La scrittura di Cristoforo Colombo colpisce per vivacità e ritmo sorprendenti, considerata l’età dell’autore, 51 anni nel 1502, data della lettera inviata ai molto nobili Signori Protettori delle Compere del molto Magnifico Ufficio di San Giorgio in Genova; e, d’altra parte, inconsueti rispetto allo stile prevalente dell’epoca, prettamente calligrafico. Colombo incarna la modernità del nuovo secolo, anticipandone, anche nella scrittura, la spinta alla personalizzazione.
L’analisi grafologica rivela una mente acuta, dotata di intuizione e creatività, un’intelligenza raffinata, incline alla curiosità e allo spirito di osservazione, tutt’altro che pacata. Il pensiero, originale, è sempre aperto verso le novità e, nel contempo, complicato dall’ipersensibilità.
La figura emergente dallo studio si caratterizza per indipendenza e autonomia, per forte tensione interiore bilanciata da autocontrollo: l’animo di Cristoforo Colombo si consuma nella contrapposizione di forza d’urto e vulnerabilità. La sua mente è in costante sollecitazione per dar vita a nuovi progetti, audaci e indifferenti al pericolo. Fanno riflettere il suo gusto per i contrasti, l’impazienza e la tendenza alla ribellione, ben visibili nel moto grafico ambivalente e teso: quanta pena per Colombo nel far buon viso a tutto ciò che impediva la realizzazione dei suoi scopi!
Seducente e ardito, delicato e fascinoso, l’Ammiraglio genovese fu uomo intrigante sul versante amoroso; tuttavia, non si può non pensare a quanto difficile fosse per le donne della sua vita il compito di fronteggiare le sue testardaggini e padroneggiare i suoi bruschi cambiamenti d’umore.
La scrittura evidenzia, specie nei tratti finali e accessori delle lettere, alcuni gesti inconsci, sintomatici del tentativo di dare soluzione alle contraddizioni interne di uno spirito messo costantemente alla prova dalla sua stessa natura.
In sintesi: un temperamento reattivo, passionale e deciso, introverso e imprevedibile, fragile e inarrestabile. Un uomo devoto con una profonda fede nel Divino e nel futuro, che lo ha sostenuto nella sfida con il mondo, ma ancor prima nel conflitto con se stesso.
POSSIBILE CHE NESSUNO SE NE SIA ACCORTO IN OLTRE 500 ANNI?
Colombo scriveva con una calligrafia perfetta, le sua carte avevano sempre spessore concettuale, i suoi pensieri erano profondi, la sua cultura si estendeva a testi cristiani, islamici, ebraici e di “qualsiasi setta”. Alberto Angela che su Colombo, come il padre, i grandi soloni scientifici di cui si servono e come tutti i grandi storici, che sul navigatore hanno espresso giudizi che gridano vendetta, oltre a prendere il “buco” orrendo e vergognoso di un papa genovese, Innocenzo VIII, Alberto Angela dicevamo ha detto in un suo programma che la calligrafia di Colombo era di tipo “ecclesiastico”. Potrebbe un marinaretto umile, avido e ignorante avere un simile bagaglio culturale, ricco di riferimenti ai testi sacri e a testi precedenti, in un mondo in cui predominava l’analfabetismo? Quando pare che nemmeno Isabella di Castiglia fosse in grado di scrivere correttamente? Possibile che in 500 anni non sia sorto un dubbio? Possibile che loro le “menti” abbiano creduto e continuino a credere agli asini che volano? O molti sono stati complici della menzogna? Quando faranno atto di contrizione? Quando un atto di coraggio?