Secondo un’antica tradizione, cinque scalpellini della Pannonia furono giustiziati a Sirmio (attuale Sremska Mitrovica in Serbia) nel 304-306, nel corso della persecuzione di Diocleziano, per essersi rifiutati di scolpire una statua del dio Esculapio. I veri nomi degli scalpellini sono Sinforiano, Claudio, Nicostrato, Castorio e Simplicio ma nel frattempo, in seguito ad un equivoco con quattro soldati romani martiri, il loro culto si era già diffuso come quello dei Quattro Coronati, così chiamati dalla simbolica corona del martirio.
Raffigurati con gli strumenti del loro lavoro, squadra, compasso, scalpello e libro, divennero nel Medioevo patroni delle corporazioni di marmorari, lapicidi e muratori, da cui avrà poi origine la Massoneria (ricordiamo che la più antica loggia di ricerca di Londra si chiama proprio Quatuor Coronati). La Chiesa a Roma intitolata a loro venne trasformata in una basilica a tre navate nel IX secolo, sotto Leone IV (847-855). Fu nuovamente trasformata nel XII secolo, dopo l’incendio appiccato dai Normanni di Roberto il Guiscardo nel 1084. Data la vicinanza all’importantissima basilica patriarcale di San Giovanni, la chiesa divenne quasi immediatamente una delle tappe obbligate dei cortei papali che dal Laterano si recavano al Il complesso monastico dei Santi Quattro Coronati, visto dall’esterno, ha tutta l’aria di una fortezza.
Una curiosità del chiostro è la presenza di alcuni antichi simboli, legati ai marmorari, scalpellini e muratori, che si tramandavano le loro conoscenze architettoniche e spirituali. Ricordiamo in particolare la “triplice cinta druidica”, incisa sul muretto di separazione tra l’area porticata e il giardinetto interno. È una figura costituita da tre quadrati concentrici legati tra loro da quattro linee ad angolo retto che, come spiega René Guénon nei “Simboli della Scienza sacra”, alludono al percorso che dalla periferia porta al centro, ovvero alla realizzazione del proprio Sé. Alle pareti delle navate laterali si vedono resti di affreschi con funzione votiva. Risalgono al XIV secolo e sono stati fatti eseguire da committenti diversi, che volevano far rappresentare i loro santi protettori, secondo un uso abbastanza comune nel Lazio. Vi si riconoscono, tra gli altri, Sant’Agostino, Sant’Antonio Abate tra due Sante (a sinistra Santa Caterina d’Alessandria), la Pietà tra i Santi Pietro e Paolo, San Bartolomeo. Nel catino dell’abside è un affresco del 1621, di Giovanni da San Giovanni, raffigurante il Paradiso con la gloria di tutti i santi. Al di sotto diverse scene, suddivise in due ordini, sono dedicate alle storie dei martiri titolari (gli scalpellini e i soldati. Notevole è il tabernacolo con bellissimi angeli che adorano l’immagine di Cristo crucigero con accanto il calice, realizzato al tempo di Innocenzo VIII (1484-1492) e attribuito ad Andrea Bregno o a Luigi Capponi. Nel pavimento abbondano i marmi riutilizzati, anche con iscrizioni pagane, mentre le acquasantiere sono state ricavate da basi di colonne antiche.
Tra le raffigurazioni allegoriche sono presenti il Sole e la Luna, da intendersi come Cristo e la Chiesa, e perfino Mitra tauroctono, probabilmente perché l’uccisione del toro dell’antica religione misterica era vista come momento di rigenerazione del creato. Indubbiamente questo complesso monastico del Celio offre diversi spunti per addentrarsi nell’arte e nella spiritualità medievali, ma la cosa che ci incuriosisce maggiormente è come in esso si trovino esemplificati alcuni ideali e simboli della Libera Muratoria, che allora erano costruttivi ed edificatorii, mentre oggi sono speculativi.
Anche dal punto di vista religioso sembra di cogliere un nesso con l’arte edificatoria dei protomassoni, che veneravano il Grande Architetto dell’Universo. La stazione quaresimale del lunedì dopo la quarta domenica di Quaresima si tiene a Roma nella basilica dei Santi Quattro Coronati, e forse non è casuale il fatto che, nella messa di questo giorno, il Messale romano incentri le sue letture sul tema della costruzione del Tempio: materiale quello di Salomone a Gerusalemme (III Libro dei Re) e spirituale quello di Cristo (cap. II del Vangelo di S. Giovanni).
Il Tempio di Salomone, che racchiude l’Arca dell’Alleanza, è allo stesso tempo immagine del Tempio interiore e prefigurazione della città celeste ultraterrena. Ricordiamo che il Tempio è il primo e massimo monumento venerato dai massoni, e il suo architetto Hiram, colui che si fa uccidere per non rivelare i segreti della sua opera, rinasce metaforicamente in ogni nuovo Maestro.
(R. M.) Arte muratoria, scalpellini, simbologie varie, la santa dei templari Caterina di Alessandria, Roberto il Guiscardo che ha lo stesso stemma di Innocenzo VIII, Mitra e la resurrezione o rigenerazione del creato … sono molti gli elementi che, non a caso anche con Innocenzo VIII, rimandano ad una protomassoneria.