LA TOMBA DEL PAPA UN RITRATTO E UN POSSIBILE SOGGIORNO DI COLOMBO A FIRENZE
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Tutto ha origine dalla riproduzione di un medaglione raffigurante Colombo, di cui purtroppo si ignora il luogo di conservazione e i committenti (particolari che avrebbero fornito indicazioni preziose), pubblicata da Alessandro Parronchi nel 1967 (Lorenzo e dintorni, Ed. Polistampa, Firenze 1992, p. 111) e ripresa anche da me (M. BRUSCHI, La firma segreta di Cristoforo Colombo. La qabbalah e altre “curiosità” archivistiche, Pistoia 2013, Presentazione di Carlo Pedretti, con interpretazione definita “possibile e ben congegnata” da Paolo Emilio Taviani nel 1998).
Se si accetta l’ipotesi di Parronchi (con la quale io concordo pienamente) di Bertoldo di Giovanni, ‘mitico’ scultore fiorentino sovrintendente della Scuola di S. Marco ideata dal Magnifico Lorenzo de’ Medici e ‘frequentata’ fra molti altri grandi artisti anche dai giovani Michelangelo e Leonardo da Vinci, come autore della medaglia, entra in campo subito strettamente il celebre e altissimo ambiente culturale e artistico della Firenze di quella ‘età dell’oro’.
Si aprirebbe, pertanto, come suggerito da Parronchi, tutto il problema del passaggio di Colombo da Firenze, da molti studiosi tuttavia messo in dubbio, e dei suoi eventuali incontri (che, secondo me, dovettero essere quasi inevitabili) con le grandi menti degli umanisti e scienziati del tempo presenti a Firenze … tenendo conto dell’anno decisivo 1479 (PARRONCHI, Lorenzo e dintorni, p. 87).
“Bertoldo morì un anno prima di Lorenzo, nel 1491. E se egli fosse davvero l’autore di questo ritratto, s’aprirebbe un problema interessantissimo sulle possibilità di un rapporto diretto di Colombo con l’ambiente fiorentino, cioè di un suo incontro con Lorenzo de’ Medici” (Lorenzo e dintorni, p. 107). “Una cosa sembra possibile: che in qualche soggiorno fiorentino, di cui non è rimasta traccia documentaria, Bertoldo abbia fissato i lineamenti di Colombo dal vero, prima che egli diventasse universalmente famoso per la sua impresa, nella medaglia qui riprodotta. Siamo assolutamente sicuri che Colombo non fu in Italia dopo il 1479. Dunque dovrebbe trattarsi di data anteriore. La somiglianza intrigante con lo stile dei rilievi del palazzo Scala, a Firenze, collima con l’ipotesi di un soggiorno fiorentino dell’ammiraglio immediatamente prima di quella data” (Lorenzo e dintorni, p. 109).
Il contesto generale potrebbe essere, molto sommariamente e schematicamente, così sintetizzato: Colombo in visita a Firenze (dove si trovavano Paolo dal Pozzo Toscanelli, Giovanni Pico della Mirandola …) con ogni probabilità inviato da papa Innocenzo VIII (il papa ignorato dalla critica moderna e letteralmente “riesumato” da Ruggero Marino) su suggerimento (anche “interessato” poiché il Banco Mediceo, tramite la famiglia Berardi, finanziò in gran parte le spedizioni verso il Nuovo Mondo) del Magnifico Lorenzo, consuoceri.
A ricordo del passaggio del navigatore (astronomo, cartografo), Lorenzo (o chi per lui), come per esempio anche Bartolomeo Scali che stava costruendo il suo palazzo detto della Scala-della Gherardesca e adornato di fregi proprio da Bertoldo, commissiona la medaglia-ricordo di Colombo.
E qui una domanda corre d’obbligo: l’autore come faceva a modellare il volto da rappresentare (e preso poi proprio di profilo) se non aveva conosciuto o almeno visto di persona il soggetto da modellare?
Lo stesso Bertoldo, “scultore laurenziano”, anche nel 1478 aveva prodotto due altre medaglie, per commemorare la congiura dei Pazzi. Le immagini di Lorenzo de’ Medici (Salus Publica) e di Giuliano de’ Medici (Luctus publicus) presentano tratti somatici, sempre presi di profilo, del tutto rispondenti alle sembianze vere e naturali dei protagonisti (Cfr. E. GARIN, 1492. Un anno fra due ere, p. 62).
L’intuito, il buon senso e il contesto storico generale portano a ritenere che il medaglione di Bertoldo di Giovanni sia davvero il vero ritratto di Cristoforo Colombo.
_ Nel 1964 il medaglione doveva esistere da qualche parte, altrimenti come poteva essere fotografato e poi pubblicato?
_ Da pochi giorni è uscito un libro frutto di nuove ricerche che hanno apportato ulteriori acquisizioni e numerose inedite conoscenze sull’argomento (SANDRA MARRAGHINI, Piero della terra Francesca. Il sole sorge a Firenze e tramonta a New York, Ed. FirenzeLibri, 2015). Quanto sopra da me appena accennato, sulla centralità di Firenze nella “scoperta” del Nuovo Mondo, trova anche qui precisa conferma. Si afferma, infatti, sulla questione: “La scoperta dell’America del 12 ottobre 1492 non è mai stata una vicenda del tutto chiara, l’unica cosa certa è che ha costituito l’atto ufficiale con il quale è stata decretata la scoperta delle nuove terre e soprattutto la loro assegnazione politica; un’assegnazione che dimenticò i finanziatori della spedizione di Colombo, ossia i banchieri fiorentini e genovesi, e che non tenne conto che la madre della conoscenza che condusse al di là dell’Atlantico altro non era che Firenze quale capitale mondiale della cultura e vera scopritrice del Mondus Novus: unica testimonianza il nome America, ereditato da un navigatore fiorentino [Amerigo Vespucci]” (Marraghini, 14).
Osservazioni ‘minime’ sul monumento funebre di Innocenzo VIII nella basilica vaticana
Soffermandomi attentamente su alcune parti del monumento bronzeo di papa Cybo (Innocenzo VIII) in S. Pietro, opera di Antonio del Pollaiolo, ho potuto notare vari piccoli particolari che, forse, in cinque secoli non sono mai stati frutto di osservazione ravvicinata da parte nessuno e quindi di interpretazione adeguata.
Di contro, mi sono sembrati importantissimi e che confermano tante cose. Vale pertanto la pena, a mio giudizio, segnalarli.

