Breve recensione sulle ricerche di Ruggero Marino su Cristoforo Colombo sulla base delle ultime pubblicazioni dell’autore:
- "Cristoforo Colombo, l’Ultimo Templare (Sperling & Kupfer 2005)" e "L’uomo che superò i confini del mondo".
- "Vita e viaggi di Cristoforo Colombo", "l’eroe che dovrebbe essere santo (Sperling & Kupfer 2010)"
- "Christofer Columbus the last Templar (Destiny books Inner Traditions Intrnational 2007)"
Nei due testi, Ruggero Marino c’invita a riflettere sull’immagine del grande navigatore, che è stata trasmessa alle future generazioni. Negli ultimi due saggi (ciascuno con circa 70 pagine di note), la sua ricerca profonda ed anticonformistica ci spinge al di là dei precedenti limiti, offrendoci una appassionata ricostruzione, che demolisce uno per uno tutti i miti negativi costruiti sulla figura dell’ammiraglio, cittadino genovese. Cominciando con la “grande impostura”, ancora attuale su tutti i libri di storia, ovvero quella che Colombo approda nel Nuovo Mondo per errore, nel tentativo di circumnavigare il globo per raggiungere l’estremo Oriente. Che restava comunque la meta successiva delle sue esplorazioni.
Niente di più falso: il navigatore è perfettamente cosciente dei suoi obiettivi sin dall’inizio ed è una personalità di gran lunga più sfaccettata e complessa di quella di un semplice e fortunato uomo di mare (in verità, documenti importanti confermano che egli aveva già raggiunto la penisola della Florida nel 1485). Colombo ideò il suo viaggio sulla base di mappe antiche con la forza spirituale di un missionario, un soldato di Cristo, con la stesso eroismo che caratterizzava gli ordini monastici dei cavalieri dell’alto medioevo, a cominciare dal più misterioso, quello dei Cavalieri Templari (non avevano raggiunto il Nuovo Mondo attorno agli anni 1230 partendo dal porto segreto di La Rochelle in Francia, inondando d’argento le piazze europee?). Il suo compito era quello di evangelizzare gli idolatri. In un’impresa religiosa e militare. Infatti si parla di “armada” fin dal primo viaggio. In una spedizione assimilata a crociata.
Colombo per Marino è un messaggero della Chiesa, ha la “sponsorizzazione” del Papa, Innocenzo VIII che, come il navigatore, subirà una drammatica “damnatio memoriae”. Non a caso gli succederà il cardinale spagnolo Rodrigo Borgia, il “principe dei veleni”, il famigerato Alessandro VI, il quale dividerà il mondo in due come una mela, a favore della Spagna e a danno del Portogallo, con la famosa “raja”.
Marino – e gli studiosi in Europa che seguono le sue ricerche iniziate nel 1990 – dichiara, “Il Papa Giovanni Battista Cybo, Innocenzo VIII, è presumibilmente anche il padre di Colombo”. Tuttavia, l’ammiraglio Christo Ferens (così si firmerà Colombo), soffrirà l’infamia di ritornare in catene in Spagna al suo terzo viaggio; in seguito sarà liberato da quei monarchi cattolici, Ferdinando ed Isabella, nei quali egli aveva posto con devozione le sue speranze. Ambedue, in verità, con il Borgia, saranno responsabili della falsificazione storica che seguirà.
Marino prova con una documentazione approfondita, che la Spagna, non solo non spese un “maravedìs” per il viaggio di Colombo, ma che l’intero capitale per finanziare l’impresa venne dal Vaticano e in parte da Genova e Firenze, visto che Innocenzo VIII era legato alle più ricche famiglie della Superba ed era consuocero di Lorenzo il Magnifico. Il resto venne, caduta finalmente Granada, dalla Bolla istituita sempre dal pontefice per la crociata che le corone di Spagna conducevano contro i Mori in Spagna.
