Intervista di: Paola Pacifici
Ruggero, perché i libri su Cristoforo Colombo?
E’ una questione di giustizia e di verità. Ho scritto quattro libri, ne ho in preparazione altri due, ho scritto un’ opera teatrale, un thriller storico per un soggetto cinematografico, farò di tutto anche se comincio a pensare di essere nato postumo. Si tratta di rovesciare la storia come una clessidra, come facevano un tempo i naviganti. Se non erro sulla tomba di Colombo è scritto “Che io non sia confuso in eterno”. Tutto è cominciato da una strana lettera al giornale dove lavoravo, “Il Tempo” a Roma. Eravamo alla vigilia del 1992, il cinquecentenario della “scoperta” dell’ America. Mi si diceva che le cose non erano andate come insegnava la storia. Tradizione che ormai considero una “barzelletta d’antiquariato”. Si aggiungeva il ruolo determinante di un pontefice, Giovanni Battista Cybo, Innocenzo VIII, la cui tomba bellissima del Pollaiolo è ancora oggi in San Pietro. Unica traslata dalla vecchia basilica costantiniana alla nuova, in un omaggio singolare per un papa colpito da “damnatio memoriae”. Sull’ epigrafe è scritto “Novi orbis suo aevo inventi gloria”, ovvero “Nel tempo del suo pontificato la conquista di un Nuovo Mondo”. Come è possibile se Innocenzo morì sette giorni prima della partenza di Colombo in quel 25 luglio in cui oggi si commemora San Cristoforo? Ci fu sicuramente un viaggio precedente a quello ufficiale nel tempo di un successore di Pietro che il Pastor definisce papa “marinaro”, come attestano il Panvinio, il cronista della corte di Roma, il musulmano Piri Reis e alcuni testimoni dei “Pleitos colombinos”, la lunga controversia giudiziaria che seguì alla morte del navigatore. Come è possibile che in 525 anni storici anche insigni ed eruditissimi abbiano “bucato”, come diciamo noi giornalisti, il ruolo del personaggio più importante dell’epoca, che sedeva sulla cattedra di Pietro? Che univa al potere temporale il potere spirituale? Che aveva giurisdizione sulle terre da scoprire? Eppure l’ incredibile è accaduto. In un’ ignominia per la cosiddetta ricerca scientifica. Così il papa di Colombo, che ovunque andava piantava croci, è diventato il suo successore, quel gentleman dello spagnolo Rodrigo Borgia, Alessandro VI, che darà tutto agli spagnoli spaccando il mondo in due con la famosa “raya”.
Cosa è stato e chi è stato Cristoforo Colombo per la nostra storia e per quella del mondo?
Uno storico eminente ha scritto che Colombo è stato il personaggio più importante dalla nascita di Cristo. Con lui il mondo raddoppia, con lui inizia l’era moderna. Con lui la Cristianità trova nuovi approdi, in un confronto con l’Islam che ricorda quello di oggi, che a sua volta riesuma il termine di crociata e guerra santa. Colombo non scopre niente. Va da casello a casello. In Vaticano esistevano le carte, risalenti si dice alla biblioteca d’Alessandria, l’ America era conosciuta fin dall’ antichità e soprattutto dai cinesi. L’ Islam aveva a sua volta flotte importanti e mappe come quella di Piri Reis, dove c’ è più America di quella fino ad allora scoperta. Marco Polo, che Colombo leggeva attentamente e che è stato censurato da due monaci, fino a dove si era spinto o aveva appreso nel lontano Oriente? Oggi c’è una sua carta “Map with ship” dove c’è anche una parte dell’ America. Il suo Cipango non è affatto il Giappone, ma già una parte dell’ America. Basta leggere. Nondimeno viene meno l’ importanza di Colombo. Il mondo che conosciamo nasce con lui, con i suoi quattro viaggi che non erano crociere. Peggio per chi ci era andato prima, non capendo o mantenendo il segreto. Probabilmente ci andavano anche i Templari: come templare è la croce sulle vele di Colombo, che era un cavaliere probabilmente dell’ ordine del Santo Sepolcro e che in Portogallo frequentò l’ Ordine di Cristo diretta filiazione templare dopo la loro condanna, sparizione e riciclaggio in altri ordini cavallereschi. E andando indietro nel tempo è ormai certo che nelle Americhe approdarono egizi, fenici e probabilmente i romani. Nel “Sogno di Scipione” Cicerone descrive alla perfezione il mondo al di là dell’ Atlantico, l’oceano tenebroso. Una cosa è certa se non fosse sbarcato sulle spiagge verginali il cristiano Colombo oggi l’ America agiterebbe il libretto di Mao o si inginocchierebbe verso la Mecca. L’America invece di infamarlo dovrebbe essergli debitrice.
