandinista di liberazione nazionale.
Ma quale fu, sparite figure anche folcloristiche e ingenue come il comandante Zero, e sia pure fra riforme a volte anche indovinate, il cammino dei rivoluzionari che occuparono i posti di comando forti dell’ appoggio di polizia ed esercito particolarmente gratificati? L’imborghesimento progressivo, l’avidità più sfrenata e il tentativo di darsi una patina di nobiltà sposando preferibilmente donne di famiglie altolocate. Fino a concentrare tutta la cabina di comando nella figura di Daniel Ortega (accusato di abusi sessuali dalla figliastra) e della moglie Rosaria Murillo. Stravolgendo più di una volta la costituzione e nominando la first lady vicepresidente nel caso, come si sussurra, che la salute di Ortega dovesse declinare da un momento all’altro. Instaurando così una nuova dinastia. Ed è contro questo oltraggio alle tanto decantate speranze rivoluzionarie che oggi di nuovo il popolo nicaraguense insorge, con barricate, con dimostrazioni, con un coraggio indomito di fronte alle torture, agli assassinii dell’ esercito e delle forze di polizia. Con gli studenti e le madri delle vittime in prima fila. Quello che sconcerta è che ieri quando la rivoluzione era comunista tutto il mondo ne parlava. Oggi che la rivoluzione è una rivoluzione della povera gente contro un regime comunista nessuno ne parla.
Eureka, la sinistra e l’Europa hanno trovato nel panorama politico italiano il nuovo “uomo nero" sul quale concentrare i loro strali, come sempre avvenuto in passato. Cambiano gli uomini non cambia il refrain del dalli all’untore. Se al governo non vano loro, i cosiddetti democratici, tutti quelli che di volta in volta li battono finiscono in un tritacarne diffamatorio sempre uguale, a cominciare dalla ormai nauseabonda e diabolicamente perseverante parola “fascista”. Ora è il turno di Matteo Salvini: ogni cosa che dice, ogni cosa che fa viene estremizzata pur di fare il processo anche alle intenzioni. A scagliare parole come pietre tocca adesso al filiforme ed equino Martina. Sia chiaro Salvini non è certo un gentleman, anche se indossa la giacca dà lo stesso l’idea che starebbe meglio con una clava e una pelle d’animale addosso. Ha un che di troglodita, ma l’aspetto lombrosiano non giustifica gli anatemi, gli insulti e addirittura le minacce che si tira addosso. Perché sinceramente a me non pare che dica cose sconvolgenti. Tanto più che sono in linea con quello che pensa la maggioranza della gente, quella fra l’altro silenziosa. Populismo? Ma non ha sempre predicato la sinistra “il popolo al potere?” Ora ci si mette anche Moscovici a fare la consueta lezioncina da oltre confine, secondo l’assioma voi siete una paese sovrano, ma noi siamo più sovrani di voi. La questione in ballo questa volta sono i rom. Chi ha visto qualche campo potrebbe farsene un’idea. Chiedono, pretendono, non pagano tasse, ma accanto alle catapecchie è un parcheggio di suv, di mercedes, di macchine da ricchi sfondati in un lerciume continuo. È così criminale pensare di fare degli accertamenti? È così agghiacciante cercare di regolamentare e di distribuire gli sbarchi dei disperati? O bisogna chiocciare come faceva l’altra sera in tv la squinternata Piciernov appellandosi all’umanità? Come se tutti gli altri, che cercano di dare ragionevoli soluzioni al problema soprattutto per evitare altri morti, fossero disumani. E ricordo un’altra sciacquetta democratica che affermava giuliva: “Ma ti pare che un terrorista verrebbe con i barconi con il rischio di morire in mare?”. Come se quelli dell’Isis, che si fanno smembrare con una cintura di esplosivo, temessero la morte. Ecco perché, e il direttore mi perdonerà, a me non pare che Salvini sia l’“uomo nero”. Molto di più mi pare lo siano quelli che ieri gli impedivano di parlare e che oggi lo coprono di insulti. In una situazione che fa ricordare, all’incontrario, la scenetta di Petrolini nei panni di un Cesare-Nerone: non faceva a tempo a dire una parola che risuonavano i “bravo”. In questo caso è Salvini, che non fa a tempo a dare fiato che risuonano i “fascista”.
La politica è l‘arte del camaleontismo, del trasformismo alla Fregoli, del concavo che nello spazio di un batter di ciglia si fa convesso. Monsieur Emmanuel Macron-la-grandeur alza la cornetta del telefono e chiama Conte. Sostiene che lui non ha mai detto le parole che gli hanno attribuito. Con un tratto di bianchetto scompare l’Italietta “irresponsabile, cinica, vomitevole”. L’incontro previsto si farà anche se le scuse non sono venute. Probabilmente non verranno mai. D’altronde non è una novità che la Francia, come la Germania e ora perfino la Spagna, si senta da sempre superiore ai cosiddetti “cugini”. Da trattare con qualche buffetto affettuoso quando si tratta di arte e cultura, ma da rimettere dietro la lavagna non appena il parente povero prova ad alzare la testa. Ne sa qualcosa anche Berlusconi messo alla gogna planetaria con il tandem al risolino ironico Merkel-Sarkosy. D’altronde le colpe sono anche nostre, siamo quelli che siamo, talentosi, ma cialtroneschi, ridotti ad un machiavellismo all’ amatriciana, con un paese dimezzato fra nord e sud e una penisola tanto estesa quanto mai omogenea per marciare unita. Al punto che si potrebbe cantare fratelli d’Italia: per caso. Siamo una sorta di forno alchemico da cui può uscire di tutto. Ieri l’impero romano, poi il Rinascimento fino al ripascimento delle repubbliche che stiamo vivendo. Siamo un paese in picchiata, ma sul fronte dei migranti NESSUNO può farci la morale. Perché nonostante tutto siamo ancora “italiani brava gente”. Ne abbiamo salvati oltre 500.000 dalla bagnarola del Mediterraneo ridotta a un camposanto. Dal 2011 sono arrivati sulle nostre coste in 625.000 lungo quella che è stata definita “la strada più mortale del mondo”. Chi ha fatto non dico altrettanto, ma si è almeno avvicinato a simili cifre? Abbiamo accolti sia i vivi, abbiamo dato una degna sepoltura ai morti. Ieri una nave americana i cadaveri li ha ributtati in mare. Se lo avessimo fatto noi? Certo non tutto va come dovrebbe andare, i centri di parcheggio non sono un esempio di accoglienza, ma non è semplice fare fronte a simili numeri. In una forma di generosità di cui deve essersi accorto perfino il terrorismo, visto che l’Italia sino ad ora non ha subito attentati. Mentre Francia e Spagna, che alzano barriere, che respingono con violenza i disperati e si permettono addirittura di incriminare la pagliuzza negli occhi del vicino, ignorando la trave che è nei loro, sono costrette purtroppo a contare i propri morti. Per questo Conte può andare all’incontro con Macron a testa alta. Sarà anche un’ Italietta, ma è un’ Italietta che quanto a difesa della vita e a empatia verso i diseredati può vantare un primato. Che le parole lanciate con spocchia per dare fiato alla bocca non possono scalfire. Macron o non Macron. Da ultimo un’idea: e se le spese che facciamo, in un’Europa che se ne infischia, le defalcassimo dall’ enorme debito pubblico? In fondo stiamo salvando, da soli, la faccia dell’Europa intera.
