Non sono fanatico del calcio, ma mi piace vedere sugli schermi della Rai una bella partita in tv, cosa rara ormai in Italia, e mi accontento perciò delle sintesi, con relativi risultati, classifiche (anche dei cannonieri). E aspetto con pazienza i filmati, le azioni e naturalmente i gol. Ma tutto questo ormai è un optional di trasmissioni dal chiacchericcio continuo. Vada per allenatori e giocatori, che tutto sommato sono i protagonisti, anche se a loro volta sono di una noia mortale. Ma sono i giornalisti e gli ospiti in studio a rendere il calcio televisivo insopportabile.
Si discetta come se il pallone fosse una scienza, in un talk show senza fine, nel quale il calcio giocato finisce per essere un intruso. In un cazzeggio, fra analisi e … battute, da bar dello sport o da tv privata. Forse è un mio pallino, ma quando compare il ridanciano Marco Mazzocchi penso ai duetti dei fratelli De Rege. Anche gli occhiali sono gli stessi. E non è che gli altri colleghi gli siano di gran lunga superiori. Come penso all’idea idiotamente geniale della palla delle parole. E per finire penso agli opinionisti: Marco Sconcerti per esempio ha il dono dell’ubiquità, se ne intende, si vede che è una brava persona, ma gli hanno affibbiato il ruolo dell’oracolo presenzialista e finisce per inflazionarsi, a parte gli articoli sul “Corriere della sera” che, in alcuni passi, sono indecifrabili. Il tutto condito da stipendi da favola e dal proliferare di testate una più insulsa dell’altra. D’altronde il campionato italiano non è da anni il più bello del mondo. E ha pertanto i cantori che si merita.