Da oltre mezzo millennio la scoperta del Nuovo Mondo e la figura del navigatore genovese sono bersaglio di falsi miti. Secondo lo studioso Ruggero Marino, il primo viaggio di Colombo sarebbe da retrodatare.
Non c'è cancel culture che tenga: il 1492 è l'anno più famoso della storia dell'umanità. Non solo perché è la data da sempre più studiata a scuola, perlomeno nel cosiddetto Occidente e soprattutto in Italia, ma anche perché ha cambiato davvero la storia del mondo, legando le due sponde dell'Atlantico in maniera stabile e portando svolte epocali, nel bene e nel male. La colonizzazione, i genocidi delle popolazioni algonchine, la schiavitù: tutto viene ricondotto alla scoperta dell'America da parte di Colombo, avvenuta tradizionalmente 530 anni fa, il 12 ottobre 1492. La figura del navigatore genovese è però abituata al fango da ben prima della recente ondata di ostracismo e damnatio memoriae nei confronti suoi e di altri grandi personaggi della storia. Per mezzo millennio sono circolate le più svariate fake news sul suo conto, nella stragrande maggioranza dei casi con l'intento di screditarlo. Alcune si sono poi fatte pietra nell'immaginario collettivo e ancora oggi sono difficilissime da smuovere. Compreso l'anno della scoperta del Nuovo Mondo, che secondo un nuovo studio potrebbe essere un altro.
"Terraaa!": un grido che attraversa i secoli e i sogni degli uomini. Intorno alle due di notte del 12 ottobre di 530 anni fa, dopo oltre un mese di navigazione, il marinaio spagnolo Rodrigo de Triana, a bordo della caravella Pinta, avvistava finalmente la costa del Nuovo Mondo. Colombo "inciampa" nelle Americhe - che per lui sono la terra di Cipango, in Asia - e incontra per la prima volta le popolazioni indigene. Quello del 1492 non sarebbe però il primo viaggio di Colombo nel Nuovo Mondo, ma soltanto quello "ufficiale".
A far vacillare la convinzione che l'Europa fosse a conoscenza dell'esistenza del Nuovo Mondo ben prima del viaggio di Colombo era già stato un recentissimo studio dell'Università Statale di Milano, scovando un riferimento inedito in un'opera inedita medievale scritta attorno al 1340 dal frate domenicano Galvano Fiamma. Oltre all'ormai acclarato approdo dei vichinghi sulle coste del Canada intorno all'Anno Mille. Ora però arriva anche una nuova teoria avanzata dallo studioso Ruggero Marino, che da decenni dedica la sua vita a Cristoforo Colombo attraverso saggi e un sito dedicato.
Colombo in America prima del 1492: la traccia in un libro - Ci è arrivato troppo facilmente Colombo in America, nonostante le difficoltà della rotta non diretta. Per secoli fior fior di storici sono rimasti stupiti da questa "facilità" di navigazione, senza intoppi, con calcoli su venti e correnti troppo precisi per essere "improvvisati". Segno che conosceva la rotta, probabilmente perché l'aveva percorsa in precedenza. Intervistato da Osvaldo Baldacci per Focus Storia, Marino svela un indizio inedito: un libro stampato nel 1507 a Venezia, di cui esistono solo 17 copie. In questo volume, intitolato Chronica delle vite de' pontefici et imperatori romani, si parla del viaggio di Colombo nelle "Nuove Indie". "Ma lo si fa nella vita di Papa Innocenzo VIII, mentre non c'è alcun accenno a Colombo nella biografia di papa Alessandro VI". Il Papa che finanziò la spedizione - I conti non tornano, osserva Marino. Perché Innocenzo VIII morì il 25 luglio 1492, poco prima che il navigatore più famoso della storia salpasse da Palos il 3 agosto. La scoperta dell'America sarebbe poi avvenuta sotto il Pontificato dello spagnolo Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia. Scoperta che però andrebbe anticipata almeno di qualche mese, alla luce anche di altri indizi. Primo fra tutti la lapide di Innocenzo VIII, sulla quale si legge "Novi orbis suo aevo inventi gloria": "Nel tempo del suo pontificato la gloria della scoperta del Nuovo Mondo". "La storia attuale attribuisce il merito alla Spagna, ma fu un Papa italiano, Innocenzo VIII, a trovare i capitali con la bolla di una crociata e somme di genovesi e fiorentini per finanziare la spedizione", afferma Marino. "Una scoperta italiana, indipendentemente dalla patria di Colombo. Non a caso il primo oro del nuovo continente si trova in alcune chiese italiane".