Siamo passati dal conte autentico Paolo Gentiloni al conte spurio Giuseppe Conte. Praticamente un carneade. In compenso abbiamo un governo dopo quasi tre mesi di tribolazioni al limite della farsa e del ridicolo. Un governo o un governicchio? Nessuno ha la sfera di cristallo per poterlo dire, ma la prima impressione è quella di entusiasti dilettanti allo sbaraglio. Solo il tempo scioglierà il rebus se la prima impressione è sbagliata o no. Non possiamo che augurarcelo. E come noi penso l’Europa intera, costretta ad assistere ad intermittenza alla eterna soap opera all’italiana. Che rinfocola giudizi di fuoco da parte di chi non potrebbe permetterselo, poiché ha ben poco da insegnare, ma non aspetta altro che di coglierci in fallo per l’ennesima volta. E bacchettarci come si fa con i discoli. Forse per questo forse abbiamo chiamato un professore.
Saremmo alla terza repubblica, al cosiddetto governo del cambiamento. Le repubbliche si susseguono, ma quelle che vengono sembrano decisamente peggiori di quelle che sono andate, mentre il cambiamento al quale abbiamo assistito sino ad ora è stato quello delle idee. In salti mortali dalla mattina alla sera per cui il bianco diventava nero e viceversa come sul palcoscenico di un illusionista con Mattarella ammattito. Tuttavia non si può certo dire che il cambiamento non ci sia. Ma cambiare non è la prova del nove di un domani migliore. Il cambiamento può essere in meglio, ma anche in peggio. Il che allo stato delle cose sarebbe veramente difficile. Ma noi italiani siamo capaci di tutto. Solo che questa volta si torna a ballare sull’abisso. Con le redini in mano ad un professore che come professionista è all’università, ma come politico è all’abbecedario. Mentre un altro professore che lo ha preceduto, Monti, evoca lo spettro della “troika” in aria di “default”. Secondo Monti, lui professore-narciso ci avrebbe salvati. Ora un altro professore-narciso potrebbe dannarci. Narciso non fece certo una bella fine. E a noi non rimane che fare gli scongiuri. Con-te partiròoo... Viva l’Italia.
I tedeschi perdono il pelo ma non il vizio. Anni fa la pistola sugli spaghetti, ora gli spaghetti che diventano un cappio. A quando, remember?, lo spaghetto nei forni crematori?
Non avevo mai sentito parlare di Giuseppe Conte, quindi non posso esprimere un giudizio su di lui. Solo qualche sensazione sul suo discorso. A cominciare dal sorrisetto sghembo con cui si è presentato all’uscita dal lungo colloquio con Mattarella. Nervosismo o compiacimento? Certo l’emozione c’era come hanno dimostrato i frequenti errori di parola. Per il resto nulla di trascendentale.
Non conosco Conte, ma conosco i professori. Verso i quali in Italia c’è una forma di sottomissione culturale nemmeno fossero unti del Signore. Li si chiama al governo, li si chiama alla Rai, gli si genuflettono i media, li si chiama nei consigli di amministrazione, li si chiama dappertutto ed ovunque conferendogli patente di onniscienza nelle loro specifiche competenze e non solo. Li si sbandiera come fiori all’occhiello in una forma di sudditanza del pensiero. Come se fossero una particolare specie di non comuni mortali. Ma, ci si consenta, non è tutt’oro … In una forma mentis che spesso li accomuna. Anche se naturalmente non è il caso di fare di tutta un’erba un fascio.
Per un Paese che non è stato mai un esempio di equilibrio ora si tratta di camminare da equilibristi sospesi su di un filo. Sotto l’Europa a guardare e a ghignare. Una maggioranza, sia pure appicicaticcia ed eterogenea sembrava fatta, un leader uscito dal cappello a cilindro del mago Forrest sembrava trovato. Ora sul professore (non era bastato Monti?) Conte (non tornano i conti) piovono i dubbi circa il suo splendido curriculum in odore di taroccatura. Altro vizio italiano, vedi il ministro della pubblica d-istruzione della lingua Fedeli. O il giornalista dandy Oscar Giannino o il “trota” d’Albania. Prima o poi si inventeranno anche un titolo nobiliare per fare concorrenza a Gentiloni, che per la verità non lo ha mai ostentato. Così dopo novanta lunghi giorni, dopo il valzer degli incontri, che doveva aprire secondo Di Maio la terza repubblica, pare proprio che la montagna avrebbe partorito il classico topolino. Nel frattempo lo spread sale e la borsa scende, a dispetto delle invettive lanciate dai due alleati contro i diktat dei partners europei. In una crociata da “armata Brancaleone”. In un braccio di ferro perduto in partenza, anche perché gli accordi sono stati firmati. Non a caso Mattarella aveva chiamato alla responsabilità e a tenere presente i risparmi degli italiani. Si dice che i politici siano espressione della base. Ed è vero. Ma con l’eccezione dei criteri di amministrazione. Perché se abbiamo uno stuolo di politicanti scialacquatori, capaci di un debito abissale che pesa sulle future generazioni abbiamo anche un popolo di risparmiatori che cerca di garantire un minimo di sicurezza al domani dei figli. In questa commedia eterna era rispuntato il nome Di Maio. Sarebbe stato il primo governo politicament e pedofilo della Repubblica. Comunque la palla passa ancora al Presidente Mattarella. Che ha pronunciato poche parole, ma ha mostrato un piglio inatteso in questi mesi. Solo che più che con la palla lo hanno lasciato con una sfera di cristallo nelle mani. Mentre l’Europa guarda e ghigna.
