Quattro opere del Parmigianino, pittore in odore di alchimia. Immagini che non cercano la somiglianza, ma nascondono significati reconditi. Il primo fa parte dell’ “Iconografia colombiana”, edita dalla Treccani e pubblicata, in occasione dei 500 anni della scoperta dell’ America, nella Grande Raccolta Colombiana. Raffigurerebbe pertanto Cristoforo Colombo, o almeno così si è sostenuto per molto tempo. Il secondo raffigura Lorenzo Cybo duca di Ferentillo, discendente di papa Innocenzo VIII Cybo, il terzo Amerigo Vespucci (per la verità è quasi identico al quarto, considerato semplicemente “Ritratto di gentiluomo”). Studi recenti però individuerebbero nel primo personaggio forse Galeazzo Sanvitale. I primi due oltre ad essere dei gentiluomini di alto lignaggio si caratterizzano per la spada. Quindi dovrebbero essere dei cavalieri. E Colombo era inequivocabilmente un cavaliere, (in questo dipinto c’ è anche un’ armatura sullo sfondo a rafforzare l’ identificazione) oltre ad avere conoscenze anche alchemiche come il Parmigianino. Il dipinto apparteneva a Ranuccio Farnese, a sua volta cavaliere di Malta. Per di più i Farnese erano i signori del castello di Caprarola, dove venivano effigiati, nella stupenda stanza del mappamondo (vedi articoli precedenti), anche Colombo e Vespucci. Mentre non si comprende perché il Farnese avrebbe commissionato un ritratto del Sanvitale. Ma quello che appare più convincente ai fini di una rappresentazione di Colombo è la medaglia che il personaggio mostra. Con il numero 72. Il 72, secondo la Cabala, che in quegli anni era assai diffusa anche nella sua versione cristianizzata alla quale lavorò Pico della Mirandola e che Colombo conosceva, rappresenta la totalità delle lettere che compongono il nome di Dio. Il numero viene ricavato da alcuni versetti del capitolo 14 dell’Esodo – 19, 20 e 21 -, ciascuno costituito, nel testo originale ebraico, da 72 lettere. In particolare, il nome fa riferimento al passo in cui Mosè divide le acque. E’ questo il nome del Creatore, che mormorava il gran sacerdote tra le urla della folla, e che venne sostituito più tardi dal Tetragramma sacro, YHWH. L’antico cabalista Rav Shimon Bar Yochai ha scritto nello Zohar che fu Mosè, e non Dio, a dividere le acque del Mar Rosso. La formula è nota come i 72 nomi di Dio ed era conosciuta solo da una cerchia ristretta di cabalisti. Colombo come Mosè aprì le acque dell’oceano e quando in sogno, durante una spedizioni, udì la voce di Dio che gli parlava, come accadde al profeta, si sentì paragonato proprio a Mosè. Da ultimo la somiglianza fra le prime due immagini è evidente, in linea con quanto sosteniamo da circa 30 anni, ovvero l’ appartenenza di Colombo alla “casa”di papa Cybo, in una linea di sangue diretta con il pontefice..