La storia "riscritta" - Ma allora perché abbiamo sempre e da sempre detto e ripetuto che l'America è stata scoperta nel 1492? Per propaganda, pare. "Papa Alessandro VI era spagnolo e probabilmente scippò la scoperta alla Chiesa per regalarla alla Spagna", spiega Marino. A gloria e nome dei re cattolicissimi Isabella e Ferdinando, "si assunse il compito di evangelizzare l'America oltre che di governarla e forse non conveniva più a nessuno cambiare versione".
Tre indizi fanno (più che) una prova - Ci sono anche altri due indizi a sostegno della scoperta "anticipata". A cominciare dal contratto che Colombo firmò coi reali di Spagna il 17 aprile 1492, in cui si legge che il genovese dovesse recarsi nelle Indie "che ha scoperto", con il significativo uso del verbo al tempo passato. Se non dovesse bastare, c'è anche l'annotazione dello storico spagnolo di corte, Gonzalo Fernández de Oviedo, per alcuni primo cronista delle Indie: "Come è noto, don Cristoforo Colombo, primo ammiraglio delle Indie, le scoprì al tempo dei re cattolici don Fernando e doña Isabella nell'anno 1491". Come riporta sempre Focus Storia, c'è infine anche un terzo indizio: sulla mappa realizzata nel 1513 dall'ammiraglio turco Piri Reis, le coste di "Antylia", cioè del Nuovo Mondo scoperto da Colombo, si indica la data della scoperta all'anno dell'egira islamica 890 o 896 (i numeri non sono più tanto riconoscibili). In ogni caso si tratta di date antecedenti il 1492, corrispondenti al 1485 o al 1491 del calendario cristiano.
I falsi miti su Cristoforo Colombo: dalla Terra piatta all'uovo - Il più insopportabile di tutti: Colombo era l'unico convinto che la Terra fosse sferica contro una schiera di terrapiattisti. Compresi i dotti di Salamanca, ai quali avrebbe dimostrato la sfericità del globo ottenendo così i fondi dai sovrani spagnoli. Niente di più falso, visto che già fin dagli albori del Medioevo tutti i dotti erano assolutamente certi che la Terra fosse una sfera. A corredo di questa verità si vedano le migliaia di illustrazioni di imperatori raffigurati con in una mano il globo, a simboleggiare il loro potere sul mondo intero. In realtà i saggi di Salamanca ostacolano Colombo perché preoccupati dai calcoli sulla reale distanza della destinazione, giudicata troppo lontana.
Si dice poi "uovo di Colombo" quando si vuole indicare un'impresa scontata solo dopo che è qualcun altro a portarla a termine. Ma si potrebbe tranquillamente dire anche "uovo di Brunelleschi". Si racconta che durante una festa uno spagnolo disse a Colombo che, se non fosse riuscito lui, le Indie le avrebbe trovate qualche suddito di Isabella e Ferdinando. Il navigatore si fece portare un uovo e sfidò i presenti a farlo stare diritto: dopo i goffi e infruttuosi tentativi, Colombo prese l'uovo e lo batté sul tavolo rompendo leggermente un'estremità, facendolo stare in piedi. L'episodio è raccontato per la prima volta non da un contemporaneo, ma svariati anni dopo da Girolamo Benzoni nel suo libro Historia del nuovo mondo (1565). E lo stesso identico episodio compare 15 anni prima in un altro tomo, Le vite di Giorgio Vasari, con protagonista un altro grande nome italiano: Filippo Brunelleschi (1377-1446). Con lo stesso "trucchetto" dell'uovo, l'architetto avrebbe risposto agli scettici che bocciavano il suo progetto della cupola del Duomo di Firenze.
Articolo pubblicato dall'autore sul sito TGCom24.Mediaset.it