Non avrò più il tempo
di vedere l’Italia che conoscevo
l’Italia che sognavo
l’Italia che mi riempiva d’orgoglio
quando in un paese lontano
entrando in un museo
scoprivo che il mondo intero
si fa bello delle nostre bellezze.
Non vedrò più
l’Italia dell’infanzia
ferita dalla guerra
ma con il viso altero
il sudore sulla fronte,
quando le parole
sacrificio, onestà,
educazione e rispetto
avevano ancora un valore.
Quando in autobus
se saliva un vecchio
gli si cedeva il posto.
Quando la scuola era la scuola
e i genitori come i maestri
davano giuste punizioni
e nessuno fiatava
a casa poi per rimprovero
arrivava pure un ceffone.
Un’Italia di gente operosa
che andava avanti fra le macerie
un’Italia del dovere
prima ancora del diritto.
Un’Italia povera
che sapeva costruire
pietra su pietra e non aveva
l’ossessione del cemento,
un’Italia che si faceva
in ginocchio il segno della croce,
dove il sentimento della terra
era nelle braccia dei contadini.
Quando rubare
era una vergogna.
Non quest’Italia
di giovani di ogni sesso
arroganti, violenti, spudorati,
di lacchè e ruffiani
di politici ignoranti
senza la minima decenza,
di avidi famelici e corrotti,
di insaziabili carrieriste
dai seni di plastica
e bocche deragliate.
In un parlamento
ridotto a spelonca
fra risse e contumelie
da bar del biliardo
e perfino pornostar.
Gente che ha scelto la polis
solo per le gozzoviglie
l’arricchimento facile
i privilegi osceni da rapina
e il bordello dantesco.
Non quest’Italia aggredita
da disperati d’ogni colore
che fuggono nell’inganno
di trovare un paradiso.
Il paradiso in terra
non è mai esistito
ma quest’Italia di chi,
in un sussulto di antica
estrema dignità,
è costretto ad uccidersi
per non perdere la faccia
assomiglia sempre più
a una desolante bolgia.
Dove tutto è sconnesso
dove tutto è permesso
dove il caos impera
e non si sa da dove ripartire,
dove chi è alla guida
ha smarrito il senso
dell’orientamento,
dove i politici mutano
per rivelarsi sempre
un’ avvilente delusione.
Dove ogni parola
è spesso una menzogna
dove la burocrazia
è una melma che impantana
ogni voglia di fare,
dove le leggi
sono anche troppe
tanto nessuno le fa rispettare.
Dove mafia, ndrangheta
e camorra sono il biberon
di tanta gioventù perduta.
Dove il sopruso è diventato
un modo di esistere
dove si spaccano vetrine,
si incendiano auto
si uccide persino
per il gusto idiota di farlo.
Un’Italia che ogni giorno
stupra o massacra una donna.
Un’Italia sotto la minaccia
di un Islam che sprofonda
indietro nella storia.
Un’Italia che ha tradito
il bello e la cultura,
un’ Italia figlia bastarda
di Roma e Rinascenza.
Unica ad avere avuto
due volte nei secoli
lo scettro della civiltà.
Un’Italia nata per essere invidiata
ma che è soltanto da commiserare.
Mentre avanzano
in un lugubre canto
le prefiche del pianto.