Il 1492 è universalmente riconosciuto come uno degli anni più significativi della storia. Lo sbarco di Colombo sull’Isola di Guanahaní, ribattezzata San Salvador, avvenuto il 12 ottobre, avrà un impatto che si ripercuoterà su tutto il globo, negli anni a venire. Un anno convenzionalmente considerato, dai più, come lo spartiacque tra la Storia medievale e moderna.
Non tutti, però, sanno che il documento più importante di questo evento, il Diario del primo viaggio di Cristoforo Colombo, è andato misteriosamente perduto. Siamo alla fine del XV secolo. Mentre i principali esploratori del secolo puntavano a raggiungere le Indie circumnavigando l’Africa, Colombo aveva un altro piano: raggiungere le Indie orientali navigando verso ovest, attraverso l’Oceano Atlantico. Dopo aver provato a convincere diversi monarchi a finanziare la spedizione, avrà finalmente successo con gli spagnoli Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona, appena usciti vittoriosi dalla Reconquista. Dopo anni di negoziazioni, era riuscito a ottenere il loro sostegno, concretizzato nelle Capitolazioni di Santa Fé. Di questo primo viaggio Colombo ha tenuto un diario, segnalando le sue scoperte, le impressioni e le meraviglie in cui si è imbattuto giorno dopo giorno. Al ritorno consegnò il manoscritto alla regina Isabella, che darà una copia al navigatore. L’originale andrà misteriosamente perduto entro il 1504, anno della morte di Isabella. La copia dell’originale verrà ereditata dal figlio del navigatore, Diego, e scomparirà nel 1554, probabilmente venduto dal nipote di Cristoforo, Luis, un uomo dissoluto e attaccato al denaro, molto diverso dal suo bibliofilo zio, Ferdinando, fondatore di una grandissima biblioteca. Nessuno ebbe più notizia del prezioso manoscritto. Bartolomeo de Las Casas, nella prima metà del XVI secolo, era entrato in possesso della copia, con lo scopo di produrre un riassunto di sua mano (o delegando uno scrivano), della copia del Diario. Nacque, così, un manoscritto di 76 fogli. Anche di questo manoscritto si erano perse le tracce, almeno fino a quando non venne ritrovato dal nobile spagnolo Martin Fernandez de Navarrete, che lo userà nella sua, Raccolta dei viaggi e delle scoperte fatte dagli spagnoli dalla fine del XV secolo, pubblicata nel 1825. La copia, purtroppo, non è perfettamente fedele all’originale, ma essendo l’unica a noi pervenuta sarà ripubblicato negli anni, con varie correzioni, dovute agli errori commessi ereditati o commessi involontariamente. Ma dell’originale ancora nessuna traccia. Agli storici non resta che continuare a far riferimento alla copia di Las Casas, corretta e ripubblicata parecchie volte, per via delle sue diverse problematiche, come gli errori riguardanti le unità di misura; o la lingua, un castigliano imperfetto e difficile da leggere per i lettori moderni. Altra problematica è data dalle convinzioni ideologiche di Las Casas, che potrebbe aver introdotto alcune modifiche al Diario, distorcendo la visione che oggi abbiamo del navigatore. In conclusione, sebbene il Diario originale sia andato perduto, la copia di Las Casas rappresenta una testimonianza fondamentale per la comprensione degli avvenimenti che hanno portato alla cosiddetta “scoperta” del Nuovo Mondo. Nella foto la parte finale della lettera di Colombo al ritorno del viaggio. Risalta la fede he ha promossom la spedizione.