Colombo affronterà l’oceano Atlantico“tenebroso” diretto al Nuovo Mondo più di volta, fino al quarto ed ultimo viaggio, a somiglianza di un nuovo “Ulisse”, spinto più da virtù cristiane che da desideri di ricchezza e di scalate sociali. Dopo la sua morte il silenzio. Per secoli la figura di Colombo sarà dimenticata, verrà riscoperto nell’Ottocento, ma fino ai nostri tempi non ha mai avuto una completa riabilitazione storica. Per ben due volte, negli ultimi 150 anni, si sono iniziate procedure per la sua beatificazione, puntualmente interrotte, prima di prendere in considerazione i documenti più importanti, al fine di confermare il suo carattere cristiano e morale (Marino allega a proposito in appendice il tentativo fatto da Papa Leone XIII, con una lettera-enciclica datata 16 luglio 1892).
Marino dipinge Colombo con mille volti, navigatore geniale, eroe senza pace, cavaliere del mare, erede templare, santo e missionario, aspetti che caratterizzano la figura di Colombo nei due testi, con una coinvolgente prosa che, costantemente, avvince il lettore con sorprendenti ipotesi, sempre sostenute per mezzo di una convincente documentazione (unica e senza precedenti a confronto di altri storici). Forte della sua erudizione e della sua estenuante ricerca Marino lancia il lettore in un lungo viaggio, pieno di fascino e mistero, come se si stesse viaggiando a fianco dello stesso Colombo.
Ruggero Marino apre i due testi con il seguente paragrafo:
“L’America fu scoperta da Cristoforo Colombo il 12 ottobre del 1492. Da quella data, che cambiò il mondo, avrebbe inizio, per convenzione condivisa, l’era moderna. Il marinaio di poveri natali, generalmente considerato genovese, era partito da Palos il 3 agosto dello stesso anno. Grazie all’aiuto e ai finanziamenti dei re di Spagna, Ferdinando e Isabella di Castiglia. Colombo era finalmente riuscito a convincerli a varare la sua impresa, dopo lunghi anni di insistenze. Nel primo viaggio Colombo salpò con due caravelle: la “Nina” e la “Pinta”oltre alla nave “Santa Maria”, con le quali attraversò l’Atlantico in poco più di un mese. Al ritorno, nel corso del 1493, il papa, lo spagnolo Alessandro VI, Rodrigo Borgia, assegnò le nuove terre ai sovrani spagnoli. Colombo fece quattro viaggi alle Americhe. Morì nel 1506 senza mai aver compreso, si continua a dirlo, dove fosse sbarcato. Convinto che quei territori facessero parte dell’Asia. Il nome America, si aggiunge, fu dato al nuovo mondo in omaggio alle spedizioni alle quali prese parte il fiorentino Amerigo Vespucci.
Marino quindi continua...
Questa è la storia che viene tramandata da oltre 500 anni. Ma i fatti non andarono così. La storia fu cambiata. E’ giunto il momento di rovesciarla come un’antica clessidra. Lo strumento che segnava il tempo per i naviganti.
Personalmente, da umanista e storico, debbo concordare con Marino. L’esplorazione di terre al di là dell’Europa - di cui il viaggio di Colombo fu il culmine – spalancò l’intero mondo, introducendo in questo modo l’età moderna. Le scoperte mettevano a repentaglio i dogmi della Chiesa, i cui Padri avevano negata l’esistenza della vita gli antipodi, tanto più che la terra era vista sacralmente come una Trinità: Europa, Africa, Asia. Un Nuovo Mondo ed esseri che non potevano discendere da Adamo, ponevano problemi senza soluzione alle credenze medievali. Come se oggi incontrassimo gli alieni. Uno degli insegnamenti più antichi della chiesa era la visione di un mondo concluso a garanzia del quale c’era la divinità di Cristo. Ma quello che era credibile nel basso medioevo, veniva adesso sgretolato progressivamente dai rapporti che giungevano da mercanti, viaggiatori, navigatori, conquistatori e soprattutto dai missionari, che facevano convergere a Roma tutte le notizie sull’Oriente meraviglioso. Gli Europei cominciarono a conoscere altre religioni nelle nuove terre scoperte e che gli “indiani” non erano peggiori per questo. Novità, che potevano sconvolgere quanto la chiesa aveva predicato sino ad allora. Solo la chiesa poteva gestire, con un suo inviato, la rivoluzione che si annunciava.
