I discutibilissimi risultati circa il Dna di Cristoforo Colombo, promessi in tempi brevi, ma sbandierati dopo circa 10 anni dal Professor Lorente sono un capolavoro di approssimazione.
Cristoforo Colombo ebbe la fortuna di sbagliare in difetto i calcoli sulle distanze che lo separavano dalle terre che cercava.
Nel III secolo a.C., Eratostene di Cirene, sfruttando solamente la trigonometria, era riuscito a calcolare con buona approssimazione il raggio della Terra.
Quattro secoli dopo, Tolomeo riprese quei dati e stimò che le dimensioni della Terra fossero inferiori.
E fu ai calcoli errati di Tolomeo che Colombo si rifece, pensando che il globo fosse tre volte più piccolo e, dunque, che la Spagna e la Cina fossero più vicine di quanto realmente non fossero. Se si fosse basato sui calcoli esatti di Eratostene, avrebbe capito che raggiungere la Cina con le sue caravelle sarebbe stata un'impresa impossibile, maggiori verifiche non lo avrebbero lasciato partire.
Colombo non sapeva dove stava andando.
Spinto da una follia fideistica, persistette ostinatamente nell'errore, interpretando in modo arbitrario i segni del destino, per rafforzare le sue convinzioni.
Alla ricerca di uno sponsor che finanziasse la sua spedizione, capitò alla corte inglese.
Un giorno si arenò sulla costa una scialuppa con un equipaggio alla deriva.
Erano tutti morti, e da parecchi giorni.
Colombo lesse il caratteristico gonfiore dei cadaveri come tratti orientali: per lui era la prova che l'Oriente era vicino.
Riuscirà ad avvistare terra poche ore prima di una sicura ribellione dell'equipaggio.
Si tratta della terra sbagliata ma è la più importante scoperta geografica, il più produttivo investimento della Spagna.
Per un grossolano errore di Tolomeo, Colombo scoprì l'America.
Prof. Vincenzo Giordano
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Come la guerra purtroppo è in mano ai generali, così purtroppo Colombo è in mano ai professori. Ecco un esempio di quante sciocchezze (le abbiamo messe in un carattere diverso) si possono scrivere in poche righe. Colombo leggeva Pio II,il papa geografo che conosceva Eratostene, quindi Colombo era al corrente della misurazione terrestre. Colombo sapeva esattamente dove stava andando, aveva le carte che erano nella biblioteca vaticana. Colombo non è mai stato alla corte inglese, c’era il fratello. La ribellione, che è stata sovradimensionata, ci fu tre giorni prima dello sbarco. In definitiva Colombo non “scoprì” per caso l’America.
MADRID, 10 ottobre (Reuters) - Gli scienziati spagnoli hanno dichiarato che domani riveleranno i dettagli sulla nazionalità dell'esploratore del XV secolo Cristoforo Colombo, dopo aver utilizzato l'analisi del DNA per risolvere un mistero vecchio di secoli.
CONSUELO VARELA (Coord.) CONGRESO INTERNACIONAL CRISTÓBAL COLÓN, 1506-2006 HISTORIA Y LEYENDA UNIVERSIDAD INTERNACIONAL DE ANDALUCÍA SEDE IBEROAMERICANA SANTA MARÍA DE LA RÁBIDA EXCMO. AYUNTAMIENTO DE PALOS DE LA FRONTERA CONSEJO SUPERIOR DE INVESTIGACIONES CIENTÍFICAS - EEHA PALOS DE LA FRONTERA (Huelva) 2006
Un nuovo studio basato sull’analisi genetica di antichi cadaveri di Rapa Nui, conosciuta anche come Isola di Pasqua, sta riscrivendo la storia di questo luogo isolato del Pacifico. Secondo il DNA degli antichi Rapanui, questi abitanti avrebbero potuto raggiungere le coste dell'America due secoli prima dell'arrivo di Cristoforo Colombo, confermando uno dei grandi misteri sui primi contatti transoceanici tra la Polinesia e il continente americano.
Ennesimo scempio frutto dell’idiozia e dell’ignoranza. Trinidad y Tobago cancelleranno le tre caravelle dal loro scudo nazionale.
La Columbia University è di nuovo al centro dell'attenzione. La scorsa settimana, nel college di New York City intitolato a Cristoforo Colombo (l'arcicattivo dell'attuale civiltà anti-occidentale), si è parlato di distruzione della civiltà occidentale. Naturalmente, gli Stati Uniti rappresentano un attore importante in Occidente.
Purtroppo anche con i fumetti e la firma prestigiosa e presumubilmente ignara di Milo Manara, si continua da parte di qualcuno interessato a divulgare addittura con il fumetto le fakenews della tradizione su Innocenzo VIII tradendo la vera storia, in un'operazione becera e vergognosa che mira probabilmente ad attaccare la chiesa.
Il “Natale” si riferisce in maniera volutamente simbolica al primo insediamento europeo in America. Più precisamente alla fortezza costruita da Cristoforo Colombo con i resti della nave Santa María arenatasi su un banco di sabbia dell'isola di Hispaniola. Siamo alla vigilia del 25 dicembre 1492 quando Colombo, visto che nella notte il mare era calmo, lasciò il timone a un mozzo ed andò a riposare.
Il navigatore, cartografo, ammiraglio, viceré e governatore generale delle Indie occidentali al servizio della Corona di Castiglia Cristoforo Colombo, nato nel 1436 o 1451 e morto a Valladolid, il 20 maggio 1506 nel primo viaggio salpò dal porto di Palos il 3 agosto 1492 e passando per le Isole Canarie, dove soggiornò dal 9 agosto al 6 settembre, arrivò in quelle che erano le Indie quando scoprì le Isole Bahamas e più tardi anche Hispaniola.
Finalmente troviamo un articolo che corrisponde in parte a quanto andiamo predicando da oltre trenta anni.
Quasi 700 anni di storia scandiscono la storia del Monastero di Santa Clara a Moguer. Fu dichiarato Monumento Nazionale nel 1931 e incluso nel complesso storico-artistico di Columbus Places.
«Un capolavoro artistico assoluto, ma anche un capolavoro di testimonianza cristiana»: non ha dubbi Timothy Verdon, direttore dell’Ufficio di arte sacra della diocesi di Firenze, a definire così il Santo Sepolcro di Leon Battista Alberti realizzato tra il 1457 e il 1467 per la cappella Rucellai, attigua all’antica chiesa di San Pancrazio e oggi Museo Marino Marini, nel centro storico di Firenze, come replica in scala 1:2 del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Non è facile leggere, data la lingua dell’antico scritto, la prima pagina della lettera che Colombo inviò alle teste coronate di Spagna dopo la “scoperta” dell’America, che ho già pubblicato qualche giorno fa. Tuttavia è sufficiente a identificare più di un punto che rivela alcuni dati importanti ed alcune autentiche menzogne. E permette di fare delle deduzioni lapalissiane. Non si tratta di tre semplici imbarcazioni”, ma di un’”armada”.
Quando pianificò la città di Santa Maria del Buen Ayre Juan de Garay stabilì che sull'isolato compreso tra le attuali Defensa, Balcarce, Adolfo Alsina e Moreno si costruisse un convento francescano. Una prima chiesa, realizzata in legno, fu costruita tra il 1580 ed il 1594.
Sorprendentemente, il rapporto ebraico con la Giamaica è molto antico e interessante. Per comprendere il legame ebraico con la Giamaica, dobbiamo tornare in Spagna nel 1492. La data del 1492 evoca solitamente la scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo. Ma Il 31 luglio 1492 era anche la data fissata da Fernando e Isabel, re di Spagna, affinché tutti gli ebrei si convertissero al cristianesimo o lasciassero il paese. In quella data terminò la comunità ebraica in Spagna, che era fiorita per 780 anni. Si stima che circa la metà degli ebrei si convertì e rimase.
Di solito pensiamo a una biblioteca come a un luogo pieno solo di libri. Ma quando una biblioteca colleziona da molto tempo ed è dotata di una ricchezza di risorse, avviene una sorta di miracolo. Manoscritti rari possono essere raccolti insieme a una varietà di opere per raccontare una storia un tempo sepolta. Tale è la favolosa collezione ora in mostra alla Polonsky Exhibition della New York Public Library.
Non è una novità, difatti la notizia è un pò datata, ma vale la pena ugualmente di ricordarla perché è passata sotto silenzio per troppo tempo. Tanto più che viene rilanciata in questi giorni da un documentario di Focus. Secondo la storia accademica non sono esistiti contatti tra i popoli del Medio Oriente e quelli del Nuovo Mondo nell’antichità.
Giorni fa abbiamo fatto un post circa la Chiesa dei santi Quattro Coronati sul Celio a Roma, dove esiste un prezioso tabernacolo di Innocenzo VIII con il suo stemma. Che notoriamente ha una fascia di cubetti. E concludevano che il tempio, con la sua simbologia e l’attribuzione ai 4 martiri, considerati patroni dei liberi muratori, dimostra una evidente origine protomassomica.
Da oltre mezzo millennio la scoperta del Nuovo Mondo e la figura del navigatore genovese sono bersaglio di falsi miti. Secondo lo studioso Ruggero Marino, il primo viaggio di Colombo sarebbe da retrodatare.
Il fatto che gli antichi greci abbiano raggiunto l'America prima di Colombo può sembrare inverosimile, ma alcuni ricercatori la pensano diversamente. L'idea si basa interamente su un nuovo esame di un dialogo scritto dallo storico greco Plutarco, vissuto dal 46 al 119 d.C. Il dottor Ioannis Liritzis, professore di dell'Università dell'Egeo, ha studiato il testo e ha avanzato una teoria secondo cui gli antichi greci raggiunsero effettivamente l'America.
Sono ormai 32 anni che cerchiamo di fare luce sulla “barzelletta d’antiquariato” della scoperta dell’America, su Cristoforo Colombo e sul papa genovese Innocenzo VIII (di questo non si parlava proprio, cancellato). Non siamo il Vangelo, ma la tradizione fa acqua da tutte le parti e si è tramandata con un copia-incolla infinito per oltre 500 anni, grazie alla cecità perfino di studiosi di sicuro prestigio. In una serie di menzogne che si protraggono ancora oggi. E alle quali si aggiunge la disinformazione colposa di quanti sembrano aggiornati sugli ultimi risultati della mia ricerca. Salvo travisarla, senza fra l’altro alcuna firma dell’autore, a proprio uso e consumo. Forse anche eterodiretti da qualcuno.
La spada di un crociato ritrovata in fondo al mare dopo 900 anni. Un sub israeliano, nelle acque davanti alla costa del Carmelo, ha trovato la spada che -si ritiene- sia appartenuta ad un cavaliere crociato. Il sub, Shlomi Katzin, ha consegnato il reperto alle autorità. La spada, con elsa di 30 centimetri e lama di circa un metro, era adagiata sul fondo del mare, ad una profondità di 140-150 metri.
Il 4 agosto del 1496, Bartolomeo Colombo, navigatore e cartografo genovese, e fratello minore di Cristoforo Colombo, fondò la città di Santo Domingo, la prima città europea permanente in America. Bartolomé fu il primo con la carica pubblica di Adelantado, cioè ricopriva una posizione di alto dignitario per incarico dei re di Spagna Isabella e Ferdinando. Fu anche il secondo governatore generale delle Indie e partecipò a diversi viaggi del fratello maggiore.
La Spagna possiede un grande patrimonio artistico che ha reso il paese una meta ideale per gli amanti dell'arte. Con musei come il Prado o il Guggenheim. Tuttavia, ha anche sculture all'aperto che ti lasceranno senza parole. È il caso della statua chiamata Nascita dell'Uomo Nuovo, che, situata a Siviglia, è la più grande della Spagna. Tuttavia, ha adottato popolarmente il soprannome di Uovo di Colombo, in riferimento alla sua forma e alla storia che nasconde.
Era l’ultimo sopravvissuto della sua tribù. Lo chiamavano “l’uomo della buca” per l’abitudine di scavare trappole per gli animali. Ha vissuto solo per circa 25 anni, poiché i membri del suo popolo erano stati sterminati e continuano ad essere uccisi nel cuore dell’Amazzonia, per fare posto alla deforestazione e all’allevamento del bestiame.
Un mondo segreto emerge in Bolivia: nascoste nella foresta tropicale, ecco che appaiono antiche e straordinarie città. Vantano piramidi coniche alte 21 metri, una vasta rete di bacini idrici, un network di strade rialzate, numerosi terrazzamenti estesi per 22 ettari. Si tratta di una struttura urbanistica sofisticatissima, di epoca preispanica, che doveva essere densamente popolata e tuttavia in armonia con la natura rigogliosa del Sud America. Resa nota sulla rivista “Nature”, la scoperta si deve a un team di ricercatori. Costruite dalle comunità Casarabe tra il 500 e il 1400 d.C., si trovano nella zona di Llanos de Mojos e svelano una storia inedita per le civiltà precolombiane dell’Amazzonia sud-occidentale. Già in un serie di studi precedenti era emerso che questa popolazione aveva colonizzato una vasta area, pari a oltre 16 mila chilometri quadrati. Le prime indagini convenzionali avevano rivelato un'area centrale terrazzata, oltre a fossati che racchiudevano il sito, e numerosi canali. “E tuttavia la fitta vegetazione in cui si trovavano questi insediamenti ci aveva impedito, finora, di osservare i dettagli strutturali”, sottolinea Betancourt. A strappare il velo, perciò, è stato l’hi-tech del Lidar, acronimo di Light Detection and Ranging.
Vicino Cuzco l’artista peruviano Michael de Titan sta scolpendo nella roccia immagini di antichi dei e dell’ultimo Inca Tupac Amaru (America?). Un’opera grandiosa dove alcuni visi ricordano incredibilmente le opere superstiti di popoli antichi come gli Olmechi, che vivevano nel Messico o le figure di un lontano passato ad Angkor in Cambogia, anche in quel caso scolpite nella roccia. In un ordine rispettato nella fotografie che mostriamo. A ennesima riprova di contatti precolombiani fra continenti.
HUELVA – Il documentario Colón ADN, la sua vera origine coprodotto da Story Producciones e RTVE in collaborazione con l'Università di Granada, ha trasformato alcune enclavi della provincia nel suo particolare set di registrazioni la scorsa settimana. In precedenza, Il documentario segue le tracce di Cristoforo Colombo, le cui spoglie sono state riesumate nel 2003 dalla Cattedrale di Siviglia. I risultati di questo studio, diretto dal professore di medicina legale José Antonio Lorente in collaborazione con il professor Marcial Castro, saranno annunciati esclusivamente in questa produzione la cui prima è prevista intorno al 12 ottobre, giorno dell'arrivo della spedizione colombiana al continente americano.
Un team di Story Productions si è recato a Huelva settimane fa per cercare luoghi adatti per ricreare vari momenti della vita dell'ammiraglio. I membri dei dipartimenti di produzione, regia, fotografia e arte, accompagnati dal personale della Huelva Film Commission, hanno visitato vari scenari possibili , sia negli spazi naturali che urbani.
Alle riprese partecipano l'attore Jean Claude Ricquebourg, i produttori esecutivi Regis Francisco López e Ainhoa del Castillo e il direttore della fotografia Hernán Pérez. Le riprese sono iniziate sulla spiaggia del Camping Doñana , dove sono stati ricreati sia l'arrivo della spedizione a Guanahani che in altre terre del continente, e sono proseguite il giorno successivo con alcuni scatti spettacolari su una barca d'epoca, la Nao Victoria , in navigazione in alto mare , con le vele spiegate che simulano scenari dei vari viaggi marittimi di Colombo.
Il Muelle de las Carabelas, cornice essenziale per produzioni d'epoca con accento marittimo, è stato anche luogo di lavoro per due lunghi giorni, trasmutandosi nei porti di Genova, Palos de la Frontera e Cadice. Infine, la squadra si è recata anche alla chiesa di San Jorge de Palos de la Frontera. Lì hanno ricreato i momenti prima della partenza della spedizione. La registrazione proseguirà nel mese di luglio in scenari di eccezionale importanza nell'ambito della prima spedizione comandata da Cristoforo Colombo.
Antichi manufatti trovati nelle Americhe confermano l'affermazione che gli antichi romani visitarono l'America molto prima dell'arrivo di Cristoforo Colombo (? – 1506), mentre altre antiche civiltà visitarono il Nord e il Sud America. È noto che Cristoforo Colombo non “scoprì” il Nuovo Mondo nel 1492. Molti ricercatori suggeriscono che i Vichinghi, i Cinesi, i Fenici e forse i Celti e altri ancora furono i primi visitatori. Anche se chi fu veramente il primo non lo scopriremo mai. Numerosi ritrovamenti di manufatti romani si sono verificati in Nord America.
A imprimere la sua impronta sulla spiaggia del "Nuovo Mondo", in quell'ottobre del 1492, assieme al "genovese" Cristoforo Colombo vi fu anche un veneziano, Giovanni Vezzagno. Questa, assieme al nome, è una delle poche cose che sappiamo di lui, che però non poteva mancare nella galleria dei "Ritratti Veneziani" del Gazzettino, coi tratti del volto ipoteticamente - e sapientemente - ricostruiti da Matteo Bergamelli.
MADRID – È rimasta nascosta per secoli ed è spuntata fuori recentemente, sotto una trafficata via del centro di Valladolid, coperta in parte da una succursale bancaria: si tratta della prima tomba di Cristoforo Colombo, secondo quanto sostenuto dallo storico Marcial Castro e dall’architetto Juan Luiz Saiz, che oggi hanno presentato le conclusioni dei loro studi in merito presso il Museo Navale di Madrid. Castro ha spiegato che esistevano alcune esigue notizie sulla possibilità che i resti del celebre esploratore genovese, si trovassero inizialmente in una cappella situata all’interno del convento di San Francisco di Valladolid, allora sede della corte di Ferdinando il Cattolico e città dove Colombo morì nel 1506. Tuttavia, nel corso di scavi compiuti dal comune della città spagnola per altri motivi, recentemente sono venute alla luce alcune parti di un convento e a partire da lì, è stato possibile ricostruire la posizione esatta della cappella in cui, a quanto pare, era stato inizialmente sepolto l’ammiraglio, come riferisce l’Efe. Un’ipotesi confermata grazie ad analisi condotte con il metodo del georadar e il confronto con i documenti esistenti, ha spiegato Saiz. Gli autori dello studio hanno poi realizzato una ricostruzione virtuale del convento, che permette di immaginare come fosse all’epoca il convento di San Francisco. "La conferma definitiva non ci potrà essere finché non si realizzeranno scavi, ma ci sembra un’ipotesi molto fondata, all’80%" ha affermato Saiz.