1. Innanzi tutto la figura della virtù della Fortezza (e questa virtù non credo sia stata scelta a caso per il monumento). E’ sormontata da una grande conchiglia, che evoca il mare e l’oceano. Tuttavia, essa è abbastanza comune in molte rappresentazioni pittoriche della Firenze del Quattrocento e oltre (ad es. la celebre Nascita di Venere di Botticelli etc …). Si nota però, in primo piano, raffigurata nuovamente una conchiglia più piccola. E questa è proprio la conchiglia iacopea (Santiago de Compostela) tipica di certe coste spagnole, come a Finisterrae, dove anch’io nel 1989 presi alcuni esemplari che conservo tuttora. Era l’ultimo lembo d’Europa conosciuto: più oltre vi era l’ignoto Mare Oceano. Firenze è piuttosto vicina a Pistoia, la seconda città ‘iacopea’ per importanza al mondo. Nella cattedrale pistoiese, infatti, è conservata una preziosa reliquia di S. Giacomo, portata da S. Atto (1133-1153), vescovo pistoiese di origine spagnola. Non mi sembra un particolare insignificante, messo a caso come un semplice elemento ornamentale riempitivo, in quel preciso monumento.

2. Inoltre: la Fortezza non poggia col trono su un tappeto d’erba o uno sfondo simile ma, molto stranamente e originalmente, pare assisa su onde del mare. Lo stesso scettro, o bastone del comando, sembra costituito da una canna di bambù o canna d’India. Come dire: la Chiesa (soprattutto con Innocenzo VIII) domina ed estende il suo potere sull’oceano e sulle terre “indiane” del Nuovo Mondo da poco scoperto (“rivelato”).

