UNA GUERRA SURREALE E LA MORTE DELLA VERITÀ
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C’è qualcosa di surreale in questa guerra, che è dietro l’angolo, ma è ormai distantissima dalla mentalità che abbiamo acquisito nei lunghi anni di pace. Come la resurrezione di una mostruosità che credevamo di avere seppellito da tempo, di una mostruosità fuori del tempo, anacronistica. Come la variante di un virus che credevamo di avere debellato per il futuro. Siamo ormai talmente abituati alle finzioni virtuali, alla violenza cinematografica da avere difficoltà a riconoscere la realtà: questa realtà. C’è qualcosa di surreale nei protagonisti che parlano in televisione, si mandano messaggi, mentre alcuni addirittura trattano. In un incomprensibile, a quanto pare inutile e strano rituale. Per poi verificare che gli ordigni continuano a spargere il terrore, il sangue, la devastazione. C’è qualcosa di surreale in questo quotidiano palleggiarsi di fakenews, di informazione e controinformazione, di letture a volte opposte, di interpretazioni frutto ancora una volta di un conflitto, il conflitto di interessi. C’è qualcosa di surreale, di vampiresco nell’immagine di uno zar che arringa folle da stadio, nel ricordo di altre piazze che sono state il preludio alla sconfitta dell’umanità. C’è qualcosa di surreale nella vocazione al sacrificio di chi cerca di difendersi, ma che a sua volta offende nel Donbass. Guerra di cui fino a ieri non sapevamo niente e di cui praticamente nessuno ci informava. C’è qualcosa di surreale in questa mattanza degli innocenti che fra le tante morti deve contare anche la morte della verità.

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