Il 19 marzo si è celebrato il 529° anniversario della lettera che Luis de la Cerda scrisse al cardinale Mendoza, il primo documento scritto a conferma della scoperta dell'America.
Lo scorso 19 marzo 1493 si è celebrato il 529° anniversario della lettera scritta da don Luis de la Cerda, I duca di Medinaceli allo zio cardinale Mendoza e che è il primo documento scritto della scoperta dell'America.
La lettera è datata nel comune di Cogolludo il 19 marzo 1493, ed è nell'Archivio Nazionale di Simancas (Valladolid), sebbene il Comune di Cogolludo ne abbia una riproduzione attendibile che è esposta nel Palazzo Ducale, accanto alla sua traduzione letterale. Dice che il Duca ha ospitato Cristoforo Colombo per due anni nella sua casa, che è partito per le Indie 8 mesi fa, che è tornato da Lisbona e che ha trovato tutto ciò che cercava.
Il santuario della Madonna della cintura fa parte della grande venerazione alla Vergine come accedva a quel tempo per tutti gli appartenenti agli ordini cavallereschi. La località doveva essere la destinazione di uno dei voti fatti sulla Santa Maria al ritorno dal primo viaggio alle Americhe. Nelle foto il santuario ed alcune immagini della Madonna.
La teoria secondo cui i balenieri baschi e altri pescatori delle città della costa cantabrica si fossero recati a Terranova (Canada), intorno all'anno 1375, molto prima che Cristoforo Colombo lo facesse, ha poche prove storiche e una sola certezza: gli spagnoli hanno lasciato un'impronta profonda in Canada nordoccidentale. Così, quando il navigatore francese Jacques Cartier nominò il Canada e rivendicò questi nuovi territori - Terra Nova - per la corona francese, annotò una scoperta sorprendente nelle sue carte nautiche: "In quelle acque remote ho trovato mille baschi che pescavano il merluzzo".
Una ricerca di qualche anno fa afferma che lo studioso musulmano dell'Asia centrale Abu Raihan al Biruni “scoprì” le Americhe centinaia di anni prima di Cristoforo Colombo, l'esploratore spagnolo a cui è sempre stata attribuito il primato. Al Biruni aveva proposto una teoria nel 1037, all'età di circa 70 anni, ma all'epoca era troppo vecchio per viaggiare lui stesso. Un articolo di S. Frederick Starr in “History Today” afferma che al Biruni, nato nell'attuale Uzbekistan, sarebbe stata la prima persona a suggerire ufficialmente che esistesse una massa continentale al di là dell'Europa e dell'Asia. Le capacità di navigazione e l'esperienza in geografia dello studioso lo hanno portato a concludere che l'Europa, l'Africa e l'Asia rappresentavano solo i due quinti del mondo.
I Vichinghi giunsero in America esattamente mille anni fa, precedendo Cristoforo Colombo di ben 471 anni. E' quanto sostiene un gruppo di scienziati, che utilizzando una nuova tecnica per datare alcuni reperti archeologici, hanno accertato che i navigatori nordeuropei occuparono un sito a Terranova, in Canada, nell'anno 1021. Sebbene sia da tempo accettato nella comunità scientifica che altri Europei raggiunsero le Americhe prima dell'arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo nel 1492, è la prima volta che i ricercatori riescono ad individuare una data precisa.
Si ritiene che l'insediamento di L'Anse aux Meadows, oggi sito Unesco, fu la base l'esplorazione vichinga di altre regioni, situate più a sud. Gli autori affermano che la loro scoperta rappresenta il punto di partenza definitivo per future ricerche sulle conseguenze iniziali delle attività transatlantiche, come il trasferimento di conoscenze e il potenziale scambio di patrimonio genetico e di patologie.
Quello di L'Anse aux Meadows, situato sulla punta più settentrionale dell'Isola di Terranova, è il primo ed unico sito vichingo finora conosciuto in Nord America e la più antica prova dell'insediamento europeo nel Nuovo Mondo.
Collegio di Almería, Spagna
Finalmente un documento, a quanto pare ineccepibile, parla di una presenza del continente americano in tempi precedenti al primo viaggio di Colombo. Lo andiamo ripetendo da oltre 30 anni, il Nuovo Mondo,era per molti un segreto di Pulcinella. E certamente non è un caso che oggi diciamo “hai scoperta l’America” per dire ironicamente che hai scoperto l’acqua calda. Questo nulla toglie al genio di Colombo. Solo con lui è cambiata l’umanità e il corso della storia universale. Le scoperte diventano tali solo quando comportano delle conseguenze per l’intero pianeta. Chi è andato prima non ha lasciato tracce, in questo caso ci si riferisce agli anni del 1300, ma gli approdi furono molti e di molto precedenti. Ma non scalfirono minimamente il cammino dell’uomo. Al punto che due papi, Pio IX e Leone XIII, vorrebbero Colombo santo. Alla faccia dell’aberrazione e dell’ idiozia talebana di chi imbratta o distrugge le statue del navigatore nell’America diventata il primo paese del mondo.
I cambiamenti climatici potrebbero aver segnato l’inizio del declino degli Indios dell’Amazzonia già intorno al 1.200 d.C., dunque diversi secoli prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo e dei Conquistadores con le loro malattie infettive: lo indicano il carbone e i pollini fossili risalenti all’ultimo millennio, analizzati da un team internazionale di esperti guidato dal Florida Institute of Technology, negli Stati Uniti. I risultati sono pubblicati sulla rivista Science.
I fossili recuperati da sedimenti lacustri dimostrano che diverse terre un tempo deforestate dagli indigeni sarebbero state nuovamente ricoperte dalla vegetazione per circa 800 anni, e non 400 come ipotizzato finora: questo dato indicherebbe un primo declino delle popolazioni umane tra i 300 e i 600 anni prima dell’arrivo degli europei.
“La nostra analisi – spiega Frank Mayle, paleoecologo dell’Università di Reading in Gran Bretagna – solleva la possibilità che i cambiamenti climatici abbiano causato il declino di alcune società dell’Amazzonia diversi secoli prima dell’arrivo degli europei, specialmente di quelle società più complesse che potrebbero essere state troppo rigide per adattarsi. Sebbene l’introduzione di malattie come il vaiolo rappresenti ancora la ragione più probabile del più grave declino osservato successivamente nelle Americhe, lo studio è un’allerta della minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per la società. Conoscere come diversi tipi di società antiche hanno risposto ai cambiamenti climatici nel passato potrebbe aiutarci a capire il destino delle nostre società a fronte del riscaldamento globale del 21esimo secolo”.
Durante la prima dinastia Ming (1368-1644), la flotta di Zheng He si è recata in decine di Paesi e regioni dell'Asia e dell'Africa, diversi decenni prima che Cristoforo Colombo mettesse piede in America. Il progetto per onorare le conquiste di Zheng ha avuto inizio nel 2012, ma l'artigiano di 55 anni, appassionato dai modellini dall'età di 13 anni, non aveva ancora idea di quanto sarebbe stato difficile il suo lavoro. Poiché i disegni per la progettazione e la costruzione della flotta sono ormai persi da lungo tempo. Fu ha dovuto attraversare il Paese per visitare esperti di velieri antichi e di siti per la costruzione della flotta di Zheng per lavorare sul suo progetto. Dopo tre anni e un investimento di oltre 10 milioni di yuan (circa 1,54 milioni di dollari), Fu e il suo team di oltre 70 membri sono finalmente riusciti a produrre una replica della flotta di Zheng He su una scala di uno a 50. La flotta consiste di 208 modellini che comprendono la nave ammiraglia di Zheng, 61 "Navi del Tesoro" e altre navi con varie funzioni. Per esibire tutti i modelli è necessaria un'area espositiva di oltre 5.000 metri quadrati. Fu, tuttavia, non è soddisfatto di quello che è riuscito a fare ed è determinato a porsi una sfida ancora più grande: realizzare una serie di modelli in scala da uno a 100. "Voglio creare modelli che presentano reperti culturali e usarli per riprodurre la squisita abilità di costruzione navale della Cina di oltre 600 anni fa", afferma. Fu ha dedicato diversi anni ad affinare la sua arte, visitando province costiere come Fujian e Guangdong per acquisire competenze nella costruzione navale. "La più piccola puleggia usata sui miei modellini è lunga solo 2 millimetri e c'è anche un cuscinetto lungo 0,5 millimetri tra le pulegge", dice. "Ho dovuto fare più di 100 pulegge per un modellino e a volte ho anche usato la lente d'ingrandimento per farlo". Al fine di creare i suoi modellini, Fu ha adottato una serie di tecniche di costruzione dell'antica Cina, come per le giunzioni a mortasa e tenone. "Voglio usare i miei modelli di navi come mezzo per mostrare il patrimonio culturale immateriale della Cina", sostiene. Nel 2019, un museo tedesco ha aggiunto alla sua collezione uno dei modelli delle "Navi del Tesoro" di Fu. "Sono molto contento che il mio lavoro sia stato riconosciuto", afferma, aggiungendo che ci vorranno dai tre ai cinque anni per finire la sua nuova serie di modelli. "Spero in futuro di esporre i miei modelli nei Paesi lungo la Belt and Road, in modo da far conoscere a più persone la cultura marittima cinese", dice Fu. (ANSA-XINHUA).
Pur di fare notizia ora anche i cani hanno “battuto” Colombo. Naturalmente sempre dall’ Occidente. Nell’ altro senso le notizie latitano o non vengono prese in considerazione. Come se l’ Oriente, dalle civiltà spesso più avanzate delle nostre, non esistesse. Non ci stancheremo di ripeterlo. Per certe cerchie e la Chiesa in particolare, che ne occultava l’ esistenza fin da alcuni testi considerati un dogma la presenza del continente “otro” era un segreto di Pulcinella. Che non restò tale solo grazie al viaggio di Cristoforo Colombo.
Una bella iniziativa che vuole essere una provocazione, visto quanto sta accadendo in America nei confronti dei monumenti a Cristoforo Colombo e della festa del "Columbus day". Non volete i monumenti? Invece di imbrattarli e distruggerli, visto che furono pensati e creati con intelligenza, riconoscenza ed amore, perché non riportarli a casa? Lasciarli alla mercè del fanatismo e dell' ignoranza degli idioti equivale ad un delitto. Si diano da fare gli italo-americani. Molti di loro hanno fatto grandi fortune. Se non ci fosse stato Colombo oggi probabilmente continuerebbero a mangiare pane e cipolla.
Questa “scoperta”, che è qualcosa di più di una semplice teoria, era già stata abbondantemente esposta nei miei libri per cui, per quanto mi riguarda, non presenta nessuna novità. Lo ripeteremo all’infinito, chi è andato prima dall’Occidente alle estremità dell’Oriente non lo sapremo mai. Rimane un unico fatto incontrovertibile. Solo il viaggio di Colombo ha avuto un impatto rivoluzionario e definitivo per il progresso dell’umanità.
Il Dna e la regione caraibica. Una ricerca, che combina il lavoro archeologico con i progressi della tecnologia genetica, suggerisce che i popoli dei Caraibi potrebbero essere stati conquistati e quasi spazzati via in Sud America, almeno mille anni prima che Cristoforo Colombo arrivasse in America e avesse inizio la conquista spagnola nel 1492. Il team di ricercatori ha analizzato i genomi del materiale genetico ottenuto dalle ossa di 174 individui provenienti da Bahamas, Haiti, Repubblica Dominicana, Porto Rico, Curaçao e Venezuela e lo ha confrontato con le analisi di 89 persone pubblicate in uno studio precedente.
I Caraibi pre-contatto sono divisi in tre epoche archeologiche. Le età litica e arcaica sono come risulta da diverse tecnologie di utensili in pietra e l’età della ceramica – iniziata circa 2.500 anni fa – caratterizzata da un’economia agricola e da una produzione intensiva di ceramica. “I primi abitanti delle isole, un gruppo che utilizzava strumenti di pietra, si recarono in barca a Cuba circa seimila anni fa, espandendosi gradualmente verso est, verso altre isole, durante l’età arcaica della regione“, ha spiegato William Keegan, archeologo del Florida Museum of Natural History.
Tra 2.500 e 3.000 anni fa, agricoltori e vasai di diversi popoli amerindi partirono in canoa al largo della costa nord-orientale del Sud America e arrivarono nelle isole dei Caraibi. “Il loro arrivo ha segnato l’inizio dell’era della ceramica nella regione, segnata dall’agricoltura e dalla vasta produzione e uso della ceramica“, ha detto Keegan. “Nel tempo, quasi tutti i tratti genetici delle persone dell’età arcaica sono scomparsi, ad eccezione di una ristretta comunità nella Cuba occidentale che persisteva fino all’arrivo degli europei“.
Il team ha osservato solo prove marginali degli antenati dell’età arcaica negli individui moderni. Durante l’Età della Ceramica, la ceramica ha subito almeno cinque marcati cambiamenti di stile nel corso di duemila anni. Alcuni archeologi hanno indicato queste transizioni come prova di nuove migrazioni verso le isole. Tuttavia, il DNA racconta una storia diversa , suggerendo che tutti gli stili sono stati sviluppati da discendenti di persone arrivate nei Caraibi prima dell’Età della Ceramica. “Abbiamo documentato questa straordinaria continuità genetica in tutti i cambiamenti nello stile della ceramica.”, ha detto Kendra Sirak, ricercatrice post-dottorato presso il Dipartimento di Genetica presso la Harvard Medical School e il Dipartimento di Biologia Evolutiva Umana dell’Università di Harvard.
Gli scienziati hanno anche scoperto che circa 10.000-50.000 persone vivevano su due delle più grandi isole dei Caraibi, Hispaniola e Porto Rico, poco prima dell’arrivo degli europei. “Questo è molto al di sotto del milione di abitanti che [Cristoforo] Colombo ha descritto ai suoi clienti“, ha detto Keegan.
Lo storico del XVI secolo Bartolomé de las Casas disse che la regione ospitava tre milioni di persone prima di essere decimata dalla schiavitù e dalle malattie europee. “Anche se questa è un’esagerazione, il numero di persone che sono morte a causa della colonizzazione rimane un’atrocità“, ha affermato Reich. “Questo era un programma sistematico per la cancellazione culturale. Il fatto che il numero non fosse un milione o milioni di persone, ma decine di migliaia, non rende questa cancellazione meno significativa”. Questo studio è stato pubblicato questo mese sulla rivista scientifica “Nature.”
Un pugno di perle di vetro veneziane rinvenute in tre siti eschimesi nel nord dell'Alaska riscrivono la storia: datate attraverso la tecnica del radiocarbonio risalirebbero ad alcuni decenni prima del viaggio di Cristoforo Colombo. Un itinerario lungo oltre 16 mila chilometri dalle fornaci delle isole della Laguna ai ghiacci dell'Artico, passando per la Via della Seta e lo stretto di Bering: le perle, frutto di una tradizione plurisecolare entrata alla fine dell'anno scorso nelle liste dell'UNESCO, potrebbero essere il piu' antico esempio documentato di un manufatto europeo arrivato nel nuovo Mondo via terra.
Color turchese, grandi come un mirtillo: almeno dieci perle sopravvissute per secoli nella tundra di almeno tre siti nel nord dell'Alaska sono state riportate in luce da Mike Kunz e Robin Mills archeologi del Bureau of Land Management che ne hanno svelato il mistero in un articolo della rivista "American Antiquity". Il luogo del ritrovamento, si trova in un'area solcata da antiche vie commerciali, frequentato da generazioni di Inuit come luogo stagionale di caccia al caribu' e per la pesca alle trote. Gli archeologi ci lavorano da anni ed é li' che negli anni '50 e '60 William Irving della University of Wisconsin scoprì due perle turchesi, ciascuna con un foro al centro. Kunz e Mills sono tornati nel luogo dello scavo usando fondi destinati a documentare siti che rischiano di scomparire a causa dell'erosione.
Le nuove ricerche hanno portato in luce altre perle vicino a due cerchi di rame (forse un paio di orecchini) e ad altri frammenti metallici che potevano essere parte di una collana o un braccialetto. Intrecciate a uno degli orecchini erano fibre vegetali che sono state datate con la tecnica del radiocarbonio: "Siamo quasi svenuti quando sono arrivati i risultati: la pianta era viva nel Quattrocento", più precisamente, secondo la 'forbice' temporale dell'analisi, tra 1397 e 1488. Con quel risultato, avallato da simili datazioni di oggetti trovati vicino allo stesso tipo di perle in altri due siti dell'Alaska, gli archeologi si sono resi conto di trovarsi davanti a una storia epocale: perle di vetro sono state rinvenute spesso in altri siti archeologici in Nordamerica, mai però a ovest delle Montagne Rocciose e mai datate all'epoca pre-coloniale: "Le nostre sono indubbiamente i primi oggetti europei arrivati nel Nuovo Mondo via terra", affermano i due studiosi.
A loro avviso, le perle sarebbero approdate in Alaska tra 1440 e 1480, anni o decenni prima del viaggio di Colombo, dopo aver viaggiato su un carro a cavalli lungo la Via della Seta verso la Cina e la Siberia orientale: dove un mercante le avrà probabilmente caricate su un kayak per approdare in Alaska dopo un viaggio di 80 chilometri in mare aperto attraverso lo stretto di Bering.
Riportiamo una notizia con beneficio d’ inventario:
Il 12 ottobre 1492 le tre celebri caravelle guidate dal genovese Cristoforo Colombo sbarcarono sull’isola di Guanahani, ribattezzata dall’esploratore con l’appellativo di SanSalvador. Il navigatore, era convinto di aver trovato una nuova rotta per le Indie. Fin qui la storia è universalmente nota. Meno nota è invece la circostanza per cui, tra i vessilli con cui Colombo sbarcò nel NuovoMondo, vi era anche quello del Regno di Sicilia.
L’impresa di Colombo, partita da PalosdelaFrontera il 3 agosto 1492, era stata infatti finanziata dalla Regina Isabella di Castiglia e dal marito Re Ferdinando II d’Aragona. Quest’ultimo, divenuto sovrano d’Aragona nel 1479 alla morte del padre Giovanni II, aveva sposato la consorte dieci anni prima con il titolo di Re di Sicilia, avendo cinto la corona siciliana nel 1468 per volontà paterna.
