“Cristoforo Colombo, era un assassino, torturatore, schiavista, e bisogna rompere questa italica censura sulla verità dei fatti e insegnare ai ragazzini che di Colombo c’è da vergognarsi che fosse italiano, tale quale a Totò Riina. Egli portò centinaia di schiavi in Europa (600 nella seconda spedizione) e moltissimi ne fece nelle Americhe … Mai intervenne poi in difesa dei nativi vessati in ogni sadica maniera dalla sua orda. Tanto è che le aberrazioni di Cristoforo, cane rognoso, crearono sgomento tra i suoi contemporanei, dotati di grazia di Dio, come Las Casas che scrisse pagine sanguinanti di dolore per l’abominio al quale in terra americana aveva assistito. Fin dalla prima spedizione di Colombo ci fu chi protestò per l’aggressione ai danni degli indios tanto che il re di Spagna arrivò a promulgare il divieto di ridurli in schiavitù. Una legge che durò peraltro poco perché la lobby schiavista riuscì a ottenerne l’abolizione, ma comunque il fatto che questa legge entrò in vigore è la prova che ci fu chi si oppose a questo abominio.”
Per affermare visibilmente questo, e dare pace ai morti, in occasione del Columbus Day diffonderemo il video (https://www.youtube.com/watch?v=xO75ShYdB84) del processo a Colombo tenutosi presso la Libera Università di Alcatraz, con Mario Pirovano nel ruolo dell’avvocato difensore e Jacopo Fo a sostenere l’accusa. Durante detto procedimento sono state prese in considerazione solo testimonianze redatte dai testimoni degli eventi, in primo luogo i diari di Cristoforo Colombo stesso, il quale non fa segreto delle proprie malefatte ma anzi se ne vanta. Alla fine del procedimento penale in contumacia, Colombo Cristoforo è stato condannato alla Damnatio Memoriae, cioè alla dannazione della memoria, antica pena che è stata subitamente messa in atto tramite la copertura di una statua dell’imputato (appositamente realizzata dal grande scultore Berico). Vorremmo con questo gesto demolire l’idea che si possa accumunare noi, in quanto italiani, a quello spregevole incursore e fare atto di risarcimento nello spirito, verso le innumerevoli vittime causate dall’operare di questo ignobile antenato.”
Parole di un grande storico? Parole di quel bell’imbusto di Jacopo Fo, miliardario per meriti ereditari:quello che trovava utile fare ironia sulla morte dei fratelli Mattei nel rogo di Primavalle. Famoso per aver scritto “Lo zen e l’arte di scopare”. Affermazioni demenziali le sue, in una preparazione fondata nell’aver letto unicamente il “testo scientifico” “Isabella tre caravelle e un cacciaballe” di papà Dario, Nobel e paravento. Alla cui genialità di attore si possono perdonare molte cose, non certo il tentativo di ridicolizzare la storia aggiungendo falso al falso cinquecentenario. Nulla si può perdonare invece a questo delfino irsuto e spocchioso, che assembla fatti a volte veri a volte no avvenuti in tempi diversi e persino quando Colombo era morto (italianità, schiavismo, Las Casas, testimonianze quasi sempre pilotate, il fatto che non intervenne mai a favore degli indios, che si vantò di misfatti e via con corbellerie a go go …) in un patchwork disgustoso ad opera di chi sulla questione non deve avere letto una riga, affidandosi solamente al fanatismo ideologico a senso unico. Chiamando in causa, udite udite ! la Libera Università di Alcatraz. Un importante istituto storico americano? Un villaggio turistico (per una doppia sono 110€ per persona) di proprietà dello stesso Jacopo Fo. E chi sarebbe Mario Pirovano? Un luminare della storia americana pre-colombiana? Un attore, collaboratore di “papà”. Insomma si specula su un morto (è un vizio) per un’ autocelebrazione condita di menzogne. A spese di un personaggio che ha lanciato il mondo verso la modernità. E che la chiesa voleva fare santo. Fra Jacop-ino e due pontefici come Pio IX e Leone XIII di chi vale la pena di fidarsi? Il Fo minimo pensa con le sue panzane in libertà di dare addirittura pace ai morti. Come possa farlo chi agisce da “matamuertos”, chi ha la capacità e si vanta di sparare sui morti, che non possono difendersi, resta un mistero veramente buffo.