LA SITUAZIONE ERA QUESTA FINO A QUALCHE ORA FA. POI IL QUIRINALE HA CONVOCATO CONTE. LA RONDE CONTINUA, IL PAESE VIVE SULL’ ALTALENA. PURCHE’ NON FINISCA PER FARE UN CAPITOMBOLO.
La signora altezzosetta a cui non riesce niente a parte il ruolo Raggiante di donna-sandwich quando si tratta di vestire un capo d’alta moda in occasione di prime o festini importanti sta lanciando un’ulteriore nuova moda in fatto di tosaerba. Poiché il verde a Roma cresce a dismisura per colpa anche delle piogge, che di per sé non si accontentano di creare problemi irrisolvibili per la sempre sorpresa sindachessa delle buche, che cosa ti hanno pensato in Campidoglio? In mancanza di personale hanno ideato il decespugliatore a quattro zampe: pecore, mucche e perché no? capre ed asini per azzerare l’erba montante. Gli animali farebbero indigestione di foraggio gratis, il verde perderebbe l’aspetto di giungla, il concime sarebbe assicurato. Saremmo a questo punto nel clima tipico da commedia all’italiana. Ma la farsa è solo al primo tempo. Perché contro l’idea si sono schierati gli ambientalisti. E naturalmente la fondamentalista-animalista Michela Vittoria Brambilla, in eterna vacanza, non ha perso l’occasione per dire la sua. Denunciando nonostante il parere favorevole del wwf, lo “sfruttamento politico” (testuale) dei quadrupedi sottoposti “allo spavento e allo stress da traffico” (testuale). Siamo in tempi in cui i neonati si gettano nei cassonetti in compenso per gli animali prima o poi si consulterà lo psicologo.
Un nauseante balletto durato sessanta giorni. Due mesi persi per un paese per il quale da anni tutti invocano di non perdere tempo e perennemente sull’orlo del baratro. Una ronde superficiale e lastricata di inviti a possibili, matrimoni di convenienza ora a destra ora a sinistra, ma sempre condizionati dai se e dai però e dai ricatti. Io ti sposo se … io ti sposo però … come risultato di una legge elettorale che impedisce di dare al paese una maggioranza in grado di governare, votata pur sapendo che sarebbe finita così. Coalizioni accettate ma poi ripudiate, personaggi accettati ma poi ostracizzati. In questo bailamme da tragicomica commedia all’italiana a rimetterci ancora una volta è il Paese. Come se fosse l’ultimo dei pensieri delle forze politiche in campo, nessuna disposta a guardare al di là del proprio naso e del proprio tornaconto elettorale. E’ l’Italietta succube del tripartito, del nuovo che non si amalgama col vecchio, in parte a ragione, ma sfoderando una spocchia che non si comprende che fondamenta possa avere, perché oltre le parole all’atto pratico ancora non si è visto ancora nulla. E quel poco ondivagante e camaleontico non è che lasci molto sperare. Né all’orizzonte si intravedono personalità in grado di avanzare sul proscenio con un indubbio carisma. L’unico che aveva una marcia in più, Renzi, ha finito per fare un harakiri impressionante, oltre ad essere stato impallinato dal fuoco amico. Di Berlusconi si può dire tutto il male possibile, ma non che avesse capacità superiori ai suoi avversari. Purtroppo anche nel male. Ma ormai data anche l’età è tagliato fuori dai giochi, anche se rifiuta di rendersene conto. Rimane Salvini, che ultimamente ha dato prova di avere limato certi atteggiamenti da giustiziere della notte. Troppo poco per un Paese che per quanto in movimento resta in coda all’Europa e stenta a superare la china. Un paese che sarebbe da rifondare, ma che stenta anche a tirare a campare.
La politica dei grillini è fondata sul grilletto. Sparano a zero da tutte le parti. Non rinunciano nemmeno al fuoco amico, facendo regolarmente fuori qualcuno dei loro. La storia insegna che non c’è pericolo maggiore di quelli che si considerano unici e puri. Pronti a denunciare la pagliuzza nell’ occhio dell’avversario ignorando la trave che a volte è nei loro. Non è che uno ce l’abbia con loro per partito preso. Anche perché qualche buono acquisto lo hanno fatto, guarda caso fra quei giornalisti che tanto odiavano. Ma cosa ci si può aspettare da un partito nato e cresciuto sul “vaffa”? Sulle urla e le battute in libertà di un comico? Sul manichino della Rinascente senza lavoro in pianta stabile del loro leader? Cosa ci si può aspettare da un gruppo di giovani fino all’ altro ieri senza arte né parte? Che meritano la matita rossa ad ogni congiuntivo, che non è solo prerogativa di Luigino Di Maio ma anche delle sue spalle? Che si presumono onesti fino alla controprova di una colf a quanto pare non in regola. Per cui si cerca di metterci una foglia di Fico. Quello famoso per ascendere al Quirinale a piedi con tanto di scorta alla Kim Jong-Gun.