Per Marino, e qui sono ancora d’accordo con lui, in seguito, oltre all’appropriazione da parte della Spagna della “scoperta” si riuscì a fare credere che Colombo “avesse sbagliato” la meta per semplice incapacità e stupidità (assurdo!). Quando Cuba lungo la quale, nel secondo viaggio, navigò per mesi interi era ad un tiro di schioppo dal continente ed era più facile finirci contro che mancarla. Perciò, per cancellare anche questa scontata eventualità fu creato ad arte un predecessore: Amerigo Vespucci. Scelto per convenienza: un mercenario stipendiato, che non avrebbe potuto pretendere quanto era stato invece promesso a Colombo. Ma il suo pubblicizzato sbarco nel Nuovo Mondo, prima dell’Ammiraglio, si rivelerà in seguito una grande impostura. Ma si continua a credere che fu l’esploratore fiorentino a raggiungere la Florida nel 1497. Gli studi dimostreranno che non era vero, ma ormai era troppo tardi. La frode avrebbe rovesciato nei secoli la primogenitura di Colombo ed un falso nome sarebbe stato dato per sempre alle terre nuove. Il destino dei due esploratori italiani, i quali erano stati persino amici, li avrebbe separati per sempre.
Ecco un esempio di alcune affermazioni proclamate da ben noti storici, il cui nome preferiamo lasciare nell’anonimato. Per esempio, tra gli studiosi, è ben nota la concezione che Aristotele aveva del mondo, un mondo al quale Colombo era profondamente legato. L’esistenza dell’India era perfettamente conosciuta nell’Atene antica. Aristotele, tuttavia fece un grande errore, anche se aveva concepito il mondo in forma sferica, poiché considerò la terra più pesante dell’acqua per cui le loro masse, secondo lui, dovevano essere in equilibrio, concludendo che la distanza tra la penisola iberica ed il sub-continente indiano non poteva essere grande e quindi non poteva esserci una terra tra di loro, nessun Nord o Sud America. “Proprio qui si troverebbe l’errore di Colombo”, sentenzia un noto storico. Semplicemente ridicolo, in un concetto comunque accettato da molti studiosi.
Un altro storico si rifà agli scienziati alessandrini Tolomeo e Ipparco, le cui teorie fiorirono dopo Aristotele. In verità, Tolomeo concluse che la circonferenza della terra era di 25.000 miglia nautiche, ma nella sua Geographike Hyphegesis (Guida alla Geografia), che ebbe tanta influenza presso i geografi del medioevo, dedusse che l’Asia doveva estendersi di gran lunga di più ad est di quanto lo fosse in realtà. Sentenzia ancora che coloro che ne furono tratti in inganno, incluso Colombo, credevano che l’Asia potesse essere raggiunta facilmente navigando verso l’occidente. E continua dichiarando che Colombo non aveva alcun dubbio, avendo conosciuto un testo di geografia, noto come Imago Mundi, un lavoro del quattordicesimo secolo di Pierre D’Ailly, cardinale e rettore del collegio di Navarra. D’Ailly era convinto, secondo la visione aristotelica, che gli Europei potessero raggiungere l’India navigando verso ovest. L’“Imago Mundi”, dichiara lo storico, divenne per Colombo il libro favorito da tenere sotto il cuscino nel suo letto. Voglio ripetere “il libro sotto il cuscino”, terminologia quasi offensiva, soprattutto a riguardo di un uomo come Colombo, che potrebbe avere studiato non a Pavia ma a Padova (contrazione di Patavia), dove aveva studiato anche Innocenzo VIII. E dove insegnò, in sette lingue, incluso l’Arabo, un cartografo di altissimo prestigio, il fisico fiorentino Toscanelli, che scambiò lettere con Colombo spronandolo al grande viaggio e che fu per tutta la vita intimo di un altro grande e rivoluzionario umanista e cosmografo, il cardinale Cusano.
