Alla stazione di Bologna
Sole di amianto rovente.
Voce metallica uguale:
"E' in arrivo il treno... ".
I binari si perdono lontani
nella calura tremolanti.
L'orologio rotondo
insegue i secondi.
Stazione d'agosto:
l'emigrante ritorna
i ragazzi della colonia
il militare va a casa
la famiglia in vacanza.
Lo zaino sulle spalle
un bacio d'amore
un fazzoletto agitato.
La sala d'attesa, il bar
il sottopassaggio.
Fermi così un istante:
foto ricordo con la morte.
L'apocalisse della ragione
e una valigia abbandonata.
Lacerante il boato,
polvere e vento
a mordere la pelle
di cento persone.
Sotto travi e calcinacci
poltiglia di vita
sangue annaffiato
da recipienti bucati.
Inizia il conto macabro
della lucidità assassina.
Un padre, una madre
più un bambino;
un vecchio, una vecchia,
più un cane;
un tassista, un turista
più una suora.
Unghie scavano
tesori di bocche inaridite
di membra straziate.
Che conto lungo
che giorno senza fine
per Bologna violentata.
Vecchio invecchiato
il Presidente piange:
"... quelle creature... ".
Ed ora silenzio,
non parlate.
La dignità d'essere vittime,
anche del ladro,
il sacrificio
innocente non
merita nessuna