Mentre qualcuno celebra e altri maledicono il giorno della supposta “scoperta” dell’America vale la pena di conoscere proprio in occasione del 12 ottobre, che commemora quella data fatidica, quale fu il destino del navigatore, a dispetto dei suoi quattro viaggi con i quali cambiò il cammino del mondo.
Il 20 maggio 1506 Cristoforo Colombo moriva. Gravemente malato, aveva ancora la forza di reclamare il vasto territorio che aveva conquistato. Luci e ombre di un navigatore che ha lottato per imporre il suo progetto nel quale pochi hanno creduto. Quando Cristoforo Colombo arrivò al porto di Sanlúcar de Barrameda lunedì 7 novembre 1504, era malato. Stava tornando da quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio nel nuovo continente. Hanno dovuto aiutarlo a sbarcare a causa del dolore lancinante causato dalla gotta e dall'artrite. Dopo essersi stabilito in una casa in affitto a Siviglia, raccolse le forze per la sua ultima missione: rivendicare i suoi diritti e privilegi sulle terre che aveva conquistato davanti al tribunale. Poco restava di quell'uomo forte, dai capelli rossicci, gli occhi chiari, la carnagione bianca e il naso aquilino, di cui non si conosce il ritratto in vita. Le immagini che si conservano sono approssimazioni secondo le descrizioni di chi lo ha conosciuto. Gli studi forensi effettuati nel 2007 hanno accertato che negli ultimi tre anni di vita soffriva della sindrome di Reiter, o artrite reattiva , che provoca bruciore durante la minzione, dolore, gonfiore alle ginocchia e congiuntivite.