I GAY NON SI POSSONO TOCCARE NEMMENO CON UN FIORE
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Sono con i gay che rivendicano i diritti di coppia.

Non sono con i gay grotteschi, che ambiscono al matrimonio con tanto di bouquet e velo da sposa. Chiamiamole unioni gay. Ma si difenda la parola matrimonio (mater) che, fra l’altro, è un sacramento.

Sono con i gay che vivono senza vergognarsi e con naturalezza la loro natura.

Non sono con i gay che ne fanno una bandiera fino alle pagliacciate e alle provocazioni che sfilano su carri brutta copia del carnevale di Viareggio. Restando un triste carnevale.

Sono con i gay che condannano una storia che li ha visti spesso martirizzati.

Non sono con i gay che parlano di famiglie arcobaleno e di orgoglio gay, nemmeno la loro condizione fosse addirittura migliore rispetto a quella delle persone che formano una famiglia naturale. Per gli ignoranti basta guardare lo Zanichelli alla parola orgoglio: “Esagerata valutazione dei propri meriti e qualità per cui ci si considera superiori agli altri in tutto e per tutto”. Lo stesso valga per arcobaleno. Lasciamolo fenomeno naturale di una bellezza immacolata.

Sono con i gay che si considerano diversi, ma non eletti.

Non sono con i gay che pretendono di essere normali. La norma prevede una regola. La regola nelle unioni fin dalla Bibbia e Adamo ed Eva parla dell’unione di un uomo con una donna. Che come tali possono prolificare.

Sono con i gay che debbono pensare ad un figlio se questo è nato dalla precedente unione con una donna e la madre non vuole più saperne.

Non sono con i gay che vogliono creare una famiglia a tutti i costi. Comprando i bambini come se fossero il prodotto di un supermercato.

Non sono per le offese ai gay.

Ma se a un allenatore scappa la parola “frocio” non si può inscenare una disgustosa sceneggiata come quella alla quale abbiamo assistito nei giorni scorsi. Al limite di un nuovo razzismo. Quello per cui, in un attimo d’ira, non si può nominare il nome di dio invano. In Italia si bestemmia tutti i giorni, si dà delle puttane alle donne tutte le 24 ore. E allora? Perché nessuno dice niente?

Lo dicano i gay. Avranno la nostra e forse non solo la nostra riconoscenza.

 

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