Per tale ragione tra le bandiere delle caravelle di Colombo vi era anche quella del Regno di Sicilia, istituita nel 1296 dal grande Federico III e composta dai pali giallorossi del Casato d’Aragona uniti alle aquile nere su sfondo argento del ramo siciliano degli Hohenstaufen. Fu così, quindi, che la bandiera dello Stato siciliano fu la prima, insieme a quelle di Castiglia e Aragona, ad essere osservata dagli increduli abitanti del Nuovo Mondo allo sbarco di Colombo.
I rendimenti di molte obbligazioni europee rimangono negativi. Penso che chiunque sano di mente avrà chiaro che dover pagare, ad esempio, ai tedeschi quell'ammontare annuale per avere il "privilegio" di tenere i nostri soldi a loro favore è del tutto assurdo. Siamo di fronte a un esperimento della Banca centrale europea e di altre banche che hanno effetti secondari ancora sconosciuti. Questo va contro la natura delle cose.
E il fatto è che siamo già entrati in una dinamica dalla quale è molto difficile uscire. Ci sono molti speculatori che, per quanto assurdo possa essere il rendimento negativo, entrano perché credono di poter rivendere, guadagnando molti soldi in seguito con un rendimento negativo ancora più basso, e così via. Abbiamo già creato un'altra bolla. Queste sono le dinamiche delle bolle, si sa che il prezzo a cui si entra è del tutto assurdo ma si spera che entro pochi giorni diventi ancora più assurdo e si possa uscire dalla posizione facendo soldi. Lascia che raccontino di bitcoin e tulipani e di tutti i tipi di bolle che ci sono state nella storia.
Il processo si sta diffondendo ad altri paesi. Ora si dice che il Regno Unito voglia entrare in questa dinamica di tassi negativi, gli Stati Uniti resistono ma non li escludono al 100%. Insomma, tutto sembra indicare che stiamo entrando in una "giapponesizzazione" dell'economia globale. Il fenomeno, economicamente non proprio favorevole, in cui il Giappone è entrato 20 anni fa e non è molto chiaro se sia riuscito a uscirne. Con una bassa inflazione, con bassi tassi di interesse, con un debito assolutamente brutale, ecc. eccetera.
Certo, l'inflazione nella zona euro, ad esempio, non sembra essere grave e ancor meno nel prossimo futuro. L'inverno demografico in cui stiamo entrando in Europa è molto importante a questo proposito e avrà un effetto determinante sull'inflazione a causa delle caratteristiche di risparmio e del comportamento dei Baby Boomer che stanno ora avvicinandosi alla pensione.
Ma non era questo l'obiettivo di questo articolo con queste sensate considerazioni sull'attuale situazione economica, ma vorrei ricordarvi un illuminanteprecedente storico, l'opposto di quello che accade oggi con la bassa inflazione, accaduto molti anni fa con l'arrivo di Colombo in America. L'inflazione allora è aumentata in modo brutale. È una storia che viene raccontata raramente, ma molto interessante.
Come puoi vedere nel grafico sopra, l'ondata inflazionistica che Cristoforo Colombo scatenò … con la scoperta dell'America fu enorme. L'argento era usato come valuta di base ... in America furono scoperte nuove miniere ricchissime del metallo. Quando l'argento iniziò a essere importato, il suo valore diminuì notevolmente e i prodotti iniziarono a salire per compensazione ne fu montato uno buono.
Aggiungo una citazione:
Ma c'è un mercato importante che la signora O'Rourke e Williamson ignorano nella loro analisi: quello dell'argento. Poiché le valute europee erano generalmente basate sul valore dell'argento, qualsiasi variazione del suo valore avrebbe avuto grandi effetti sul livello dei prezzi europei. Lo stesso Smith sosteneva che questo fosse uno dei principali cambiamenti economici derivanti dalla scoperta delle Americhe:
La scoperta delle abbondanti miniere d'America ridusse, nel XVI secolo, il valore dell'oro e dell'argento in Europa a circa un terzo di quello che era stato prima. Dato che portare quei metalli dalla miniera al mercato costava meno, allora quando vi venivano portati potevano comprare o inviare meno manodopera; e questa rivoluzione nel suo valore, sebbene forse la più grande, non è affatto l'unica per la quale la storia dà qualche spiegazione.
L'afflusso di circa 150.000 tonnellate di argento dal Messico e dalla Bolivia da parte degli imperi spagnolo e portoghese dopo il 1500 ha invertito la tendenza al ribasso dei prezzi del medioevo. Invece, i prezzi sono aumentati notevolmente in Europa di sei o sette volte nei successivi 150 anni, poiché più argento ha inseguito la stessa quantità di merci in Europa (vedi grafico).
Fonte: The economist
Brescia, 31 maggio 2020 - Una bolla di piombo, con fili di seta color rosa e zafferano; in rilievo sulle due facce, i santi Pietro e Paolo e il nome di papa Innocenzo VIII. Ha attraversato indenne più di 5 secoli di storia il sigillo che certificava l’autenticità del documento con cui il papa, il 10 agosto 1487, accordava alla comunità bresciana il via libera per edificare il santuario civico di Santa Maria dei miracoli, in corso Martiri.
A ritrovare il reperto storico è stato monsignor Gianbattista Francesconi, che lo ha rinvenuto nell’archivio della parrocchia dei Santi Nazaro e Celso. "Volevo avere notizie del santuario – spiega don Francesconi, parroco dal 2014 – da qui è partita la ricerca, col supporto dell’archivista. Nelle Memorie storiche della diocesi di Brescia di Paolo Guerrini è riportato il testo della bolla, dove è descritto esattamente il sigillo, una sorta di autenticazione della firma che dava autorevolezza al documento. Entrambi, bolla e sigillo papale, inizialmente dovevano essere conservati nell’archivio del santuario, che ora non c’è più".
La descrizione del sigillo, nel testo riportato dal Guerrini nel 1930, non lascia adito a dubbi che quello ritrovato nell’archivio di Santi Nazaro e Celso sia proprio l’originale. Il documento certifica anche il forte legame della città al santuario, ancora oggi proprietà del Comune. Anche nel 1488 , quando fu posata la prima pietra (era il 17 luglio), erano presenti autorità civili, nobili e cittadini comuni, che avevano voluto quella cappella per custodire l’immagine della Madonna: si riteneva avesse accolto le preghiere dei bresciani di far finire la peste. "L’effigie – ricorda monsignor Francesconi – era incastonata in un palazzo lungo corso Martiri. Ancora oggi c’è una grande devozione".
Il quadro è visibile dietro l’altare; ai suoi piedi c’è una cassetta in cui sono raccolte le preghiere dei fedeli. Mensilmente sono portate alle suore di clausura, perché possano continuare a pregare a supporto delle richieste. Lungo le pareti del santuario sono numerosi gli ex-voto. "Vengono qui anche da fuori Brescia – spiega monsignor Francesconi – e la messa è seguita da persone che non necessariamente fanno parte della parrocchia". Nato come santuario civico, il legame con la città è sempre stato molto solido. "Durante la seconda Guerra Mondiale, quando fu bombardata la vicina Banca d’Italia, i cittadini difesero questo santuario con i sacchi di sabbia. Purtroppo fu quasi tutta distrutta, rimase in piedi solo la facciata". I lavori di ripristino, iniziati subito dopo la guerra, durarono una quindicina d’anni, spesso interrotti a causa della mancanza di risorse.
Nel 2013, i lavori eseguiti dal Comune in occasione della riapertura del Santuario hanno permesso di ripulire la superficie dell’apparato decorativo interno. In quell’occasione, era stata fatta una ricognizione sulle parti più degradate, che aveva evidenziato problemi di sicurezza per il possibile distacco di stucchi ed elementi scultorei della prima cupola all’ingresso.
Da un paio di settimane hanno preso il via i lavori per la messa in sicurezza, grazie alla convenzione tra il Comune, proprietario dell’immobile, e la parrocchia. In particolare, quest’ultima si è impegnata ad effettuare la messa in sicurezza, grazie alla donazione della famiglia Cirillo, che ha voluto legare l’intervento alla figlia Elisabetta, morta ad ottobre, pochi mesi dopo essersi sposata proprio nel santuario. L’intervento, realizzato da Studio Architettura di Dallamano, è stato inserito tra i progetti di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali di proprietà comunale di Art Bonus. Per chiudere il cerchio della storia, l’auspicio è di poter trovare anche la bolla papale originale, persa forse durante la Guerra o con i trasferimenti in altri archivi. "Chissà, forse è in qualche faldone in qualche archivio – conclude il parroco – sarebbe sicuramente interessante ritrovarla, è un testo in cui il Papa parla alla città che aveva voluto il santuario, esplicitando il carattere civico di questo luogo".
L'origine della sifilide, una malattia a trasmissione sessuale che imperversò in Europa dalla fine del XV al XVIII secolo, rimane una questione controversa per la scienza e, mentre alcuni sostengono che la malattia esisteva già nel vecchio continente, altri sostengono che sia arrivato in Europa con l'equipaggio di Cristoforo Colombo. Recentemente, uno studio dell'Istituto Max-Planck per le scienze della storia umana guidato dall'archeogenetista Johannes Krause, ha analizzato i resti di tre schiavi neri che venivano usati dagli spagnoli come manodopera in America. Due di loro soffrivano di framboesia, una malattia causata da una sottospecie del batterio Treponema pallidum, lo stesso che causa la sifilide tra le altre malattie. Oggi, un'indagine condotta da scienziati dell'Istituto di Medicina Evoluzionistica dell'Università di Zurigo (Svizzera) e pubblicata su Current Biology, solleva la "ragionevole" possibilità che Treponema pallidum fosse in Europa prima che Cristoforo Colombo partisse per l'America.
Coordinati dal paleogenetista Kerttu Majander, i ricercatori hanno trovato treponematosi (infezioni causate da Treponema) in resti umani archeologici provenienti da Finlandia, Estonia e Paesi Bassi risalenti all'inizio del XV (prima della scoperta dell'America) fino al XVIII secolo. Oltre ai casi di sifilide, sono stati trovati anche agenti patogeni della framboesia, una malattia che si trasmette per contatto con la pelle (e raramente per contatto sessuale), e che oggi si manifesta solo nelle regioni tropicali e subtropicali .
" Utilizzando i nostri genomi antichi, è ora possibile per la prima volta applicare una datazione più affidabile all'albero genealogico dei Treponema " , spiega Schünemann.
Le analisi genetiche eseguite in questo studio suggeriscono che il predecessore di tutte le moderne sottospecie di Treponema pallidum ha probabilmente circa 2.500 anni e che la sifilide venerea esisteva tra il XII e il XVI secolo .
Pertanto, data la diversità della treponematosi recentemente scoperta nella prima Europa moderna, la sifilide potrebbe aver avuto origine o forse svilupparsi ulteriormente nel Vecchio Mondo, in modo che " il primo focolaio noto di sifilide non può essere attribuito esclusivamente ai viaggi di Colombo in America ".
"I ceppi treponematosi potrebbero aver coevoluto e scambiato materiale genetico prima e durante i contatti intercontinentali", conclude il ricercatore.
Oggi, sebbene non esista un vaccino contro la sifilide, la malattia ha cure moderne che la curano rapidamente , anche se, negli ultimi decenni, si sta diffondendo a una velocità allarmante.
Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), più di dieci milioni di persone nel mondo vengono infettate ogni anno dal batterio Treponema pallidum.
Allora pare accertato che anche i coccodrilli abbiano attraversato l’Atlantico, in ere precedenti, dall’Africa all’America. E quello che è riuscito ad un animale non dovrebbe essere riuscito a degli uomini? Ai popoli del mare o di grandi navigatori?
Il Cristoforo Colombo dei coccodrilli, che attraversò l’Atlantico direzione America. La ricostruzione in 3D dei resti del cranio ha permesso di identificare nel rettile sahariano l’antenato degli attuali coccodrilli americani: è stato ritrovato ad As Sahabi (Libia) e conservato per quasi un secolo presso il Museo Universitario di Scienze della Terra (Must) della Sapienza Università di Roma. Lo studio, come riporta l’Agi, è stato sviluppato da Massimo Delfino dell’università di Torino in collaborazione con l’ateneo di Firenze e altri ricercatori italiani, e pubblicato sulla rivista «Scientific Reports».
«Grande risultato scientifico»
«Abbiamo visto che il coccodrillo di As Sahabi condivide con le specie americane numerose particolarità anatomiche - commenta Massimo Delfino, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino - Ma non solo, abbiamo confrontato, grazie a specifici software, i dati ottenuti con le caratteristiche anatomiche di altre specie sia esistenti che fossili con lo scopo di realizzare una analisi filogenetica che ha chiarito che questa specie rappresenta una sorta di anello di congiunzione fra le specie africane e quelle americane». «Il nostro è un risultato di estrema importanza - afferma Lorenzo Rook dell’Università di Firenze - che valorizza le collezioni storiche di un giacimento paleontologico unico per la comprensione dei popolamenti faunistici dell’area circum-mediterranea alla fine del Miocene».
Scansioni tomografiche
Attraverso l’uso di scansioni tomografiche i ricercatori hanno ottenuto le immagini 3D sia dell’interno, sia dell’esterno del cranio. Le dimensioni della testa hanno permesso di stabilire che il coccodrillo fosse di età adulta e lungo poco più di 3 metri.
Ennesima notizia che riscopre l’acqua calda, ovvero che qualcuno abbia preceduto Colombo, nello sbarco alle Americhe. Nuove prove, basate sul Dna, dimostrano con maggiore veridicità che lo abbiano fatto anche i polinesiani navigando con l’aiuto delle stelle. Resta il fatto che Colombo ha cambiato il mondo, chi lo ha preceduto non ha minimamente influito sul cammino dell’umanità.
Prima di recarsi a Granada, una delle città più belle e storiche dell'Andalusia, il viaggiatore può spostarsi in una bellissima enclave come Santa Fe. Questa città fu un autentico campo militare per gli eserciti dei monarchi cattolici durante uno dei momenti che segnarono un prima e un dopo nella storia del nostro paese: la presa di Granada.
La storia racconta che il campo andò a fuoco. Allora Isabella di Castiglia, al fine di rafforzare il morale delle sue truppe, decise di costruire al suo posto una città sotto il nome di Santa Fe. È nello stesso posto si verificarono due avvenimenti molto importanti: da un lato la resa di Granaper quella prima spedizione oltre Atlantico che avrebbe segnato la sua vita per sempre.
Santa Fe è anche conosciuta come la vera culla dell’ Hispanidad. In questo luogo, i monarchi Isabel e Fernando firmarono le Capitolazioni con il re musulmano Boabdil che il 25 novembre 1491, accettò di consegnare il regno nasride di Granada. Un anno dopo si conclusero gli accordii con il navigatore per consentire il finanziamento di quel viaggio che avrebbe portato alla scoperta di un nuovo continente.
Nelle Capitolazioni a Cristoforo Colombo vennero assegnati i titoli di ammiraglio, viceré e governatore generale in ciascuno dei territori che avrebbe scoperto e conquistato durante la spedizione.
Una delle peculiarità di Santa Fe è che è stato disegnata con una corda, con una pianta rettangolare e una porta su ciascun lato. Va notato che la sua struttura ha la forma di una croce, così come il suo nome, un chiaro simbolo cristiano della crociata contro l’ Islam. Tutto quello che è stato fondato nel "Nuovo Mondo" è stato progettato imitando la struttura di Santa Fe.
Il campo cittadino è stato costruito in soli ottanta giorni, con diverse torri unite dalle mura e con un fossato attorno alla costruzione. Furono anche ideate quattro porte spettacolari che attualmente sono ancora visibili.
Le autorità del Delaware , negli Stati Uniti , hanno recuperato una lettera dello scopritore Cristoforo Colombo rubata negli anni '80 alla Biblioteca Marziana Nazionale o alla Biblioteca San Marcos di Venezia, Italia. La lettera sarebbe stata la prima inviata da Colombo al re Ferdinando d'Aragona che descriveva le meraviglie del Nuovo Mondo. Dopo un'indagine approfondita e lunga, le autorità statunitensi hanno segnalato il recupero del documento, noto come Plannck I Edition, che avrebbe potuto raggiungere un valore di 1,3 milioni di dollari, e il suo prossimo ritorno al museo italiano, riporta il quotidiano " The Philadelphia Inquirer '. "Gli oggetti di importanza culturale ricevono una valutazione monetaria nei mercati mondiali dove possono essere acquistati, ma il valore culturale e simbolico di questi oggetti supera di gran lunga qualsiasi valore in dollari per le nazioni a cui appartengono legittimamente", ha spiegato il Agente speciale William Walker. La Procura , l'immigrazione e le frontiere del Delaware e il comando per la protezione del patrimonio della polizia italiana hanno collaborato all'inchiesta. Non ha trasceso il modo in cui la lettera è arrivata negli Stati Uniti o dove è stata recuperata. Le autorità del Delaware hanno indagato su tre lettere rubate da Columbus negli ultimi anni, quindi la sua esperienza è stata la chiave per risolvere il caso, ha spiegato un portavoce. La biblioteca veneziana acquistò la lettera nel 1875, ma tra il 1985 e il 1988 il documento fu rubato. Nel 2003 un collezionista ha acquisito la lettera in una libreria specializzata negli Stati Uniti e nel 2019 le autorità sono state finalmente in grado di contattarlo, che ha accettato di esaminarlo. Il responsabile era l'esperto della Biblioteca Scheide dell'Università di Princeton Paul Needham, che certificava che era la lettera rubata quattro decenni fa a Venezia. Il collezionista ha accettato di consegnare il documento. "Sono molto felice che un tesoro nazionale dall'Italia tornerà in quella biblioteca", ha spiegato Needham alla CNN. "Il collezionista americano ha fatto la cosa giusta. Deve essere molto deludente sapere così tanti anni dopo che hai pagato un sacco di soldi per qualcosa rubato", ha aggiunto. Las autoridades de Delaware, Estados Unidos, han recuperado una carta del descubridor Cristóbal Colón robada en la década de 1980 en la Biblioteca Nacional Marciana o Biblioteca de San Marcos de Venecia, Italia. La misiva sería la primera remitida por Colón al rey Fernando de Aragón describiendo las maravillas del Nuevo Mundo. Tras una minuciosa y larga investigación las autoridades norteamericanas han informado de la recuperación del documento, conocido como Edición Plannck I, que podría haber alcanzado un valor de 1,3 millones de dólares, y su próxima devolución al museo italiano, informa el periódico 'The Philadelphia Inquirer'. "Los objetos de importancia cultural reciben una tasación monetaria en los mercados mundiales en los que se pueden comprar, pero el valor cultural y simbólico de estos objetos sobrepasa por mucho cualquier valor en dólares para las naciones a los que legítimamente pertenecen", ha explicado el agente especial William Walker. La Fiscalía de Delaware, Inmigración y Fronteras y el Mando para la Protección del Patrimonio de los Carabineros italianos han colaborado en la investigación. No ha trascendido cómo llegó a Estados Unidos la carta ni dónde fue recuperada. Las autoridades de Delaware han investigado hasta tres cartas robadas de Colón en los últimos años, por lo que su experiencia ha sido clave para la resolución del caso, ha explicado un portavoz. La biblioteca veneciana compró la carta en 1875, pero entre 1985 y 1988 el documento fue robado. En 2003 un coleccionista adquirió la carta en una librería especializada en Estados Unidos y en 2019 las autoridades finalmente pudieron contactar con el mismo, quien accedió a que fuera examinada. El encargado fue el experto de la Biblioteca Scheide de la Universidad de Princeton Paul Needham, quien certificó que se trataba de la carta robada hace cuatro décadas en Venecia. El coleccionista accedió a entregar el documento. "Estoy muy contento de que un tesoro nacional de Italia vaya a regresar a esa biblioteca", ha explicado Needham a la CNN. "El coleccionista estadounidense hizo lo correcto. Tiene que ser muy decepcionante saber tantos años después que pagaste mucho dinero por algo robado", ha añadido.