Senza contare il patrocinio di quel Travaglio (nomen homen) che si è arricchito con il copia incolla, ma solo di quello che gli faceva e gli fa comodo, agitando la penna (indubbiamente arguta) e la parola come un Torquemada dei poveri. Cosa che, per inciso, i grillettini non sono più. Basta vedere come si sono trasformate le loro donne. Ieri sciamannate, oggi inappuntabili di trucco e parrucco. Persino quella Taverna (nomen homen) dal linguaggio appunto da taverna arrivata, povera Italia, al ruolo di vicepresidente del senato. Vero è che il panorama è decisamente squallido in larga maggioranza, visto che la ministra della pubblica istruzione, la Fedeli dal capello alla medusa di Caravaggio, è la paladina dell’ italiano stuprato. Ma pretende, pare, che gli insegnanti abbiano la laurea, lei che può vantare appena un diploma. E se invece da domani un esame serio diventasse obbligatorio per quelli che si vogliono dare alla politica? Perché solo loro hanno l’ esclusiva della libertà d’ ignoranza? Tanto più che dovrebbero rappresentare un Paese culla di arte di cultura.
Ieri i re spagnoli ci rubavano l'America, oggi gli spagnoli ci rubano la Champions league. Sempre un furto Real.
Sinceramente non riesco a capire. Tutti parlano di una legge elettorale fallimentare. Ma come tale è stata votata. Prevedeva la possibilità delle coalizioni. Ci si allea pertanto per vincere non certo solo per precarie convergenze. I 5 stelle, pur potendolo fare a loro volta, da sempre rifiutano qualsiasi tipo di aggregazione per una millantata verginità e hanno preferito correre da soli. Hanno ragionato alla Nanni Moretti: mi si nota di più se partecipo alla festa o mi si nota di più se non partecipo? I risultati li hanno premiati e sono usciti come il partito (ma non era un movimento?) più votato. Ma non hanno vinto. Perché c’è una coalizione (legittima) che li ha superati. Ora si appellano alla democrazia affermando che il popolo è sovrano e come tale ha scelto Gigetto di Maio. La verità è che gli stellati, qualsiasi fosse stato il risultato, avrebbero rigirato la frittata a modo loro. La coalizione di centrodestra non vale? Ma loro adesso cercano coalizioni da qualsiasi parte: destra, sinistra … e tutto il cucuzzaro. E’ questo quello che ha votato il popolo? Bah! Come alibi comminano scomuniche tanto a destra (Berlusconi) quanto a sinistra (Renzi): con loro non si tratta. Ma non sarebbe stato meglio dirlo prima visto che sono stati così previdenti da presentare un governo prima ancora che venisse fatto? Come in tutte le rivoluzioni, e bisogna riconoscere che i grillini l’ hanno fatta, una volta al potere ci si ubriaca del potere. Invitando gli avversari al tradimento. Si va avanti così in questa bailamme da eterna commedia all’ italiana sotto gli occhi arcistufi dell’ Europa. In una confusione tale per cui persino quel coatto di Claudio Amendola rivaluta Salvini. Il quale tutto sommato rischia perfino la mise con giacca e almeno a parole comincia ad essere perfino signore, il che è tutto dire. E l’Italia? Al solito sedotta e abbandonata.
Non mi importa se Ronaldo sia più di Messi o viceversa. Non mi importa se sia meno grande di Pelè o Maradona o dell’ altro Ronaldo dalle gambe fragili. Mi importa quel gesto da campione di salto in alto (pare 2,37) con il corpo dalla stazza notevole in orizzontale perfetto con il terreno e sollevato come un ufo verso il cielo. Una rovesciata come quella, una tagliola in aria nel gioco a forbice delle gambe non l’ avevo vista mai. Le altre al confronto sono pallide imitazioni. Tutti rasoterra e un po’ sbilenchi. Solo lui Cristiano come un Cristo in levitazione. Tanto più che quel gesto Ronaldo se l’ è costruito correndo incontro al pallone che stava per spiovere lontano da lui. Che si sia trattato di una pepita calcistica è dimostrato dal silenzio dello stadio, prima ammutolito poi scoppiato in un’irrefrenabile standing ovation per un avversario che fino a quel momento era stato solo fischiato. Un gol che equivale ad un momento di magia e ad una poesia. Qualcosa per un Garcia Lorca da “alle cinque delle sera”. Un prodigio da far dimenticare anche il primo gol, che era stata già una prodezza di intuito e velocità. Un gol che ha il sapore dell’ ineluttabilità come confermano le braccia sconsolate ed allargate, lo sguardo incredulo di Barzagli. Mentre Ronaldo ringraziava il pubblico con la mano sul cuore. Ce ne fossero nel calcio di momenti come quello. La Juventus ha perso. Perché non sempre Davide può vincere su Golia. Specie quando un gigante riesce su un prato verde a scalare il cielo.
“Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi” (Brecht). Evidentemente questa Italia disastrata ne ha un estremo bisogno. Al punto da inventarseli. Faccio una premessa per non essere frainteso. Anche io ammiravo Frizzi, la sua bonomia, la sua allegria, la sua signorilità, la sua professionalità in una tv ormai piena di nani e ballerine, di linguaggi grevi e urla da bettola. Ma ho l’impressione che si perda il senso della misura e che soprattutto lo perda la sua tv, quella stessa che privilegiando la volgarità non sempre gli era stata amica e che oggi lo piange e rimpiange, anche con lacrime e dichiarazioni di coccodrillo. È morto un uomo perbene. Ma è morto, sia pure tragicamente e crudelmente, di morte naturale. Non è morto un eroe di cui riempire i telegiornali mattina e sera e addirittura mandare in onda in diretta la cronaca dei funerali. In una distorsione che traspare anche dalle parole di molte persone anonime accecate dall’affetto e forse dall’intervista televisiva: “Era uno di noi”. Ma quando? Ma dove? Come se fossimo tutti personaggi nati e vissuti attraverso il piccolo schermo. È morto un uomo di spettacolo. Un personaggio dai tanti meriti, di cui ora si scoprono anche le doti di generosità, pudicamente tenute segrete. Ma pur sempre un uomo di spettacolo. Non è morto Falcone, non è morto Borsellino, non è morto l’agente francese che si è sacrificato spontaneamente nel corso dell'ultimo attentato in Francia da parte degli assassini dell’Isis. Da domani che Fabrizio riposi in pace, lontano anche da questo frastuono eccessivo, sul quale avrebbe fatto ancora una risata. Ma questa volta amara.
