LE PAROLE A VOLTE IN LIBERTÀ DI FRANCESCHINO PANE E VINO
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Papa Francesco ha sorpreso ancora. Dovremo abituarci al suo linguaggio da persona della porta accanto. Perché il nuovo pontefice, che si ispira alla povertà di San Francesco, spesso è in grado di restituire concetti che sembrano banali e scontati con parole vere, limpide, toccanti. Anche se troppo lontane dal linguaggio al quale ci avevano abituato altri vicari di Cristo e soprattutto il suo predecessore, dal carisma eccessivamente siderale. Però in questo sua “renovatio” del “verbo” papa Bergoglio rischia di cadere, come è accaduto, sulle bucce di banana di una comunicazione che, volendo essere diretta giustamente a tutte le sue pecore, scade alle volte in un semplicismo troppo terra terra. Un errore per chi dovrebbe avere l’esclusiva dei cieli. E’ il caso della frase: “se insulta mia madre io gli do’ un pugno”. Non condividiamo in toto il porgere l’altra guancia, ed infatti nemmeno la Chiesa lo ha fatto nel corso dei secoli, ma non aderiamo nemmeno a un novello Pietro, che minaccia di ricorrere alle mani. Anche se il contesto dal quale era partito meritava ogni considerazione circa i limiti di una libertà di espressione, che li oltrepassa scriteriatamente quando offende i credi religiosi ed i suoi adepti. Quando mette gli dei alla berlina. Ma autorizzando una replica violenta non si finisce per legittimare in qualche modo quanto è accaduto a Parigi? Di mettere benzina sul fuoco della guerra santa? Certo tra un pugno e una raffica di kalashnikov ce ne corre. Ma vallo a spiegare ai tagliagole! Ecco perché, pur amandolo, troviamo che “Franceschino pane e vino” dovrebbe evitare talvolta i luoghi comuni da parroco di campagna. Ormai siamo vaccinati a tutto, ma a un Santo Padre boxeur ancora no. Altrimenti il papa, quello che un tempo era il “Dominus orbis”, il padrone del mondo, rischia di fare la fine del re nudo.

Ruggero Marino firma

Franceschino pane e vino

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