El pasado sábado a última hora de la tarde, el Phoenicia, una réplica de 50 toneladas y 20 metros de eslora de un navío fenicio hallado en las aguas del Mediterráneo, arrió velas en la costa de Túnez, en concreto a 10 kilómetros de donde se erigía hace siglos la antigua ciudad de Cartago. Tras un periplo que se aventura arduo y lleno de obstáculos, la expedición, bautizada como Fenicios antes que Colón, espera poder cruzar el Atlántico y hacer puerto en algún lugar del Caribe para diciembre.
¿Pero cuál es el objetivo de esta empresa, de navegar medio planeta en un barco que depende de la fuerza con la que sople el viento? El nombre de la aventura ya ofrece pistas significativas: "Demostrar que los fenicios fueron capaces de cruzar el Atlántico y llegar a América". Es decir, demostrar que fueron los descubridores del Nuevo Mundo. Esa es la finalidad de la expedición según se detalla su página web. Sin embargo, Philip Beale, un aventurero, escritor, marino y exbanquero británico, el cabecilla de todo, se ha mostrado mucho más descarado antes de partir, menospreciando la gesta del almirante genovés y sus hombres.
Sabemos que los vikingos llegaron a América alrededor del año 1000, por lo que nunca fue el primero, probablemente hubo un buen puñado antes que él", ha señalado al periódico The Times.
Su objetivo es llegar a América utilizando un navío como los que construían los fenicios en torno al 600 a.C.; y probar que pudieron haber descubierto — siempre en condicional — el Nuevo Mundo 2.000 años antes que Cristóbal Colón. Si bien existen testimonios y evidencias históricas de que esta civilización antigua navegó por la costa este del Atlántico —lo que ha impulsado a Beale a defender su teoría—, no hay ninguna prueba que indique que fueron capaces de cruzar el oceáno.
Intellettuali e artisti provenienti da oltre 15 paesi commemorano oggi il 527 ° anniversario dell'arrivo dell'ammiraglio europeo Cristóbal Colón a Cuba. Il posto dello sbarco si chiama Bariay e si trova nella provincia cubana orientale di Holguin, a circa 734 chilometri a est dell'Avana, una città dove 22 anni dopo gli spagnoli avrebbero deciso di fondare la capitale del paese, cinque secoli fa.
Dicono che all'arrivo a Bariay Bay, Colombo la considerò "la terra più bella che gli occhi umani avessero mai visto" e battezzò il luogo come il porto di San Salvador.
I delegati del 25 ° Festival della Cultura iberoamericana visiteranno il monumento dedicato all'incontro tra due culture, poiché l'arrivo qui di Colombo è considerato il primo contatto dei nativi con un equipaggio proveniente dal continente europeo.
L'ammiraglio arrivò sulla costa con due caravelle e una nave: La Niña, La Pinta e la Santa María, al servizio della Corona di Castiglia In Spagna. Sebbene probabilmente non fosse la prima persona proveniente da altri continenti a calpestare il suolo americano Colombo è considerato lo scopritore di un nuovo mondo. Il primo a intuire un percorso di andata e ritorno attraverso l'Oceano Atlantico tra questo continente e l'Europa.
Da questo evento sono nati nuovi popoli in seguito agli incroci dovuti al processo non facile di colonizzazione. I conquistatori spagnoli ascoltarono continuamente di ripetere la parola Bariay agli indiani, che deriva da Baría, un albero endemico nel paese.
Holguín, Cuba, 28 oct (Prensa Latina) Intelectuales y artistas de más de 15 países conmemoran hoy el aniversario 527 del arribo a Cuba del almirante europeo Cristóbal Colón, justo en el mismo sitio de su desembarco en este archipiélago caribeño. El lugar se llama Bariay y se localiza en la oriental provincia cubana de Holguín, a unos 734 kilómetros al este de La Habana, ciudad donde 22 años después los españoles decidirían fundar la capital del país, hace cinco siglos.
Cuentan que a su arribo a la bahía Bariay, Colón la consideró 'la tierra más hermosa que ojos humanos hubieran visto', y bautizó el lugar como puerto de San Salvador. Los delegados de la 25 Fiesta de la Cultura Iberoamericana visitarán el monumento dedicado al Encuentro entre Dos Culturas, pues la llegada aquí de Colón se asume como el primer contacto de los habitantes de acá, entonces aborígenes, con los del continente europeo. El almirante llegó a esta costa al frente de tres embarcaciones de tipo carabela: La Niña, La Pinta y La Santa María, al servicio de la Corona de Castilla, España. Pese a que probablemente no haya sido la primera persona de otra región geográfica independiente en pisar América, a Colón lo consideraron el descubridor de un nuevo mundo. Sí fue el primero en trazar entre este continente y Europa una ruta de ida y vuelta a través del océano Atlántico.
Los conquistadores españoles continuamente escuchaban repetir a los indios el vocablo Bariay, que se deriva de Baría, un árbol endémico del país. Pese a propuestas de otra índole, el nombre dado por los primeros habitantes de Cuba prevaleció para la historia y ahora el lugar alberga un Parque Monumento Nacional donde puede encontrarse un museo arqueológico para recrear algunos de los detalles descritos por Colón en su diario. La 25 Fiesta de la Cultura Iberoamericana tiene lugar en Holguín del 24 al 30 de octubre y en ella participan más de 150 artistas e intelectuales de 16 de países.
Le origini di Cristoforo Colombo continuano ad essere al centro di varie teorie: uno sconosciuto, in assenza di un documento decisivo. La tradizione dà per scontato, che l'ammiraglio fosse italiano e che venisse da Genova o dai suoi dintorni. Ma è possibile che ora una scoperta archeologica faccia luce sul passato dello scopritore dell'America o, almeno, segnali ai ricercatori una direzione precisa dove incanalare i loro studi e risolvere questo secolare problema. Questa scoperta è il risultato di lavori iniziati nel 2013, nella zona coloniale di Santo Domingo, con un progetto che mirava a migliorare vari servizi della popolazione locale, come l'elettricità e i servizi igienico-sanitari. Durante questi lavori apparve una vecchia pipa. «Abbiamo iniziato a raccogliere informazioni su ciò che i vicini stavano facendo per bere acqua. Abbiamo scoperto resti di piccole ruote panoramiche all'interno delle case che non erano mosse da animali, ma da schiavi e abbiamo esaminato molti pozzi.»
C'era una pletora di servitori e incaricati di fornire acqua alle case. Uno di questi fornitori ha attirato l'attenzione degli storici. Era legato all'apparato amministrativo della Corona presso la fonte dei fabbri, o di Colombo o dell'ammiraglio. Era situato a circa 400 o 500 metri dalla città. Si tratta di un edificio in stile toscano ed è stato datato agli anni venti del XVI secolo. Ma la sorpresa arrivò quando si individuò uno scudo che nessuno si aspettava, riapparso dopo secoli. Questo blasone è rimasto nascosto con il trascorrere del tempo nel passato e questo lo ha salvato dalla distruzione avvenuta nel diciannovesimo secolo.
Si trattava dello scudo della famiglia di Cristoforo Colombo. Questo blasone, secondo Ildefonso Ramírez, è unico al mondo e indica che i lavori erano stati fatti in nome dei Colon, esattamente da Diego Colón. «Strano, Diego non ha usato l’ eblema che Isabella la cattolica ha dato a suo padre al ritorno dall'America. Al contrario, tramanda quello che aveva quando ha intrapreso il viaggio che lo ha portato alla scoperta. Ildefonso Ramírez afferma che: «È il vero e primo riferimento allo scudo tradizionale di Colon.» La domanda a questo punto è di capire quale fosse la ragione che lo ha spinto a utilizzare questo scudo e non quello ricevuto in seguito. Lo stemma è semplice nell'aspetto, «È totalmente medievale. Ci si è sempre chiesti se Cristoforo Colombo fosse legato a una famiglia, se avesse un passato o se fosse un semplice avventuriero. C'è sempre stata una nebulosa intorno a lui e ai suoi antenati. In quella situazione storica, attorno al 1520, Diego pone lo stemma di famiglia riaffermando così la tradizione della sua casa. Ma a cosa può contribuire questa scoperta? Lo stemma è composto da campo d'oro, fascia azzurra e testa di gules. I colori sarebbero oro, blu e rosso, come testimonia una descrizione scritta Gonzalo Fernández de Oviedo, uno dei principali specialisti araldici dei monarchi cattolici e la persona che ha modellato con precisione lo scudo che questi monarchi hanno consegnato all'ammiraglio dopo aver completato con successo il suo viaggio. Quando viene chiesto a Ildefonso Ramírez cosa si può dedurre sull'origine di Colombo, risponde che «tutto indica che è genovese. Lo scudo è nobile.»
Questa non è l'unica scoperta. È stato anche possibile identificare dov'era la casa che Cristoforo Colombo aveva a Santo Domingo. La fece costruire perché aveva intenzione di stabilirsi in città. Ma non ha mai intrapreso il quinto viaggio e la casa è rimasta a metà. «La ordinò nel 1504, ma non riuscì a costruirla nel porto, dove si trovava la casa di Ovando.»
Nel 1957 gli archeologi hanno scoperto tra le rovine degli indiani nello stato del Maine , negli Stati Uniti, un autentico penny norvegese la cui storia risale all'inizio dell'XI secolo. Questa scoperta è l’ ulteriore conferma che prima del navigatore Cristoforo Colombo , i Vichinghi del Nord Europa avrebbero raggiunto il sud di Terranova.
È un penny normale, di quelli usati dai Vichinghi in epoca precolombiana. Guy Mellgren , un archeologo dilettante, ha detto di aver trovato questa moneta il 18 agosto 1957 sul Sito Goddard, un vasto sito archeologico in un antico insediamento amerindo a Naskeag Point, nella baia di Penobscot a Brooklin, nel Maine.
Un articolo pubblicato nel 1978 su Time Magazine descriveva il luogo della scoperta come un'antica discarica indiana vicino a Blue Hill, nel Maine . Per un lungo periodo, una collezione di 30.000 reperti trovati sul sito furono donati al Maine State Museum. La valuta è stata donata nel 1974.
Le circostanze del ritrovamento delle monete non sono state correttamente registrate (come nel caso della maggior parte dei 30.000 reperti). All'inizio, la moneta fu erroneamente identificata come un penny britannico del 12 ° secolo. Nel 1978, gli esperti di Londra hanno ritenuto che potesse essere di origine norvegese. Oggi l'identificazione del penny del Maine è confermata come una moneta d'argento del regno di Olaf Kyrre. Kolbjorn Skaare, dell'Università di Oslo, ha precisato che la moneta fu coniata tra il 1065 e il 1080, avendo una vasta diffusione nel XII e XIII secolo. Secondo alcuni resoconti, il penny è stato trovato con una perforazione, che indicava il suo uso come ciondolo.
Il sito archeologico di Goddard è stato datato tra il 1180 e il 1235. Si ritiene che le persone che vivevano lì in quel momento fossero gli antenati del Penobscot . Sebbene la data risale a circa duecento anni dopo l'ultimo viaggio in Vinland narrato nelle saghe norvegesi, risale al periodo in cui i norvegesi vivevano in Groenlandia e probabilmente visitavano il Nord America.
L'origine del penny è stata presentata come prova del fatto che i norvegesi della Groenlandia viaggiarono più a sud dell'isola di Terranova o che la valuta potesse essere scambiata localmente. Tuttavia, il penny è l'unico manufatto nordico trovato sul sito, che era il centro di una grande rete di scambi riguardanti i nativi.
Gli spagnoli non demordono nel tentare di fare diventare spagnolo Cristoforo Colombo. L’ ultima “boutade” lo vorrebbe galiziano, di una regione a cavallo fra Spagna e Portogallo. In sostanza Colombo sarebbe un nobile, Pedro Alvarez Sotomajor, meglio conosciuto come Pedro Madruga, che avrebbe poi cambiato in Cristoforo Colombo. Come forse abbiamo già detto le certezze circa la vera nazionalità del navigatore non ci sono. Ma una l’abbiamo. Colombo può essere di qualunque paese tranne uno: la Spagna.
Un rituale funerario tipico di antiche culture mediterranee, ma sconosciuto nelle civiltà americane pre-colombiane, è stato scoperto nella necropoli di Comalcalco, città maya sulla costa del golfo del Messico: sepolture di corpi in giara (la cui simbologia potrebbe significare il ritorno nel ventre della madre terra all'interno dell'utero, rappresentato dal vaso contenitore) sono state portate alla luce numerose nel complesso cimiteriale della città e, insieme ad altri forti indizi emersi in scavi recenti, autorizzano l'ipotesi (da verificare) dell'insediamento di una comunità di navigatori giunti dal Mediterraneo. E' viva l'attesa dell'esito degli scavi, tutt'ora in corso. "La recentissima scoperta della necropoli di Comalcalco - spiega l'archeologa americanista italiana Maria Longhena - ha restituito numerose sepolture in giara: questo tipo di rituale funerario, molto in uso presso antiche culture del Mediterraneo, non trova corrispondenze nei contesti americani". La città di Comalcalco, nell'attuale stato messicano del Tabasco, fiorì nel periodo classico Maya (circa 250-980 d.C.), ma la sua fondazione, rivela Longhena, "affonda le sue radici già nel periodo pre-classico. Il sito presenta caratteristiche singolari e avulse dal contesto culturale maya e comunque amerindio, che da molti decenni sono oggetto di discussione tra gli studiosi. In particolare, l'uso dei mattoni di argilla cotti in forno per la costruzione delle piramidi, e il sistema di condutture idriche sempre in argilla cotta: entrambi gli elementi rappresentano un unicum nel Nuovo Continente", ma costituiscono elementi architettonici comuni nell'antico Mediterraneo.
Si tratta, sempre secondo l'archeologa americanista, di "ulteriori prove di antichissimi contatti tra il continente americano e il vecchio mondo".
Sono molte le teorie che si rincorrono secondo le quali Cristoforo Colombo non fu il primo a raggiungere le Americhe e il dibattito resta vivo e acceso soprattutto alla luce di continue scoperte che suscitano domande su domande sulle prime colonizzazioni del continente americano. Una di queste però afferma ora che Romani e Cartaginesi avrebbero raggiunto le Americhe ben prima di Colombo. Nel tempo, sono state portate alla luce, in territorio americano, un numero ragguardevole di monete risalenti all’Impero Romano. In particolare, nel Maine, Massachusetts e Vermont sono emerse monete dell’epoca degli Imperatori Alessandro Severo (225-235 d.C.) e Settimio Severo (193-211 d.C.). Interessante la scoperta di un subacqueo brasiliano che ha portato alla luce un folto gruppo di vasi e barattoli di vetro che il Governo brasiliano ha deciso di far analizzare ad un celebre archeologo subacqueo locale per determinarne datazione e provenienza. Secondo i ricercatori, le anfore proverrebbero da una nave romana (del III secolo d.C.) sbarcata sulle coste Brasiliane. A confermare ciò, il rinvenimento di due relitti nelle acque limitrofe. Purtroppo la notizia è difficilmente verificabile e attualmente non è stata conferma dalla comunità archeologica internazionale. Tuttavia è interessante come le grandi navi romane, in grado di stipare grandi quantità di merci ed uomini, potrebbero aver attraversato persino l’Oceano Atlantico grazie ad una solida vela ed una o più file di remi. Oltre a testimonianze di Erodoto e di antichi mercanti di ritorno da viaggi più lunghi di quanto potessimo immaginare, sembra che siano state ritrovate delle iscrizioni, in New England, sugli scogli, che potrebbero essere state apposte in loco da antichi viaggiatori. Monete cartaginesi di rame, inoltre, sono state ritrovate in Massachusetts e Connecticut. Altri indizi sulle colonizzazioni precedenti al 1492 riguardano la presenza di piante, in America, di origine chiaramente asiatica o europea. Insomma, il dibattito è aperto e non smette di suscitare interrogativi. Sicuramente ci consente di apprezzare le grandi capacità marinaresche dei nostri predecessori, affascinanti ma che rimangono tutt'ora da verificare.
