Da 500 anni si disputa, ci si confronta, ci si affronta su chi per primo ha raggiunto le Americhe. Tutti hanno i loro primati, che divergono sia per regioni geografiche di provenienza, sia per interessi economici, politici, di bandiera e persino religiosi. Non c’è nessuno che potrà mai dare una risposta conclusiva. Perché chi fu il primo non lo sapremo mai. Per noi, non ci stancheremo di ripeterlo, l’unico che ha fondamentale importanza è l’ultimo, il definitivo, quello con il quale l’ “otro mundo” è diventato una realtà, mutando fino ai giorni nostri il corso della storia. E questi non può essere che Cristoforo Colombo. Chapeau! Ma se anche noi volessimo partecipare al gioco dell’oca dei primatisti abbiano da tempo il sospetto che possano essere stati, fin da tempi molto antichi, precedenti anche a Cristo, i Cinesi. Sempre che dall’America non siano stati loro a venire prima da noi. La civiltà cinese è stata da sempre incredibilmente sviluppata, ma altrettanto gelosa delle proprie tradizioni, al punto da costruire una muraglia che la escludesse dal resto del mondo considerato barbaro, per finire con il distruggere tutte le loro carte geografiche per impedire ogni possibilità di contatto e di comunicazione per chi avesse avuto l’ardire di sfidare l’interdetto. Abbiano già fatto, con le immagini, il percorso da Oriente a Occidente del simbolo del serpente-drago sacro (vedi sul sito). Ma credo che sia necessario riprodurre ancora una volta due delle immagini proposte. La loro identità è straordinaria, sorprendente, rivelatrice. Questi due serpenti draghi uno maya e uno cinese in giada non possono essere, come tante volte si sostiene, per cancellare una scomoda verità, una coincidenza. Queste sono il segno inequivocabile di una trasmissione del pensiero e delle credenze che trasmigra dall’America alla Cina e viceversa attraverso il lungo serpente-drago dell’oceano Pacifico. Le due rappresentazioni sono il prodotto a stampino di un’unione indissolubile e culturale che attraversa il tempo. Una scoperta di fronte alla quale ogni scetticismo dovrebbe cadere. Anche se così non sarà. Perché qualcuno ha scritto: "La verità attraversa sempre tre fasi: nella prima viene ridicolizzata; nella seconda ci si oppone violentemente; infine, la si accetta come ovvia.". E questo vale anche per quanto stiamo diffondendo da 25 anni sulla storia di Cristoforo Colombo e di papa Innocenzo VIII, Giovanni Battista Cybo.