Sul quotidiano Il Tempo del 20 Agosto 2023 è uscito un articolo dedicato alle splendide liriche raccontate da Ruggero Marino, il femminicidio raccontato dal giornalista e poeta.
Le tesi dello studioso e scrittore Ruggero Marino sorprendono la platea di New York riunita per celebrare il tradizionale Columbus Day. Sempre più critici gli Usa sull’aspetto colonialista della missione.
DALL’INVIATO A NEW YORK. Cristoforo Colombo era partito alla scoperta della Indie Occidentali per conto del Papa Innocenzo VIII, e non del re di Spagna. Era un uomo molto più colto e potente di quanto non abbia tramandato la storia, forse figlio illegittimo dello stesso pontefice. Il suo obiettivo non era semplicemente quello di conquistare nuove terre da sfruttare per le loro ricchezze, e quindi soggiogarne gli abitanti, ma piuttosto cercare un nuovo mondo dove costruire l’unità fra le tre religioni monoteistiche, aperto anche a qualsiasi setta volesse unirsi.
Sono le tesi originali e per molti versi sorprendenti, che lo scrittore e giornalista Ruggero Marino è venuto a presentare a New York, durante una conferenza tenuta all’Explorers Club. L’incontro è avvenuto proprio in corrispondenza con le celebrazioni del Columbus Day, sempre più contestato negli Stati Uniti, dove i critici dell’esploratore genovese lo considerano come il simbolo del colonialismo.
Marino studia da anni la figura di Colombo, a cui ha dedicato diversi libri, e le sue ricerche lo hanno portato a svelare dettagli che potrebbero rivoluzionare l’immagine e la sostanza dello scopritore dell’America. Lo scrittore ha aperto la sua relazione sottolineando che già le strette relazioni del navigatore con re, papi e potenti dell’epoca, dovrebbero suscitare sospetti sul fatto che si trattasse solo di un marinaio. La sua cultura era profonda, e spaziava anche nella teologia, quando ad esempio diceva che «lo Spirito Santo è presente in cristiani, musulmani, ebrei e di qualsiasi altra setta».
Questa visione, rivoluzionaria anche per i nostri tempi insanguinati dalle differenze tra le fedi, lo era a maggior ragione alla fine del ‘400. Marino ha scoperto legami con Giovanni Battista Cybo che vanno oltre la somiglianza fisica, e fanno sospettare una qualche parentela, al punto da pensare che Cristoforo fosse suo figlio. Ma aldilà di questo, è l’interesse per religione, esoterismo e teologia, a fargli pensare che l’obiettivo del genovese non fosse solo colonizzare ricche terre, ma usarle per un progetto più alto e ambizioso: l’unità fra cristiani, ebrei e musulmani.
Anche l’abituale versione secondo cui Colombo pensava di andare in India, e quasi per caso aveva scoperto l’America, sarebbe in realtà un errore. Primo, perché l’esistenza di questo continente non era una nozione estranea a persone come lui; secondo, perché le Indie Occidentali non coincidevano con l’India di oggi, e il loro concetto geografico dell’epoca poteva anche includere quella che oggi chiamiamo America.
Marino scagiona poi l’esploratore italiano dall’accusa di complicità con le violenze contro gli indigeni, sottolineando prima di tutto che le sue azioni vanno contestualizzate in un mondo e un’epoca in cui lo schiavismo era molto comune. Il genocidio, secondo lo scrittore, era cominciato quando lui aveva ormai perso il comando delle operazioni, e comunque se non fosse stato lui a scoprire l’America, cinesi o musulmani avrebbero comunque conquistato il continente.
Resta da vedere quanto questi argomenti potranno cambiare il giudizio su Colombo dei detrattori americani, che comunque lo considerano il punto di inizio e il simbolo della colonizzazione, chiunque fosse il suo mandante e qualunque fossero le sue motivazioni. Le ricerche di Marino però aprono spiragli che potrebbero cambiare la storia moderna come l’abbiamo conosciuta finora.
Gli aforismi di Ruggero Marino meglio di qualsiasi tweet. Con Bertinotti e Prometeo.
Giochi di parole, lezioni lessicali e spunti hard-core nell'era social.
Intervista di: Paola Pacifici
Ruggero, perché i libri su Cristoforo Colombo?
