COME IL CONTE UGOLINO LA SINISTRA DIVORA I SUOI FIGLI
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Questa sinistra all’italiana rischia di dissolversi nel niente. Ormai il suono magico dei pifferai non incanta più. E da qualche tempo il PD si è trasformato in una riedizione infernale del conte Ugolino. Si diceva per iperbole che i comunisti mangiavano i bambini. Non era vero naturalmente. Ma è vero che i comunisti mangiano i loro figli. Confesso che mi sento un “liberal” all’americana, ma non mi sono mai minimamente riconosciuto nel fanatismo ideologico e nell’altezzosa presunzione morale della nostra sinistra. Che non è saputa andare per decenni oltre gli slogan dell’antifascismo e dell’anti berlusconismo. Eppure quando alla ribalta è comparso Matteo Renzi, quando l’ho sentito parlare, quando l’ho visto agire ero convinto che finalmente la sinistra avesse trovato un suo leader in grado di farla decollare più che sull’arte e sull’arma della diffamazione, del doppiopesismo e dell’arroganza, sulla politica del fare. E non del solo blaterare. Certo il giovinastro aveva un’andatura da bullo di quartiere, le sue parole erano spesso condite di maleducazione e della solita arroganza, aveva un che di berluschino d’altra sponda. Certo l’idea di rottamare tutto e tutti, anche all’interno soprattutto del suo partito, è stata una trovata mediatica vincente, ma anche una forma ingenua di harakiri. E’ stato l’unico comunque della sua fazione a comprendere da che parte tirava il vento, cercando di dare una strambata nella bonaccia imperitura dei “compagni”. Senza contare che molti, in Italia e non, hanno affermato e continuano ad affermare che quello che ha fatto lui in poco tempo non era stato fatto nell’arco di decenni.
Ma è a questo punto che è scattata l’invidia e il desiderio di vendetta dei “compagni di merenda” trascurati. Non è abbastanza di sinistra, non dice cose di sinistra, non fa cose di sinistra … Al punto che i duri e puri l’hanno puntato a dito, aspettandolo sinistramente al varco del referendum sul quale il Matteo- innamorato-di-Matteo aveva puntato tutto. Mettendo la sua testa sul ceppo del boia. Il conte Ugolino, targato PD, non aspettava altro. Gliela hanno mozzata di netto. Come se non bastasse è arrivata anche la scissione (addebitandogliene la colpa) e in seguito l’irrimediabile china elettorale del partito (addebitandogliene la colpa). Confesso che a questo punto non so se l’affabulatore-battutista fosse il leader capace come mi era sembrato al suo arrivo al proscenio nazionale. Ho l’impressione però che il fuoco amico non gli ha dato il tempo della verifica sul campo. Certo è che con lui, sia pure in maniera blanda, l’inamovibile economia italiana ha cominciato a muoversi. Certo è che gli 80 euro e i 500 ai giovani per la cultura hanno fatto scuola. Certo è che il rinnovamento tanto atteso e il cui testimone è passato alla lega ed ai grillini, era iniziato con lui. Troppo nuovo però per un partito autoplagiato dai soliti slogan, dalle consunte tiritere. Sparito Renzi cosa resta alla sinistra? Uno stuolo di personaggi imbalsamati o di comprimari alla ribalta. Ma i Martina, i Del Rio e tutto il cucuzzaro, come la “rosa” Serracchiani,che evoca scenari da Norimberga, continuano a fare terrorismo a parole, a non avere compreso nulla, incarnando un’opposizione fine a se stessa e completamente estranea al laboratorio Italia. Che coinvolge ormai la stragrande maggioranza del paese. Quella maggioranza che si continua ad offendere solo perché ha avuto il torto di non credere più alle sirene dei pifferai magici distintisi soprattutto per le faide fratricide e anni luce lontani dalla realtà del paese. Al quale non basta più il buonismo di facciata e l’eterna difesa dell’indifendibile. E in primis il killeraggio dei propri esponenti. Dovevano smacchiare il giaguaro. Hanno macchiato il più promettente dei loro.

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