In effetti, la mappa più antica che abbiamo del Nuovo Mondo fu quella dell’ammiraglio e cartografo Piri Reis della flotta imperiale ottomana, mappa disegnata nel 1513: mostra il mondo moderno ed è certamente la testimonianza incontrovertibile del genio di Colombo. Piri Reis, un musulmano, per questo la sua parola acquista maggior spessore, disegna il Nuovo Mondo con i due continenti. Ma per quale motivo avrebbe dovuto omaggiare il cristiano Colombo ed attribuirgli i meriti dovuti come scopritore delle Antille, grazie ad un carta che risaliva alla biblioteca di Alessandria? Piri Reis scrisse anche di due caravelle. Ve n’erano tre al primo viaggio (una era una nave, le altre due erano caravelle, altro errore degli “storici”). Forse l’ammiraglio Turco si riferiva ad un viaggio precedente che Colombo doveva aver compiuto tra il 1485 e 1487 o forse di un altro del 1490-91? Come afferma anche lo storico dei papi, il coevo Panvinio? E’ quanto suppongono anche altri studiosi, i quali affermano che v’erano soltanto due caravelle al primo viaggio, mentre non si ha nemmeno la certezza sul nome dei battelli.
Certamente, vi furono altri viaggi, tenuti segreti, secondo Piri Reis come per Marino. In breve, le mappe dell’ammiraglio turco mostrano le Azzorre, le Canarie ed incredibilmente anche l’Antartide, e soprattutto le grandi terre del Cipango-Antille (terminologie, da notare bene, che appartengono a linguaggi pre-colombiani, presenti nell’opera di Marco Polo, certosinamente letta e postillata da Colombo), che corrispondono alle parole scritte da Colombo nei suoi diari navali, riferendosi a quella che è oggi l’America. E soltanto l’America.
Diamo a questo punto la parola allo stesso autore in una sintesi delle sue tesi. Marino inizia con un provocatorio paragone in parallelo fra gli eventi di quei tempi e quelli nostri, in modo da presentarci (di qui alla fine) il senso irreale della storia di Colombo così come ci è stata tramandata:
Colombo, lo scopritore dell’Occidente
“Se oggi, in piena era moderna, superato il secondo millennio, nel paese più democratico del mondo, nella patria dei “self-made-man” uno chicano messicano varcasse la frontiera e, dopo essere già stato ricevuto da Putin (al tempo di Colombo l’altra potenza oceanica era il Portogallo), pretendesse di andare da Obama e ci riuscisse … se oggi facesse al Presidente degli Stati Uniti un discorso di questo tipo: “Conosco altre vite e altri mondi ricchi di oro, di perle, di pietre preziose e altro ancora, mi dia tre astronavi, dopodiché al mio ritorno diventerò Vicepresidente di tutte
quelle terre, ne avrò la giurisdizione e ne ricaverò il 57% per cento (è quanto spettava a Colombo secondo quanto affermato dal “fiscal” dei re di Spagna nei “Pleitos Colombinos”) ... se oggi Obama acconsentisse e gli desse la mano e carta bianca sarebbe credibile questa “barzelletta d’antiquariato”? E’ quanto incredibilmente ci raccontano da 500 anni, in una storia scritta come non mai dai vincitori e nel più grande furto nella storia dell’umanità.
