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La Storia assume che nel 1492 tre fragili caravelle sponsorizzate dai Re di Castiglia sfidarono l’ignoto sotto la guida di un visionario di incerta estrazione che, dopo aver raggiunto le Indie, morì in solitudine e miseria a causa della sua stessa avidità.
Denunciando un imbroglio lungo cinque secoli, l’altra Storia coraggiosamente ridisegnata da Ruggero Marino riscatta il Navigatore; gli rende giustizia e dignità; lo rappresenta come personaggio che, dotato di rilevante cultura e fascino, fu forse titolare della scoperta dell’America già sette anni avanti alla data ufficiale.
Si tratta del Cristoforo Colombo. L’ultimo dei Templari: un testo che espone un groviglio di eventi e circostanze inedite, con evidente onestà intellettuale, amore per la ricerca e capacità di analisi; un testo che, per essere giunto già alla terza edizione e per essere stato tradotto e venduto in diversi Paesi, suscita la velenosa reazione di qualche Cattedratico; un testo che rivela tutta l’obliquità della interpretazione di una impresa epocale, sulla quale pesa ancora un impossibile intrigo storico, politico e teologico incorniciato da percorsi alchemico/esoterici, parentele straordinarie e retaggi templari.
Chi fu davvero Cristoforo Colombo?
Un rozzo e ignorante marinaio originario dell’entroterra ligure, intenzionato a muovere alla volta delle Indie al soldo della Corona spagnola e per errore o per fortuita intuizione approdato in America, o un coltissimo Uomo di mare frequentatore di Principi, Cardinali, Re e scienziati?
Perché dal 1492 prese a firmarsi Christo Ferens?
La sua spedizione fu davvero finanziata dai Cattolici Sovrani che avevano appena riunito Castiglia e Aragona ed espulso i Mori da Granada, depauperando le risorse della Corona, o fu la grande sfida italiana cui concorsero Armatori e Banchieri toscani e genovesi: da Francesco Pinelli a Louis de Santángel e a Giannotto Berardi, influenzati da Innocenzo VIII in un sogno comune di pace in cui Cristiani, Musulmani ed Ebrei si stringessero sotto il vessillo della Croce per dare vita ad un Nuovo Mondo e per aprire nuove rotte commerciali?
Il fil rouge del grande enigma del 12 ottobre del 1492 esibisce la salda complicità che legò il Principe della Chiesa Rodrigo Borgia alla spregiudicata Corona dei Re Santi, in una vicenda surrettiziamente spagnola ed i cui retroscena Ruggero Marino denuncia avvalendosi di documenti seri, a partire dallo studio condotto da Alessandro Bausani su una delle più celebri carte del mondo allora noto: quella del cartografo turco Piri Reis Ibn Haja Mehemet, custodita nel palazzo del Topkapi ad Istanbul; scoperta nel 1929 durante i lavori di restauro del celebre edificio; datata dallo stesso autore al mese di muharram 919, corrispettivo al 9 marzo/7 aprile del 1513; definita di rilevante interesse perché, utilizzando una mappa perduta di Colombo, disegna con notevole precisione le coste americane...

Così, percepita la frode sopravvissuta per mezzo Millennio, l’Autore ha inseguito la Verità mettendo in discussione gli assunti certi ed assoluti della Storia e sollevando una serie di inquietanti interrogativi dai quali emerge, oggi, una dirompente ed innegabile rivisitazione dei fatti: la spedizione fu sponsorizzata da Lorenzo il Magnifico, precocemente scomparso nella primavera del 1492, e da Innocenzo VIII, al secolo Giovanni Battista Cybo, morto il 25 luglio successivo: una manciata di giorni prima che da Palos, il 3 agosto di quello stesso anno, le celebri caravelle sfidassero l’oceano.
Di fatto, da quella data e dall’insediamento di Alessandro VI al soglio pietrino, misteri, menzogne, soppressione di documenti e deformazioni della realtà si avvicendarono accreditando alla Spagna la titolarità di un evento eccezionale, dalle enormi implicazioni politiche, economiche e geografiche; di fatto, atti comprovanti l’esistenza di altre terre al di là dell’oceano erano già noti al Navigatore, consapevole che la loro conquista avrebbe offerto alla Cristianità l’opportunità anche di opporre all’offensiva ottomana una nuova ed imponente crociata; di fatto, Cristoforo Colombo studiò libri e carte nautiche dell’epoca, fu un appassionato estimatore di Marco Polo, conobbe a fondo l’Imago Mundi, intrattenne rapporti col matematico e astronomo fiorentino Toscanelli, lesse molti testi antichi in quella fase di scoperte e di avventure testimoniate proprio da Piri Reis:... Queste coste hanno ricevuto il nome di spiagge delle Antille. Furono scoperte nell’anno 890 del calendario arabo... da un infedele genovese di nome Colombo!
