Josquin Desprez, trascritto anche Des Prés o Desprès (1450 circa – Condé-sur-l'Escaut, 27 agosto 1521), è stato un compositore franco-fiammingo. È contemporaneo di Leonardo da Vinci (è morto, come lui, in Francia, due anni dopo) e nel XVI secolo fu definito "il Michelangelo della musica". Recenti ricerche hanno ipotizzato che Josquin possa essere il soggetto del quadro di Leonardo "Ritratto di musico", in precedenza riconosciuto in Franchino Gaffurio.
Il Ritratto di musico'', che ritrae Josquin Desprez, è un dipinto a olio su tavola (44,7x32 cm) attribuito a Leonardo da Vinci, databile al 1485 circa e conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Biografia
Josquin Desprez, è uno dei più grandi rappresentanti della scuola franco fiamminga, con i contemporanei Heinrich Isaac, Jacob Obrecht e Pierre de La Rue. Nacque verso il 1450, probabilmente nei dintorni di Saint-Quentin, in Piccardia. Fu adottato nel 1466 dalla famiglia degli zii Lebloitte, che avevano Desprez come soprannome di famiglia, a Condé-sur-l'Escaut, dove il compositore trascorrerà gli ultimi vent'anni della sua vita. È accertato che non fosse nato a Condé, dal momento che l'atto di morte, redatto proprio a Condé, lo dichiara aubain, cioè straniero. Studiò a Saint-Quentin[1], dove era fanciullo cantore presso la basilica reale. Il primo impiego di cui abbiamo notizia certa è ad Aix-en-Provence tra il 1477 e il 1478, come cantore della cappella di Renato d'Angiò[2][3]. Tra il 1483 e il 1484, entrò a servizio della corte milanese degli Sforza: al seguito del cardinale Ascanio Sforza, fu probabilmente a Roma nel 1484-85 e a Parigi nel 1489. Formalmente, il compositore era "cantore ducale", cioè al servizio del giovane duca Gian Galeazzo Sforza, ma di fatto il governo del ducato era fermamente nelle mani di Ludovico il Moro, fratello maggiore del duca e reale patrono di Josquin[2]. Tra 1489 e il 1495 circa, Josquin prestò servizio presso la cappella pontificia a Roma[2]. Dopo alcuni viaggi in Francia, si trasferì per un certo periodo a Ferrara per servire Ercole I d'Este. Per lui scriverà la messa Hercules dux Ferrarie il cui tenor è tratto dalle vocali del nome del committente (è formato cioè dalle note il cui nome contiene tali vocali: Re-Ut-Re-Ut-Re-Fa-Mi-Re, tenendo presente che all'epoca la nota Do si chiamava ancora Ut). Dopo il 1505 si trasferì in Francia, non smettendo comunque di viaggiare. Morì a Condrè-sur-l'Escaut nel 1521. Autore di una ventina di messe, composte secondo varie tecniche (come la messa su cantus firmus, la messa parafrasi, la messa parodia) e basate anche su musiche profane come la celebre melodia L'homme armé, un centinaio di mottetti, oltre 50 opere vocali profane (chansons e frottole) in francese e italiano, Desprez fu punto di riferimento per tutti i contemporanei e oltre, fino ad essere elogiato anche da Lutero, Palestrina e Orlando di Lasso. La sua importanza è indicata anche dal fatto che lo stampatore Ottaviano Petrucci dedicò alle sue messe ben tre libri nei primi due decenni del XVI secolo. La fama di Josquin fu tale che in molti vollero pubblicare musiche firmate col suo nome per favorirne il successo. Va quindi considerato che una composizione a lui attribuita da una fonte del XVI secolo può non essere sua. Tra le sue messe, oltre alla Hercules dux Ferrarie e alle due messe L'homme armé (Missa l'homme armé sexti toni e Missa l'homme armé super voces musicales), ricordiamo la Missa de beata Virgine, la Missa La sol fa re mi, e la Missa Pange lingua, che è probabilmente l'ultima da lui scritta. Anche i contemporanei Antoine Brumel e Isaac scrissero Missae de beata Virgine. Tra i suoi mottetti, il mottetto per il periodo natalizio Praeter rerum seriem a sei voci, il Miserere a cinque voci, Ave Maria, Virgo serena a quattro voci e Tu solus qui facis mirabilia a quattro voci. Come il contemporaneo Pierre de La Rue e altri musicisti fiamminghi, ad esempio Johannes Ockeghem, Josquin utilizzò abbastanza spesso la scrittura in canone.
