Gli stadi rappresentano anche loro in qualche modo la piazza, l’agorà, lo specchio, con gli umori altalenanti dalla felicità alla ferocia, del mondo moderno. Il Colosseo dei nostri anni. E dagli stadi, dopo il sangue di Parigi, giungono contraddittori messaggi.
- Stadio di Francia a Parigi. È il momento dello sgomento improvviso, l’impatto con una realtà troppo a lungo trascurata, quanto meno dall’attentato a Charlie Hebdo. È la Waterloo dell’intelligence francese. Hollande viene allontanato per motivi di sicurezza. La capitale della Francia diventa una Santabarbara ad intermittenza. A pagare sono gli innocenti. Una strage che è una dichiarazione di guerra.
- Stadio di Hannover in Germania. A prevalere è la prudenza forse la paura. Arrivano segnalazioni varie di possibili minacce. Il richiamo della presenza della Merkel potrebbe amplificare il potenziale dei piani dell’Isis. In questo caso i musulmani hanno conseguito, sia pure sul piano della psicologia, un successo a spese dei nostri odiati costumi occidentali. Quelli che fanno di noi degli infedeli globali.
- Stadio di Londra Inghilterra. Qua i giocatori vanno in campo regolarmente, in un tripudio di folla. Tutto come se nulla fosse avvenuto, a parte quel canto a squarciagola degli ottantamila che, sull’onda della reazione emotiva, cantano in coro la Marsigliese. Un segnale di contrapposizione all’orrore e di solidarietà europea. Anche se per il futuro non basterà intonare uniti l’inno francese.
- Stadio di Istanbul Turchia. Agli inni dei padroni di casa e della Grecia dovrebbe seguire un minuto di silenzio per le vittime parigine. Ma a questo punto si leva un assordante frastuono di fischi, al grido ormai stantio di “Allah ukbar” . Anche nell’appendice estrema dell’Europa il tempo si è fermato e gli adepti fanatici del Corano sembrano tornare in una moviola del tempo al 1453. Quando Costantinopoli cadde, i cristiani furono trucidati e Maometto II sbarcò in seguito in Puglia minacciando di arrivare a Roma.
IN PIÙ DI CINQUECENTO ANNI LE MINACCE NON SONO CAMBIATE. ROMA E ALTRE CAPITALI SONO SOTTO TIRO. SAREMO CAPACI DI FARE FRONTE INSIEME AI SEGNALI INEQUIVOCABILI CHE LA QUOTIDIANITÀ OFFRE? AVREMO OCCHI E CUORE PER NON PREOCCUPARCI SOLO D’UNA MALRIUSCITA MONETA COMUNE?