Non credo di amare più
le donne o una donna.
Amo la femminilità
frastagliata in tante donne.
Una mano che ravvia i capelli
una chioma sgualcita dal vento
boccoli che ricadono a cascata
una treccia che avvolge la fronte
un sorriso sui denti d’avorio
due labbra socchiuse come un cuore
la carnalità nascosta e svelata
una camicetta aperta sul seno
due boccioli di fiore in trasparenza
una gonna leggera sollevata dal vento
gambe lunghe sguainate nel cammino.
Un buffetto amichevole sul braccio
una piroetta per mostrare il vestito
due occhi maliziosi senza fondo
un corpo levigato da svenire.
Sono Eva, Ava e Giovanna d’Arco,
la Malinche, un’odalisca, una geisha,
sono una modella, una contadina,
la vicina di casa, un’apparizione in strada
santa Caterina e suor Teresa
Brigitte Bardot, Audrey, Grace e Sofia
sono i mille volti della femminilità
i mille corpi della seduzione antica
fin da quando l’uomo delle caverne
con la clava faceva gli occhi dolci.
Sono le donne madri, mogli, sorelle
sono le donne dolcemente figlie
sono l’altra faccia della luna
sono il sesso debole e d’acciaio
la parte dell’androgino perduto
all’eterna ricerca della metà smarrita.
Sono miele, sono fiele, sono donne.
Ho lavorato tutta la vita. Non mi va di pagare le tasse per garantire uno stipendio a chi non fa e non farà mai nulla nella vita.
LUIGI DI MAIO: PIÙ CHE GRILLINO GASTONE PAPERONE
SILVIO BERLUSCONI: IL CAVALIERE SMASCHERATO
GIORGIA MELONI: ORO NERO
MATTEO SALVINI: IL SALVAPOPOLO
ANTONIO TAJANI: CHI ERA COSTUI?
MATTEO RENZI: L’AUTOROTTAMATORE
PIETRO GRASSO: AMMAZZA COME È DIMAGRITO GRASSO
MASSIMO D’ALEMA: Il LEADER MASSIMO AL MINIMO
BEPPE GRILLO: IL GRILLO SPARLANTE
PAOLO GENTILONI: GENTILMENTE A LATO
LAURA BOLDRINI: MIGRANTE SENZA CAMERA
SERGIO MATTARELLA: MATTARELLA NON BASTA CI VORREBBE UN PAZZO
I NON ELETTI: DA TROMBONI A TROMBATI
L’ITALIA: CERCARE FRA I BARBONI SOTTO I PONTI.
Una campagna elettorale sgangherata, un risultato che scardina un equilibrio già precario, un popolo che sentendosi sempre tradito sbanda nell’urna per affidarsi una volta ancora alle promesse dell’ultimo arrivato. Con il rischio di avere un presidente del consiglio, che sbaglia i congiuntivi e il cui curriculum non gli garantirebbe nemmeno un posto da bidello.
D’altronde l’usato insicuro ha fatto di tutto per stendere un tappeto allo stunami lievitato sulle promesse da gatto e la volpe con l’albero degli zecchini d’oro. A cominciare dal gatto Silvio, il cavaliere (smascherato) dalle sette vite. Che si inventa un leader che staziona da anni in Europa e di cui gli italiani hanno a malapena cognizione. Tajani chi era costui? Si sono domandati. Un nome uscito dal bussolotto solo alla fine, senza avere detto nemmeno una parola circa le sue intenzioni. Niente in confronto a quanto sono riusciti a fare a sinistra, fazione superfaziosa a cui spetta l’oscar del masochismo. Non bastava la divisione, i fuoriusciti fanno uscire dal mazzo un magistrato, la cui unica idea è quella improponibile di non fare pagare le tasse dell’università. In una scia infausta e colta da delirio di onnipotenza di giudici passati alla politica e puntualmente trombati: Di Pietro, Ingroia … Al resto ci pensa Pierino-la-peste-Matteo, l’autorottamatore. All’estero gli riconoscono meriti. In Italia è riuscito a rendersi antipatico persino ai beneficiari degli 80 euro. Non si accorse che quando decise di fare il referendum i suoi “compagni” presero la mira. E gliel’hanno fatta pagare. Avrebbe dovuto fare, come promise, il Cincinnato. Invece, bulletto e sceriffo com’è, è rimasto in sella: su un partito toro scatenato come quello meccanico. E la campanella, che gli passò il disgustato Letta, ha suonato per lui. Sparita Forza Italia, disintegrata la sinistra giganteggia adesso il terzo polo. Qualcuno giura sul Vangelo, qualcuno sul “vaffa”. Purché non ci facciano vedere … le stelle.
Eravamo convinti e lo siamo ancora, nonostante tutto, che se le donne andassero al potere la società dovrebbe migliorare. Ultimamente però un dubbio si insinua. Ma quali sono o come sono diventate le donne “millenials”? Perché compaiono al proscenio sempre più frequentemente strani ibridi che con la femminilità sembrano non avere nulla a che fare. Riponendo il cervello fra le gambe. Come la voce di quella giovane che, mentre picchiavano ferocemente un esponente di Forza Nuova, gridava: “Non è niente, è uno scherzo.” Come quelle soprattutto che inalberano volgari cartelli di una demenza abissale o come perfino un insegnante (!) elementare assatanata che grida ai poliziotti “Merde, vi devono uccidere”. In una spirale che va dalle donne proletarie a quelle con la puzzetta sotto il naso come la disturbata Asia Argento e la puffotta Cecilia Strada. Per non parlare delle donne dei boss, o vere boss in proprio o il bullismo adolescenziale con il rossetto solo per fare qualche citazione. Le donne si lamentano che non ci sono più gli uomini di una volta. Speriamo che di questo andazzo non si finisca con una banale, scontata morale: non ci sono più le donne di una volta. Non ci sarebbe più l’intera umanità.
