Esaminiamo con attenzione le dimissioni a sorpresa dell’ennesimo sinistro “Migliore”, ovvero del leader dei fondamentalisti della purezza dell’ onesta e della morale immacolata. Il signor Zingaretti, famoso per essere il fratello di un commissario televisivo, se ne è andato sbattendo la porta e lanciando un incredibile anatema: “Il paese va in malora e voi pensate solo alle faide e alle poltrone”. I superdemocratici del Pd, che si definiscono con parole di cui non conoscono il significato, penserebbero, udite udite, unicamente alle poltrone. Come se il pianeta avesse fatto una capriola. In effetti da decenni il partito dei puri senza peccato registra una lotta intestina da lunga e infinita notte dei coltelli. Questo basterebbe a dirla lunga sul loro “animus”. Solo c’è da infamare gli avversari, per loro solo nemici da abbattere con qualunque mezzo, riescono a ritrovare l’ unità (come il vecchio giornale) nel fango. Trasformano in un tornado il venticello della calunnia. Dare le dimissioni è costume insolito per la politica italiana. Un gesto, dunque, di coraggio? Frasi da scomunica che, nella loro virulenza, dimostrano solo che la faida è sempre in atto e che anche il gesto, che sa a suo modo di vendetta, non ne è che un corollario. Da tempo si vociferava che Zingaretti doveva essere fatto fuori. C’era da stabilire solo il quando. Il “Migliore” ha sparigliato le carte e anticipato i tempi. Mettendo i detrattori nelle peste. Tanto più che con l’ adesione di Conte ai Cinque Stelle il PD, in un’ eventuale consultazione, ne uscirebbe drammaticamente ridimensionato. Zingaretti lo ha sniffato, ha capito che la gogna sarebbe ricaduta ancora su di lui. Ha così lasciato la patata bollente nelle mani di quello che lo seguirà. E questi, con i bellimbusti dei Cinque Stelle sono quelli che erano al timone del Paese. Non si può che naufragare.