La foto ha fatto il giro del mondo. Un corpicino colorato nella risacca, come un burattino senza più i fili della vita. Ha suscitato commozione universale, ma persino reazioni completamente diverse. E’ capitato anche a me, che ho rilanciato più volte su fb la foto. Una signora mi ha invitato “ad ospitarne dieci per ogni camera della mia casa”. Un altro ha scritto addirittura “non me ne frega un caz … della morte …”. A questo punto è il caso di spiegarsi meglio. Personalmente non sono favorevole ad un arrivo indiscriminato di profughi, ma questo non toglie che non si può rinunziare alla “pietas”, non si può, se si appartiene a quello che dovrebbe essere il vero genere umano, non provare strazio per questi disgraziati, per questi disperati che preferiscono la roulette russa di un mare assassino ad una patria matrigna. Non si può tacitare la coscienza di fronte al calvario. Senza contare che è stato l’Occidente a destabilizzare le aree da cui fuggono. E in pieno Duemila non si può tollerare lo spettacolo di questo esodo straziante, se si vuole ancora parlare di civiltà. Come non si può accettare una tragedia che “strapazza l’anima”, come ha detto Renzi il quale almeno le parole le sa usare con efficacia, aggiungendo “Non è più il tempo di commuoversi, ma di muoversi”. Quanti sono già morti in un oceano di belle parole, mai fatte seguire da fatti concreti? Io mi occupo da 25 anni di Cristoforo Colombo. Eternamente accusato a torto di schiavismo. Era 500 anni fa, quando contro la tratta degli schiavi non esisteva nessuna legge. Oggi le leggi esistono. E non è schiavismo, anche più crudele, quello al quale assistiamo? Quando fa comodo le guerre si dichiarano. Per interessi spesso materiali. Ma pare che nessuno possa nemmeno disturbare i lidi da dove vengono gli scafisti. I morti innocenti sono centinaia, sono migliaia. Non è già questa una dichiarazione di guerra? O si tratta solo di zavorra?