E’ una questione di giustizia e di verità. Ho scritto quattro libri, ne ho in preparazione altri due, ho scritto un’ opera teatrale, un thriller storico per un soggetto cinematografico, farò di tutto anche se comincio a pensare di essere nato postumo. Si tratta di rovesciare la storia come una clessidra, come facevano un tempo i naviganti. Se non erro sulla tomba di Colombo è scritto “Che io non sia confuso in eterno”. Tutto è cominciato da una strana lettera al giornale dove lavoravo, “Il Tempo” a Roma. Eravamo alla vigilia del 1992, il cinquecentenario della “scoperta” dell’ America. Mi si diceva che le cose non erano andate come insegnava la storia. Tradizione che ormai considero una “barzelletta d’antiquariato”. Si aggiungeva il ruolo determinante di un pontefice, Giovanni Battista Cybo, Innocenzo VIII, la cui tomba bellissima del Pollaiolo è ancora oggi in San Pietro. Unica traslata dalla vecchia basilica costantiniana alla nuova, in un omaggio singolare per un papa colpito da “damnatio memoriae”. Sull’ epigrafe è scritto “Novi orbis suo aevo inventi gloria”, ovvero “Nel tempo del suo pontificato la conquista di un Nuovo Mondo”. Come è possibile se Innocenzo morì sette giorni prima della partenza di Colombo in quel 25 luglio in cui oggi si commemora San Cristoforo? Ci fu sicuramente un viaggio precedente a quello ufficiale nel tempo di un successore di Pietro che il Pastor definisce papa “marinaro”, come attestano il Panvinio, il cronista della corte di Roma, il musulmano Piri Reis e alcuni testimoni dei “Pleitos colombinos”, la lunga controversia giudiziaria che seguì alla morte del navigatore. Come è possibile che in 525 anni storici anche insigni ed eruditissimi abbiano “bucato”, come diciamo noi giornalisti, il ruolo del personaggio più importante dell’epoca, che sedeva sulla cattedra di Pietro? Che univa al potere temporale il potere spirituale? Che aveva giurisdizione sulle terre da scoprire? Eppure l’ incredibile è accaduto. In un’ ignominia per la cosiddetta ricerca scientifica. Così il papa di Colombo, che ovunque andava piantava croci, è diventato il suo successore, quel gentleman dello spagnolo Rodrigo Borgia, Alessandro VI, che darà tutto agli spagnoli spaccando il mondo in due con la famosa “raya”.
Cosa è stato e chi è stato Cristoforo Colombo per la nostra storia e per quella del mondo?
La Verità - Venerdì 2 Giugno 2017 - La storia riscritta - l'intervista Ruggero Marino - "ma quale Colombo! Fu Innocenzo VIII a scoprire l'America"
È in edicola una nuova rivista di storia con un dossier speciale su Cristoforo Colombo di cui sono l’autore.
Il mistero di Cristoforo Colombo, un libro atico e il milione lo guidano in America.
Dalla rivista "Fenix" del Novembre 2014
"La scoperta dell'America? Una barzelletta d'antiquariato"
La notizia della recente scoperta della Santa Maria, la caravella di Cristoforo Colombo, ha fatto il giro del mondo ed è stata riportata con enfasi da media e tv dopo l’intervista del britannico The Independent all’esploratore subacqueo Barry Cliffort. Lo studioso sta lavorando da tempo su un relitto al largo della costa settentrionale di Haiti proprio dove secondo fonti storiche sarebbe affondata la nave di Colombo durante il primo viaggio di scoperta. “Tutta la geografia, la topografia marina e le prove archeologiche suggeriscono fortemente che il relitto ritrovato corrisponde a quello della famosa caravella di Colombo, la Santa Maria”, ha dichiarato Cliffort, forse con troppo ottimismo, perché c’è chi ha dei fondati dubbi sul ritrovamento.
Martedì 14 Maggio 2014 intervista a Ruggero Marino su "Il Tempo"
Il Quotidiano della Calabria
Un convegno sul legame tra la scoperta dell'America e la regione.
Colombo e la Calabria
Ruggero Marino smantella cinque secoli di scritti su Cristoforo Colombo. I preparativi, gli obiettivi e i registi della grande impresa.
