La paternità di Vendola ha suscitato, come era prevedibile, un’ondata di reazioni. Mi meraviglio che ci si meravigli, data la notorietà del personaggio ed il suo impegno-ideologico-politico, in netto contrasto, sotto moltissimi aspetti, con una decisione del genere. Che comunque la si rigiri, a mio parere, è una forma di sfruttamento della donna e un mercimonio degli affetti più profondi.
Il tema tuttavia è indubbiamente complesso, ma non può essere certo liquidato con la superficialità di chi afferma “ma che ve frega” o peggio ancora con la risposta stantia e spudorata dello stesso Vendola: “Squadristi!”. Ultimo baluardo di chi non trova argomenti. Come l’additare solo a destra (anche nel Pd molti sono contro) il rifiuto di qualcosa che stravolge la tradizione della famiglia matriarcale e in qualche modo la natura. E per favore non si facciano, come qualcuno ha fatto, a mo’ di giustificazione, paragoni con i costumi degli animali! Se poi si vuol ritenere legittimo il desiderio di avere una prole comunque non si dovrebbe mai ricorrere a questa compravendita del neonato tipicamente capitalistica. Ci sono bambini orfani di cui nessuno si occuperà mai, ci sono creature da sfamare in ogni angolo del mondo, ci sono ragazzini che sbarcano ogni giorno senza genitori. Piccoli esseri innocenti ed indifesi che la lotteria della culla condanna fin dall’infanzia alla disperazione. Ecco se proprio si deve pensare ad un’adozione per una coppia gay perché non circoscrivere la ricerca a queste vite senza un domani donandogli una chance? Vero che in questi casi superare la burocrazie e le leggi diventa un calvario. Ma come si blocca un parlamento per la “stepchild adoption”, perché non ci si batte di corsa per una “adozione solidale”? O a Vendola non basta pescare nel mucchio, ma avere un figlio su misura? Da una madre possibilmente di madre lingua americana (!) ben nutrita, gentile e anche carina?