LA 'VERA' STORIA DI CRISTOFORO COLOMBO AL ROTARY ANCONA CONERO
Condividi:

«Quando Colombo partì sapeva perfettamente di non andare verso le Indie, ma verso un nuovo Continente, probabilmente già conosciuto. E non fu inviato dai Re di Spagna, ma da Papa Innocenzo VIII».
Da oltre 20 anni Ruggero Marino, ex redattore del Tempo, sostiene che la storia di Cristoforo Colombo sia da riscrivere. Le sue tesi, basate su documenti dell’epoca, sono state riprese negli Stati Uniti dal celebre quotidiano Times. Ieri sera il giornalista e scrittore romano, con un’adolescenza vissuta ad Ancona, è stato ospite del Rotary Club Ancona-Conero. Per Marino, la storia di «Colombo signor nessuno, che bussa nelle principali corti d’Europa per finanziare un progetto ritenuto impossibile per l’epoca, è una barzelletta tramandata, che oggi appare in netto contrasto con i documenti che abbiamo. Colombo era quantomeno un nobile, aveva amicizie importanti, suo fratello era alla Corte del Re d’Inghilterra, in alcune lettere si comparava perfino a Lorenzo il Magnifico. Molti indizi dicono che potesse appartenere all’ordine dei Cavalieri Templari.
Non è escluso che potesse essere il figlio del Pontefice Innocenzo VIII, che di figli ne aveva diversi». E’ proprio su questo Papa che si concentrano gli studi di Marino. Innocenzo VIII muore sette giorni prima della partenza di Colombo da Palos, nel viaggio che avrebbe portato alla scoperta del nuovo Continente. Ma nella sua tomba a San Pietro è scritto che fu nel suo pontificato che venne scoperto il nuovo mondo. Nelle sue pubblicazioni, Marino cita carte geografiche che raffiguravano l’America già prima del 1492.
«Colombo – spiega – era partito con uno scopo ben preciso: prendere l’oro del nuovo Continente necessario a finanziare la Crociata di Roma per il riscatto del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La prova che quando era partito aveva stretto accordi precisi con il Pontefice risiede in una lettera di Colombo ad Innocenzo VIII al ritorno dal primo viaggio, dove avanza la richiesta di un cardinalato per il figlio minorenne Diego. Quando scrive, Colombo non sa ancora che il Papa è morto. Siamo nel 1493 e Colombo dice che è disposto, con l’oro che gli spetta, a mettere in piedi l’esercito per la Santa Crociata».
Che Colombo fosse «messaggero di Roma e non dei Re di Spagna lo si legge dai documenti», prosegue Marino. «I soldi per la sua spedizione sono per metà genovesi e fiorentini. I genovesi sono tutti parenti di Papa Innocenzo VIII, la parte fiorentina viene invece da un banchiere dei Medici. I fondi spagnoli non sono di Isabella né tanto meno di Ferdinando, ma vengono dal fondo della Crociata per la guerra contro i Mori in Spagna. Fondo istituito sempre da papa Innocenzo VIII». La Santa Casa, inoltre, ha continuato per secoli a ritenere Colombo un suo uomo, «tanto che – evidenzia Marino - Pio IX tentò di fare santo Colombo, poi, nel 1892, ci provò anche Papa Leone XIII».
Perché allora la storia parla di una scoperta tutta spagnola? Marino ha ricordato quanto potesse significare la paternità di una scoperta del genere e sottolineato che quando Colombo tornò dalla sua spedizione, il Papa non era più Innocenzo VIII, ma Alessandro VI, lo spagnolo Rodrigo Borgia, che dopo essere stato eletto con gli intrighi della Corte e dei Cardinali spagnoli, concederà le nuove terre ai Re di Spagna, Isabella e Ferdinando. Con l’oro delle Indie, la Spagna poté dominare la Cristianità per oltre un secolo.

Ruggero Marino Rotary Ancona Conero

Clicky