Dopo la scoperta dell’ America gli spagnoli cercarono a lungo il popolo delle Amazzoni di cui anche Colombo aveva sentito parlare
Le Amazzoni (in greco antico: Ἀμαζόνες, Amazónes) sono un popolo di donne guerriere della mitologia greca. ll nome greco Ἀμαζών (amazòn) è di dubbia etimologia.
La maggior parte degli autori classici, considerano la Ἀ iniziale un'alfa privativa che rende nullo il successivo nome μαζός, versione ionica di μαστός, che vuol dire "seno": il risultato sarebbe quindi "senza seno".
L'etimologia è riferibile al costume tradizionale attestato dalle fonti mitografiche secondo cui le Amazzoni si mutilavano la mammella destra allo scopo di tendere meglio l'arco. Da tutti gli autori viene evidenziata la relazione fra la mutilazione/occultamento degli attributi femminili e il miglioramento delle abilità guerresche reputate qualità chiaramente maschili.
Lo pseudo-Ippocrate riferisce[] che alle donne dei Sarmati, tradizionalmente identificate o collegate con le Amazzoni (si veda in seguito), viene bruciata la ghiandola mammaria destra tramite l'applicazione di un disco di rame arroventato. La pratica viene compiuta nella prima infanzia per impedire lo sviluppo del seno e assicurare maggior forza al braccio che tenderà l'arco.
Un riferimento ad un costume analogo delle Amazzoni viene attestato[ da Diodoro Siculo. Lo storico greco accenna alla mutilazione senza fornire dettagli, ma precisando che il suo scopo è quello di rendere più forti le donne guerriere. Eustazio di Salonicco, ecclesiastico ed erudito bizantino del XII secolo, nel suo commentario all'Iliade cita la pratica della bruciatura del seno nei termini e negli scopi precisati da Ippocrate («ut arcus facilius intendant»), ma riferendola alle Amazzoni del poema omerico.
Un riferimento analogo compare anche nell'Eneide di Virgilio il quale descrivendo Pentesilea, una delle loro regine, annota come il seno della donna sia compresso strettamente da una fascia d'oro («aurea subnectens exsertae cingula mammae»).
Altre fonti invece considerano la Ἀ iniziale come un rafforzativo, e quindi la traduzione sarebbe "grande seno". Questo sarebbe confermato dal fatto che quasi tutte le rappresentazioni di questo popolo mostrano splendide donne con entrambi i seni fiorenti.
Altre fonti ancora lo fanno derivare dal caucasico masa, "luna", e quindi si potrebbe tradurre con "sacerdotesse della luna".
Un'altra interpretazione fa risalire l'etimologia del nome all'iraniano "ha-mazan", che significa "donna guerriero", discostandosi quindi totalmente dal termine greco e dalla pratica dell'amputazione o della bruciatura del seno. La tesi è avvalorata dalla constatazione che non siano mai state ritrovate antiche sculture o pitture di amazzoni prive di una mammella.
Sulla base delle fonti classiche, le Amazzoni vivono nella Scizia, presso la palude Meotide o in un'area imprecisata delle montagne del Caucaso da cui sarebbero migrate, successivamente, sulla costa centro-settentrionale dell'Anatolia (o viceversa da questa in Scizia).
Le Amazzoni tra storia e leggenda
di Anna Meldolesi
ottobre 2014
Le Amazzoni sono esistite davvero, nelle steppe del I millennio a.C., anche se molte delle cose che crediamo di sapere su di loro sono sbagliate. C’è chi dice che la psiche greca abbia inventato le Amazzoni per poterle uccidere, e in effetti nei miti greci la regina guerriera di turno finisce puntualmente uccisa dall’eroe greco, a differenza di quanto accade nelle leggende asiatiche in cui spesso e volentieri è lei a vincere. Particolarmente suggestivo è il confronto tra il mito greco di Pentesilea e quello caucasico di Amezan, dal cui nome potrebbe derivare la parola Amazzoni. Nel primo mito Achille sconfigge Pentesilea, che era accorsa a combattere dalla parte di Troia, ma togliendole l’elmo resta sconvolto dalla bellezza della guerriera morente e desidera di non averla mai uccisa. Nel secondo è Amezan che uccide senza saperlo il nemico di cui è innamorata e poi, disperata, si pianta uno stiletto nel cuore.
Le Amazzoni greche comunque non sono solo una trovata misogina. Gli artisti greci infatti non amavano rappresentarle nel momento della sconfitta: le scene di Amazzonomachia sono dei fermo-immagine carichi di suspense, in cui tutto può ancora succedere. E per quanto riguarda i miti, resta il fatto che una morte in battaglia è una morte gloriosa, mentre agli eroi maschi spesso tocca in sorte una dipartita assai poco eroica (avvolti da una tunica in fiamme, sbalzati giù dal cavallo alato, precipitati da un dirupo e via continuando). Insomma le cose sono assai più complicate di come potrebbe sembrare.
Oltre al bellissimo libro di Adrienne Mayor che ha ispirato il mio articolo ( “The Amazons. Lives and legends of warrior women across the ancient world” , Princeton University Press, 2014), segnalo una ricerca condotta dalla stessa storica della Stanford University insieme a David Saunders del Getty Museum e al linguista John Colarusso. Gli studiosi hanno decifrato le iscrizioni apparentemente prive di senso presenti su alcuni vasi greci (Hesperia, vol. 83, 2014) ricostruendo il nome di alcune delle Amazzoni dipinte, tra cui “Grido di battaglia”, “Armata di spada”, “Fianchi bollenti”.
C’è poi tutto il filone pop delle Amazzoni di teatro e cinema. La prima attrice a scaldare il pubblico americano interpretando un’Amazzone è stata Katharine Hepburn nel 1932 a Broadway, nei panni di Antiope. Una rassegna ragionata delle eroine della cultura popolare è “The modern Amazons. Warrior women on-screen” di Dominique Mainon e James Ursini (Limelight Editions, 2006). Qui si propongono nove requisiti, tra cui la propensione per lo scontro fisico, la non subalternità ai personaggi maschili, il rapporto di sorellanza con le altre donne, la provenienza da una civiltà perduta, la sessualità atipica. Per rientrare nella categoria delle moderne guerriere del cinema un personaggio femminile deve soddisfarne almeno due o tre.
L’immagine in apertura del post è un collage di tre opere di Verena Kälin ispirate alle donne delle tribù nomadi della Scizia, le vere Amazzoni insomma.