Così prosegue Ruggero Marino:
E’ possibile credere tutto questo in un tempo come la fine del Quattrocento, quando gli imperatori erano imperatori, i re erano re ed un umile marinaio come Colombo sarebbe finito quanto meno sul rogo? Come faceva ad aprire le porte di tutta Europa? Colombo va dal re del Portogallo, che addirittura rimprovererà al ritorno dalla “scoperta”, va dai re di Spagna e impone loro il suo diktat fino all’ultima virgola, re che stavano piegando con la forza i grandi di Spagna, ebrei e musulmani. Di fronte al primo no di Isabella e Ferdinando decide di recarsi dal re di Francia, il fratello Bartolomeo era alla corte del re di Inghilterra. Colombo sposa in Portogallo una nobile parente della famiglia reale (come farebbe a quei tempi un umile marinaio?), si scrive con tre papi, detta ad Alessandro VI Borgia i criteri per dividere in due il mondo con la “raja”. Si scrive con Toscanelli una delle menti più prestigiose del tempo che viveva nella Firenze di Lorenzo il Magnifico. Quello che fa Colombo non riuscirebbe a farlo nemmeno Batman.
Chi era dunque Cristoforo Colombo? Sono 500 anni che ci si interroga su questo misterioso personaggio. Uno scopritore, un marinaio premiato al di là dei suoi meriti, un fortunato pioniere per un caso di “serendipity” o qualcosa di più, molto di più, in una vicenda da rivisitare sotto angolature completamente nuove? Perché si firmava Christo Ferens, ovvero portatore di Cristo, in un crittogramma esoterico e da gran Maestro, mai completamente decodificato”?
TESTO A SEGUIRE DI RUGGERO MARINO
Fatta questa premessa Ruggero Marino propone una rilettura delle vicende umane, pubbliche e private di Cristoforo Colombo, sulla base anche di documenti recenti, in maniera da ricostruire un ritratto più veridico del “navigatore dei due mondi”. In un “identikit” che prende le mosse da una delle sue frasi più rivoluzionarie, sconvolgenti e quanto mai attuali del navigatore: “Lo Spirito Santo è presente in Cristiani, Musulmani ed Ebrei e di qualsiasi altra setta”. Per un sogno di pace universale fra le tre grandi religioni del libro.Per un mistico ed uno scienziato che nel “Libro delle profezie”, che pochi conoscono e che molti preferiscono ignorare, perché male si accorda con il ritratto del marinaretto ignorante, scrive “che chi sa leggere o scrivere lo fa in quattro modi diversi”. Come Dante. Il che dimostra la sua statura intellettuale in un tipo di interpretazione che appartiene alla cabala.
Innocenzo VIII e il navigatore
Strane analogie, rassomiglianze inquietanti, in una sorta di vite parallele, ci sono fra Colombo e il papa greco-genovese Innocenzo VIII (ignorato fino al 1990, quando iniziarono le nostre ricerche, anche dagli storici italiani). Giovanni Battista Cybo è stato vescovo di Savona in un periodo in cui Colombo soggiorna a Savona. Cybo sale sulla cattedra di Pietro nel 1484 al tempo delle grandi congiunzioni astronomiche (l’astrologia per molti a quel tempo era una seconda fede) fra Marte e Saturno: prevedevano, in un millenarismo molto più profondo di quello dello stesso anno Mille, stravolgimenti nel cammino dell’umanità e nella religione.
Sempre nel 1484 Colombo si sposta dal Portogallo alla Spagna. Innocenzo VIII muore il 25 luglio del 1492, giorno in cui oggi la Cristianità festeggia San Cristoforo (!). Il pontefice morirà esattamente 7 giorni prima della partenza di Colombo, con una puntualità sconcertante, quando il veleno dei Borgia scorreva come la Coca Cola. Al ritorno dal primo viaggio Colombo avanzerà una richiesta incredibile al papa non sapendo della sua morte: di fare cardinale il figlio minorenne Diego, come Innocenzo ha fatto cardinale il figlio minore di Lorenzo il Magnifico, che diventerà papa Leone X. A succedere a Cybo sarà papa Borgia, lo spagnolo Alessandro VI, principe di veleni. Sarà lui, “eletto con gli intrighi dei re di Spagna” (così scrive lo storico francese Pierre Chaunu) a concedere le nuove terre ad Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona.
