Il partito nato sul “vaffa” si è preso in Umbria un sonoro “vaffa”. L’ennesima bolla di sapone della politica italiana pare si stia definitivamente sgonfiando. Confesso che pensavo avvenisse molto prima. Lievitati a dismisura sulla disperazione, agitando lo specchietto di allodole del cambiamento, stanno rientrando nei ranghi sull’ onda della delusione. Con il damerino miracolato Di Maio a fare da imbonitore calante. Anche i pifferai della sinistra non incantano più nessuno. Maestri nell’ arte della diffamazione, dei due pesi e due misure e del camaleontismo dovrebbero progressivamente ridursi a loro volta. Hanno nel nome il riferimento alla democrazia. Non sanno cosa sia visto che da tempo governano a dispetto delle indicazioni dell’ elettorato. Che si sente tradito anche da “semper ridens” Zingaretti.
Salvini è Il Brancaleone della situazione. Lo fanno apparire come l’orco cattivo, anche se non dice cose trascendentali, ma non ha il rispetto del ruolo. Le felpe, il linguaggio volgare, le foto da amante latino sulle spiagge con la fidanzata, l’oltraggio all’ inno di Mameli ne fanno un leader che ci rappresenta anche nel peggio e inviso all’ Europa. Un’ Europa che, stritolata fra America, Cina e Russia, dovrebbe solo rafforzarsi e trovare un’ unione di intenti di là da venire.
L’ unico partito in crescita è quello della pasionaria della destra, la battagliera Meloni. A volte esagitata, bisogna però riconoscerle il merito di essere stata fino ad ora coerente, a differenza di tutti gli altri. Se non partisse con l’ handicap e l’ eredità di un’ origine estremista la sua ascesa sarebbe ancora più vistosa. Ma resta da attenzionare.
E’ un tramonto triste quello dell’ uomo che nell’ ultimo ventennio ha caratterizzato la politica italiana. Ne hanno fatto un mostro e lui personalmente ha contribuito non poco alla creazione del cliché. Berlusconi poteva dare una sterzata all’ Italia, non è stato in grado di farlo ed è stato osteggiato in tutti i modi anche a livello europeo. Aldilà dei suoi errori lascia un segno, ci ha salvato dal comunismo e sicuramente verrà rivalutato.
Un panorama triste, che ormai sfocia in una faida personale fra Conte, Di Maio e Salvini. Fino a ieri lingua in bocca, ora acerrimi duellanti. Hanno governato un anno insieme. Quanto basta per capire se la controparte era affidabile. Non l’hanno capito, il Presidentino del Consiglio in primis. Ora l’avversario, ex alleato, è solo un nemico da odiare. Povera Italia. Mentre all’ orizzonte non si vede una personalità, che possa prendere il timone e portare il Paese fuori dalla melma.