Siamo nella stagione politica delle grandi piroette. Per non finire sott’acqua con il ministro della giustizia Conte, l’avvocato venuto dal nulla, si dimette. Ma fino all’ultimo tenta di ricucire. Telefonate nella notte con il cappello in mano. Non chiede soltanto, offre anche molto. E’ il ballo delle poltrone. Quelli che fino a ieri erano i reietti dell’era Berlusconi, con un colpo di bacchetta magica alla Silvan, si trasformano in “responsabili” in “costruttori”. Si potrebbe prospettare un Conte-ter, una sorta di governo Arlecchino tutto pezze, rattoppi e tanto schotch. Praticamente un pezzente servitore di tanti padroni. Quello che “con lui mai più” diventerebbe forse un cavallo di ritorno. E’ il Matteo ondivagante, fino a ieri carnefice, ora non si sa più come definirlo o come verrà definito. I più perseveranti a rinverdire un passato non certo esaltante sono i “grullini”. Dove la trovano più una vigna così? Dicono che sono onesti. A me pare che abbiano imparato alla Speedy Gonzales le arti del come assicurarsi il cadreghino. E l’opposizione? Il Mangiafuoco del Papeete (che errore madornale) ha perso un’ enormità, ma è ancora in testa: per cui chiede le urne. La pulzella Meloni in crescita esponenziale idem. Dovrebbe avere il tifo delle donne. Ma per lei il “me too” non vale. Il più saggio a questo punto appare, incredibile a dirsi, il cavaliere. Dal “ghe pensi mi” ai servizi sociali forse la cura, oltre a quella per i capelli, gli ha fatto bene. Ora parla di larghe intese, ammicca. Anche lui non lo fa per pura generosità, per puro amor di patria. Pensa di arruffianarsi la strada verso il Quirinale. Salvini, anche per toglierselo dai piedi, ne ha fatto il nome. Ma non è il solo. A questo punto il giro di giostra sarebbe perfetto.