L’ultima tragedia del mare è diventata, secondo un costume ormai consolidato, oggetto di polemica politica e in qualche caso di sciacallaggio. Le indagini stabiliranno come sono andati realmente i fatti. Anche se continueranno a rimbalzare opposte verità. Ci limitiamo a qualche considerazione su quello che abbiamo visto.
Nella notte in cui la televisione ha cominciato a rimandare le immagini delle conseguenze del naufragio, con i cadaveri che venivano ripescati anche a riva, il mare non sembrava tale da impedire i tentativi di soccorso.
Il ministro Piantedosi poi sarà, come afferma Casini che lo conosce da 40 anni, una brava persona. Ma ha un linguaggio indubbiamente che lo espone alle legittime critiche. Un misto di burocratese e di glacialità aliene dalle necessarie forme di sensibilità e da un minimo di empatia di fronte alla sofferenza di persone che in molti casi, non tutti sia chiaro, sono degli autentici disperati. Aggiunte a un cipiglio da imperturbabile sceriffo e da giustiziere. Chiederne le dimissioni è forse prematuro. Ma a volte è meglio tacere. Perché se si dovesse reiterare un linguaggio inaccettabile le opposizioni hanno facile gioco.