DAL DIARIO DI BORDO DI CRISTOFORO COLOMBO.
Giovedì 11 ottobre. Navigò a ovest-sud-ovest. Ebbero mare grosso, quale mai avevano avuto durante quel viaggio. Videro gabbianelli e un giunco verde vicino alla nave. Quelli della caravella Pinta scorsero una canna e un tronco e raccolsero un altro piccolo tronco, intagliato a quanto sembrava con ferro, e un pezzo di altra canna e altra erba, di quella di terra e una piccola tavola. Quelli della caravella Niña videro anche altri segnali di terra e un piccolo ramoscello carico di rose canine. Visti che ebbero questi segnali, tutti si rincuorarono e andarono lieti. (…) Avvistò per primo terra un marinaio che si chiamava Rodrigo de Triana anche se l’Ammiraglio, alle dieci di sera, stando sul castello di poppa, vide una luce, ma fu cosa sì poco certa che non ardì affermare essere terra; chiamò invece Pero Gutiérrez, credenziere del Re, e gli disse che pareva una luce, e che guardasse: così fece e la vide. Lo disse anche a Rodrigo Sànchez di Segovia, che il Re e la Regina inviarono al seguito della flotta in qualità di ispettore, il quale non vide nulla perché non si trovava in posizione di poterla vedere. Dopo che l’Ammiraglio lo disse, detta luce si vide una volta o due ed era come una candelina di cera che si sopiva e si rinfocolava, la qual cosa a pochi soltanto parve essere indizio di terra; ma l’Ammiraglio, lui, lo tenne per certo. Perciò quando intonarono la Salve Regina che i marinai sono usi dire e cantare a modo loro e si riunirono tutti, l’Ammiraglio li pregò e li esortò a fare buona guardia dal castello di prua e che scrutassero per cercare terra e che a colui il quale per primo dicesse che la vedeva, avrebbe dato immediatamente un giubbone di seta, senza contare le altre ricompense promesse dai Re (…) Alle due, passata la mezzanotte, apparve terra, dalla quale saranno stati distanti due leghe. Ammainarono tutte le vele (…) e si misero a navigare alla cappa, temporeggiando sino al venerdì, quando giunsero a una isoletta dei lucayos che nella lingua degli indigeni era detta Guanahanì.
Un venerdì 12 ottobre, secoli prima, si era conclusa l'avventurosa parabola dei Cavalieri Templari. Un caso? Considerazione che molti, da quando l'abbiamo resa pubblica molti anni fa, si sono affrettati a copiare. Naturalmente senza citare la fonte. Come è malcostume della ricerca in Italia, sia quella cosiddetta scientifica sia quella amatoriale e dei dilettanti.