Colombo significa anche “figlio dello Spirito Santo”. Più di un elemento fa pensare che sia un consanguineo di papa Cybo. Probabilmente un figlio illegittimo, quanto meno nipote. Due documenti lo definiscono “nepos”. Era il modo con cui la curia mascherava spesso la paternità dei pontefici. Giovanni Battista Cybo, prima di intraprendere la carriera ecclesiastica aveva avuto molti figli, due riconosciuti, si parla persino di altri 12 rimasti nell’ombra. Il figlio Franceschetto sposerà (Cybo pensava probabilmente che il matrimonio per i preti fosse naturale, ci sono molte concessioni in questo senso) platealmente in San Pietro la figlia di Lorenzo il Magnifico, che con il banchiere Giannotto Berardi sarà uno dei finanziatori dei viaggi e socio, fino alla sua misteriosa morte, di Colombo.
Gli sponsor di Colombo
I soldi dati a Colombo notoriamente sono per metà italiani (genovesi e fiorentini). Ottenuti attraverso il “papa sponsor” con le sue parentele e attraverso gli uomini del papa presenti alla corte di Spagna. Un documento spagnolo dimostra l’origine “ecclesial” della parte di denaro utilizzato dalle corone di Spagna. Provenivano dal fondo per la crociata contro i Mori istituito da papa Innocenzo VIII.Erano fondi appartenenti alla Chiesa di Roma. La quale con Innocenzo e Colombo anelava ad un disegno universale, ad una sfera completata geograficamente come spiritualmente. “Poiché questa scoperta - è l’autorevole conferma di Bartolomeo de Las Casas - fu una delle imprese più valorose che Dio si proponeva di realizzare nel mondo, dal momento che Egli aveva disposto che si scoprisse un orbe così vasto ed una parte dell’universo - la parte maggiore, a ciò che si crede, fino ad allora così segreta e nascosta - dove avrebbe dovuto dilatare la sua santa Chiesa e chissà forse del tutto colà trasferirla...». Per la nascita del Mondo Nuovo.
La famiglia di Papa Cybo
Il papa era figlio di un Aronne (sangue ebreo) nativo di Rodi, l'isola dei cavalieri del mare, e nipote di una Sarracina (sangue musulmano). Nelle sue vene si concentravano le tre religioni monoteiste per un sogno di pace universale o, se non fosse stato possibile, in vista della definitiva vittoriosa crociata con l’oro delle Indie. Dopo la conquista di Costantinopoli (1453) da parte dei Turchi, una tragedia superiore alla caduta di 1000 Twin Towers, Roma anelava al riscatto della Terrasanta e tutti i papi furono nominati a partire da quel momento con l’impegno di intraprendere la crociata. In una visione anche alchemica, per il 1500 (in occasione del Giubileo), Colombo prometteva in una sua lettera la realizzazione di una crociata per la riconquista di Gerusalemme e l'instaurazione di un nuovo tempo dell'oro. Sempre che non fosse stata possibile la strada dell'accordo. Già tentata in precedenza da altri papi.
Il cavaliere Colombo
Colombo è un soldato di Cristo, a metà monaco a metà cavaliere (come quasi sempre viene raffigurato), un cavaliere, un crociato. Sicuramente un erede anche di disegni templari. La croce sulle sue vele è una croce rossa in campo bianco, la forma potrebbe essere anche quella che oggi usano i cavalieri di Malta (allora di Rodi). Altre croci sembrano quelle del santo Sepolcro e una croce verde con la quale sbarca rimanda forse all’ordine di San Lazzaro.Una crociata contro i Mori stavano portando avanti i re di Spagna contro gli infedeli. Innocenzo VIII nomina per questo “re cattolici” Isabella e Ferdinando (nessuno storico lo rileva attribuendo erroneamente la concessione ad Alessandro VI) e li finanzia Unisce per questo gli ordini cavallereschi in vista di una possibile crociata. Equiparato a crociata era il viaggio per le Indie, con lo scopo di evangelizzare gli idolatri. I re cattolici sono titolati a portare avanti la croce per l’evangelizzazione dei pagani. Le tre caravelle vengono definite nei documenti un’armada, in un’operazione chiaramente anche militare. Cosa che non avrebbe potuto fare se pensava di recarsi in Giappone o in Cina. Sarebbe stata una dichiarazione di guerra, mentre in Asia Colombo voleva cercare alleanze, per la sconfitta definitiva dei musulmani. In un disegno che risaliva a Marco Polo. Non si sarebbe mai potuto presentare ad un eventuale Gran Khan con biglie di vetro e paccottiglia. Sarebbe stato un affronto e avrebbe rischiato la stessa vita, come era avvenuto in precedenza ad altri ambasciatori.
