Ho fatto un sogno, più che un sogno un incubo. Ho sognato che era in corso una guerra, orrida, disgustosa, brutale come tutte le guerre. Era inoltre una guerra tra fratelli, fratelli che si odiavano.
Una guerra nella quale si annullava ogni accezione riferita alla parola umano. Le bombe colpivano i centri abitati senza alcuna distinzione nemmeno per ospedali e centri di cura per anziani. Nemmeno per gli asili. Corpi trucidati, donne violentate e dalla testa rasata, come ai tempi dei gulag, bambini spezzati come bambolotti, torture, mani legate dietro la schiena. Morti lasciati per le strade, pietosamente coperti, palazzi sventrati, fosse ricolme di cadaveri e l’odore del sangue ovunque. Una guerra che durava da 40 giorni usando ogni tipo di ordigno, mentre si intrecciava la pantomima dei dialoghi per trovare un accordo. Un ulteriore inganno per prendere tempo e continuare ad uccidere. Il mondo assisteva attonito, incredulo, ma non sapeva come intervenire per porre fine alla carneficina, ad una violenza che diventava nei giorni moltiplicatore di un’ulteriore violenza. Non si capiva bene perché fosse scoppiata. Tanto meno quando sarebbe finita. Poi di colpo, spaventato, mi sono svegliato e ho capito purtroppo che non era un sogno. Non era un incubo. Era la realtà.