È una di quelle strane storie che arrivano direttamente d’Oltreoceano, ma che fanno chiacchierare di riflesso anche noi, quella che vede coinvolta la deputata trevigliese Fucsia Nissoli Fitzgerald, eletta per gli Italiani all’estero nella circoscrizione nord americana. Ma andiamo con ordine. La deputata trevigliese è intervenuta in questi giorni contro una tendenza culturale e politica che prosegue negli States da qualche anno, e che mira a sostituire il famoso “Columbus day” – festa federale dedicata alla memoria della scoperta dell’America da parte del famosissimo navigatore italiano – con una giornata politicamente più “corretta”, dedicata alla memoria dei popoli indigeni americani. Se infatti Cristoforo Colombo resta ancora oggi un mito per molti americani, italo-americani in testa, nell’America flagellata dal razzismo è tuttavia anche diventato in molti ambienti anche il simbolo di ciò che la scoperta dell’America portò con sé: la strage dei nativi americani e la sostituzione etnica nel Nuovo continente. Così negli Usa del razzismo alla Trump (ma anche prima, con Obama) il genovese è diventato l’obiettivo suo malgrado di manifestazioni e petizioni contro “i simboli di odio e divisione razziale” nel cuore degli Stati Uniti. Tra queste iniziative, appunto, nel 1992 e poi ogni anno tra il 2014 e il 2019 in diverse città d’America si è letteralmente deciso di “abolire” la celebrazione dell’esploratore italiano, che cade ogni secondo lunedì di ottobre, attorno all’anniversario di quel 12 ottobre 1492 in cui la spedizione delle tre caravelle avvistarono per la prima volta le coste del nuovo continente. E di sostituirlo con una nuova festa con la stessa data, dedicata appunto ai nativi massacrati dagli Europei. A sostegno dell’ “Indigenous Peoples’ Day” (questo il nome della contro-festa anti colombiana) si è schierata peraltro nei giorni scorsi nientemeno che la Nea (National education association), la più grande associazione-sindacato degli educatori statunitensi, con quasi tre milioni di iscritti.
“La storia della colonizzazione [dovrebbe] essere conosciuta e riconosciuta in ogni Stato. E per fare ciò, il Columbus Day dovrebbe essere ribattezzato come Indigenous People’s Day (…), in riconoscimento delle prime popolazioni indigene che vivevano negli Stati Uniti prima delle colonizzazioni degli europei. Come associazione educativa, riconoscere, osservare e celebrare la storia dei fatti è importante per mantenere la nostra integrità accademica” scrivono i sostenitori. Immaginabile la reazione della nutrita popolazione americana di origine italiana. Che di “cancellare” Colombo e il Columbus day dal calendario proprio non hanno voglia. Josephine Maietta, presidente di AIAE – Association of Italian American Educators, e Vincenzo Arcobelli, presidente del Comitato Tricolore Italiani nel Mondo, hanno speso nei giorni scorsi parole chiare per difendere Colombo da “un altro attacco ideologico contro il patrimonio tradizionale e culturale degli italo-americani”. Accanto ai contrari si è schierata anche la trevigliese Fucsia Nissoli Fitzgerald, prima parlamentare italiana a portare la questione anche a Roma. “Esprimo forte preoccupazione per l’iniziativa della National Education Association che, in una sua risoluzione, auspica la sostituzione del Columbus Day con l’Indigenous People Day ed, allo stesso tempo, esprimo il mio pieno sostegno alle iniziative poste in essere dall’Italian American One Voice Coalition e dallo AIAE per affermare il pieno diritto della Comunità italiana a celebrare il Giorno di Colombo” ha fatto sapere in una nota la deputata, che aveva già presentato a Montecitorio una mozione per sollecitare il Governo italiano ad agire per difendere l’eredità culturale italiana in America.
Nuovi scavi archeologici nelle torbiere dell'isola di Terranova, in Canada, suggeriscono l'esistenza di un'antica colonia vichinga fondata già nel 910 d.C. e abbandonata molti secoli dopo. Sembra proprio che molti secoli prima dei cristiani, gli esploratori Norvegesi fossero riusciti a raggiungere l’isola di Terranova, in Canada, fondando un avamposto presso l’attuale Anse aux Meadows. Fino a poco tempo fa si credeva che la colonizzazione del Nuovo Mondo, da parte dei Vichinghi, fosse stata di breve durata, ovvero che i navigatori Norvegesi, dopo la traversata dell’Atlantico, fossero ritornati ben presto alle loro terre di origine. Ma nuove prove tendono a dire il contrario. Alcuni reperti fossili stanno facendo supporre che i Norreni, una volta giunti nell’isola di Terranova, vi siano rimasti per molto più tempo, attrezzando una piccola colonia. Scavando nelle torbiere vicino all’Anse aux Meadow, gli archeologi hanno scoperto alcun resti ambientali che sono stati collocati, con la datazione al Carbonio, tra il 12° e il 13° secolo.
Nella palude sono stati però scoperti altri resti, questa volta creati dall’uomo, che fanno pensare subito ad una tecnologia più avanzata rispetto a quella delle popolazioni native, infatti emersero copricapi di bronzo, chiodi di ferro e rivetti, che rendono fondata l’idea che i Norvegesi avessero già raggiunto il Canada.Unendo gli studi sugli oggetti ed i resti ambientali della torbiera si è potuto supporre che i Vichinghi abbiano raggiunto le coste del Canada già nel 910 d.C. e che le abbiano successivamente abbandonate nel 1145 d.C. Dunque pare che questo fiero popolo abbia vissuto nel Nuovo mondo per molto tempo prima di abbandonarlo definitivamente.
Altro fattore chiave dell’intera faccenda è che le popolazioni autoctone americane si siano stabilite in quelle zone intorno al 710 e 1130 d.C. e non si esclude affatto che le due civiltà possano essere entrate in contatto in qualche modo, magari creando delle interazioni culturali di vario tipo. Le prove di un coinvolgimento culturale dei due popoli, al momento, sono solo ipotesi. Probabilmente gli archeologi dovranno scavare più a fondo nelle torbiere dell’Anse aux Meadow
per scoprire nuove prove inconfutabili della presenza di essi in quelle terre e dell'eventuale scambio culturale che possa essersi stabilito.
Il monumento a Cristoforo Colombo di Buenos Aires può finalmente cominciare una ‘nuova vita’, dopo spostamenti e polemiche e l’inaugurazione del luogo che lo ospita. Sul Paseo de la Costanera, nei pressi dell’aeroporto cittadino ‘Jorge Newbery’, con sguardo al Río de la Plata. È difficile che torni dove ha fatto bella mostra di sé per novant’anni, nel cuore della capitale argentina. Realizzato dallo scultore Arnoldo Zocchi e donato dalla comunità italiana nel 1921, il monumento a Cristoforo Colombo di Buenos Aires è sempre stato ammirato sulla Avenida La Rabida, nei pressi del palazzo presidenziale della Casa Rosada. Fino al marzo del 2013, quando l’allora presidente Cristina Fernández decise di rimpiazzare il navigatore genovese con un monumento alla eroina dell’indipendenza boliviana Juana Azurduy, donato dal presidente boliviano, Evo Morales.
Una decisione che provocò anche tensione tra il governo nazionale e quello della città autonoma di Buenos Aires, entrambi a dichiarare la propria competenza sull’opera. Alzò la voce anche la comunità italiana, ma senza risultato. Inizialmente, l’esecutivo nazionale era dell’idea di una traslazione a Mar del Plata delle sue 623 tonnellate distribuite in 26 metri di altezza, fino alla decisione di ‘alloggiare’ il monumento a Colombo sulla Costanera Norte. Poi altre polemiche per lo stato di quasi abbandono dell’area e dell’opera. La statua presentava i segni del tempo e, difatti, nel 2014 una perizia ad hoc aveva messo in evidenza che le crepe erano la conseguenza delle vibrazioni prodotti dal traffico cittadino e dal bombardamento della Casa Rosada nel 1955, quando Juan Domingo Perón era nel mirino dei militari. Ma fu anche dimostrato che parte dei danni furono diretta conseguenza dello smantellamento.
Nel giugno del 2014 il governo nazionale e quello della capitale si accordarono sulle modalità del trasferimento, i costi di restauro e la nuova ubicazione, con l’esecutivo nazionale a sopportare la maggior parte dei costi necessari. I 250 pezzi in cui era stata smontata la statua sono stati depositati in un magazzino nei pressi dell’aeroporto Newbery, fino alla collocazione, nel 2017, di fronte allo scalo. Nel frattempo, però, anche Juana Azurduy ha cambiato ‘casa’, trovandosi ora davanti al Centro Cultural Kirchner. Una rimozione necessaria per la costruzione di una recente opera pubblica stradale, il Paseo del Bajo.
Lo storico ed ex comandante britannico Gavin Menzies afferma nel suo libro I "1421, l'anno in cui la Cina scoprì il mondo" che i cinesi arrivarono in America 72 anni prima di Cristoforo Colombo. Menzies ha detto che la conoscenza dei cinesi nel astronavigation ha consentito all'esploratore Zheng He di arrivare quasi al Polo Sud seguendo la stella Canopus per l'orientamento. L'imperatore Yongle finanziava questi viaggi e costruiva grandi navi.
Parole in lingua quechua come "wawa" o "gualeguaychú", tra le altre, hanno significato e pronuncia simile in lingua cinese, il che rende credibile l’ arrivo dei cinese sul continente americano prima dell'arrivo degli spagnoli.
Inoltre, dai resti archeologici dei nativi americani, si può dedurre che Zheng He viaggiò più di una volta in questo continente. Le ceramiche lasciate dai nativi del Messico e del Perù presentano figure di volti chiaramente asiatici; si può aggiungere che sono cinesi per via dei tipici baffi lunghi e sottili. Tuttavia, molti ricercatori rifiutano questa teoria e difendono la "storia ufficiale". Quando Zheng He intraprese i viaggi lui e il suo equipaggio non invadevano le località nelle quali non rimanevano nemmeno per un lungo periodo di tempo. Lo scopo non era quello di conquistare, ma di esplorare.
Non era la prima volta che i Re Cattolici e Cristoforo Colombo si incontravano. Il navigatore genovese aveva già esposto ai monarchi la sua “folle” idea (per alcuni) di imbarcarsi attraversando l'Oceano Atlantico alla fine del 1491. I re lo accolsero a Santa Fe (Granada) e rifiutarono di garantire il loro sostegno, per cui Colombo si diresse verso il monastero de La Rábida di Huelva. Lì, dopo alcune settimane di riflessione, sostenuto da Juan Pérez, monaco del monastero che credeva nella sua impresa, fece un ultimo tentativo per ottenere il permesso delle teste coronate. Perez era stato confessore della regina Isabel e confidava che Colombo sarebbe stato ricevuto se ne avesse fatto richiesta.
Così i re, completata la Reconquista, lo ricevettero di nuovo a Santa Fe. Approfittando dell’enfasi religiosa susseguente alla conquista di Granada il navigatore fece presente che il viaggio avrebbe potuto affrettato la conversione degli infedeli e comunque i benefici economici dell’ impresa avrebbero potuto finanziare una crociata per liberare Gerusalemme dai musulmani.
Diverse persone vicine alla corte sostenevano il progetto di Colombo e si rivelarono essenziali per convincere i re cattolici. Il cardinale Pedro Gonzalez de Mendoza, arcivescovo di Toledo, mediò perché gli fosse data udienza garantendo che era un "uomo affidabile per “ingegno e abilità". Diego de Deza, domenicano e membro del Consiglio di Salamanca, rimase colpito dalle argomentazioni di Colombo, intercedendo a sua volta nei confronti della regina. Luis de Santángel, destinatario delle entrate ecclesiastiche di Aragona, fu però colui che convinse Isabella ad accettare tutte le ferree condizioni del futuro Ammiraglio. Beatriz de Bobadilla, marchesa di Moya, e il duca di Medinaceli contribuirono ad influenzare la regina Elisabetta perché cedesse alle richieste di Cristoforo Colombo. Così alla fine Ferdinando e Isabella si convinsero cedendo anche di fronte alle enormi richieste di Colomboe relative all’ autorità personale e ai benefici economici imposti così come sono stati registrati nelle capitolazioni finali di Santa Fe, firmate il 17 Aprile 1492.
La storia "vera e brutale" di Cristoforo Colombo sarà oggetto di una serie di episodi televisivi americani. Secondo Deadline , il produttore americano Cavalry Media lavora sul famoso navigatore basandosi sul controverso libro di Hans Koning Colón: il mito allo scoperto. Nel suo lavoro, pubblicato nel 1991, lo scomparso scrittore descrive Colombo come un "ladro avido, il prototipo di una canaglia che ha viaggiato per liquidare una cultura". Su questa stessa linea il dramma sarà una storia sula "la potenza sfrenata e la follia e lo splendore generati dalla sua scoperta". La serie sarà chiamato Hispaniola , in castigliano Gli spagnoli , riferendosi all'isola caraibica dove Colombo fondò il primo insediamento europeo nel Nuovo Mondo e dove oggi si trovano gli stati di Repubblica Dominicana e Haiti." Hispaniola è una storia viscerale e avvincente piena di sangue, di conflitti e ambizione portando alla luce la storia non raccontata di Cristoforo Colombo e della scoperta del Nuovo Mondo, ", ha detto Dana Brunnetti, produttore della serie i cui lavori precedenti includono House of Cards e Cinquanta sfumature di grigio Il creatore di Marco Polo, John Fusco, sarà responsabile dell'adattamento come sceneggiatore, produttore e showrunner della serie. "Data la mia lunga relazione e collaborazione con la comunità dei nativi americani da molto tempo ho il desiderio di raccontare questa storia. La verità nascosta e brutale dietro il mito di Colombo - non insegnata nelle scuole, ha finalmente trovato il tempo giusto e un mezzo". ha affermato.
Tempi duri questi per Cristoforo Colombo. Il navigatore genovese viene ripudiato proprio dagli americani. A rischio la festa dedicata all’esploratore, il Columbus Day, che si celebra il 12 ottobre, giorno in cui l’italiano sbarcò per la prima volta nel Nuovo Mondo. L’ultima ad aggiungersi alla lista di chi vuole abolire questa festività è Kamala Harris, la senatrice democratica considerata l’erede di Barack Obama e candidata alla Casa Bianca.
Negli ultimi anni, infatti, sta crescendo sempre più un movimento che vuole sostituire il Columbus Day con l’Indigenous Day, per onorare la cultura degli indiani d’America. Nel 1992, la prima città a mettere in pratica questo cambiamento è stata Berkely, in California. La decisione è stata subito imitata da altri 56 centri e quattro stati.
Lo scopo è riconsiderare la figura di Cristoforo Colombo. Non solo coraggioso esploratore, ma feroce tiranno. A lui si attribuiscono numerose torture ai danni della popolazioni indigena che incontrò una volta sbarcato in America. Così, quest’anno anche nella città che porta il suo nome, Columbus, capitale dell’Ohio, non è stato speso neanche un dollaro per omaggiare l’esploratore, mentre a Philadelphia un vandalo ha imbrattato un edificio di un’associazione italoamericana con la scritta “Colombo = Mussolini = Trump = Fascista”.
Su questo, anche la politica ha iniziato a muoversi. Prima dell’intervento a sostegno dell’Indigenous Day di Kamala Harris, anche la democratica Alexandria Ocasio-Cortez si è espressa con un tweet contro la festa di Colombo, proponendo di eliminarla tra le festività riconosciute dalla nazione. Per Donald Trump, però, l'esploratore resta sempre un eroe, come ha ricordato su Twitter: "Lo spirito di determinazione e avventura di Cristoforo Colombo ha ispirato generazioni di Americani".
Secondo il presidente dell’ Università cattolica di Notre Dame, nello stato dell’ Indiana, il rev. John Jenkins, i 12 murales creati nel 1880 e ospitati nell'edificio principale della scuola, nascondono un "lato oscuro" della storia di Colombo. Mentre avrebbero dovuto "incoraggiare gli immigrati" venuti negli Stati Uniti in un periodo di sentimenti anticattolici. Lo sfruttamento dei nativi americani è "una parte di storia che dobbiamo conoscere", ha scritto Jenkins. Secondo la NBC, i murales sono dipinti direttamente sulle pareti e ora saranno "coperti". L'opera d'arte potrebbe ancora essere "occasionalmente esposta" e la scuola progetta di scattare fotografie dei murales da mostrare altrove con una spiegazione del loro contesto.
(ANSA) - MODENA, 18 SET - Una mostra sulle esperienze di viaggio tra il 1400 e il 1800, attraverso un'ampia selezione di testi illustrati appartenenti al patrimonio librario della Biblioteca Estense Universitaria, oltre a quadri, sculture, arti decorative, materiale etnografico. 'Meravigliose avventure. Racconti di viaggiatori del passato' è il tema dell'esposizione, suddivisa in sei sezioni a partire dai pellegrinaggi in Terrasanta, che la Galleria Estense di Modena ospita dal 21 settembre al 6 gennaio. Tra le opere più preziose, una rara prima edizione della lettera che Cristoforo Colombo scrisse ai reali di Spagna, annunciando la scoperta del Nuovo continente, e la Cosmografia di Tolomeo, realizzata per il duca Borso d'Este. Lontane dalle moderne guide turistiche, le relazioni annuali dei missionari e i libri pubblicati da mercanti, religiosi, ambasciatori studiosi e curiosi al ritorno dai loro viaggi rappresentarono testimonianze di valore ineguagliabile per la conoscenza di popoli e mondi ancora poco noti in Occidente.
El incunable de Colón, ‘Columbus Chistopher Epistolae de Insulis Indie supra Ganger nuper inventis’, que ahora mismo se guarda en la cámara acorazada del ministerio de Cultura corresponde a la carta en la que Colón anunciaba a los Reyes Católicos que había descubierto el nuevo mundo.
Los monarcas habían financiado la arriesgada aventura de Cristóbal Colón. En el mundo solo hay 16 ejemplares de esta misiva que se imprimió en Roma en abril de 1493. La carta relata la salida de Colón desde el Puerto de Palos de Moguer el 3 de agosto de 1492 hasta el regreso a Lisboa en marzo de 1493.
Esta es la historia de valiosísimo documento que durante años estuvo sustituido por un facsímil sin que nadie se diera ni cuenta. Hasta que investigando la sustitución de otro incunable de Colón que hay en Florencia se dieron cuenta de que la carta que se guardaba en Barcelona era falsa.
La oficina de investigación de EEUU localizó la carta en el mercado en busca de comprador y se vendió dos veces en Italia y en Brasil antes de ser recuperad. En Brasil pagaron por este documento tan valioso 1 millon de dólares, 600 mil euros se pagó por el incunable en Italia tras ser robado.
El cambiazo del incunable de Colón, que tiene 4 páginas, se produjo entre el año 2004-2005, el documento del cambiazo debía ser de muy alta calidad porque nadie se dio cuenta. Nada tampoco se sabe del ladrón, en aquellos años los registros de acceso se hacían de forma manual y se mantenían unos años. Ahora todo está digitalizado.
La carta que tiene un gran valor histórico y documental, en unos días volverá a la biblioteca de Cataluña donde ingresó después de ser comprada en una parada de libros. Esta mañana el
embajador de EEUU ha devuelto el incunable al ministro de cultura.