Non un impostore in viaggio per le Indie, allora, ma un agente papale cui l’America era già ben nota come nota era ai Vichinghi e ad altri che l’avevano costeggiata, se attendibilità va ascritta ad un antico codice alessandrino contenente informazioni su quel lontano Occidente.
Ruggero Marino ha esteso la sua indagine anche alla paternità dell’Ammiraglio traendone la convinzione che egli non fosse nepos ma forse figlio di Innocenzo VIII, come la straordinaria somiglianza sembra indicare; ha studiato la lapide in San Pietro soffermandosi sul mistero della data di morte di quel Papa, posticipata al 1493; ha svolto meticolosi esami cartografici; ha valutato la probabile pre/scoperta del continente; ha investigato sul sostegno finanziario della Chiesa, sugli interessi cristiani e islamici per il dominio della terra, sui segreti legati alla damnatio memoriae cui fu condannato quel Primate perché potesse negarsi la coincidenza dell’impresa col suo mandato pastorale; ha saldato l’impegno del Viaggiatore veneziano Marco Polo e del Navigatore genovese, nello sfidare rispettivamente gli orizzonti terrestri da Ovest ad Est e quelli marini da Est ad Ovest.
...Nessuno, assume l’Autore, dal tempo di Alessandro Magno si era spinto oltre il ‘nodo-labirinto’ del condottiero macedone, messo come un cappio attorno alla conoscenza del mondo. Fra l’interdetto gordiano ad Oriente e l’interdetto a Occidente, alla finis terrae dell’Europa, con le Colonne d’Ercole, l’ecumene era praticamente blindata. In un perfetto equilibrio del terrore. Mostri da tutte le parti: di mare quelli che pullulavano nell’Atlantico. Di terra quelli che scorrazzavano in Asia, con le genti bestiali di Gog e Magog. Guai a chi vi si avventurasse senza autorizzazioni...
Così, a cinquecento anni dal suo essersi compiuto, quell’evento incorniciato in quella seconda metà di un secolo protagonista del trionfo dell’inderogabile principio di razionalità, è rimesso in discussione: l’America c’era; c’era nei libri; c’era sulle carte; c’era nelle coscienze, fin da molto prima del 1492 e Cristoforo Colombo fu consapevole regista di quella rivoluzione geografica, scientifica, teologica e storica contestata dal Medievista Franco Cardini il quale, pur non fornendone a sostegno della sua imbarazzante interpretazione complottista dei drammatici eventi americani dell’11 settembre, esige prove circa l’intrigo ordito da Ferdinando, Isabella e Alessandro VI.
Ruggero Marino ha documentato la sua tesi: con note ed indicazioni precise, col documento epigrafico in San Pietro, con le cronache di Panvinio, con la mappa e gli scritti di Piri Reis, con le testimonianze dei Marinai delle caravelle, muovendo da una lettera di Colombo ai Re di Spagna che accende sospetti sull’etimologia delle isole; sull’adozione della firma Christo ferens; sulla protezione accordatagli dai Francescani a conferma di eventi irrivelati per secoli; sull’amaro ritorno; sul doloroso isolamento, sulla delegittimazione sistematica e sui tentativi di spagnolizzazione; sul censurabile Pontificato di Alessandro VI e sull’attribuzione del primato delle nuove terre alla Spagna: elementi additati come responsabili della riduzione della Storia a catalogo di dogmi fuorvianti e strumentali.
Cristoforo Colombo si spense nel 1506 nella totale indifferenza istituzionale, senza avere ottenuto i diritti pattuiti e senza quel riconoscimento di spessore umano, morale, culturale e religioso assegnatogli postumo da Ruggero Marino il quale, prendendo le distanze da mistificanti operazioni miranti anche ad arricchire il Pantheon dei Santi romani, in Colui che porta Cristo, indica l’unico titolare di quella leggendaria impresa che cambiò il volto della Storia del Mondo.
In definitiva: un grande libro, scritto con competenza storica e padronanza linguistica tali da candidarlo ad evento letterario capace di reinquadrare e restituire al nostro orgoglio un Personaggio di assoluto rilievo, attraverso un processo di revisione in grado di respingere il Negazionismo spesso contrabbandato per Storia.

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