Colombo è stato il primo uomo della “ globalizzazione”?
Sì, lo si può dire tranquillamente. In un incontro-scontro che non per colpa di Colombo si trasformò in una carneficina. Ma il discorso sul genocidio e la schiavitù sarebbe troppo lungo.
Quanto c’è, secondo te, nei giovani di oggi di Cristoforo Colombo, nella scoperta di un nuovo mondo?
No so cosa sappiano i giovani d’oggi di Cristoforo Colombo. Certamente molto poco e il tutto fuorviato dalle campagne che ogni anno in occasione della ricorrenza del 12 ottobre si scatenano, nell’ignoranza più profonda, contro di lui. Martire in vita e martire in morte. Tanto è vero che due papi della statura di Pio IX e Leone XIII hanno cercato di farlo santo, contro ogni regola, che prevede le dichiarazioni di testimoni viventi. Pio IX dice “Tentar non nocet, quando si conosceranno i documenti …”, Leone XIII fa fare un’ enciclica mai scritta nei confronti di qualcuno che non sia già beato in cui si afferma “Colombo è nostro, quello che ha fatto lo ha fatto per la Chiesa”, mentre si lanciano gravi accuse contro la ribalderia e la sete di potere del falsario Ferdinando d’ Aragona.
Chi è oggi, nel 2018, un Cristoforo Colombo?
Difficile trovarlo. Forse gli astronauti con le loro navi spaziali al posto delle navi-caravelle. Colombo approdò su una spiaggia deserta, loro sono atterrati sui deserti della luna. Colombo fu costruito, direi progettato e preparato come un astronauta nell’ ambito della Chiesa e dei francescani, di cui indossò il saio quando lo misero in catene e nel momento della morte. Basterebbe il nome a rivelarne l’ identikit, Cristoforo Colombo, ovvero l’incarnazione del santo gigante Cristoforo, che traghetta il Gesù Bambino al di là delle acque per creare nel Nuovo Mondo l’uomo nuovo, l’Adamo nuovo. Las Casas scrive addirittura che Colombo andava a fondare una nuova Chiesa. La firma esoterica di Colombo parla chiaro. Una chiesa primigenia ed apostolica.
La firma rappresenta un criptogramma che in oltre 500 anni si stenta a decifrare. Colombo, che ha scritto un “Libro delle profezie” misconosciuto afferma che chi sa scrivere lo fa in quattro modi diversi, esattamente come Dante. Nella firma riprodotta (quadrato e cerchio sono miei) siamo all’incarnazione dell’ uomo universale, dell’ uomo vitruviano di Leonardo. Colombo scrive ancora che “lo Spirito Santo è presente in cristiani musulmani ebrei e di qualsiasi altra setta”. Un’affermazione palesemente ancora oggi eretica. Per questo alla terza riga del triangolo uguale all’ occhio di Dio, io leggo Cristo, Maometto, Yaweh per finire con il greco latino “portatore di Cristo”. Cristoforo Colombo un nome d’arte perfetto, un Christo Ferens all’insegna della colomba- spirito-santo, che accomuna tutte le genti, sia pure con pratiche e rituali diversi. Innocenzo VIII era figlio di un Aronne o Abramo (un nome ebreo) era nipote di una Sarracina (una musulmana), nel suo nome si concentravano le tre religioni del libro. Perciò e non solo per questo, ma guardando anche gli emblemi io ritengo che fra il papa e Colombo ci sia un vincolo di sangue, forse da padre a figlio addirittura visto che Innocenzo, consuocero di Lorenzo il Magnifico, ne aveva due riconosciuti e molti altri illegittimi. E al nord Colombo è come Esposito al sud, figlio di padre ignoto. Per di più Innocenzo è cittadino genovese come Colombo, è di origine greca e Colombo vista l’ esoterica sigla conosceva anche il greco. Ci raccontano un fumetto, la trama invece è quella di un ordito complesso e studiato fin nei minimi particolari tipicamente rinascimentale. Roma, stanca del sangue cercava la pace, cercava un accordo tra le fedi, se non fosse stato possibile non restava che scannarsi, l’ oro delle Indie avrebbe finanziato l’ ultima crociata.
Quando ti sei sentito, o sei, o ti senti un Cristoforo Colombo?