Ahi liberateci da queste viziate figlie di papà, con malcelata puzza sotto il naso. Farebbero meglio a tacere. Non abbiamo fatto in tempo a dimenticare la lamentosa puffetta Asia Argento ed ecco di nuovo farsi avanti la puffotta Cecilia Strada. Non contenta della prima esternazione sul sesso da non fare con i fascisti per non farli riprodurre e per non “donargli” gioie, torna, da recidiva, sull’ argomento. Perseverare diceva qualcuno è diabolico. Non per lei. La ex presidente di Emergency ha difatti aggiunto che rifarebbe la “battuta” (forse nel senso di battere ed abbattere) precisando : "Non siete abituati a sentirmi parlare così, ma davanti alla verità nuda non sono riuscita a trattenermi. Il razzismo si esplicita in ragione delle qualità ascritte dell'individuo, quelle con cui nasci, e non delle acquisite. Essere fascisti è evidentemente qualcosa che si sceglie di fare, per cui non è razzismo criticare l'ideologia fascista.” Primo: parla come mangi. Secondo: non si può giocare sulle parole. La sua non era critica, ma nel migliore dei casi una sorta di maledizione, il che è grave per chi sostiene di avere la missione di salvare vite non di sterminarle. E la sua rimane un’ esortazione alla pulizia etnico- ideologica. Spiace inoltre che nella polemica contro il solito Sgarbi sia entrata un’ interprete sempre signorile come Fiorella Mannoia. E peccato che il grifagno Ignazio la Russa scenda sul piano, lui sì, delle battute. Su Twitter ha scritto: "Fatelo anche con le comuniste! Anche solo per dar loro una gioia che non hanno mai avuto... “. Perché non è il caso di scherzare. Non si fa che gridare al lupo al lupo in nome di un fascismo che si vorrebbe riaffiorante. Le frasi della puffotta ne sono il preludio? Strada facendo vedrai...
Quello che mi sconcerta non è tanto il fatto che diversi dei “grillini diversi” abbiano fatto la cresta. Si sa tutto il mondo è paese. In politica poi è strapaese. Con tanto di sotterfugi per fare cassa, alla faccia della sbandierata onestà. Quello che mi spaventa è il loro presunto o reale candore. Di Maio dice infatti che si era fidato, Casaleggio lo stesso. La Raggi non ne parliamo, si era fidata anche lei, salvo che i suoi “alter ego” sono finiti in galera. L’Appendino, che tutto sommato non pare la peggiore, si era fidata che non succedessero incidenti per la partita di Torino. Anche quelli che cercano di giustificare il loro operato sembrano che si fossero fidati. Come la lei che incolpa il fidanzato. O il lui che non aveva previsto che lasciando il lavoro ed avendo famiglia a carico si sarebbe trovato, con sole 3000 euro, così dice, in ristrettezze economiche. E’ la saga in politichese dei dilettanti allo sbaraglio. Del trionfo nel migliore dei casi, a non essere malfidati (!), dell’inesperienza. Questo è già un Paese dove la politica non prevede niente di niente. Ve lo immaginate lasciare alla guida chi non è in grado, almeno così si giustifica, di prevedere il prevedibile, lo scontato e perfino l’evidenza? Grillo tira le conclusioni che loro restano “diversi”. Sì, decisamente. Ma forse troppo. Biancaneve lasciamola alle favole. Quanto ai nani ne abbiamo già abbastanza.
Le parole sono pietre, anzi in qualche caso lanciafiamme. Non per i comunisti che possono dire quello che vogliono. Innocenti nei secoli, a dispetto della violenze peggiori. Anche verbali. La Sabina Guzzanti esaltata dava della “bocca di rosa” a una ministra, il sindachetto Marino voleva mettere i fascisti carogne nelle fogne, Gene degli Gnocchi definiva una scrofa Claretta Petacci, Cecilia degli Strada invitava l’altro ieri a non scopare con i fascisti per non farli riprodurre. Per non parlare di quella svirgolata di Asia Argento. E via così nella serie delle raffinatezze che sono monopolio dell’abissale cultura sinistrorsa. Ora la Cecilia degli Strada fa marcia indietro dicendo che la sua era solo ironia. Che è l’alibi che sono soliti usare per scappare in ritirata dopo avere offeso a man bassa e lanciato slogan che potrebbero accendere l’animo di qualche invasato. Ma loro hanno l’esclusiva della morale, loro sono immacolati e puri, loro sono la razza eletta. Peccato che a fornirgli un alibi sia quel Vittorio degli Sgarbi (nomen homen) che spreca il suo geniale talento nel turpiloquio. Il suo post sulla delfina degli Strada ha aperto un caso politico. Il critico d’arte invitava a scappare e a non scopare di fronte a una simile “bellezza”. Ora il movimento 5 stelle indignato ha chiesto che gli venga tolta la delega alla cultura in Sicilia. Questo è proprio un paese surreale. Ma i grillini che si scandalizzano non erano nati e cresciuti sulla filosofia del vaffa? Mentre nessuno chiede le dimissioni di una arrogante figlia di papà, che butta benzina sul fuoco, non ha il coraggio delle proprie azioni e cerca di pigliare per i fondelli gli italiani dicendo che faceva dell’ironia.