Fue un cambiazo en toda regla aunque no se sabe con exactitud cuando se produjo porque las fechas bailan entre el 2004 y el 2005. Los ladrones se llevaron del museo de Cataluña un
facsímil de la carta en la que Colón explicaba a los Reyes Católicos lo sucedido en sus viajes desde España hasta el nuevo continente. Lo malo es que nadie se dio cuenta. Y lo peor es que fue exportada a Estados Unidos para ser comercializada porque su valor económico es más que vidente.
El documento, del que existen otras copias en el mundo, ahora ha sido devuelto al ministerio de Cultura que la ha guardado en la caja fuerte hasta que la devuelva al museo de Cataluña. Al menos se tiene noticia de que otra copia fue robada de un museo italiano de la misma manera.
Esa carta se llama Columbus Chistopher Epistolae de Insulis Indie supra Ganger nuper inventis y se imprimió en 1493 por orden de Cristóbal Colón.
El embajador de Estados Unidos ha devuelto la carta al ministerio después de un trabajo de investigación que comenzó en 2011.
ADN a Estudiar por Forenses y Científicos:
El cromosoma Y, ADN-Y, solo pasa de padres a hijos varones, de tal forma, que el hijo varón tendrá, el mismo cromosoma Y que el del padre, que su abuelo…
Hay un ADN cuya transmisión es exclusiva de las mujeres, que es el ADN-mt, mitocondrial, las mitocondrias son unos orgánulos que se encuentra en la mayoría de las células, son como las centrales eléctricas, ya que su función principal es la de aportar energía a las células, contienen su propio ADN. Pues bien el óvulo tiene mitocondria, el espermatozoide también tiene mitocondrias, en el cuello y cola, pero cuando el espermatozoide penetra en el óvulo, pierde el cuello y la cola, es decir, las mitocondrias del espermatozoide no entran en el ovulo, con lo cual tampoco entra el ADN que contiene. Este es el motivo por el cual el ADN mitocondrial tanto en mujeres como en hombres procede exclusivamente de las madres, y por lógica siempre que se estudie este ADN identifica al linaje materno.
Hay una tercera linea que sería el estudio del ADN nuclear, que es el ADN que se encuentra en el núcleo de las células, estudia los cromosomas denominados autosómicos, que son todos los cromosomas menos los Sexuales XY, los cromosomas proceden: mitad aportados por la madre y la otra mitad por el padre.
Haplogrupos
Los haplogrupos son resultados de pruebas de ADN que corresponden a un grupo etno-geográfico. Puede ser considerado como el equivalente de ADN a una "tribu". Las pruebas de ADN-Y o de ADN-mt generalmente resultan en una predicción del haplogrupo. Ademas, algunas se pueden hacer pruebas para determinar el porcentaje de cada grupo étnico principal presentes en el individuo, y también determinar la presencia de marcadores característicos correspondientes a un origen étnico definido.
Sono infinite e crescono ogni giorno le città dove sarebbe nato Cristoforo Colombo. Le immagini illustrano il ricordo di una “culla” ad Aiaccio in Corsica
L’ORIGINALE RITORNA DALL’AMERICA IN VATICANO
Torna nella sua legittima casa la lettera di Cristoforo Colombo rubata in Vaticano.
Domani 14 giugno, alle 11, l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Callista Gingrich, restituirà la copia recuperata della missiva del navigatore e scopritore delle Americhe nella Biblioteca Vaticana.
Lo fa sapere una nota dell’ambasciata Usa presso la Santa Sede, spiegando che l’ambasciatrice Gingrich, insieme ai rappresentanti del dipartimento della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti e delle indagini di sicurezza nazionale presenteranno la lettera all’archivista e bibliotecario del Vaticano, monsignor Jean-Louis Brugues, e al prefetto della Biblioteca, monsignor Cesare Pasini.
La lettera di Colombo è un resoconto della scoperta dell’America da parte degli esploratori scritta nel 1493 al re Ferdinando e alla regina Isabella di Spagna. Il testo è stato tradotto in latino e diverse copie sono state distribuite in tutta Europa. La Biblioteca Vaticana ricevette una di queste copie nel 1921 come parte della “Collezione De Rossi” di libri e manoscritti rari.
Nel 2011, il Dipartimento delle indagini di sicurezza nazionale è stato contattato da un esperto di libri e manoscritti che riteneva che la lettera di Colombo nella collezione del Vaticano fosse un falso. Dopo aver informato il possibile furto delle autorità vaticane, i funzionari del Dhs hanno coordinato l’esame della lettera da parte di esperti in materia, tra cui specialisti dell’Università di Princeton.
Non si conosce il periodo esatto in cui il documento sia stato rubato, ma gli agenti statunitensi sono stati in grado di rintracciare la lettera originale a Robert Parsons che lo acquistò da un raro commerciante di libri a New York nel 2004, ignaro del fatto che fosse stato prelevato senza autorizzazione dal Vaticano. Dopo essere stata presentata la prova del furto e della falsificazione della lettera di Colombo, la vedova di Parsons, Mary Parsons, accettò volontariamente di rinunciare e abbandonare tutti i diritti, il titolo e l’interesse per la lettera in modo che potesse essere restituita al Vaticano.
Il Dipartimento delle Indagini di sicurezza nazionale ha recuperato e restituito tre lettere di Colombo nell’ambito delle loro indagini in corso sulla vendita illecita di libri e manoscritti rubati. Oltre alla Lettera di Colombo del Vaticano di Colombo, ha confiscato e restituito lettere di Colombo appartenenti alla Biblioteca Riccardiana a Firenze, e alla Biblioteca della Catalogna a Barcellona.
Washington - Gli Stati Uniti hanno restituito alla Spagna la lettera con cui Cristoforo Colombo annunciava ai reali Ferdinando e Isabella la scoperta del Nuovo Mondo. Lo ha reso noto l'Ice (Immigration and Customs Enforcement) mentre a consegnare la preziosa missiva all'ambasciata di Spagna negli Stati Uniti è stato il segretario americano alla Sicurezza interna,Thomas Homan. Il documento, in versione a stampa, era stato rubato dalla biblioteca de Catalunya di Barcellona nel 2005 e venduto negli Usa per 600.000 dollari. E' poi passato nuovamente di mano nel 2013 per un milione di dollari, ha riferito l'Ice, indicando che il timbro della biblioteca spagnola era stato 'sbianchettato'. Le indagini condotte dall'Ice e dal dipartimento di Giustizia Usa sono andate avanti per sette anni. L'Epistola de Insulis Nuper Inventis rappresenta il più antico documento a stampa, risalente al 1493, della scoperta dell'America.
Fu lo stesso Colombo a disporne la stampa di 16 copie. Le indagini sono scattate nel 2011 in seguito alla denuncia di furti di diverse lettere di Colombo da biblioteche europee e alla scoperta che anche quelle conservate nella Biblioteca nazionale di Roma e nella Biblioteca Riccardina di Firenze erano dei falsi. Quella rubata a Firenze venne rinvenuta e restituita dagli Usa all'Italia nel 2016. Resta il giallo di chi abbia sostituito le lettere originali con i falsi. Tutte le stampa delle lettere del navigatore genovese sulla scoperta dell'America vennero realizzate a Roma nel 1943 dal tedesco Stephan Plannck.
Cristóbal Colón, entre Cartagena y Mazarrón
A ún hoy, cinco siglos largos después del descubrimiento de América, sigue siendo una incógnita el lugar donde Cristóbal Colón desembarcó por vez primera en el nuevo mundo aquel legendario 12 de octubre de 1492. La tradición, porque el diario de a bordo se perdió y solo existe la copia que realizara fray Bartolomé de las Casas, mantuvo siempre que el almirante alcanzó la isla de Guanahaní.
Durante siglos muchas localizaciones se atribuyeron a esta isla, de la que Colón no aporta demasiados datos para ubicarla. Así, unos apostaban por Cayo Samana, otros por San Salvador (denominada Watling hasta 1925) y no faltaban quienes apostaran por Isla Gato, entre otra media docena.
La sociedad National Geographic presentó en 1986 en Washington el resultado de un interesante estudio que aplicaba las últimas tecnologías de la informática al rumbo que siguieron las carabelas. Los investigadores mantenían que el viaje concluyó en Cayo Samana. De esta manera se desmontaba la teoría aceptada de San Salvador. Sin embargo, eso mismo quedó demostrado, aunque silenciado hasta hoy, en otro experimento realizado frente a las costas de Cartagena y Mazarrón.
Nuove tracce vichinghe in America? Se ne è parlato molto nelle scorse settimane. Da sempre gli archeologi vanno alla ricerca di un insediamento vichingo chiamato Hop, citato dalle saghe tradizionali norrene. Per mezzo secolo sono state ispezionate senza successo l’isola di Terranova, l’isola del Principe Edoardo, la Nuova Scozia e perfino New York. L’annuncio è stato dato dall’archeologa Birgitta Wallace, che ritiene di avere finalmente individuato l’esatta ubicazione del leggendario sito: potrebbe essere nel New Brunswick, in Canada, in particolare nella Baia di Miramichi-Chaleur. Tre elementi chiave, descritti nelle saghe, identificherebbero l’area con Hop: abbondanza di uva, salmone e canoe fatte di pelle di animale. Non sarebbero rintracciabili altri posti con queste caratteristiche. Ma per ora non ci sono prove concrete.
A oggi, la presenza vichinga sulle coste americane è testimoniata solo dall’insediamento noto come L’Anse aux Meadows (la Baia delle Meduse), all’estremo nord dell’isola canadese di Terranova, scoperto negli anni Sessanta. Qui sono emersi almeno otto edifici, tra cui una fucina e una segheria, che doveva rifornire un cantiere navale. Il radiocarbonio data il sito tra il 990 e il 1050 d.C. Non mancano, tuttavia, ipotesi di perlustrazioni vichinghe in territori più a sud. Secondo Kevin Smith ricercatore della Brown University, i vichinghi visitarono anche la Baia di Notre Dame, sempre sull’isola di Terranova, ma a circa 230 chilometri di distanza da L’Anse aux Meadows: nel famoso sito dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, infatti, sono stati trovati due manufatti di diaspro che i vichinghi usavano per accendere i fuochi e l’analisi chimica suggerisce che provengano proprio dalla zona della Baia di Notre Dame.
Nel 2015, un’altra archeologa americana, Sarah Parcak, ha scoperto le tracce di quello che potrebbe essere il secondo insediamento vichingo ritrovato in America: si trova a Point Rosee, che si affaccia sul Golfo del San Lorenzo, ancora a Terranova, ma circa 600 chilometri più a sud di L’Anse aux Meadows. Qui sono emerse tracce di carbone e di scorie metalliche, in altre parole un focolare utilizzato per trattare il ferro, pratica in cui i vichinghi erano molto esperti e che invece non era diffusa tra i nativi dell’area. Altri reperti archeologici vichinghi, tutt’ora non confermati, sarebbero stati individuati dall’archeologa canadese Patricia Sutherland sull’isola di Baffin, oltre il circolo polare Artico. Anche qui (e in Labrador) sarebbero emersi materiali sconosciuti agli indigeni, come leghe di rame, pietre usate per affilare le lame, filati e corde intrecciate con una tessitura usata dai norreni. I dubbi comunque restano.
Nel 2010 aveva fatto scalpore la notizia secondo cui una donna “indiana” sarebbe giunta in Europa a bordo di un’imbarcazione vichinga: l’analisi del Dna mitocontriale (quello che si trasmette per via materna) di oltre 80 moderni islandesi avrebbe rivelato una variante genetica simile a una presente soprattutto nei nativi americani. Secondo la tradizione, intorno al 1000 d.C., al tempo di Erik il Rosso e dei suoi figli Leif, Thorvald, Thorstein e della figlia Freydis, dopo avere colonizzato la Groenlandia, i vichinghi giunsero in America, ma gli insediamenti non divennero mai colonie permanenti, forse per le difficili relazioni con gli indigeni, che chiamavano “Skræling”. Le saghe norrene descrivono tre zone scoperte durante l’esplorazione: Helluland, che significa “terra delle pietre piatte”, Markland, “terra delle foreste”, e Vinland, “terra del vino”. Molti storici identificano Helluland con l’isola di Baffin e Markland con il Labrador. La posizione di Vinland è stata associata all’insediamento di L’Anse aux Meadows, ma le saghe la descrivono come più calda di Terranova e quindi dovrebbe trovarsi più a sud.
Alcune pietre runiche sono state rinvenute in territorio statunitense, come la famosa pietra di Kensington, scoperta in Minnesota: per qualcuno sarebbero testimonianze delle esplorazioni norrene, ma in genere vengono considerate vere e proprie bufale. Tra le tracce più discusse c’è anche il Maine penny, una moneta d’argento norvegese, coniata durante il regno di re Olaf Kyrre (1067–1093), che si dice sia stata trovata in un sito archeologico di nativi americani nel Maine.
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BEN FATTO, DIVERTENTE, MA LA STORIA NE SOFFRE
Anche la pratica funeraria della mummificazione è usanza comune e spesso molto simile in vari continenti lontani l' uno dall' altro e dall' alba dei tempi. Un ulteriore tassello di possibili contatti precolombiani.
http://pierluigimontalbano.blogspot.ru/2010/11/oriente-e-occidente-1-parte-di-2.html
El que Cristóbal Colón llegara o no a América el primero no resulta tan relevante como el que la ruta se mantuviera abierta a partir de 1492. El acontecimiento del Descubrimiento supuso un volcán histórico, sobre todo, por dar inicio al mayor encuentro entre civilizaciones y a un proceso de mestizaje cultural de envergadura. No era una carrera de velocidad, sino de fondo... Distintas hipótesis apuntan a que navegantes chinos, vikingos, pescadores vascos e incluso turcos pudieron alcanzar tierra americana antes de que Castilla pusiera pie en el Caribe, al estilo de Neil Armstrong en la Luna.
Pero incluso antes que ellos, tal vez uno de los pueblos más antiguos –los padres espirituales del Mare Nostrum– cruzaron el mar tenebroso y trataron de establecer colonias en América, según una teoría que los cronistas de las Indias españolas dieron por válida. ¿O tal vez se trata de una leyenda que se muerde la cola? Ciertos textos clásicos aseguran que los cartagineses (herederos directos del pueblo fenicio) descubrieron en sus navegaciones una gran isla en el Océano que, al apreciar los estudiosos españoles, no podía ser sino América. La arqueología nunca ha podido darles la razón.
Los mejores marinos de la Antigüedad
Los fenicios surgieron de la antigua región del cercano oriente, en un territorio que se extendía a lo largo del Levante mediterráneo, comprendiendo áreas de los actuales Israel, Siria, Líbano y Palestina. No es de extrañar, en tanto, que el mar vertebrara todo el desarrollo de este pueblo. Durante la Antigüedad, los fenicios demostraron ser los marinos más capacitados y, dado que en Líbano tenían árboles de cedro perfecto y fueron los primeros en utilizar clavos de hierro, construyeron embarcaciones de una rocosidad inédita. El bíblico Salomón llegó a pedir al Rey Irma de Tiro que le mandara carpinteros para construir una flota sobre el Mar Rojo, así como marinos para llevar esta flota hasta el país del Ofir [Antiguo Testamento: Reyes I, 10.22].
Mentre a New York City si litiga sulla statua di Cristoforo Colombo, l'omaggio al viaggiatore si trova a Columbus Circle, in Portogallo, lo storico Fernando Branco mette in dubbio le origini dello scopritore d'America: "È un corsaro portoghese e non figlio di lanaioli genovesi". Tutto da verificare. Però, questa volta alle varie tesi, sono almeno otto le città che si contendono i natali dell'esploratore, il giallo sulla nascita di Colombo sarà risolto dalla prova del Dna. Lo studioso, infatti, ha ottenuto l'autorizzazione ad aprire la tomba della famiglia Ataíde. In particolare, alcuni esperti dell'Università di Coimbra, capeggiati dall'antropologa forense Eugenia Cunha, hanno esumato i resti di un cugino di primo grado di Pedro.
E chi è Pedro? Branco, dell'Istituto Superiore tecnico di Lisbona, sostiene che Colombo sia in realtà Pedro Ataíde, un pirata portoghese del XV secolo. Il cacciatore di tesori, dato per morto nella battaglia navale di Cabo de São Vicente (1473), in realtà si sarebbe salvato e avrebbe cambiato nome per via dello scomodo cognome. All'epoca, gli Ataíde erano perseguitati nel paese, da quì il cambio in Pedro Colón o Culon. Un cognome scopiazzato da un altro pirata francese che combattè al suo fianco. E se a New York basta la parola del sindaco Bill de Blasio a calmare gli animi, "la statua resterà al suo posto", ma sarà aggiunta una "targa informativa sulla sua vita di Colombo e sarà realizzato - nelle vicinanze - un monumento dedicato alle popolazioni indigene", a placare l'inquietudine di Branco saranno i risultati delle analisi. "Sono quasi certo che Colombo sia Pedro", ha dichiarato lo studioso che nel suo libro 'Cristobal Colon, nobile portoghese' evidenzia 60 coincidenze fra la vita dei due uomini. È solo questione di mesi. La prova del Dna metterà tutti d'accordo. E dato che - a prima vista - le ossa esumate presentano un buono stato di conservazione, il giallo sulla nascita dell'esploratore più famoso al mondo potrebbe essere svelato. Nel frattempo, gli storici potranno continuare a discutere sui molti indizi su Colombo non supportati da fonti scritte.
È stata prorogata fino al prossimo 20 aprile 2018 la mostra Cristoforo Colombo. Le medaglie le monete, all’Archivio Storico del Comune di Genova. La mostra sarà inserita nella rassegna La Storia in Piazza, che si svolgerà fra il 13 e il 15 aprile 2018.
Genova -La collezione di medaglie e monete colombiane, che fa parte del patrimonio dei Musei di Strada Nuova, fu acquisita dall’Amministrazione comunale nel 1992 in occasione delle celebrazioni per il 5° centenario della Scoperta dell’America, quando Genova organizzò l’esposizione Cristoforo Colombo, la nave e il mare.
Genova -All’interno della raccolta è possibile individuare alcuni temi legati alle celebrazioni che, tra il 1892 e il 1992, si sono svolte a Genova, e in altre parti del mondo, e costruire così un percorso iconografico colombiano, dominato dalla raffigurazione del busto del navigatore ma anche da una serie di immagini e stilemi che si ripropongono più o meno costantemente.