El Grillo di Josquin Desprez, cantato dalla dwsChorale (clicca per ascoltare la composizione)
Il vasto repertorio profano abbraccia svariate tematiche, sia francesi che tipicamente italiane, tra cui quella popolare o quella della frottola; non si possono quindi non citare brani celeberrimi quali Mille regretz, El Grillo, Baisé moy, ma doulce amye, En l'hombre d'ung boissonet, Scaramella va alla guerra, In te Domine speravi, per trovar pietà, e molto altro. Per la chiarezza espressiva e per l'equilibrio presente fra il testo e la musica, peraltro sostenuta da felice invenzione melodica e ampia conoscenza del contrappunto, egli può essere considerato come il più rappresentativo musicista del Rinascimento. La sua opera si mostrò aperta a tutte le forme e tutte le tecniche note al suo tempo, quindi appare sia una sintesi di una cultura musicale, sia un'anticipazione dei percorsi evolutivi della polifoniaeuropea.[4]
Curiosità
Martin Lutero «Gli altri maestri devono fare come vogliono le note, ma Josquin è il padrone delle note, che hanno dovuto fare come vuole lui ».
A Desprez è stato intitolato il cratere Despréz, sulla superficie di Mercurio.
Storia del dipinto "ritratto di Musico"
Non si conoscono la collocazione originaria e le circostanze della commissione del dipinto, si trovava sicuramente all'Ambrosiana nel 1671. Forse era stato donato nel 1637 dal marchese Galeazzo Arconati con il Codice Atlantico, oppure potrebbe essere il ritratto "del duca Gio. Galeazzo Visconti" ricordato nella donazione di Federico Borromeo assieme a una fantomatica "Testa del Petrarca" come opere di Leonardo. Nel XIX secolo venne interpretato come ritratto di Ludovico il Moro, in dittico con quello (presunto) di Beatrice d'Este (inv. 100). Con la pulitura del 1904 si riscoprì lo spartito musicale, coperto da una ridipintura, che contiene la scritta "Cant... Ang...", seguita da una partitura musicale. Da questo indizio si è risaliti all'identificazione con Franchino Gaffurio, maestro di cappella del Duomo di Milano dal 1484 nonché compositore di un "Cantum Angelicum", cioè l'Angelicum ad divinum opus. Altre ricerche hanno ipotizzato che il soggetto del quadro possa essere il compositore franco-fiammingo Josquin Desprez, contemporaneo di Leonardo e attivo a Milano["Leonardo: il ritratto", Carlo Pedretti].
Descrizione e stile
Il soggetto, un giovane dalla folta capigliatura, è ritratto a mezzo busto di tre quarti, girato verso destra. Lo sguardo è distante, ma vivo e intelligente, trattato con un forte chiaroscuro che lo fa emergere in tutta la sua plasticità. Particolarmente espressivi sono gli occhi, indagati con finezza fin nelle pupille, con diverso passaggio di luci e ombre. La capigliatura è abbondante e riccia, di colore biondo ricavato con luminescenze dorate.I toni si assestano sui bruni e sul nero dello sfondo, con un tocco di colore nella berretta rossa. La veste, di qualità non eccelsa, viene ritenuta un frettolso intervento posteriore, forse dello stesso Leonardo, così come la mano reggente il cartiglio, che appare in basso a destra come appoggiata a un parapetto, secondo la tipologia del ritratto alla fiamminga allora già popolare in area veneta e non solo. La forte introspezione psicologica si rifà all'esempio di Antonello da Messina e certifica, col suo spessore, l'autografia leonardesca.