PER SANSONETTI TRAVAGLIO È IL LEADER DEL PARTITO DEI PM
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Piero Sansonetti accusa: dalle carte sul caso Palamara sarebbe emersa una “giornalistopoli” della quale, però, nessuno parla. Il direttore de “Il Riformista”, che da tempo sta denunciando quello che ha definito “silenzio assoluto” sulle indagini che riguardano da vicino il mondo della magistratura non lesina accuse a nessuno, in primo luogo a Marco Travaglio definito “capo del partito dei Pm”. Sansonetti scrive: “Se il giornalismo italiano non fosse quasi interamente sottomesso alla logica delle Procure e delle intercettazioni, non ci sarebbe nessun motivo per stupirsi del fatto che restino segrete le intercettazioni che riguardano le principali firme di giudiziaria (e non solo di giudiziaria) del Corriere della Sera e di Repubblica e della Stampa e di svariati altri giornali”. E aggiunge: “ Sui politici nessuna indulgenza, anzi, nessun rispetto della legalità. L’ordine di servizio, in questo caso è: sputtaniamoli. Anche se non hanno fatto niente di male.  Tutto cambia se invece le vittime del trojan diventano i magistrati e i giornalisti. Cioè la casta. Sarà forse giunto il momento di dirlo: la casta, la vera casta, è quella; la corporazione potentissima che raduna la parte più aggressiva e politicizzata della magistratura e del giornalismo. Diciamo, più semplicemente, il partito dei Pm. Il cui leader massimo, non a caso, non è un Pm ma un giornalista. È Marco Travaglio”. “Oggi il giornalismo politico, in Italia, è del tutto subalterno al giornalismo giudiziario. Questo grazie alle campagne che hanno demolito la reputazione della politica e messo in discussione persino la necessità della democrazia, dipinta come un sistema sostanzialmente corrotto. Queste campagne sono state guidate dalla magistratura (e dalla sua rappresentanza parlamentare, cioè i 5 Stelle), e forse dai servizi segreti. Il giornalismo giudiziario – non tutto, certo, ma quasi tutto – è assolutamente eterodiretto. E, per definizione, privo di indipendenza.”

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Ora ho capito perché ho perso una causa per diffamazione contro Marco Travaglio, unico giornalista al mondo che viene colto da orgasmi multipli ogni volta che si guarda allo specchio. La mia era una causa che non si poteva perdere, poiché le accuse formulate contro di me erano un evidente falso, solo che si fossero andati a verificare i contratti Rai. Una semplice e doverosa verifica, che non è stata fatta. Le affermazioni di Travaglio, Gomez e Marco Lillo erano state pubblicate, oltre che su quotidiani e riviste, anche sul libro “Papi”. Gli “informatissimi” giornalisti erano difesi dall’ avvocatessa Malavenda. Guarda caso anche Salvini ha vinto ma anche perso, se non ricordo male, una causa con una controparte difesa dall’ avvocato Malavenda.

Ruggero Marino firma

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