Chissà come reagirebbe Paolo Emilio Taviani, che a Cristoforo Colombo dedicò tomi ponderosi riuscendo persino a bloccare l' iter del suo processo di canonizzazione («di lui si può dire tutto» sosteneva, «tranne che fosse un santo») del quale in occasione delle celebrazioni colombiane il network di Odeon Tv trasmette una sua lunga conversazione postuma e inedita. Chissà come reagirebbe l'uomo politico genovese defunto quattro anni fa, alla lettura di un libro che smantella la monumentale biografia da lui dedicata al suo illustre concittadino. Il libro in questione si intitola Cristoforo Colombo l' ultimo dei templari. La storia tradita e i veri retroscena della scoperta dell'America. È stato scritto da Ruggero Marino, un giornalista che ha impegnato anni per ricostruire la figura del navigatore genovese sulla base di nuove scoperte storiche, ma anche di sconcertanti rivelazioni esoteriche. Ma cosa sostiene Ruggero Marino? Tanto per cominciare, afferma che Cristoforo Colombo era figlio naturale del cardinale genovese Giovanni Battista Cybo asceso al soglio pontificio nel 1484 col nome di Innocenzo VIII. Sarebbe stato infatti questo Papa d'accordo con Lorenzo de Medici, col quale era imparentato, a sovvenzionare con l'apporto di ricchi mercanti ebrei, genovesi e fiorentini, l'impresa di Cristoforo Colombo. Il quale, secondo Marino, non avrebbe affrontato «l' ignoto» come vuole la leggenda, perché l' America non sarebbe stata scoperta «per caso»: Colombo sapeva dove andare e lo faceva grazie alle antiche mappe compilate da chi (monaci, cavalieri, vichinghi, turchi e altri ignoti navigatori) era approdato prima di lui in quello che sarebbe stato chiamato il nuovo mondo. Marino descrive i preparativi con grande sicurezza ed elenca persino l' entità delle somme sborsate dai sovvenzionatori dell' impresa. Il cui scopo principale forse non era tanto la volontà di portare la buona novella nelle terre inesplorate, quanto la necessità di aprire ai mercati una nuova strada verso l'Oriente ora non più raggiungibile attraverso le piste carovaniere definitivamente sbarrate dall'Islam. Queste «rivelazioni» mettono in dubbio quanto è stato affermato in cinque secoli di scritti colombiani e fanno anche crollare la romantica leggenda della regina Isabella di Castiglia che avrebbe sacrificato tutti i suoi gioielli per consentire all'ammiraglio genovese di salpare da Palos con le tre caravelle il 3 agosto del 1492. Isabella, sostiene Marino, non sborsò neanche uno zecchino, perché la Riconquista e la cacciata dalla Spagna degli ebrei avevano svuotato le casse reali. La scoperta dell'America sarebbe stata dunque «tutta italiana» e la Spagna sarebbe riuscita ad impadronirsene forse con un complotto politico o forse per un oscuro gioco del destino. Infatti, i «registi» dell'impresa, Innocenzo VIII e il suo «consuocero» Lorenzo de Medici, morirono entrambi nella tarda estate del 1492 quando le tre caravelle erano ancora in alto mare. Cosicché, al ritorno trionfale del grande navigatore, sul soglio pontificio non c' era più Innocenzo VIII, ma lo spagnolo Rodrigo Borgia diventato Alessandro VI. Per questa ragione la scoperta dell' America voltò pagina rispetto alla sua genesi e consentì alla Spagna di impadronirsi del mitico Eldorado. La storia di Cristoforo Colombo e di papa Cybo raccontata da Ruggero Marino è molto avvincente e si snoda in un labirinto popolato di analogie sconcertanti e di simbologie arcane che forse solleveranno dubbi negli studiosi, ma che certamente appassioneranno chi crede nelle cabale e nelle profezie.
Una terra verde a sud dell'equatore, nella zona antartica. Così appare l'Australia in un affresco di Palazzo Besta, splendida dimora nobiliare della Valtellina, meta turistica per chi si reca a Teglio in provincia di Sondrio. Fin qui nulla di strano, se non fosse che quella mappa, come il castello che la ospita, risalirebbe ai primi decenni del 1500, ben più di due secoli prima che, nel nome di re Giorgio III, James Cook proclamasse la "terra australis" territorio britannico e ne avviasse l'esplorazione (1770).
Ad accorgersi per primo della singolarità del dipinto è stato Ruggero Marino, giornalista e scrittore: "Quasi per caso", ha raccontato a Galileo, "notai l'affresco in una puntata della trasmissione televisiva Linea Verde. E rimasi stupito dal fatto che nessuno si era soffermato sullo stupefacente valore geografico e cartografico di questo affresco nella Sala della Creazione. Dopo tre anni mi sono potuto recare sul posto e mi sono accorto che nel dipinto una didascalia parla di una "terra australis" non ancora completamente "cognita". Non ancora esplorata a fondo, dunque, ma comunque nota quel tanto necessario per poterla disegnare in posizione più o meno esatta, dilatata in orizzontale per questioni di proiezione e colorata di verde, non di bianco, a indicare che si trattava di una terra abitata e non ghiacciata". E le sorprese non finiscono qui. Altre immagini di cui il castello si adorna mostrano un Nuovo Mondo dai contorni precisi, una conoscenza dell'America incredibile per quei tempi. "Non vi è alcun dubbio", afferma Marino, che ha illustrato la sua tesi su Hera, mensile dedicato ai miti e ai misteri della storia, "che le conoscenze sulla cartografia del XVI secolo sarebbero tutte da rivedere".
Vari articoli di giornali italiani che raccolgono notizie in riferimento a Ruggero Marino e le sue ricerche su Cristoforo Colombo e la scoperta dell'America.