Il corteo di Macerata ha offerto la cartina di tornasole (come se ce ne fosse ancora bisogno) dello spessore culturale e morale (sì soprattutto morale) dei cosiddetti antifascisti ed antirazzisti. Hanno inneggiato alle foibe, hanno ignorato la macelleria di una giovane ragazza. Le damigelle che sfilavano hanno innalzato cartelli volgari e vergognosi. Appellandosi alla “fica”. L’unica cosa forse con cui sono in grado di ragionare. E passi per quelle assatanate, che non avendo nulla da fare, vanno in corteo. Ma che a questo livello così basso si uniformassero Gino Strada e sua figlia lascia stupefatti. Nessuno mette in dubbio i meriti di “Emergency”. Strada dice di essere contro le guerre. E chi non lo è, a parte i dementi? Ma su come la “dinastia” gestisce quella che è diventata una multinazionale ci sarebbe da ridire: un monopolio familiare. Se Gino non va in Tv, in sua vece ci vanno solo la moglie o la figlia. Quella Cecilia che con il padre si offre ai flash davanti ad uno striscione con scritto: “Non scopare con i fascisti. Non fateli riprodurre.” Se si aggiunge il fatto che si inneggia ai morti di destra, se si aggiungono “i topi carogne tornate nelle fogne” siamo di fronte non solo al più radicale fascismo, ma addirittura al nazismo. Si rispolverano concetti da “limpieza de sangre”, da pulizia etnica, da razza ariana. E’ evidente che il fascismo italiano si è riciclato nell’antifascismo. Ed è dall’estrema sinistra che in questo senso (visto che sono capaci di sfilare contro se stessi) viene il pericolo maggiore. Perché la maggioranza degli italiani, quelli che ragionano non solo con il basso ventre e con l’odio, al fascismo non ci pensano proprio. Vorrebbero solo una classe dirigente all’altezza. Che purtroppo non si vede a destra, tantomeno a sinistra.
Il santone miliardario Roberto Saviano e la zarina altezzosa-snob Laura Boldrini si scagliano contro Matteo Salvini reo, secondo loro, di essere il mandante dello sconsiderato energumeno che ha aperto il fuoco contro persone di colore a Macerata. Non ho particolari simpatie per il leader della Lega, lo trovo abbastanza trucido, ma quando poi lo sento argomentare in fatto di immigrazione non mi pare che dica cose sconvolgenti. Credo inoltre che siano idee condivise dalla maggior parte degli italiani e in particolare dalla maggioranza silenziosa. Saviano parla di rischi per la democrazia e rispolvera (non se ne può più) il fascismo, la Boldrini di sciacallaggio e tanto per cambiare di sdoganamento del fascismo. Ho l’impressione che sia il caso classico del bue che dice cornuto all’asino. E per non rischiare l’accusa di essere “complice” mi rimetto alle cifre:
Rapportato il numero di denunce/arresti alla popolazione residente, nel caso degli stranieri siamo al 4,78% contro l’1,07% degli italiani. Se consideriamo anche gli extracomunitari non residenti la percentuale si può abbassare. Ma non di molto. Resta il fatto, per citare i numeri più alti, che il 55% dei furti «con destrezza» è di origine di soggetti stranieri. Così come il 51,7% dello sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile. Il 45,7% delle estorsioni, il 45% dei furti in abitazione e il 41,3% di ricettazioni. Considerato il numero degli italiani e quello degli stranieri le statistiche offrono un quadro agghiacciante. Né si può rispolverare la litania che anche noi siamo stati un popolo di emigranti. Sono tempi e realtà lontane anni luce. E’ come paragonare un vulcano con un ghiacciaio.
Sono decenni che il megafono della sinistra lancia squilli di tromba tanto stonati quanto pericolosi. Il risultato è quest’ Italia sgangherata e disperata sotto gli occhi di tutti. E pensare che queste due persone sono fra quelle più in vista del nostro paese: cervelli purtroppo non in fuga.
Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!
Era il grido di Dante settecento anni fa. Non è cambiato nulla.
Di Pietro, Di Maio, Razzi, il ministro dell’istruzione (!) Fedeli … , non parliamo di quelli che rispondevano fischi per fiaschi, in un’ intervista delle “Iene”, a domande elementari come quando è stata scoperta l’America o quando è avvenuta la rivoluzione francese. Abbiamo una classe politica di ignoranti e di analfabeti. Molto spesso i cittadini per accedere ad una professione debbono superare ostacoli difficoltosi, che richiedono una logorante preparazione. Perché non istituire un albo dei parlamentari con tanto di sbarramento che ponga fine a questo scempio? Non ha importanza la laurea, ma che abbiano imparato almeno i rudimenti della lingua, della storia, dell’arte e della geografia ... In sostanza che abbiano un dignitoso background culturale. Senza il quale i privilegi illegittimi di cui godono e le laute prebende di cui dispongono diventano solo uno schiaffo in faccia alla gente comune. Quella che per trovare un posto di lavoro deve sottostare a una trafila in cui gli esami non finiscono mai. Se questo è l’esempio che viene dall’alto l’allontanamento e il disgusto per la politica ne sono il risultato. Oltre all’imbarbarimento della vita pubblica.
Confesso che fino a quando non l’ho visto non ci credevo. Parlo del titolo di Repubblica, il secondo quotidiano venduto in Italia, che spara in prima pagina: “Fascisti, un italiano su due ha paura”. Non è possibile mi dicevo che di fronte a quattro gatti imbranati che danno vita ad una manifestazione sia pure cretina ma non violenta, dei giornalisti avessero il coraggio di rispolverare il più vieto refrain che l’opposizione cavalca da un’eternità. “Un italiano su due”. Ma è verosimile una baggianata del genere? Paura. Sì gli italiani hanno tante paure legate al loro vissuto di ogni giorno, ma sono arciconvinto che al fascismo non pensino proprio. Hanno problemi reali nella mente mille miglia lontana dal prendere lucciole per lanterne per pura strumentalizzazione. La destra è vero è in risalita vertiginosa, gli ex comunisti è vero non mangiano bambini, satolli di mangiarsi da soli, le elezioni è vero ono prossime e venture e la loro sì di paura fa novanta. Per cui incapaci di mutamenti in positivo rimangono ancorati ad una mentalità incrostata di slogan superati. Sull’antifascismo ci hanno campato per decenni, poi hanno scoperto l’antiberlusconismo. Ma visto che il cavaliere viene sdoganato persino da Scalfari, fondatore proprio di Repubblica, non avendo altri argomenti fanno il passo del gambero tornando al fascismo. Senza, poverini, rendersi conto che a forza di invocarlo sono riusciti ad assimilarlo così bene da esserne diventati degli autentici campioni. Gli è bastato fargli cambiare colore.
