Era il 12 ottobre 1492, quando Cristoforo Colombo, al comando di tre imbarcazioni spagnole, approdò sulle coste di un’isoletta dell’Arcipelago delle Bahamas, che ribattezzò con il nome di San Salvador, mettendo la sua firma su uno degli eventi più significativi della Storia: “la Scoperta dell’America”. Ciò che ha dato fiducia alla Regina di Spagna saranno state le sue eccezionali referenze di esperto navigatore nonché di cartografo, ma ciò che la Regina forse ignorava erano le sue eccellenti conoscenze nel campo della meteorologia!
Se, come spesso viene rappresentato, egli avesse solamente arrotolato una carta geografica di allora e mostrato la via più breve per raggiungere le Indie, navigando verso ovest, non sarebbe mai arrivato in America, perché i venti lo avrebbero sospinto verso l’Europa rendendo impossibile la sua rotta. C’è una sola risposta a questa domanda: Colombo aveva delle ottime conoscenze di meteorologia!
Come molti marinai egli conosceva gli alisei, sapeva dove soffiavano e sapeva anche che lo avrebbero portato a sud della regione che lui voleva raggiungere. Ma egli conosceva anche i Controalisei (Trade Winds) e sapeva che con essi sarebbe potuto ritornare in Spagna. In altre parole, egli aveva una globale conoscenza della Circolazione Generale dell’Atmosfera!
Colombo ebbe la geniale intuizione di iniziare il suo viaggio dirigendosi verso le Canarie, in modo da prendere gli Alisei favorevoli. Il percorso che lui programmò con assoluta ostentazione di sicurezza non era tuttavia una cosa ovvia, basta pensare un attimo: avere questi venti così favorevoli alle spalle durante il viaggio di andata generò nei marinai il timore di non poter più tornare indietro, perché contrari al ritorno.
Ma arrivato in quelle isole egli fece una sosta che allora sembrò inspiegabile: troppo lunga per fare gli ultimi rifornimenti prima della grande traversata.Forse c’è ancora un aspetto misterioso nel suo fantastico viaggio che lo ha portato alla Scoperta dell’America! Ciò che sorprende nell’impresa delle tre caravelle è la totale assenza di maltempo durante il lungo viaggio e la perfetta scelta dei tempi e del tragitto durante la traversata. Colombo scelse per il suo viaggio una traiettoria molto bassa, lontano dalle violente tempeste del Nord Europa, ma al di sopra dell’area di formazione degli uragani.
La scelta della lunga sosta alle Canarie appare oggi fondamentale dal momento che essa permise a Colombo di evitare non solo la zona, ma anche la stagione in cui si formano gli uragani, dal momento che i cicloni tropicali atlantici raggiungono la massima frequenza tra agosto e settembre, per poi diminuire considerevolmente a ottobre.
Troppi elementi favorevoli per pensare che sia stata solo fortuna. È verosimile invece che Colombo, grazie alle sue eccezionali conoscenze della meteorologia ed alle sue attente letture del “Milione” di Marco Polo, sapesse già dell’esistenza dei tifoni nel Mar della Cina, che avvengono nello stesso periodo degli uragani ai Caraibi.
“Il Milione” è stato scritto e tradotto in numerose versioni, non sappiamo quale sia stata quella letta da Colombo, né se in essa erano riportate notizie sulle violente perturbazioni, oggi chiamate Tifoni, che si abbattevano sulle coste della Cina e che in Europa, di pari violenza, erano quasi sconosciute. Ma se Marco Polo ha dato notizia di qualcuna di queste perturbazioni e, con la sua proverbiale meticolosità ne ha descritto il periodo in cui esse avvenivano, sicuramente Colombo ha fatto tesoro di tali informazioni. Forse è stato questo particolare che lo ha indotto a partire a settembre anziché ad agosto! La lunga traversata dell’oceano difatti iniziò solo il 6 settembre: Colombo navigò pressoché in linea retta, tra i paralleli 26 e 30, un po’ più a nord della linea del Tropico del Cancro.