Assieme al tema celebrativo, è documentato un altro momento di ricordo colombiano: quello del quinto centenario della nascita; sono esposte monete coniate in molti Paesi del mondo e medaglie che commemorano eventi, convegni, imprese sportive, navi, alberghi e altro. Fanno parte della raccolta un busto di Colombo e un “cimelio” in cui motivi colombiani - gli indigeni americani - si fondono con simboli della città di Genova: la bandiera, lo stemma, i grifoni. È forse questo uno dei significati che la collezione vuole sottolineare: un legame iconografico fra il navigatore e la città che molti incisori di medaglie, in ogni epoca, hanno evidentemente ripreso dal “sentire comune” di chi commissionava gli oggetti.
La collezione è arricchita da una rassegna di monete genovesi dell’epoca di Colombo conservate nei depositi delle Civiche Collezioni Numismatiche dei Musei di Strada Nuova e integrata da due medaglie già presenti nelle Civiche Collezioni Numismatiche.
L’Archivio Storico del Comune è a Palazzo Ducale (Loggiato Minore) e osserva il seguente orario: martedì, mercoledì e giovedì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 17; venerdì dalle 9 alle12.30.
L’ingresso è gratuito. L’Archivio è chiuso al pubblico sabato, domenica e lunedì.
Las estatuas de fray Junípero Serra o Cristóbal Colón “son parte de nuestro legado, aunque sen patrimonio histórico cultural de Estados Unidos”. Así se ha expresado el Gobierno de España tras los actos vandálicos que han ocurrido en los últimos meses y que han tenido como objetivo a figuras importantes de la conquista de América.
Por ese motivo, el Gobierno a través del embajador español en Estados Unidos y el cónsul general en Los Ángeles, han presentado varias quejas en las últimas semanas ante las autoridades federales y han solicitado la toma de medidas para evitar la repetición de los ataques. Varias estatuas de Colón y Junípero Serra aparecieron pintadas de rojo y llamándoles asesinos, queriendo hacer alusión a que fueron culpables de la opresión colonial a lo que sometieron a los pueblos indígenas y de su exterminio, algo totalmente falso y, además, descontextualizado.
Con motivo de los actos del Día de la Hispanidad del 12 de Octubre, festividad celebrada en muchas ciudades estadounidenses, la ciudad de Los Ángeles había sustituido el nombre de Columbus Day por el Día de las Gentes Indígenas. El Gobierno a través de Pedro Morenés, embajador español en Washington, mostró su decepción ante las autoridades de la Administración Federal y del Congreso, así como ante el ayuntamiento de Los Ángeles y el Estado de California.
Ambas figuras, son de “máximo valor histórico y simbólico” y son una parte fundamental “del valioso legado común de Estados Unidos y España”
“Cristoforo Colombo, era un assassino, torturatore, schiavista, e bisogna rompere questa italica censura sulla verità dei fatti e insegnare ai ragazzini che di Colombo c’è da vergognarsi che fosse italiano, tale quale a Totò Riina. Egli portò centinaia di schiavi in Europa (600 nella seconda spedizione) e moltissimi ne fece nelle Americhe … Mai intervenne poi in difesa dei nativi vessati in ogni sadica maniera dalla sua orda. Tanto è che le aberrazioni di Cristoforo, cane rognoso, crearono sgomento tra i suoi contemporanei, dotati di grazia di Dio, come Las Casas che scrisse pagine sanguinanti di dolore per l’abominio al quale in terra americana aveva assistito. Fin dalla prima spedizione di Colombo ci fu chi protestò per l’aggressione ai danni degli indios tanto che il re di Spagna arrivò a promulgare il divieto di ridurli in schiavitù. Una legge che durò peraltro poco perché la lobby schiavista riuscì a ottenerne l’abolizione, ma comunque il fatto che questa legge entrò in vigore è la prova che ci fu chi si oppose a questo abominio.”
La lettera di Cristoforo Colombo scritta in occasione della scoperta dell'America va all'asta e batte ogni record. Alla Bonhams di New York City è andata in scena l'asta per aggiudicarsi il prezioso documento dell'esploratore italiano, che ha superato i 750mila dollari. Si tratta di un testo che il navigatore italiano scrisse di suo pugno per informare i reali di Spagna sui risultati del suo primo viaggio verso le Americhe.
La lettera, scritta in latino, fu stampata con illustrazioni in diverse copie a Basilea in Svizzera nel 1494 e subito divenne una sorta di best seller in quella che all'epoca era una forma ancora primitiva di mercato editoriale. Il valore della lettera, che nel 2016 era stata restituita all'Italia, era stimato fino a un milione di dollari. Non è stata raggiunta la cifra, ma resta in ogni caso un importante successo per la casa d'asta, considerato che si tratta di un record mondiale per una lettera di Cristoforo Colombo.
Mai come negli ultimi tempi, si è tornato a parlare dell'esploratore italiano. Negli ultimi tempi, infatti, le statue del navigatore genovese sono state travolte dalla cosiddetta "guerra delle statue sudiste": l'accusa mossa a Colombo è quella di essere simbolo sterminio dei nativi americani.
All'epoca del suo ritrovamento, nel 2016, gli Stati Uniti, informati dai carabinieri dei Beni culturali, avevano restituito all'Italia il prezioso documento che era stato venduto all'asta negli Usa nel 1992 e acquistato da un privato.
Da quanto era emerso dalle indagini, la lettera di Colombo, trafugata dalla biblioteca Riccardiana di Firenze, si trovava nella biblioteca del Congresso di Washington che l'aveva acquistata da una casa d'arte per la cifra sottostimata di 400.000 dollari. Ritornata in Italia, dopo appena un anno, la lettera scritta in latino è tornata ad essere rivenduta dai nuovi proprietari, tramite la casa d'aste newyorchese.
Di Gina Di Meo
NEW YORK 23 settembre 2017
La copia stampata di una rara lettera scritta da Cristoforo Colombo andrà all'asta a New York. Si tratta di un testo che il navigatore italiano scrisse di suo pugno per informare i reali di Spagna sui risultati del suo primo viaggio verso le Americhe. Il documento, intitolato 'De Insulis nuper in mari Indico repertis' è conosciuto anche come 'La lettera di Colombo', e sarà messo all'incanto il 26 settembre alla Bonhams. È stimato fino a un milione di dollari.
La lettera, in latino, fu stampata in diverse copie a Basilea in Svizzera nel 1494 e divenne uno dei best seller di quelli che erano all'epoca uno dei primi esempi di editoria. "Questo documento è importante perché rappresenta il primo annuncio della scoperta del nuovo mondo - ha detto all'ANSA Ian Ehling, direttore del dipartimento libri e manoscritti di Bonhams New York -. Questa copia fu acquistata ad un'asta nel 1876 da un collezionista e apparteneva a William Menzies, a sua volta un collezionista di New York". "La lettera - continua Ehling - è una copia di alcuni manoscritti che Colombo mandò alla corte spagnola di ritorno dal suo primo viaggio. All'epoca quei documenti erano mantenuti segreti ma in quel modo si riuscì a stamparne delle copie nel 1493. Le prime furono pubblicate a Barcellona in Spagna e ne esiste solo una copia attualmente".
Ehling ha anche spiegato che altre copie, definite prima edizione, furono stampate nel sempre nel 1493 a Roma, ma senza illustrazioni, e ancora a Basilea. L'unica ancora rimasta della prima edizione di Basilea si trova ora nella Public Library di New York. La seconda edizione, in forma illustrata, fu ancora stampata a Basilea nel 1494. Le illustrazioni furono realizzate da un artista svizzero di cui non si conosce l'identità e che non partecipò al viaggio con Colombo. In particolare la copia racchiude due opere in una. La lettera di Colombo, in totale sette pagine e mezzo, è preceduta da 'Historia Baetica' del compositore Carolus Verardus (Carlos Verardi) (1440-1500).
La lettera di Colombo cominciò a circolare in un'epoca in cui si stava diffondendo l'invenzione della stampa la quale diede un notevole impulso alla diffusione della notizia della scoperta del Nuovo Mondo. "In assenza degli attuali mezzi di comunicazione e informazione - ha spiegato Ehling - il documento divenne un best seller e lo strumento attraverso cui anche la gente comune apprese dell'esistenza di un nuovo mondo. Si andava in giro con una copia stampata della lettera e passava di mano in mano ragion per cui molte copie andarono perse". Infine in un momento negli Stati Uniti si è messa in dubbio la figura dell'esploratore italiano, Ehling ha invitato alla cautela. "La scoperta del Nuovo Mondo cambiò tutto: nulla fu più lo stesso e ora noi non saremmo qui se non fosse stato per Cristoforo Colombo".
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Il gioco dell’oca di chi ha scoperto per primo l’America durerà all’infinito. Ognuno ha il suo primato da rivendicare. Ma a parte che “scoprire” è un termine errato, perché il continente esisteva come gli altri ed era abitato come gli altri, sapere chi è stato il primo ad approdare su quei lidi paradisiaci non lo sapremo mai. Certo affermare che il navigatore ha avuto dei predecessori è come parlare dell’uovo di Colombo, ovvero la scoperta dell’acqua calda. E per questo bisogna andare molto indietro nel tempo, anche prima dei Vichinghi. Molto si è parlato del viaggio dell’ammiraglio cinese Zheng He ed è probabile che risponda a verità. Ma per quanto riguarda il celeste impero non fu certo quella la prima volta che le giunche raggiunsero i lidi americani. Per cui i cinesi possono a pieno diritto essere annoverati fra i primi se non primissimi frequentatori delle nuove terre. Il che non toglie nulla al genio di Colombo. Solo con lui il mondo è cambiato. Peggio per chi non ne diede notizia.
Con l’età di 10 anni, la maggior parte dei bambini degli Stati Uniti studiano tutti i 50 stati che compongono il paese. Ma secoli fa, la terra che ora porta il nome degli Stati Uniti era molto diversa. Più di 20 milioni di nativi americani dispersi in oltre 1.000 tribù distinte, bande e gruppi etnici popolavano il territorio. Oggi, i nativi americani rappresentano solo l’ 1,5 per cento della popolazione, e gran parte della loro storia è andata persa, in particolare a causa del sistema educativo di oggi che purtroppo trascura la ricca e complessa storia degli Stati Uniti. Qui esaminiamo i fatti relativi ai nativi americani, che dovrebbero essere inclusi in ogni libro di storia.
12 maggio 2017
La proposta di una traversata oceanica dall'Europa all'America settentrionale, seguendo i bordi della calotta glaciale, è stata formula da Dennis Stanford dell'istituto americano Smithsonian e Bruce Bradley dell’Università inglese di Exeter alla fine degli anni Novanta. A oggi non esistono prove certe per avallare questa ricostruzione
El descubridor de América tiene un museo en un pueblo del Alentejo portugués, donde se dice que nació
30 ABR 2017
A estas alturas de la historia, la noticia no es dónde nació Cristóbal Colón, sino dónde no nació. Los historiadores serios se empeñan en decir que en la italiana Génova, pero estos son minoría y, a menudo, sin sentido alguno del marketing. Así que en estos siglos la fe de bautismo de Colón o Colombo se ha situado en lugares variopintos, principalmente en España, y más concretamente en Mallorca, Cataluña, Galicia o Extremadura; pero no solo.También algunos prejubilados con mucho tiempo libre han extendido su imaginación hasta el más allá, es decir, a un pueblecito del Alentejo portugués llamado Cuba.
El pueblo no tenía nada destacable hasta que un historiador repentino, Augusto Mascarenhas Barreto (1923-2017), publicó en 1988 El portugués Cristóbal Colón.Según el extraductor y expoeta metido a historiador, Colón no se llamaba Colón, sino Salvador Gonçalves Zarco, hijo bastardo del hermano del rey, y tampoco había nacido donde fuere, sino en la Villa de Cuba, un pueblecito del Alentejo, hoy con 4.700 habitantes y poco más.
La ocurrencia del historiador fue bien recibida en el pueblo, donde existe desde 2011 una escultura del navegante y un museo para dar fe de lo que decía el historiador, "un espacio que, a través de palabras e imágenes, nos transporta al ambiente de la época y nos revela la portugalidad de Colón y de sus ligaciones a la Cuba del Alentejo", se dice en centro.
Los documentos sí avalan que Colón vivió en Portugal, unos nueve años, pero que ya había llegado crecidito y además como agente de una casa comercial genovesa, Centurione. La falta de documentos del protagonista en italiano, y los que hay en castellano con palabras en portugués, han dado pie a las más diversas interpretaciones. Colón, además se casó con una portuguesa, Felipa Moniz, residió en la isla de Madeira y allí nació su primogénito Diego, en 1482.
Dos años después expuso al rey de Portugal, João II, su plan para descubrir una nueva ruta hacia la India; pero como no había dinero buscó financiación en la corte de Castilla. Mascarenhas va más allá y dice que, en realidad, Colón era un espía del rey portugués, en ese caso, el peor espía de la historia pues le dio a la competencia el Nuevo Mundo.
Otro historiador, esta vez profesional, Luís Filipe Thomaz ha publicado en la revista científica de la Universidad de Nova Lisboa Anais de História de Além-mar,un largo artículo para rebatir documentalmente cada una de las tesis de Mascarenhas sobre la cubanidad portuguesa de Colón.
El dislate del presunto historiador ha dado, por lo menos, para que algún turista llegue hasta Cuba, la aldea perdida del interior de Portugal y se eche un selfie con otra escultura de Colón en otro lugar donde se dice que nació.
Per la verità a noi che indaghiamo da circa 27 anni su Colombo la sua nascita interessa fino ad un certo punto. Fermo restando che crediamo che sia un cittadino genovese di origine greca, probabilmente nato a Chio, che era di proprietà della Superba. Pronti a cambiare idea di fronte a prove inoppugnabili, cosa che probabilmente non potrà avvenire mai perché tutti continueranno a tirare la coperta, sempre corta, dalla loro parte. Ma la nascita, ripetiamo, ha un valore relativo se non quello di un’eterna battaglia d’orgoglio nazionalista e di bandiera. Mentre Cristoforo Colombo fu un uomo universale, il corrispettivo vivente dell’uomo vitruviano di Leonardo.
Nell’Alcazar si racconta di Diego, figlio dell’esploratore e viceré delle Indie
DI LUIGI GRASSIA
10/04/2017
SANTO DOMINGO: Credevamo di sapere tutto su Cristoforo Colombo: ha scoperto l’America e poi ha patito l’ingratitudine della Spagna. Ma visitando l’Alcazar di Santo Domingo, cioè il palazzo da cui gli spagnoli governavano il loro impero oltreoceano, abbiamo scoperto la seconda puntata della storia: Diego Colombo, figlio primogenito di Cristoforo, sposò una Grande di Spagna, cugina del re, ripristinò il prestigio perduto della famiglia (Colombo senior a un certo punto era stato addirittura arrestato) e oltre ad acquisire vari titoli nobiliari conquistò anche quello di viceré delle Indie. Per i cultori della materia saranno cose ovvie, ma noi non ne sapevamo nulla e probabilmente questa vicenda non è molto nota in Italia.
L’Alcazar è un palazzo suggestivo non tanto per la sua bellezza (è un edificio dall’architettura molto rigorosa) quanto per la sua aria antica, genuina, senza rifacimenti: non ha subito un restauro barocco, una rivisitazione settecentesca eccetera. È rimasto come doveva essere cinque secoli fa, quando attorno non aveva l’attuale capitale della Repubblica Dominicana, ma un porto di velieri di legno e un villaggio di capanne, con la foresta tropicale che assediava le case.
Molto suggestivi nell’Alcazar i ritratti che restituiscono vita ai personaggi, messi accanto ai mobili e agli oggetti di uso comune; danno l’idea che queste persone siano ancora lì, o che si siano allontanate appena un attimo fa, e fra poco torneranno. I quadri sono ovunque. Nello studio da cui Diego dirigeva il vicereame, dietro alla scrivania, campeggia la grande tela di Cristoforo Colombo con il figlioletto; e poi, visto che lo “sponsor” è sempre stato importante, e lo era anche 500 e più anni fa, ecco al posto d’onore il ritratto di Isabella, la regina che ha messo a disposizione di Colombo le tre famose caravelle.
COME ARRIVARE: Santo Domingo è una meta lontana ma facile da raggiungere perché la Repubblica Dominicana è molto frequentata dagli italiani e ben collegata con il nostro Paese. Nel caso specifico, noi ci siamo arrivati sbarcando dalla nave da crociera Msc Poesia. Dalla località di La Romana dopo un breve tragitto in autobus si gode di una giornata per visitare con calma il centro storico con l’Alcazar e la Cattedrale di Santa Maria Minore.
Lo stesso si può fare con altre crociere o soggiornando in uno dei numerosi villaggi turistici della Repubblica Dominicana che organizzano frequenti escursioni verso la capitale. È prevista anche una sosta alla tomba di Cristoforo Colombo, che però è controversa: quando il corsaro britannico Francis Drake saccheggiò Santo Domingo, le spoglie di Colombo vennero fatte sparire per evirare profanazioni, e in seguito furono ritrovate, ma in duplice copia: una adesso si trova (appunto) a Santo Domingo, presso il Faro di Colombo (una costruzione moderna) e una in Spagna nella Cattedrale di Siviglia. Che le spoglie siano tutte e due originali sembra piuttosto improbabile. Ma ognuna delle due parti è arcisicura di possedere quelle vere e allega prove storiche inoppugnabili. Alle quali ci inchiniamo.
La teoría del Colón gallego estará presente en el Congreso Internacional del Papel, cuya décimo segunda edición se celebrará el próximo mes de junio en Santa María da Feira, en Portugal. La Asociación Cristóbal Colón Galego ha sido invitado a este simposio en donde se propone inicialmente presentar 5 de los 14 documentos que sirvieron a Celso García de la Riega para elaborar la hipótesis del origen gallego del navegante.
La asociación que defiende esta hipótesis entiende que la invitación es una oportunidad idónea para que "los estudiosos, investigadores y profesionales de la investigación histórica, se acerquen a la realidad que aún se encuentra en muchos archivos, el apellido Colón, y "de Colón" tal y como el navegante figura en las capitulaciones de Santa Fe o en su Mayorazgo, por citar los dos principales documentos, con validez notarial, que llegan hasta nuestros días".
Añade que el simposio constituye un "escaparate mundial" servirá "además de para dar a conocer la teoría gallega, para que en un futuro próximo, puedan aparecer más documentos que relacionen a los Colones con la Península Ibérica, Galicia o Pontevedra".