3. Di più: nel fregio bronzeo laterale sinistro che circonda la Fortezza, il Pollaiolo ha modellato altrettante strane figure, nella parte bassa, poco evidenti a prima vista ma visibili ad un occhio indagatore attento e profondo. E’ del tutto lecito supporre che lo scultore abbia ricevuto precise indicazioni “superiori” specifiche. E’ rappresentata una figura, dal viso tondo e paffuto (non propriamente europea), seduta alla foggia degli indios e, soprattutto, con uno strano copricapo che non ha nulla di europeo, ma sembra piuttosto un adornamento piumato come in uso presso le popolazioni indigene del Centro-America al tempo delle scoperte. Subito sotto: altra (grossa) testa, dalla fronte rugosa, con al collo una corona di fiori (almeno così sembra), non certo di uso europeo, e tutta circondata da una ghirlanda di piume (?) o altri elementi ornamentali presi dalla natura, anch’essi non europei ma spiegabili con le usanze “indiane”. A questo proposito, raffronti altamente significativi, probanti (e anche inquietanti) sono possibili con altre sculture delle tombe della famiglia Geraldini (Cfr. R. MARINO, L’uomo che superò i confini del mondo, tavole fra pp. 240-241). Potrebbero essere comparazioni per certe ipotesi, quasi decisive … Spesso, non vi è niente di più sconosciuto di quello già edito (nel nostro caso: il monumento di Innocenzo VIII da cinque secoli davanti agli occhi di tutto il mondo!).

4. Inoltre, al centro del fregio sopra le due teste, sembra di riconoscere raffigurato quello che può apparire un semplice ornamento ma, come al solito osservando attentamente, sembra un coccodrillo a fauci spalancate, animale acquatico delle Americhe sconosciuto in Europa...

Pistoia, 2013/2015

decorazione

Questo al centro dovrebbe essere il primo ritratto esistente di Cristoforo Colombo. I particolari sono spiegati puntualmente nell’articolo di Mario Bruschi. Nel libro “L’uomo che superò i confini del mondo” ipotizzavamo, in seguito al rinvenimento di questo medaglione, la possibilità di un soggiorno di Colombo nella Firenze dei Medici e una conoscenza pertanto diretta dello scienziato e geografo Pier Paolo Toscanelli, con il quale il navigatore si scriverà. In una corrispondenza osteggiata per molto tempo da numerosi accademici. Nella quale il “fisico” fiorentino incitava Cristoforo, con linguaggio amichevole rivelatore di chi ha avuto una possibile frequentazione, a “buscar el Levante por el Poniente”. Sia pure formulando errori di calcolo che non a caso vengono contestati nella biografia del padre scritta dal figlio Fernando Colombo. Va ricordato inoltre che Lorenzo il Magnifico era il consuocero di Innocenzo VIII lo “sponsor” del primo viaggio e che il banchiere d ei Medici, Giannotto Berardi, fu sempre amico di Colombo e ne finanziò i viaggi fino alla misteriosa e prematura sparizione in Spagna. Va rammentato infine che al ritorno dal primo viaggio Colombo inviò una lettera nella quale chiedeva un cardinalato per il figlio minorenne Diego, così come papa Cybo aveva fatto cardinale il figlio minorenne di Lorenzo. Che diventerà papa Leone X. Colombo fa addirittura un paragone fra lui e il Magnifico, sostenendo a suo favore che il Medici non ha fatto quello che ha fatto lui. E’ evidente che le implicazioni che questo medaglione comporta sono importantissime ai fini della ricostruzione della gioventù di Cristoforo e di una sua presenza alla corte fiorentina. Ci troviamo di fronte ad una verità o ad un falso? Propendiamo con certezza per la prima ipotesi. Perché il ritratto a destra, identico al medaglione fiorentino, abbiamo scoperto (fotografandolo) che si trova nel Museo navale della marina spagnola a Madrid. Forse un inconsapevole autogol.

Ruggero Marino firma

medaglia Cristoforo Colombo     Cristoforo Colombo primo ritratto

La fortezza monumento di Innocenzo VIII         Tumba de Inocencio VIII

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