Un pugno di perle di vetro veneziane rinvenute in tre siti eschimesi nel nord dell'Alaska riscrivono la storia: datate attraverso la tecnica del radiocarbonio risalirebbero ad alcuni decenni prima del viaggio di Cristoforo Colombo. Un itinerario lungo oltre 16 mila chilometri dalle fornaci delle isole della Laguna ai ghiacci dell'Artico, passando per la Via della Seta e lo stretto di Bering: le perle, frutto di una tradizione plurisecolare entrata alla fine dell'anno scorso nelle liste dell'UNESCO, potrebbero essere il piu' antico esempio documentato di un manufatto europeo arrivato nel nuovo Mondo via terra.
Color turchese, grandi come un mirtillo: almeno dieci perle sopravvissute per secoli nella tundra di almeno tre siti nel nord dell'Alaska sono state riportate in luce da Mike Kunz e Robin Mills archeologi del Bureau of Land Management che ne hanno svelato il mistero in un articolo della rivista "American Antiquity". Il luogo del ritrovamento, si trova in un'area solcata da antiche vie commerciali, frequentato da generazioni di Inuit come luogo stagionale di caccia al caribu' e per la pesca alle trote. Gli archeologi ci lavorano da anni ed é li' che negli anni '50 e '60 William Irving della University of Wisconsin scoprì due perle turchesi, ciascuna con un foro al centro. Kunz e Mills sono tornati nel luogo dello scavo usando fondi destinati a documentare siti che rischiano di scomparire a causa dell'erosione.
Le nuove ricerche hanno portato in luce altre perle vicino a due cerchi di rame (forse un paio di orecchini) e ad altri frammenti metallici che potevano essere parte di una collana o un braccialetto. Intrecciate a uno degli orecchini erano fibre vegetali che sono state datate con la tecnica del radiocarbonio: "Siamo quasi svenuti quando sono arrivati i risultati: la pianta era viva nel Quattrocento", più precisamente, secondo la 'forbice' temporale dell'analisi, tra 1397 e 1488. Con quel risultato, avallato da simili datazioni di oggetti trovati vicino allo stesso tipo di perle in altri due siti dell'Alaska, gli archeologi si sono resi conto di trovarsi davanti a una storia epocale: perle di vetro sono state rinvenute spesso in altri siti archeologici in Nordamerica, mai però a ovest delle Montagne Rocciose e mai datate all'epoca pre-coloniale: "Le nostre sono indubbiamente i primi oggetti europei arrivati nel Nuovo Mondo via terra", affermano i due studiosi.
A loro avviso, le perle sarebbero approdate in Alaska tra 1440 e 1480, anni o decenni prima del viaggio di Colombo, dopo aver viaggiato su un carro a cavalli lungo la Via della Seta verso la Cina e la Siberia orientale: dove un mercante le avrà probabilmente caricate su un kayak per approdare in Alaska dopo un viaggio di 80 chilometri in mare aperto attraverso lo stretto di Bering.
Continuano a piovere le notizie che “scoprono” l’acqua calda. Che vengono spacciate per svolte epocali della storia. Si andava in America prima di Colombo? Pacifico. E quale sarebbe la novità? Basterebbe leggere alcuni brani di testi dell’antichità per rendersi conto che il “Nuovo Mondo” non era nuovo, ma esattamente “otro”-altro, come lo definisce più realisticamente l’unico “scopritore” che non avrebbe capito nulla. ma che sapeva tutto e aveva anche le carte per andare da casello a casello. Ora è la volta delle perline veneziane, che a si aggiungono alla sfilza di prescopritori. Sarà un caso che Colombo portava anche biglie di vetro? Venghino, venghino, avanti c’è posto signori! E allora? Ma si vuole capire una volta per tutte che quel famoso “primo” a sbarcare non lo conosceremo mai? In compenso sappiamo con certezza chi è stato l’ultimo, il definitivo: quello e il solo con il quale è cambiato il cammino dell’ umanità Alla faccia dei ricercatori dell’acqua calda. E degli ignoranti e talebani che lordano a distruggono le statue.