LA VIOLENZA VIGLIACCA DEGLI UOMINI ITALIANI
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Femminicidio è una parola aggraziata. Questa è una strage. Non passa giorno senza l’annuncio di una donna giovane o meno giovane uccisa. Nei modi più cruenti. C’è un Isis montante nella mente degli uomini italiani. Molti di loro vorrebbero solo schiave del sesso e non accettano di rinunciare alla “proprietà”, non tollerano l’abbandono. Compagne come oggetto, costrette a subire, a immolarsi, vittime anche della sindrome di Stoccolma, per cui rinunciano a denunciare il partner violento, fino all’ultimo mortale appuntamento. I vili guerrieri del fondamentalismo islamico pochi giorni fa hanno bruciato in una gabbia 19 giovani: si rifiutavano di diventare le loro schiave private. I maschi italiani non sono da meno. Anche Sara è stata bruciata.

Ma quello che più spaventa è che la vita di una donna in Italia vale meno di quella di un animale e molto meno di quella dei gay. Se difatti uccidi un cane rischi il linciaggio. Si fanno striscioni negli stadi, esce la Brambilla a denunciare e rivendicare. Se poi tocchi un transessuale subito si mobilita la grancassa. E le donne? Quasi silenzio, a parte le notizie di cronaca e le morbose speculazioni televisive. Come un fatto scontato. Come se niente fosse, in una scia di sangue, che non si arresta e tanto meno si contrasta. In una regressione tribale di uomini, che si tatuano come aborigeni e sfoggiano creste di gallo colorate impensabili.
Ci sono voluti decenni per cancellare il delitto d’onore, la situazione è peggiorata. Oggi si uccide e si tortura per molto meno. Quasi un tiro al piattello, con la donna eletta a vittima sacrificale predestinata, per un uomo che scarica nella violenza più gratuita la sua debolezza. Con l’alibi più vigliacco, che purtroppo sta allignando anche fra i giovani: se l’è cercata.

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