È una di quelle strane storie che arrivano direttamente d’Oltreoceano, ma che fanno chiacchierare di riflesso anche noi, quella che vede coinvolta la deputata trevigliese Fucsia Nissoli Fitzgerald, eletta per gli Italiani all’estero nella circoscrizione nord americana. Ma andiamo con ordine. La deputata trevigliese è intervenuta in questi giorni contro una tendenza culturale e politica che prosegue negli States da qualche anno, e che mira a sostituire il famoso “Columbus day” – festa federale dedicata alla memoria della scoperta dell’America da parte del famosissimo navigatore italiano – con una giornata politicamente più “corretta”, dedicata alla memoria dei popoli indigeni americani. Se infatti Cristoforo Colombo resta ancora oggi un mito per molti americani, italo-americani in testa, nell’America flagellata dal razzismo è tuttavia anche diventato in molti ambienti anche il simbolo di ciò che la scoperta dell’America portò con sé: la strage dei nativi americani e la sostituzione etnica nel Nuovo continente. Così negli Usa del razzismo alla Trump (ma anche prima, con Obama) il genovese è diventato l’obiettivo suo malgrado di manifestazioni e petizioni contro “i simboli di odio e divisione razziale” nel cuore degli Stati Uniti. Tra queste iniziative, appunto, nel 1992 e poi ogni anno tra il 2014 e il 2019 in diverse città d’America si è letteralmente deciso di “abolire” la celebrazione dell’esploratore italiano, che cade ogni secondo lunedì di ottobre, attorno all’anniversario di quel 12 ottobre 1492 in cui la spedizione delle tre caravelle avvistarono per la prima volta le coste del nuovo continente. E di sostituirlo con una nuova festa con la stessa data, dedicata appunto ai nativi massacrati dagli Europei. A sostegno dell’ “Indigenous Peoples’ Day” (questo il nome della contro-festa anti colombiana) si è schierata peraltro nei giorni scorsi nientemeno che la Nea (National education association), la più grande associazione-sindacato degli educatori statunitensi, con quasi tre milioni di iscritti.
“La storia della colonizzazione [dovrebbe] essere conosciuta e riconosciuta in ogni Stato. E per fare ciò, il Columbus Day dovrebbe essere ribattezzato come Indigenous People’s Day (…), in riconoscimento delle prime popolazioni indigene che vivevano negli Stati Uniti prima delle colonizzazioni degli europei. Come associazione educativa, riconoscere, osservare e celebrare la storia dei fatti è importante per mantenere la nostra integrità accademica” scrivono i sostenitori. Immaginabile la reazione della nutrita popolazione americana di origine italiana. Che di “cancellare” Colombo e il Columbus day dal calendario proprio non hanno voglia. Josephine Maietta, presidente di AIAE – Association of Italian American Educators, e Vincenzo Arcobelli, presidente del Comitato Tricolore Italiani nel Mondo, hanno speso nei giorni scorsi parole chiare per difendere Colombo da “un altro attacco ideologico contro il patrimonio tradizionale e culturale degli italo-americani”. Accanto ai contrari si è schierata anche la trevigliese Fucsia Nissoli Fitzgerald, prima parlamentare italiana a portare la questione anche a Roma. “Esprimo forte preoccupazione per l’iniziativa della National Education Association che, in una sua risoluzione, auspica la sostituzione del Columbus Day con l’Indigenous People Day ed, allo stesso tempo, esprimo il mio pieno sostegno alle iniziative poste in essere dall’Italian American One Voice Coalition e dallo AIAE per affermare il pieno diritto della Comunità italiana a celebrare il Giorno di Colombo” ha fatto sapere in una nota la deputata, che aveva già presentato a Montecitorio una mozione per sollecitare il Governo italiano ad agire per difendere l’eredità culturale italiana in America.