Il terremoto ha devastato il centro Italia. Al di là della tragedia, che fra l’altro non accenna a finire, è l’occasione per riscoprire un Dna dell’Italia fatto di splendore. Basta guardare i borghi, come nidi di pietra appollaiati sulla cima delle colline, le chiese, la meraviglia della natura e la ricchezza dell’arte sparpagliata dovunque, dove mai avremmo pensato: la chiesa di San Benedetto, la pala del Tiziano … e le innumerevoli meraviglie sconosciute che affiorano fra le macerie. Perché l’Italia è questa. Uno scrigno, un tesoro di bellezza unico al mondo.
Peccato che a non accorgersene siano proprio gli italiani. Barbari nei confronti di quanto il passato ha lasciato in eredità. Non sono da meno i governanti. Il ministero della cultura, dove non si fanno grandi affari, è stato sempre il più negletto. Così non siamo in grado di tramutare questa Disneyland autentica e ineguagliabile, invidiata dal mondo intero, in una fonte di ricchezza, come sarebbe logico. Come è accaduto per il lusso, come accade per la gastronomia e altro ancora. E’ evidente che, nella cecità, nell’ignoranza e nella indifferenza dello Stato, occorre che intervengano, proprio come per i settori che vanno alla grande, i privati. Per fortuna qualcosa comincia a muoversi. Il restauro del Colosseo e le numerose fondazioni, che stanno adottando monumenti ed opere d’arte sono l’esempio di un nuovo mecenatismo, anche se non si può parlare di Rinascimento. Per questo è più che mai necessario che tutto torni come prima. Perché non si perda l’anima di un’Italia che un tempo era diversa e che forse un giorno (haimé lontano) potrebbe risorgere. Perché lo slogan possa diventare l’obbligo, da ogni parte del globo, di una visita, di un pellegrinaggio da effettuare almeno una volta nella vita: vedi l’Italia e poi muori.
Nelle foto San Benedetto e l’incredibile bellezza della piana di Castelluccio di Norcia.