Un libro di ore, con tanto di codicillo all’uso militare, appartenuto a Cristoforo Colombo viene conservato all’Accademia dei Lincei. Gli sarebbe stato regalato dal papa. Si dice Alessandro VI. Più probabilmente da Innocenzo VIII. Il documento per la verità è controverso. Anche se reca come firma il criptico sigillo di sette lettere maiuscole con il quale l’Ammiraglio si firmava. La stretta relazione con Roma e la dizione militare esulano, difatti, dalla consueta vulgata-barzelletta-d’antiquariato, che circola ancora grazie alla cecità e all’ignavia dei colombisti. Per cui meglio parlare di un falso. Anche se alcuni si stanno velocemente aggiornando copiando e “scientificamente” dimenticando, grazie a volte anche all’escamotage del romanzo-saggio, chi ha cercato da 27 anni di aprire loro gli occhi. Ma gli stessi accademici riconoscono che questo è un classico, a dimostrazione della correttezza e dell’onestà dei cosiddetti professori-baroni, non contenti di sfruttare i loro allievi. Dimostrandosi più abili nello scippo che nella ricerca. D’altronde anche se il libro d’ore fosse un falso varrebbe la pena di prenderlo in considerazione. Quale ne sarebbe lo scopo? Rivelare in qualche modo che Colombo era un soldato di Cristo e che era stato l’inviato in America di papa Innocenzo VIII, Giovanni Battista Cybo?
Definizione dei libri di ore (fr. livres d'heures; sp. horas; ingl. primers). - Si chiamarono così alcune raccolte di preci messe insieme ad uso dei fedeli e che, pur derivando dal breviario, comprendendo egualmente il calendario, l'ufficio della Vergine, i salmi penitenziali, le litanie e l'ufficio dei morti, non furono inclusi dalla Chiesa fra i veri libri di liturgia, come il messale e l'antifonario. Dapprima manoscritti e quasi sempre arricchiti di miniature, circolarono in gran numero specialmente in Francia; dopo l'invenzione della stampa originarono una fioritura di graziosi libri, prima in Italia (Officium Beatae Mariae Virginis), poi in Francia (livres d'heures) dove ebbero una voga enorme.
I primi libri d'ore erano formati dal salterio e da una specie di appendice, la quale a poco a poco si sviluppò fino a staccarsene; questa unione è constatata nei secoli XII e XIII, mentre dal secolo XIV troviamo i veri libri d'ore, esemplati per diocesi speciali, ma principalmente "à l'usage de Rome" o "à l'usage de Paris". Il grande favore di questi libri di preghiere fu originato evidentemente dalle miniature che li ornavano e dall'uso di regalarli ad amici e parenti. Quelli fatti per grandi personaggi oppure per principi regnanti sono spesso autentici capolavori: l'interesse artistico e il carattere religioso hanno servito a farli conservare meglio di ogni altro manoscritto, cosicché se ne conoscono a migliaia.
Con l'invenzione della stampa i primi Officium B. M. V. apparvero in Italia; prima senza decorazione, poi con poche silografie e infine ornatissimi: il più antico sembra essere quello stampato a Venezia da N. Jenson verso il 1472, di 204 carte in-16°.
Allo scopo di meglio imitare i manoscritti, questi prodotti tipografici furono ordinariamente tirati su pergamena, e spesso le silografie colorite a mano; così gli esemplari su carta sono assai più rari; essi sono poi specialmente ricercati dai bibliofili per la migliore tiratura delle incisioni.