Colombo e le Indie americane
Colombo ha sempre sostenuto di essere arrivato alle Indie. Non si sbagliava. E’ errata l’interpretazione di noi moderni. Colombo sapeva benissimo che si trattava di un mondo nuovo, ma solo in parte noto agli antichi, che non aveva nulla a che fare con l’Asia. Come lo sapeva Marco Polo, che lo ha scritto nel suo “Milione”: non a caso Colombo lo postillava attentamente. Il Giappone non era stato ancora scoperto, il Cipango, basta leggerne la descrizione poliana, con i suoi antropofagi e la distanza in un oceano Pacifico da dover percorrere con un anno di navigazione non può essere che l’America (utilizzando all’andata come al ritorno venti monsonici). I Cinesi d’altronde erano già sbarcati nel Nuovo Mondo inteso come Cipango, ma mai in Giappone. La Cina ha tentato più volte di sbarcare in Giappone, ma non c’è mai riuscita. Le desinenze in “ango” sono tipiche del Mesoamerica (Xipangu, Durando, Cilpancingo, Chicicastenango …), non si trovano sulle carte geografiche giapponesi. Antiche mappe, in base alle quali Colombo si era lanciato nell’avventura, erano custodite in Vaticano. Alcune, secondo testimoni, risalirebbero addirittura alla biblioteca di Alessandria, se non a tempi precedenti.Colombo sapeva esattamente dove andava e dove sarebbe sbarcato. Il suo primo viaggio, come attesta la famosa carta del turco Piri Reis, conservata al Topkapi di Istanbul, sarebbe avvenuto nel pontificato di Innocenzo VIII, prima del 1492. Sulla tomba in San Pietro del pontefice, commissionata al Pollaiolo, si legge: “Novi orbis suo aevo inventi gloria” (“Nel tempo del suo pontificato la scoperta di un Nuovo Mondo”). Lo attestano vari storici. Forse in un tempo precedente padre e figlio o nipote possono avere viaggiato insieme, visto che il Pastor definisce Innocenzo “il papa marinaro”? Altre mappe dove compare la Florida prima del tempo parlano chiaramente di “predescubrimiento”. Non a caso anche la “raja” verrà spostata in modo da concedere il Brasile, che evidentemente era stato toccato, ai portoghesi. E ci sono numerosi elementi per supporlo, come rilevano anche molti storici.
Il papato e Colombo nel XIX secolo
Due papi nell’Ottocento hanno cercato di fare santo Colombo. Si tratta di Pio IX e di Leone XIII. Le loro parole nei confronti del navigatore sono incredibili. Pio IX dà inizio alla causa di beatificazione, contrariamente ad ogni regola ecclesiastica, dato che mancano, passati oltre tre secoli, “i testimoni viventi ed il vescovo del luogo” per intraprendere la causa. Leone XIII scrive una lettera enciclica mai fatta nei confronti di chi non sia già stato proclamato beato. Fra le altre cose afferma: “Colombo è nostro quello che ha fatto lo ha fatto per la Chiesa”. Colombo quando fu messo in catene indossa un saio tipo quello dei francescani, lo indosserà anche in morte.