Ho l’impressione che in un tempo in cui assistiamo alla banalizzazione del sesso, diventato alla luce del crollo verticale della morale e del sacro un istinto come un altro da soddisfare, in una sorta di piacevole ginnastica, che ha come palestra qualsiasi giaciglio (basta guardare il comportamento delle giovani generazioni e persino delle minorenni) per rendersi conto che, a proposito del tema dilagante della violenza e dello stupro nei confronti delle donne, le idee siano molto confuse. Nessuno nega che su tutti i piani la componente femminile sia stata penalizzata. Basta seguire le cronache infarcite di atti criminali orrendi, che registrano il sacrificio di tante donne innocenti. Ma come sempre quando si parla di minoranze oppresse si finisce nel cadere nell’errore opposto. Anche da parte di chi giustamente si batte per le donne. E’ il caso della combattiva Giulia Bongiorno. Ne ha dato una prova all’ “Arena” di Giletti.
L’ex agente di tante dive, Lele Mora, raccontava un aneddoto: di una stupenda ragazza che gli presenta il book. In una foto è completamente nuda. A quel punto apre la pelliccia per mostrarsi in tutta la sua bellezza, proprio come nella foto. Per la Bongiorno le colpe non sarebbero della giovane, ma della “corruzione ambientale”, in uno strano ragionamento, che implicherebbe una violenza psicologica metabolizzata nel tempo. Senza contare che, come si dice, la prostituzione è il mestiere più antico del mondo. L’uomo è vero, specie quello di potere, finisce per credere che tutto gli è concesso e si comporta spesso di conseguenza con l’altro sesso. Ma è vero anche che la donna è consapevole da sempre del suo potere di seduzione. E che ai nostri tempi usa spesso il corpo come un’arma sguainata. Per cui, ci scusi la Bongiorno, pur ammirando la sua benemerita crociata, pur riconoscendo che la violenza sulle donne è un crimine che dovrebbe prevedere punizioni molto più severe, visto che può rovinare per sempre una vita; per cui pur stigmatizzando un fenomeno dilagante non possiamo fare a meno di rilevare che nel caso raccontato da Lele Mora la vittima di violenza non solo psicologica era l’agente e non certo la signorina grandi firme-forme, ben conscia dei doni offertile da madre natura. E come tale convinta, senza violenza alcuna da parte di chicchessia nei suoi confronti, di doverli fare fruttare. Non dicevano anche le femministe “Il corpo è mio e lo gestisco io?”.
S-Ventura, S-Ventura, S-Ventura. Un harakiri perfetto ci priva anche delle serate estive per i mondiali. D’altronde come si fa ad affrontare una partita decisiva con una formazione sperimentale? Come si fa di fronte ai moai degli svedesi a lasciare fuori per ben due volte l’unico attaccante di classe che sa saltare l’uomo come Insigne? E che sa mettere qualche assist per il gol persino in un labirinto di gambe? Come si fa a lasciare in panchina anche El Shaarawy, che con Insigne era il giocatore più in forma ai fini del gol? Detto questo bisogna prendere atto che il calcio italiano è quello che è. Un’accolita di buoni pedatori, che però non sanno esattamente che fare con la palla. Manca un faro, una mente, manca un gioco. Anche la sbandierata tecnica è relativa, vista la percentuale di passaggi sbagliati o di stop precari. Non rimane che il cuore. Ieri ce l’hanno messo, ma di solito va a corrente alternata. Si parte dalla difesa con avanzamenti lenti e una tiritera di passaggi in laterale, ma il centrocampo è una palude, tanto è vero che si spera nei lanci lunghi a scavalcare di Bonucci, che ci azzecca una volta su tre. Avanti si danna cavallo pazzo Immobile, ma palle decenti non ne arrivano. Anche perché ci si mette di mezzo anche la sfortuna. Che premia gli audaci svedesi. Una squadra spezzata, dimezzata. Si dice che è lo specchio del paese. No, questo no. Mestieranti come i nostri politici? No, questo no. Li accomuna solo la capacità di riempirsi le tasche a buon mercato. Almeno questi sanno piangere.
Ormai è una valanga circa le molestie del maschio. Un inarrestabile fiume in piena in cui si ingigantiscono a dismisura anche gli atti più banali. Credo che le parole più appropriate le abbia dette Monica Bellucci, bellezza anche di intelligenza rara: un conto è la violenza, un conto sono le avances. Mentre sono rimasto allibito dalle dichiarazioni da perfetto “cazzaro” (non è la prima volta) dello sproloquio dello psichiatra Raffaele Morelli. Wueinstein non fa che ridere compiaciuto. Il guru afferma fra le tante sciocchezze “avete visto non ride mai”. Viviamo in un mondo in cui le donne si lamentano che non esistono più gli uomini di una volta. Con questi chiari di lumi, per cui anche una mano su un ginocchio diventa un affronto, chi si azzarderà più a tentare un approccio? La fertilità diminuisce? Diminuirà ancora. Inoltre ho sempre notato che confidenzialmente il sesso femminile è portato a dare schiaffetti e pizzicotti anche all’amico, in una giocosa complicità. Li dovrò considerare un preambolo allo stupro?
Premetto che non ho mai avuto simpatia né mai mi è piaciuta Asia Argento con i suoi atteggiamenti da dark lady trasgressiva. Con i suoi toni aggressivi a “Ballando con le stelle”. La considero una miracolata. Per cui,ripeto, mi suona falso il suo ruolo violato da Santa Maria Goretti. Ora persevera anche nella volgarità visto che dà del nano e carogna a Chiambretti,aggiungendo testualmente che ha il cuore troppo vicino al buco del cu (la censura è mia). In fondo Asia è rea confessa. Quando veniva gioco-forza posseduta lei più o meno ventenne sognava l’Oscar. Il signore degli Oscar con cui intrattenne una lunga relazione era il ciccio- gorilla niente affatto attraente del megaproduttore Harwey Wueinstein. Eccoli fotografati insieme. Lei non è affatto una bambina, come si vuole far credere. Tanto meno sembra una preda dell’orco, sulla cui spalla si appoggia teneramente. Un quadretto da Peynet. Il resto è mer … (Asia non si scandalizzerà)