Nella storia di Cristoforo Colombo troppi particolari non sono stati presi in considerazione. Per non venire in contrasto con quanto si ripete a pappagallo da 500 anni. Pur di oscurare persino l’evidenza, nella pavidità complice o nella disattenzione degli studiosi. Nel più grande inganno nella storia dell’umanità. Una conferma ce la danno ritratti e stemmi. Lasciando stare molti di quelli del navigatore, in cui compare fra l’altro quasi sempre vestito con un saio, come un monaco, prendiamo ora ad esempio quello del fratello Diego, quello del fratello Bartolomeo e due dei tanti emblemi di Colombo. Nelle immagini vediamo pertanto da sinistra verso destra e dall’alto uno stemma dell’Ammiraglio, il fratello Diego (forse in omaggio al santo spagnolo Santiago de Compostela) Bartolomeo e l’emblema della famiglia Colombo. Che Compare ridotto in basso anche in quello iniziale a sinistra e in bianco e nero. A dimostrazione che non era un “vu cumprà”, come ancora si continua ad insegnare a scuola. Nella versione a colori le tonalità sono pressoché identiche a quelle di papa Cybo (in basso a sinistra). La banda trasversale con l’azzurro rimanda in araldica anche al simbolo dell’oceano. Concentrandoci ora sullo stemma colombiano (da sinistra in alto) scorgiamo un castello uguale a quello che compare nel blasone dell’isola greca di Chio. Dove Colombo si recò per circa un anno. Il che avvalorerebbe la sua origine greco-genovese, visto che di quella località fa menzione nei suoi scritti. Tanto più che la caratteristica di quella terra, come si può rilevare andando su internet, è la terra rossa e il figlio di Colombo Fernando scrive che il padre era di Terrarossa (Terrarubra). C’è da aggiungere che i Cybo, la genia greco-genovese di papa Innocenzo VIII, erano i signori di quella terra. A destra un leone rampante, elemento che fa parte dello scudo gentilizio dei Perestrello (Felipa Perestrello, morta prematuramente, fu la moglie e la sfortunata compagna di Cristoforo,) e di quello del cardinale veneziano Barbo. Marco Barbo era il nipote di papa Paolo II, Pietro Barbo (1464-1471). Curiosamente nella sala del mappamondo del Mantegna a Palazzo Venezia, dove Innocenzo morì, lo stemma del pontefice è unito a quello del cardinale patriarca di Aquileia. Almeno a me non risultano casi analoghi. Il leone è simbolo cristologico e potrebbe significare anche la tribù di Giuda, nella componente di sangue ebraico presente quasi sicuramente sia per Colombo che per papa Innocenzo. In basso a sinistra le isole (dorate quando lo stemma è a colori) si riferiscono alle sue “scoperte”. C’è infine da rilevare che Colombo dice che “chi sa leggere e scrivere” (altro elemento che la dice lunga sulla sua preparazione non certo da marinaretto, mentre persino Isabella di Castiglia non sapeva scrivere bene) lo fa in quattro modi differenti, come Dante. Di qui la certezza che lo scudo del navigatore nasconda altri significati. Se qualcuno ha qualche idea in proposito saremmo felici di avere qualche indicazione. Infine quattro ancore (in tutti gli altri emblemi ne compaiono cinque!): testimoniano sicuramente il suo ruolo di uomo del mare e la carica di ammiraglio. Ammiraglio? Per la verità tutte le figure dei tre Colombo sono contrassegnate da un unico elemento comune: un cimiero con pennacchio ed un elmo. Inequivocabile testimonianza di una stirpe di nobili cavalieri e di gentiluomini di antica schiatta. Con Colombo insuperabile monaco-cavaliere.
In alto: da sinistra uno degli stemmi di Colombo, il fratello Diego, il fratello Bartolomeo e lo scudo della famiglia Colombo.
In basso: l’emblema di Innocenzo VIII, quello congiunto Cybo-Barbo ad opera del Mantegna a Palazzo Venezia, e quelli infine dei Perestrello e del Barbo, patriarca di Aquileia.