E’ curioso, da quando questa storia è cominciata quasi 30 anni fa mi sono accaduti diversi fatti strani. Io non mi ero mai occupato di storia. Qualcuno ha parlato giustamente di “sgambetto del destino”. Iniziate le ricerche ho avuto spesso la sensazione di non essere io a cercare quanto la verità a cercare me. Mi sono data anche una spiegazione para-scientifica. Io mi chiamo Marino. I miei anticamente andavano certamente per mare. Così come a distanza di generazioni alcuni connotati appartengono agli antenati, così penso si possano ereditare anche conoscenze conservate nei meandri del cervello. Ho trovato molte cose con una facilità estrema, ho visto e intuito cose che gli accademici avevano trascurato come un branco di ciechi. Studiosi che guardavano il dito non guardando alla luna. E non ho pudore a denunciarlo. Anche perché si è fatto di tutto per nascondere e inquinare la verità. Perciò ho creato anche un sito www.ruggeromarino-cristoforocolombo.com . Se pensi che nell’ enciclopedia spagnola Rialp non c’è nemmeno la voce Innocenzo VIII, eppure fu il papa che dichiarò re cattolici Isabella e Ferdinando. Grazie alla bolla della crociata voluta da lui i musulmani furono sconfitti e Granada riconquistata. La “scoperta” dell’America che ci presenta la tradizione è il più grosso inganno nella storia dell’ umanità. Una vergogna che grida vendetta.
Ruggero, sei un importante giornalista, hai lavorato al famoso giornale “IL TEMPO” di Roma come inviato speciale, redattore capo e responsabile dei settori spettacolo e cultura. Quale fra questi incarichi è stato il più significativo?
Fanno tutti parte della mia formazione, ma indubbiamente l’inviato speciale, il viaggiatore è quello che mi ha arricchito di più. Che mi ha aperto la mente, che mi ha consentito di dare un occhio sul mondo, sulla gente, che mi ha insegnato a convivere con la diversità, che mi ha anche avvicinato ad affascinanti personaggi famosi. Faccio solo l’ esempio di Dian Fossey con la sua difesa, nella giungla africana, dei gorilla dalla schiena d’argento . La intervistai in una capanna sotto la pioggia tropicale tre giorni prima che l’ assassinassero.
Ma tu sei anche scrittore e poeta, vincendo tanti prestigiosi premi. Che cose è e chi è un poeta? Colombo era un poeta per te?
La poesia a mio avviso è una sorta di bolla di sapone dai riflessi meravigliosi, ma estremamente fragile e coltivata da pochi a livello di lettura almeno in Italia e il poeta una sorta di maschera fra il clown e il Pierrot che cammina in punta di piedi su un filo sospeso guardando tutto e tutti dall’ alto nel circo della vita. Io dico che i poeti non andranno mai al potere, perché forse si rischierebbe un mondo migliore.
Tutti gli italiani, specialmente quelli che come me vivono e lavorano all’estero sono orgogliosi di avere nelle vene un po’ di Cristoforo Colombo. Quale eredità … ci ha lasciato?
Ti riferisci al popolo di eroi, di santi e di navigatori. L’ eredità dell’ ardimento, dell’ inarrendevolezza, della tenacia, del coraggio, del sogno inseguito superando ogni ostacolo sia fisico che psicologico. L’ eredità di andare contro il dogma. L’eredità del sacrificio. L’ eredità della fede, del mistico come del profeta, visto che nel suo testamento prefigurerà persino lo separazione del credo cristiano rimettendo ai piedi del santo padre il suo oro qualora “scisma non ne venga alla Chiesa di Dio”, come accadrà di lì a non molto con Lutero.
Ogni giorno cerchiamo un nuovo mondo, siamo dei moderni “Cristoforo Colombo”? Che messaggio, magari con un verso poetico, ci vuoi inviare?
Ormai i nuovi mondi sono oltre il nostro pianeta e come accadde con l’ America, quando in un mondo sacro e trinitario dove un quarto continente rappresentava l’ eresia, la Chiesa cavalcò l’ evento con un suo messaggero, che andava a evangelizzare gli indiani (la definizione è perfetta, tutto ciò che era ad ovest rappresentava le numerose Indie, Colombo non sbagliava, siamo noi che siamo stati incapaci di interpretarlo) così oggi la Chiesa si apre alla possibilità di ulteriori forme di vita nell’ universo. L’ Occidente allora scoperse di non essere solo. Cosa accadrà per noi navigatori virtuali? Quanto al verso regalo a te e ai tuoi lettori un inedito:
CRISTOFORO COLOMBO
Sfidò audacemente
tempeste equinoziali
e silenti tremori
sui baratri oceanici
finché la punta
del Cabo de Dios
si ritagliò nel sole
con unghie di croce.
E la nave s’accostò
con le vele spente
fra uncini di corallo
al Mondo Nuovo.