SUL SANREMO-TITANIC SI CONTINUA A BALLARE
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Sanremo si ama o si odia. Non sono Sanremodipendente, ma seguo il Festival, tranne periodi di overdose, da quando ragazzino mi imposero di cantare “Vecchio scarpone” per i vecchietti dell’ospizio. E non ho nel tempo tradito “Vola colomba, La barca tornò sola o Papaveri e papere”. C’è però chi ritiene snobisticamente di menare vanto di non averla vista mai, di fregarsene e di farcelo sapere. Non te ne frega niente?

E chi se ne frega … È solo una sagra canora, ma ha echi internazionali. Una volta il Festival del cinema di Venezia era la più importante manifestazione cinematografica a livello mondiale. A forza di contestarla ha finito con il perdere il primato. C’è un gusto sado-maso nel dna italiano. Né si può pretendere il capolavoro da una kermesse di canzonette. E veniamo a questa edizione. Conti baudeggia, ma senza fare il protagonista come Pippo, farebbe ottimamente il capostazione, di quelli che fanno arrivare i treni puntuali. È preciso, affabile quanto basta, non invadente. Ha avuto il coraggio di mettersi al fianco due altissime sventole dal testosterone galoppante. Lei, Madalina, sfodera in progress le sue splendide grazie. Fa la bella, come le è stato richiesto. Sguaina coscia lunga e seno quasi con pudore (finto?), è umile, non se la tira, benché straniera se la cava bene. Ricorda la famiglia. Lui il manzo-Garko si avverte che si piace, però in stile sempliciotto-un-po’-farlocco, capelli con dita nella presa elettrica a parte, se la ride alla grande, ciondolando su se stesso, ma poi ci tiene a presentare i genitori. È rimasta la Sanremo di “son tutte belle le mamme del mondo”. Sanremo è così, rasserenante, rassicurante, inossidabile. Come una zattera nel mare in tempesta. Dove si ride anche con il surreale Frassica e l’irresistibile Raffaele. Dove Bolle ricama passi di danza. Dove non sarà tutto oro quel che luccica (anche troppo), ma qualche pepita la si incontra. Dove basterebbe la presenza del maestro Bosso a giustificare tutte le spese (ma quel cambio di abiti alla Fregoli è proprio necessario?) del caravanserraglio. Una creatura così fuori del coro e dall’andazzo da essere sconosciuta agli italiani; una persona ferita a morte da un’orrenda malattia, che sprizza energia e gioia di vivere da tutti i pori. Che ha suonato con una dolcezza d’altri mondi. Che ha parlato con uno spessore quasi poetico e profetico. Perché un Uomo così non lo troviamo mai fra quanti ci rappresentano in parlamento? Mentre ci tocca (nemmeno probabilmente il peggiore) quell’analfabeta di Razzi che all’Ariston sedeva in platea! Ecco Sanremo è tutto questo: un Titanic, dove a dispetto di tutto e di tutti, si continua a suonare e ballare e dove i fiori non appassiscono mai.

 

Ezio Bosso Sanremo 2016 1        Ezio Bosso Sanremo 2016 2

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