L’esoterica firma di Colombo
Singolare analogie fanno da filo conduttore fra il nostro tempo a cavallo del Millennio rispetto a quanto avvenne 500 anni fa. Lo scontro Oriente-Occidente era come ai nostri giorni. Sgozzamenti compresi. Ci fu persino un attentato da parte di un turco (come per Giovanni Paolo II) nei confronti di papa Innocenzo. La Spagna vinse la partita e scrisse la storia, ma gli elementi riaffioranti di un cinquecentenario complotto, qua per forza maggiore estremamente sintetizzati, (per cui rimandiamo il lettore alle nostre 4 pubblicazioni) mentre il quadro d’ assieme, tipicamente rinascimentale, è quanto mai complesso, vengono a fornire un ritratto completamente diverso di Cristoforo Colombo. Così è giunto il momento di dare un’interpretazione inedita del suo famoso e esoterico criptogramma, fatto di 7 lettere maiuscole. Per un uomo, un cavaliere, un cristiano, probabilmente anche un “eretico” dagli impensabili ideali. In una vicenda deformata dalla calunnia e dalla menzogna. L’unico mezzo per impadronirsi impunemente delle ricchezze delle Americhe. E per attribuirle ad un semplice stipendiato come Amerigo Vespucci. Quel criptogramma a triangolo come l’occhio di Dio, in una delle 4 possibili interpretazioni, rivela alla X M Y e alla firma successiva Xpo Ferens: Cristo Maometto Yaweh portatore di Cristo. Perché lo Spirito Santo, come scrive più volte il navigatore, è presente in cristiani, musulmani ed ebrei
Affascinanti protagonisti.
Una serie di personaggi affascinanti fanno da filo conduttore e da sfondo in questa misteriosa vicenda. Dai missionari francescani in Cina a San Brandano, a Erik il Rosso (la vedova di uno di loro venne dal papa a Roma e si fece suora) e ai Vichinghi, dal consuocero Lorenzo il Magnifico con i relativi ideali platonici, a Pico della Mirandola, dal fisico e geografo fiorentino Toscanelli, al mistico Gioacchino da Fiore recentemente citato dal Presidente Barack Obama … per finire con il figlio di Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli, tenuto da Innocenzo VIII come ostaggio in Vaticano. Djem prometteva la restituzione del Santo Sepolcro e di Costantinopoli qualora il papa lo aiutasse a tornare sul trono usurpato dal fratello Bajazet che, a sua volta, offriva al papa Gerusalemme e Costantinopoli, purché tenesse a Roma il fratello-rivale. Inviando a papa Cybo persino la lancia di Longino, con la quale è rappresentato nella tomba in san Pietro: il misterico talismano che dona il potere sul mondo, reliquia delle reliquie, inseguita anche da Napoleone ed Hitler e posseduta da Carlo Magno. Oltre alle numerose “mappe impossibili” sulle quali sono presenti terre prima della loro “scoperta” ufficiale. L’oro di Colombo era un oro dai riflessi alchemici. Colombo scrive che “l’oro porta le anime al paradiso”. In una visione spirituale, condivisa con gli spiritualisti francescani e forse con i sufi dell’Islam, in un’utopia (se ne parlerà di lì a non molto) che avrebbe portato alla creazione dell’uomo nuovo (l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci) nel Mondo Nuovo ritrovato. L’America d’altronde era già nota agli antichi. Colombo non ne è lo scopritore, ma il “rivelatore”, in una visione che è anche millenaristica ed apocalittica.
Sulla base di questi elementi si può asserire tranquillamente che se non fosse intervenuto il viaggio del cristiano (di sangue anche ebreo e musulmano) Colombo l’America sarebbe stata colonizzata o dai cinesi o dai musulmani. Possedevano le stesse mappe e avevano flotte superiori a quelle della Cristianità. L’America deve per questo più che mai essere riconoscente al cristiano Cristoforo Colombo per non avere agitato il libretto rosso di Mao o per non doversi inginocchiare oggi verso la Mecca.