A propósito de los documentos que presentará en el congreso, recuerda que el año 2013 fueron validados por el Instituto del Patrimonio Histórico de España, dependiente del Ministerio de Cultura. Los resultados de este estudio fueron presentados en el Museo de Pontevedra por la jefa del servicio de Conservación y Restauración de Patrimonio Bibliográfico, Documental y Obra Gráfica, María del Carmen Hidalgo Brinquis.
El congreso se dirige a investigadores de la historia del papel, archiveros, bibliotecarios, conservadores, restauradores de libros y documentos y en general a los interesados en el estudio de los documentos de distintas épocas realizados en soporte papel.
Por otra parte, la Asociación Cristóbal Colón Galego Celso García de la Riega ha anunciado que promueve la grabación de la segunda parte del Documental "Colón Gallego" de mano del realizador pontevedrés Ángel Peláez Poyán, que ya dirigió el primer audiovisual realizado por el tema.
La idea es aprovechar "el efecto mediático que está desencadenando el anuncio de la presentación de los resultados de ADN de los restos de la tumba de Colón de la Catedral de Sevilla, a finales de éste año, según anunció a los medios de comunicación el profesor Lorente de la Universidad de Granada". Todas estas coincidencias y proyectos animan a los directivos de la Asociación Cristóbal Colón Gallego a afirmar que "éste año 2017 será el de Cristóbal Colón español".
Fernando Colombo, il secondo figlio di Cristoforo, possedeva la prima edizione multilingue del libro dei Salmi. Il poliglotta Salterio fu stampato a Genova dieci anni dopo la morte del padre, nel 1516. Si tratta del secondo libro mai stampato in arabo, a fianco l'originale ebraico e aramaico, oltre al latino e alle traduzioni del testo greco.
"Questa è la copia più incontaminata di questo libro che abbiamo," ha dichiarato David Wachtel, ricercatore presso Kestenbaum, al Times di Israele. Il Poliglotta Salterio rappresenta il progetto di un'edizione poliglotta della Bibbia. In realtà il vescovo genovese Agostino Giustiniani riuscì a dare alla luce soltanto il testo del Salterio, stampato a sue spese nel 1516 a Genova, nell'abitazione di suo fratello Nicolò, dal tipografo Pietro Paolo Porro, chiamato per l'occasione apposta da Torino. Il Salterio, edito col titolo Psalterium Hebraeum, Graecum, Arabicum et Chaldaicum e dedicato al pontefice Leone X, presentava i Salmi in latino, greco, ebraico, aramaico ed arabo. I Salmi costituirono in un certo senso il nucleo iniziale di una primitiva Bibbia poliglotta, ma l'opera voluta dal Giustiniani ebbe un successo molto limitato poiché destinata a letterati o studiosi e non certo a un vasto pubblico. Questa copia è una delle pochissime sopravvissute senza che le pagine siano state tagliate e andrà all’asta il 16 marzo a Kestenbaum & Co. casa d'aste di New York. Appartenne alla ricchissima biblioteca di Fernando Colombo, figlio di Cristoforo, che raccolse forse la più grande collezione del suo tempo, tanto da fare invidia a principi, re e imperatori. A dimostrazione della statura intellettuale della famiglia Colombo.
Il Salterio appartiene a "una collezione privata europea" che la casa d'aste ha rifiutato di rivelare. Tre copie del 1516 del Salterio di Giustiniani sono state vendute sempre all'asta negli ultimi anni per $ 17.500, $ 18.000 e $ 19.200 .
ew York (New York, Usa), 18 ott. (LaPresse/EFE) - Lo storico portoghese Manuel Rosa, specializzato in studi su Cristoforo Colombo, è tornato a mettere in dubbio il fatto che lo scopritore delle Americhe sia nato in Italia e assicura di avere trovato la prova definitiva. In un nuovo articolo pubblicato dalla Legal History Review dell'università di Quinnipiac, in Connecticut, lo storico assicura che il maggiorasco di Colombo, sul quale si basa la teoria ufficiale secondo la quale Colombo nacque a Genova, era un falso. "L'importanza dell'articolo è che prova che il maggiorasco del 1498 è una falsificazione fatta 90 anni dopo che Colombo morì", ha spiegato a Efe lo storico.
"Ho scoperto che il presunto documento fu contestato già allora dalla giustizia spagnola, che stabilì che questo documento vale quanto un foglio bianco", ha aggiunto, affermando poi: "La storia di Colombo come ce l'hanno raccontata è falsa". Secondo Rosa, questi nuovi elementi su Colombo danno maggiore fondamento alla sua teoria secondo la quale l'uomo inviato dai re cattolici verso l'India non era italiano. "Colombo è nato a Madeira, in Portogallo, ed era in realtà figlio del re polacco Ladislao III, che fuggì a Madeira dopo avere lottato contro i turchi in una battaglia in cui finora molti pensavano che fosse morto", spiega. A Madeira il padre di Colombo avrebbe vissuto con il nome falso di Henrique Alemão.
Manuel Rosa, che nel 2008 ha pubblicato 'Colombo. La storia mai raccontata' in cui già cominciava a smontare la biografia ufficiale di Colombo, si è detto "consapevole" delle critiche che riceve da parte della comunità degli storici. "So che mi considerano qualcuno che vuole riscrivere la storia, ma devono rendersi conto che quello che sembra scritto nella pietra, la versione ufficiale, è falsa", ha detto. Lo specialista assicura nel suo libro che Cristoforo Colombo lavorava in segreto per il Portogallo e non per la Spagna, che con la scoperta dell'America voleva allontanare dai ricchi mercati dell'Asia. A suo parere, il vero Colombo non era un plebeo italiano agli ordini della monarchia spagnola ma un uomo di fiducia della monarchia del Portogallo, che ben sapeva dall'inizio che non andava in India ma in America. Parlando con Efe, Rosa si è detto fiducioso che "quando il libro sarà pubblicato in inglese - finora è solo possibile trovarlo in portoghese, spagnolo, lituano e polacco - tutta la storia di Colombo come la conosciamo crollerà".
Una grafica realizzata da Enrico Baccarini in cui si comprende l'antichità e la vastità del vero (non quello ipercommercializzato in Occidente) Yoga. A destra il sigillo che raffigura Rudra/Shiva scoperto a Mohenjo Daro e risalente almeno al 3000 a.C., al centro il dio celtico Cernunnos (circa 300 a.C.) e destra una foto degli anni '30 con il maestro Krishnamacharya. Tutti e tre sono nella posizione definita Mulabandhasana, tra le più difficili che questa disciplina conosca e non raggiungibile da tutti i praticanti. Lo yoga secondo i sapienti indiani avrebbe più di 6000 anni!!!!!
Retaggio di una cultura passata?
Sembra che sia imminente l’avvio dei lavori di assemblaggio del monumento a Cristoforo Colombo di fronte al “rio de la Plata”, dove i quasi trecento pezzi che compongono la grande opera di Arnaldo Zocchi attendono da un anno e mezzo che “Colombo sia rimesso in piedi”.
Secondo il quotidiano La Nación, notizia rilanciata anche da Tribuna Italiana, dalla segreteria generale della Presidenza argentina confermano l’imminenza dell’avvio dei lavori e in questo coincidono anche altre fonti che hanno seguito le vicende del monumento fin dal momento in cui Cristina Fernandez de Kirchner decise di toglierlo dalla piazza dietro alla Casa Rosada. Speriamo che questa sia la volta buona.
Finalmente una buona notizia per le statue e i monumenti a Cristoforo Colombo. A Portorico sta per concludersi una gigantesca opera in omaggio al navigatore. Da ricordare che l’isola fu quella dove approdò nel secondo viaggio. La battezzò San Giovanni Battista da cui la capitale Sant Juan. Certamente in ricordo di Giovanni Battista Cybo, il pontefice che aveva finanziato la spedizione e legato all’Ammiraglio da uno stretto vincolo di sangue.
En enero en la ciudad puertorriqueña de Arecibo se inaugurará el monumento “Nacimiento de un Nuevo Mundo”, de Zurab Tsereteli. RBTH relata los puntos más importantes de la escultura.
21 de noviembre de 2016 - ANNA POPOVA, PARA RBTH
Si bien la presentación al público del monumento a Cristóbal Colón tendrá que esperar aún varios meses, la historia de su creación se remonta a mucho tiempo atrás. El monumento se planteó para el 500º aniversario del la llegada de los occidentales al continente americano.
Zurab Tsereteli propuso que se creara no uno, sino dos monumentos. El primero, el “Nacimiento de un Nuevo Mundo”, se inauguró ante la presencia del entonces rey de España, Juan Carlos I, en 1995 en Sevilla, lugar de donde partió la flotilla de Colón. El segundo se planeaba situar al otro lado del Atlántico. Al final se decidió que se ubicaría en Puerto Rico.
“La escultura 'Nacimiento de un Nuevo Mundo' supone un complemento conceptual para la obra 'Nacimiento del hombre nuevo'— relata el director ejecutivo del Museo Ruso de Arte Contemporáneo, Vasili Tsereteli —. La imagen de Cristóbal Colón plasma a un descubridor que aspira a lo nuevo, a lo aún inexplorado, y que intenta saciar su sed de conocimiento. A día de hoy la escultura se ha convertido en el nuevo símbolo de Puerto Rico”.
Varias naciones expresaron su deseo de erigir un monumento, pero pocas podían permitirse el gasto financiero que conlleva el proyecto: el transporte de la escultura, su instalación. Según Vasili Tsereteli, Zurab estuvo de acuerdo en ubicar el monumento en Puerto Rico debido a que fue precisamente el lugar en el que desembarcó Colón en 1493, durante su segundo viaje.
Estuvo de acuerdo con su compañero de proyecto, el empresario puertorriqueño José González, con la idea de rodear el monumento con un parque ecológico donde se muestre tanto la historia de la isla como su flora, tanto antes como después de la llegada de Colón. El parque contará con un complejo educativo de cuevas indias.
El monumento se erige en la ciudad de Arecibo, en una parcela de tierra costera cedida gratuitamente. La escultura está compuesta por un barco manejado al timón por Colón. La altura del monumento es de 126 metros (solo la figura de Colón mide 25 metros). Para tener una idea, la Estatua de la Libertad mide 94 metros, y la de Cristo Redentor ubicada en Río de Janeiro, 38.
“La altura y dimensiones del monumento están condicionadas por el proyecto y el paisaje que va a rodear al monumento —aclara Vasili Tsereteli—. Zurab siempre proyecta el monumento según el espacio donde este va a ubicarse, y esta vez el escultor era perfectamente consciente del lugar donde quería erigirlo. La demora para decidir dónde iba a levantarse la estatua en parte estuvo relacionada con la búsqueda de una ubicación conveniente. Se puede afirmar que Arecibo alberga el paisaje idóneo para el monumento”.
En los años que precedieron la colocación del monumento, se dijo que el Colón de Puerto Rico y la escultura de Pedro I en Moscú eran muy similares. Sin embargo, eso es cierto. “No solo se diferencian por el tamaño, hay más de 20 de separación entre la creación de uno y otro —explica Vasili Tsereteli—. Los modelos de ambos monumentos se encuentran en la Galería de Arte de Zurab Tsereteli en Moscú. Todo el que lo desee, puede ir a verlos y comparar. No tienen nada en común, ni en la representación ni en la concepción. Los monumentos están hechos de diferentes materiales, lo representa una enorme diferencia en su aspecto”.
Jaén
El catedrático de medicina legal y forense José Antonio Lorente prevé que el laboratorio de identificación genética de la Universidad de Granada que dirige consiga en 2017 precisar el lugar de nacimiento de Cristóbal Colón. La documentación histórica y el análisis de las muestras de ADN de coetáneos del descubridor de América determinarán su cuna, que se disputan genoveses, catalanes, mallorquines y portugueses.
Con los datos con los que cuenta actualmente ¿tiene una idea aproximada del origen de Cristóbal Colón?
Ahora mismo están todas las posibilidades abiertas, pero estoy convencido de que pronto sabremos en qué lugar nació. Los avances en materia de identificación genética son tan grandes que es previsible que en 2017 nuestro equipo tenga la respuesta.
¿Cómo llegarán a ella?
Sabemos que los restos de Sevilla son de Cristóbal Colón. También tenemos los de su hijo. Es un buen punto de partida. Ahora debemos analizar los de supuestos familiares suyos coetáneos y confrontar el resultado con la documentación histórica de la que disponemos. Nuestro trabajo consiste en armar un puzzle a partir de los datos históricos y de la comparativa de las muestras.
¿Qué lugares se disputan su nacimiento?
La corriente mayoritaria asegura que es genovés. También hay quien defiende la tesis de que es hijo de Carlos, Príncipe de Viana. Otros aseguran que es catalán y están los que consideran que nació en Portugal. Objetivamente, puede haber nacido en cualquiera de esos lugares.
Además de Colón, ¿en la identificación de qué otros personajes históricos trabajan?
En la de Simón Bolívar y en la de Leonardo da Vinci. También en la del príncipe de Viana, cuyos restos no están identificados plenamente porque el lugar donde fue enterrado, el monasterio de Poblet, fue saqueado en dos ocasiones: durante la desamortización y durante la invasión napoleónica.
También hay controversia sobre la identificación de los restos de Cervantes encontrados en un convento de Madrid. ¿No puede analizarlos su equipo?
Es muy complicado porque no hay ADN de familiares de su época para cotejarlo.
¿Es su labor tan apasionante como parece? Usted asegura que la serie de televisión CSI refleja muy bien el trabajo de los investigadores forenses.
Sí, es cierto, aunque tengo que hacer dos puntualizaciones: los casos no ser resuelven tan rápido ni se resuelven siempre con tanta eficacia.
Vladimir Velásquez, director del proyecto Lima Antigua, denunció a través de su cuenta de Facebook el hecho que atenta contra el patrimonio cultural.
Vándalos aún no identificados dañaron el monumento a Cristóbal Colón ubicado en la avenida Paseo Colón, en el Cercado de Lima. Así lo dio a conocer – a través de una foto – Vladimir Velásquez, director del proyecto Lima Antigua. “¡La denunca acabar! Otro atentado más contra el monumento a Cristobal Colón, uno de los más antiguos de Lima (año 1860 aprox.) Las fotos son de hoy viernes. ¡Alerta Autoridades!”, publicó Velásquez el último viernes.
Regresaría estatua de Colón en Argentina. El proyecto para restituir la estatua de Cristobal Colón cerca de la Casa Rosada es promovido por la legisladora Graciela Ocaña.
Stanco e inquieto, il grande Cristoforo Colombo non si fidava dei suoi uomini. Per questo, appena sbarcato a Restelo, vicino a Lisbona, di ritorno dal suo periglioso viaggio alla ricerca delle Indie, si affrettò a spedire una lettera per informare i reali di Spagna della scoperta del Nuovo Mondo. Era il 4 marzo 1493, le gesta del grande avventuriero genovese sono diventate storia. Ma forse neanche lui poteva immaginare che una copia di quella sua lettera avrebbe compiuto, 500 anni dopo, un viaggio di andata e ritorno dalle Americhe, rocambolesco quasi quanto il suo.
Lo afferma Paolo Forzano basandosi su alcuni scritti dell'epoca, sulla situazione geopolitica e sui rapporti con i papi.
Albissola Marina. “Questo Colombo, appresso di Saona nacque in un luogo ch’è detto Arbizolo, la fama di costui per tutto suona che veder puotè l’uno e l’altro polo; e più d’Ulisse fu saggia persona. E più di Bacco e più del gran figliolo. Di Giove si può che sia stimato che un nuovo mondo fu da lui trovato”. A scrivere queste righe fu Paolo Benedetto Giovio, Vescovo di Nocera morto nel 1552: ed è proprio su questo passaggio chiave che si fonda l’ultima teoria sulla nascita di Cristoforo Colombo, che sarebbe quindi nato ad “Arbizolo”, ossia Albissola.
Ce n’est pas Christophe Colomb qui aurait découvert l’Amérique, mais un autre homme, dont le nom n’apparaîtrait à aucun endroit dans les livres d’histoire. Il s’agirait d’Abu Rhan al-Biruni, un astrologue, voyageur et physicien, nous apprend le magazine mensuel britannique History Today. Né en 973 dans un faubourg de Kath (actuel Ouzbékistan) Al-Bīrūnī, Afzal Muḥammad ibn Aḥmad Abū al-Reḥān, qui était à la fois un mathématicien, un astronome, un physicien, un érudit, un encyclopédiste, un philosophe, un astrologue, un voyageur, un historien ainsi qu’un pharmacologue, a énormément contribué aux domaines des mathématiques, philosophie, médecine et des sciences.Il est notamment connu pour avoir étudié la thèse de la rotation de la Terre autour de son axe et autour du Soleil. Cet homme de science aurait donc découvert l’Amérique, quatre siècles avant Christophe Colomb, à qui les livres d’histoires attribue habituellement la découverte du nouveau continent en 1492. Le magazine britannique History Today a tenté d’expliquer que ce scientifique, passé aux aux oubliettes, a réussi à devancer Christophe Colomb grâce à la seule puissance de ses savants calculs. A l’âge de 30 ans, il arrive à la conclusion que la Terre est ronde et décide donc de placer une sphère sur la nouvelle carte du monde. Ce jeune musulman s’apercoit que le continent eurasien représente selon ses calculs, que deux cinquièmes de la surface totale du globe. Selon les géographes de son époque, le continent eurasiatique était entouré d’un vaste “océan mondial” ; théorie que Abu Rhan al-Biruni considère comme peu satisfaisante, avant d’en arriver à la conclusion qu’au moins deux autres continents existent sur Terre. En 1037, après une trentaine d’année de recherches, Al-Biruni est persuadé qu’un autre continent existe. Il n’est pas un explorateur, comme l’ont été les Vikings, qui en l’an 100 ont posé le pied en Amérique sans se rendre compte de leur découverte. Il n’a jamais quitté son laboratoire et vu de ses propres yeux les fameux territoires, dont il parle dans l’ensemble ses livres. Al-Biruni est un tout simplement un chercheur, qui, par une très habile et méticuleuse utilisation des observations et des données quantitatives, est tout de même parvenu à prouver l’existence du Nouveau monde. Il mérite donc à ce titre, autant que les autres, l’honneur d’être considéré comme un découvreur de l’Amérique, conclut le History Today.
Posté le 5 JANVIER 2014 par Halalbook dans BUZZ