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Tratta dal magazine 50 & più

Leggi l'intervista a Ruggero Marino pubblicata sul magazine "50 & più" nella quale vengono ripercorse le rivoluzionarie tesi delle sue opere.

Eliminiamola definitivamente dal novero delle scoperte casuali. Cristoforo Colombo non ci si è imbattuto fortuitamente, ignaro di dove fosse approdato, l’America era da tempo nei suoi piani, ci era sbarcato probabilmente già prima del 1492 e sapeva perfettamente dove stava andando.
Insomma una storia da riscrivere, sostiene Ruggero Marino autore del libro da poco uscito per Sperling Kupfer, Cristoforo Colombo, l’ultimo dei templari, in cui emerge, grazie a un’attenta reinterpretazione di carte e documenti, un’inedita versione dei fatti con nuovi e finora ignorati protagonisti. Primo tra tutti il papa Innocenzo VIII, forse padre dello stesso Colombo. Fu lui, e non Alessandro VI Borgia il vero “sponsor dell’operazione America”. Ridimensionato anche il ruolo dei re spagnoli, passati alla storia come i principali finanziatori dell’impresa: il denaro era invece per la maggior parte italiano di provenienza ecclesiale.
Abbiamo ripercorso con Ruggero Marino le rivoluzionarie tesi del suo libro.

Dimentichiamoci di Rodrigo Borgia, di Ferdinando e Isabella. Chi c’è stato dietro la scoperta dell’America?
La spedizione di Colombo è stata il frutto di una visione escatologica coltivata insieme al papa Innocenzo VIII. L’intento era quello di fondare nel nuovo mondo una Chiesa rinnovata, di stile francescano, che tornasse agli originali insegnamenti evangelici. Il ruolo di Innocenzo VIII è del resto dichiarato nell’epigrafe della sua tomba in San Pietro dove si legge: “nel tempo del suo pontificato la gloria della scoperta del nuovo mondo”. Cristoforo Colombo è partito investito della missione di portare la cristianità in quelle terre lontane. Per questo si firmava Christo Ferens, ossia colui che porta a Cristo.

Perché per cinquecento anni tutto ciò è stato ignorato?
Perché per questo intero periodo nella ricostruzione dei fatti, non c’è stato nulla di scientifico. Troppi dettagli di rilievo sono stati trascurati e ha finito per prevalere la versione a favore della Spagna che ha così potuto sfruttare i vantaggi dalla spedizione.

Quali i dettagli trascurati?
Innanzi tutto non è mai emerso, e non è un dettaglio, lo spessore umano di Cristoforo Colombo. L’esploratore è sempre stato descritto come un sempliciotto, ingenuo e ignorante, imbattutosi per caso in una scoperta fuori della sua portata. Invece non è così. E io cerco di restituire a Colombo la dignità di persona colta e interessata che merita. Del resto la stessa misteriosa firma, ancora oggi rimasta indecifrata, usata dal navigatore dimostra la sua familiarità con l’alchimia, la cabala e le filosofie esoteriche. Ci sono poi documenti e affermazioni di storici autorevoli, che indicano date precedenti a quella del 1492 e farebbero quindi ricadere la scoperta nel pontificato di papa Innocenzo VIII, che si è concluso nel luglio di quell’anno. C’è poi la questione dei finanziamenti, che, documenti alla mano, risultano per la maggiorparte provenienti da ambienti vicini al papa. In ultimo l’ipotesi di Colombo figlio del papa, di cui ci sarebbero vari indizi.

Da che si evincerebbe la parentela? Non solo da una evidentissima somiglianza fisica, ma dalla comparsa in un documento del del 1508 del termine nepos riferito a Colombo. E nipote all'epoca era un modo con cui ci si riferiva alle frequenti paternità dei pontefici.

Colombo messaggero della Chiesa. Cosa sarebbe cambiato se fosse prevalsa questa immagine del navigatore?
Sarebbe cambiato molto e in meglio. Innocenzo VIII aveva un grande progetto, riportare l’umanità alle origini del cristianesimo e Colombo era stato incaricato di portarlo a termine. Se fosse passata questa versione dei fatti l’intera epoca moderna avrebbe preso un'altra strada e avrebbe conosciuto forse una nuova età dell’oro segnata dal ritorno al cristianesimo delle origini. Così si spiega perché Pio IX e Leone XVI abbiano pensato di fare santo Cristoforo Colombo.

Come è iniziato il suo interesse per Colombo?
Qui, sì, possiamo parlare proprio di “scoperta per caso”. Fu la lettera di un discendente del papa Innocenzo VIII a mettermi la pulce nell’orecchio. Come mai un papa del tutto ignorato dalla storia aveva avuto l’onore, riservato a pochissimi, di una tomba a San Pietro? Che significato avevano le parole dell’epigrafe? Ecco, da queste domande, è nata la ricerca che sto ostinantamente portando avanti da 15 anni.

Che reazioni hanno suscitato le sue tesi?
Sul mio sito internet, wwww.ruggeromarino.it, raccolgo i pareri di molte persone che si sono interessate al mio libro. Il mondo accademico, con qualche rara eccezione, si è dimostrato piuttosto ostile, non solo alle tesi da me sostenute, ma a qualunque tipo di rivisitazione storica, quasi si trattasse di infrangere di un dogma. Le critiche che ho ricevuto finora non mi hanno comunque convinto a desistere dalla ricerca della verità. Continuo a dedicare le mie giornate a documentarmi con l'intenzione di restituire finalmente a Colombo quel che è di Colombo affinché, come egli stesso scriveva “la verità trionfi sempre e io non resti confuso in eterno”.

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