DAI DIAMANTI LA PROVA DEL CONTINENTE PERDUTO DEL NORD
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È scomparso 150 milioni di anni fa lasciando tracce nei diamanti. Le prove di un continente perduto sono state scoperte da alcuni studiosi della British Columbia, in Canada, impegnati ad anallizzare alcuni campioni di pietre preziose estratti dalle profondità della Baffin Island, vicino alla Groenlandia.
I ricercatori sono risaliti ad un pezzo residuo del cratone Nord Atlantico studiando la kimberlite, materiale roccioso che spesso contiene diamanti, ipotizzando che sarebbe più grande del 10% rispetto a quanto stabilito da precedenti ricerche. Il cratone nordamericano, che si estendeva dalla Scozia al Nord America, si è rotto 150 milioni di anni fa. I cratoni sono le parti più rigide, antiche e stabili della crosta continentale: rappresentano un'ampia area geologica che per centinaia di milioni di anni non ha subito grandi modifiche.
"Per i ricercatori, i kimberlite sono rocce sotterranee raccolte dai passeggeri sulla loro strada verso la superficie. I passeggeri sono pezzi solidi di rocce a parete che trasportano una grande quantità di dettagli sulle condizioni passate molto al di sotto della superficie del nostro Pianeta", ha spiegato alla Bbc Maya Kopylova, geologa dell'Università della British Columbia. Gli ultimi campioni in loro possesso e oggetto dello studio rappresentano una "firma minerale che corrispondeva ad altre parti del cratere del Nord Atlantico".
Per i ricercatori canadesi "è stato come trovare le tessere mancanti di un puzzle", ha sottolineato Kopylova in riferimento ai frammenti prelevati in profondità, sotto la provincia Chidliak Kimberlite, nel Sud della Baffin Island, la terza più grande isola del Canada e la quinta più estesa al mondo. Le precedenti ricostruzioni delle placche terrestri erano basate su campioni di rocce poco profonde, formati ad una profondità da 1 e 10 km.
Proprio come lo storico e filosofo Platone (428-347 a.C.) aveva riportato nel “Timeo” e nel “Crizia”, alcuni famosi dialoghi avvenuti tra il legislatore ellenico Solone e un anziano sacerdote egizio della casta sacerdotale di Sais riguardo all’esistenza della leggendaria isola poi sommersa di Atlantide, lo storico antico Erodoto (490-424 a.C.) riportò un’antica leggenda che narrava di una terra perduta chiamata “Iperborea” che sarebbe sorta ai confini del mondo, nelle lontane terre del Polo Nord.
Questa terra era abitata da una popolazione di grandi navigatori caratterizzati dall’alta statura, con spiccate doti scientifiche ed astronomiche e con una potente abilità in campo edilizio.
A seguito di una forte glaciazione, avvenuta in un periodo non meglio precisato, la sua popolazione avrebbe deciso di spostarsi più a sud.
Nel 1679 l’autore svedese Olaf Rudbeck identificò gli abitanti di Atlantide (di cui aveva parlato il già citato filosofo greco Platone) con gli abitanti di Iperborea, e collocò la posizione di questa antichissima civiltà al Polo Nord.
Nella mitologia greca gli iperborei sono citati come coloro che vissero “al di là del vento del nord”.
I greci pensavano che Borea, il “dio del vento del Nord” appunto, risiedesse in Tracia, e quindi “Iperborea” indica una regione che si trovava molto più a nord della Tracia (l’attuale zona europea dello stretto del Bosforo che si trova tra la penisola balcanica e la Turchia).

NELLE IMMAGINI UNA MAPPA DI MERCATORE E DUE ILLUSTRAZIONI DELLA FANTOMATICA CIVILTÀ DEL NORD

Fantastic Russian Pseudo Art by Vsevolod Ivanov        Mappa di Iperborea Mercatore         Rappresentazione di Iperborea

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